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Autore: Marra Superwholocked    05/06/2015    2 recensioni
AAA
1. Idea originale del titolo: "Carry Salt"
2. SPOILER per chi non ha ancora visto la settima (per lo meno la quinta!) stagione di Supernatural!
– 25 marzo 2012 – Perrine, Florida –
In America è appena uscito "The Born-Again Identity" ("Nato due volte"), la diciassettesima puntata della settima stagione di "Supernatural". Questa stessa puntata è uscita qui in Italia il 15 agosto del 2013 (programmazione televisiva italiana). Ma Silvia e Catherine, due liceali italiane, sono partite che era il 2014 con il TARDIS del Dottore... Cos'è successo durante il loro ultimo viaggio?
Ma soprattutto, siamo sicuri che Lucifero abbia ucciso Gabriele?
(Questa storia è il seguito di "Correte, la Nebbia sta arrivando")
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
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Capitolo 4

Spiritello Porcello


«Cosa vorresti dire con Tempo E Relativa Dimensione Nello Spazio[1]
«Esattamente ciò che ho detto.»
Dean e Silvia rimasero a fissarsi per qualche istante, poi il primo dei due distolse lo sguardo – a fatica – e lo pose sul fratellino. «Ma cosa stai cercando, si può sapere?» stava chiedendo a Catherine, tutta indaffarata a perlustrare ogni angolo del collo del gigante. Poco prima, infatti, Silvia si era proposta di raccontare ad entrambi la teoria del più grande dentro che fuori che caratterizzava la tecnologia dei Signori del Tempo, la razza di alieni a cui apparteneva il loro amico, il Dottore, e aveva anche specificato il significato del nome della sua navicella: il TARDIS. Catherine, invece, aveva chiesto a Sam di potergli dare un'occhiata.
«La vuoi smettere, per favore?!» gridò infine Sam, allontanando Catherine con le lunghe braccia.
«Devo... Fammi finire... Mi è sembrato di vedere qualcosa! Lì, dietro l'orecchio!» Catherine, si sbracciava con tutte le sue forze, ma il ragazzo la teneva alla larga ben bene e non la lasciava fare. «Ascoltami bene, stupido gigante palestrato» lo avvertì puntandogli un dito contro.
Sam la guardò accigliato, colto anche un po' alla sprovvista, e sentì il fratello ridacchiare di gusto.
«C'è un motivo per cui hai sentito quel rumore» riprese Catherine. «Così come per tutte le altre sensazioni che non ha avvertito tuo fratello. E il motivo è semplice: viaggi nel Tempo.»
«Semplice?» Sam fece scattare la testa e una ciocca di capelli saettò all'indietro. «E come fai a sapere che ho sentito ...un rumore? Di cosa si trattava?»
Lei girò gli occhi verso Silvia. Come lui, anche Catherine aveva sentito quel suono poco prima di lasciare il TARDIS per l'ultima volta e, inconsciamente, l'aveva sentito anche Silvia. Ecco perché era riuscita a trasmetterlo a Sam. «Era un avvertimento» gli rispose Catherine.
Silvia le si fece più vicina e con lei anche Dean. «Il TARDIS ci stava avvertendo?» le chiese preoccupata.
«Sì. Era un avvertimento bello e buono. Me ne sono accorta solo ora, scusa.» Catherine si sentì le guance in fiamme per l'imbarazzo. In quell'ultimo mese, grazie all'aiuto del Dottore e della sua sis, era riuscita ad affinare i suoi poteri di sensitiva, ma ora si sentiva quasi inutile. Erano trascorsi già un paio di giorni da quando quell'alieno folle le aveva scaricate in un universo in cui non c'entravano nulla e se n'era andato lasciando dietro di sé un enigma dopo l'altro.
«Non devi scusarti, Cathy. A volte può succedere di non far caso a ciò che si ha sotto gli occhi» la rassicurò Silvia, la quale notò un principio di sorriso sul volto dell'amica.
«Silvia ha ragione» incalzò Sam, sempre pronto a tranquillizzare le persone.
«Ehm, ragazzi?» chiese Dean guardandosi attorno.
«Comunque su cosa voleva avvertirci il TARDIS?» riprese Silvia, ignorando involontariamente il biondino.
Catherine guardò il pavimento, sempre più confusa. «Non saprei» disse sconfortata. «Può essere qualsiasi cosa: un pericolo insignificante come una catastrofe.»
«Ma mi sembra strano che il vostro amico cervellone non l'abbia capito» disse Sam con le braccia conserte.
«Già, sembra strano anche a me.»
«Oh, lui l'ha sentito eccome e l'ha certamente capito» borbottò Silvia. «Giuro che, se mi capita sotto tiro, lo strozzo.»
«Ragazzi, non vi sembra che ci sia odore di ozono?» chiese invano Dean.
«Questa tua mania di strozzare la gente deve finire» scherzò Catherine, ampliando il suo sorriso.
Sam rise insieme alle due ragazze mentre Dean, quasi paonazzo, faceva ballare gli occhi per tutta la stanza alla ricerca di qualcosa che, apparentemente, non c'era. «Sono proprio curioso di conoscere questo povero sfortunato» disse il minore dei fratelli.
«Volete smetterla di fare le comare?! Sento odore di-» cominciò Dean.
«Sembra aglio» disse subito Catherine.
Dean si voltò indispettito e allargò le braccia. «Ve lo sto ripetendo da una vita!» Quando si girò nuovamente, una pila di asciugamani freschi di lavanderia cadde dalla mensolina del bagno su cui erano poggiati. «E non è aglio» aggiunse con un tono di voce ora più basso.
«È ozono!» disse Catherine, afferrando al volo, e subito si mise al fianco di Silvia, sapendo già di cosa si trattasse.
Dean fece roteare gli occhi e rimase di guardia, pronto all'attacco. Dietro di lui, il fratello minore si era preparato a mettere le mani sulle chiavi della macchina: nel caso, le avrebbe date alle due ragazze per farle andar via, al sicuro, mentre loro avrebbero risolto la situazione. Ma non ce ne fu alcun bisogno...
Quando Dean iniziò a pensare che fosse stata tutta una semplice coincidenza, la finestra alle loro spalle si spalancò, canalizzando tutta l'attenzione dei quattro occupanti della stanza su di sé. E fu allora che lo spirito ne approfittò per uscirsene con un bel «Buonasera, idioti! Spero abbiate senso dell'umorismo!»


«Dimmi che c'è un buon motivo per avermi disturbato a quest'ora della notte.» Paul Fisher rispose al cellulare con gli occhi ancora immersi nel sogno che stava facendo. Una lunga ed interminabile distesa d'acqua e lui che vi galleggiava sopra. Gli sembrava di essere in Paradiso.
«Signore, mi dispiace» rispose una voce femminile all'altro capo della comunicazione.
Fisher si strofinò gli occhi con la testa ancora dolorante per la sveglia improvvisa. «Be', che succede?» chiese con voce scorbutica.
La donna tirò su col naso e cercò di creare una certa suspense, come piaceva al suo capo. «C'è un altro corpo. Lo hanno trovato un paio di ragazzini di fronte al Joy's» sbottò infine.
Bastò quello, una singola informazione, e il detective della Omicidi saltò giù dal letto come un grillo. «La testa?» chiese ora più interessato.
«Mancante.»
Fisher chiuse gli occhi e inspirò, segretamente contento. Era il suo primo serial killer dopo mesi. «Mars, avverti Brizzi che sto arrivando» disse un po' troppo euforico per poi riattaccare con già i pantaloni in mano.


Era una tranquilla notte di febbraio, lì a Perrine, in Florida. Gli alberi lungo i viali scuotevano i loro rami seguendo le correnti d'aria, gli uccellini dormivano beati nei loro nidi e la luna splendeva mostrando a tutti la sua bellezza. Ma la tranquillità è fatta per essere spezzata.
«Figlio di puttana!» Inutile quasi dire da quale bocca era fuoriuscito quel “complimento”. Steso a terra, Dean gettò in direzione di Sam una lunga spranga di ferro, racimolata lì da qualche parte nella stanza. Il fratello l'afferrò al volo e lui ne approfittò per darsi una spinta per rialzarsi. «Colpiscilo, Sam!» urlò proteggendo con un braccio le due ragazze terrorizzate. Vide Sam accennare ad un passo, ma quel fottuto fantasma dall'aria famigliare fece una faccia imbronciata accompagnata da una risata sinistra. Subito dopo, il suo fratellino galleggiava a testa in giù a pochi centimetri dal soffitto e la spranga fluttuava come lui, ma un po' più distante.
Catherine sentiva l'adrenalina correrle per tutto il corpo e – come faceva ogni volta che si trovava in una situazione simile a quella – agì d'istinto. Si sfilò l'anello a forma di corvo che amava tanto e pregò che il fantasma non si accorgesse del suo gesto.
In un lampo, lo spirito svanì come fumo e Sam precipitò al suolo mancando di poco lo spigolo della scrivania invasa da ritagli di giornale.
«Cosa...?» Dean corrugò la fronte e osservò la piccola Catherine correre verso la parete opposta e prendere qualcosa da terra.
«Ferro!» disse lei soddisfatta mentre Sam, rosso come un peperone, si rialzava a fatica.
Tutti rimasero di sasso. Un anello. Salvati da un anello.
«Fuori di qui: potrebbe tornare da un momento all'altro!» fece Dean, tirando su per una manica il fratello e trascinandolo verso la porta.
«Non vi sembrava famigliare, quello spirito?» chiese Sam una volta che il mondo intorno a lui smise di roteare.
«Eccome!» Silvia riusciva a stento a tenere il passo dei due cacciatori e quello di Catherine, ora diretti alla macchina. Si strinse la felpa addosso, come per tenersi tutto per sé il calore che lei stessa sprigionava. «Ma non penso che qualcuno di noi si sia messo a dire tre volte di seguito il nome di Beetlejuice!»

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[1] T.A.R.D.I.S. = Time And Relative Dimension In Space

   
 
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