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Autore: Arial    08/01/2009    8 recensioni
Un goccio di troppo e Dean diventa insopportabile, al povero Sam non resta altro che prendersi cura di lui.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sam

“Sam? Two beers and he’s doing Karaoke…”

 

 

 

La stanza oscilla pericolosamente, il pavimento si muove. Si solleva e si riabbassa, come quello nelle case infestate da luna park. So che non è possibile, che sono le mie percezioni ad essere distorte. E non perché le case infestate non esistono -quelle sono più reali di quanto si possa immaginare- ma perché Sam al mio fianco è tranquillissimo. In qualche modo i miei sensi da cacciatore restano sempre all’erta, anche in momenti come questo in cui sono talmente sbronzo da non riuscire neppure a tenermi in piedi. Presto però perderò anche quest’ultimo barlume di consapevolezza. Poco male, so di poter contare su Sam. Non lo ammetterei neppure sotto tortura, certo, ma il mio fratellino sa essere un osso maledettamente duro quando vuole. Ripensando alla serata mi rendo conto che non è stata un’idea poi tanto geniale sfidare due persone diverse ad una gara di bevute… Sorrido ricordando entrambi gli sfidanti cadere svenuti al settimo o ottavo drink, rammolliti. Guardo mio fratello, cercando di coinvolgerlo, ma il suo sguardo è più truce del solito. Maledetto guastafeste, che problema ha adesso?!

-“Dean, dobbiamo tornare al motel. Hai già dato abbastanza spettacolo per stasera e non voglio che ti metta nei guai, quando poi  toccherebbe a me tirartene fuori…”

Sam sta continuando a parlare, ma non riesco più a seguire quel fiume incessante di parole. Mi gira la testa. Sento mancarmi improvvisamente la terra sotto i piedi, le luci del locale si fanno più intense e cominciano a ruotare velocemente. Mi ritrovo fra le braccia di Sam.

-“Toglimi le mani di dosso!” sbotto, provando a liberarmi dalla sua presa.

-“Sei tu ad essere caduto addosso a me, ubriacone. E come ho già detto prima, per stasera è meglio chiudere qui il tuo show…

Sto per ribattere qualcosa, poi… Un momentaneo blackout. Mi ritrovo nell’Impala e sta guidando Sam. Odio quando guida la mia macchina, perché non ne compra una sua? Una bella e piccola utilitaria da secchione. Comincio a ridere con forza, ho le lacrime agli occhi. Immagino Sam in questa automobilina minuscola, che cerca disperatamente di entrarci tutto, ma che continua ad uscire da una parte o dall’altra.

-“Saaaaam tu sei dentro la macchina, ma la macchina ti va stretta. Capito Sam? Non ti entra la macchina, voglio dire non ci entri… e pezzi di te escono da tutte le parti e poi…

Sam continua a guardare la strada, è davvero un guastafeste. Non sta neppure ridendo, non credo abbia capito. Mi toccherà rispiegargli tutto. Sospiro, gli afferro la spalla e lo giro verso di me: -“Allora Sam, la macchina…

-“Siamo in macchina, Dean! E se non la smetti di distrarmi avremo un incidente… è questo che vuoi? Che l’Impala si ferisca per colpa tua?”

Sam sta urlando, perché urla? Io non ho fatto nulla di male, volevo far ridere anche lui. E non è vero che voglio che accada qualcosa all’Impala, è la mia macchina. Mia, non sua. Mi volto dall’altra parte deciso a non parlargli più e tutto diventa di nuovo indistinto.

-“Muoviti Dean.”

-“Mmh?”

Dove siamo? E perché urla tanto? Mi solleva quasi di peso dall’auto e mi mette su due piedi. Le gambe non mi reggono, sono rimasto ferito durante una caccia? Ho la nausea, devo aver perso parecchio sangue. Magari ho picchiato la testa. Ma Sam sembra irritato, che abbia commesso un errore? Mi passa un braccio intorno alle spalle: -“Coraggio Dean, ci sono io.”

Con lui a sostenere gran parte del mio peso riusciamo ad attraversare il parcheggio e ad arrivare all’ingresso di un motel. Non mi sento al sicuro, qualcuno ci osserva. Vorrei dirlo a Sam, ma le parole escono fuori in maniera confusa. Lui non capisce. Andiamo Sam, è importante. Alla reception il proprietario ci riserva uno sguardo glaciale: -“Avete bisogno di una camera?”

-“Sì, una doppia.” risponde pacato Sam.

Gli porge un badge elettronico ed è in quel momento che noto uno strano luccichio nei suoi occhi: è un demone!

Come può Sam non essersi accorto di nulla?

-“Sam… demone” bisbiglio più piano che posso.

L’idiota però sembra aver deciso di ignorarmi. Afferro la camicia dell’uomo, lo attiro a me e urlo: -“Christo

Lui mi guarda perplesso e… annoiato? Perché le mie parole non hanno avuto effetto? Dev’essere un demone davvero potente... Sam mi trascina via, borbottando un “ci scusi”.

Forse dopotutto non era un demone…

Mentre ci allontaniamo sento l’uomo dire “cerca di tenere a bada il tuo ragazzo, figliolo”. Faccio per rispondergli che Sam non è il mio ragazzo e che se ne avessi uno sarebbe molto più bello, qualcuno al mio livello. Sam però mi tappa la bocca dicendo che ho già fatto troppi danni per una sola serata e che non ha alcuna intenzione di dormire all’aperto a causa mia. Il colpo di Sam mi getta la testa all’indietro ed è questa la goccia che fa traboccare il mio stomaco scombussolato… su di lui.

Arriviamo in camera con Sam decisamente di cattivo umore. Sulla soglia mi ha perfino sbattuto contro lo stipite, scommetto che l’ha fatto per vendicarsi. Mi spinge sul letto e mi metto seduto. Poi lo guardo mentre butta via la camicia con una smorfia disgustata e prende a strofinare con forza il suo giubbino. Borbotta persino, domattina me la farà pagare o qualcosa del genere… Cosa potrà mai fare Sam? Annoiarmi a morte?

La testa ha ripreso a girarmi, mi stendo sul letto e chiudo gli occhi. La soluzione si rivela però del tutto inutile, adesso è la stanza a muoversi intorno a me. Ho la nausea. I rumori che fa Sam spostandosi mi arrivano attutiti, come se si stesse sforzando di fare piano. Cerco di concentrarmi sul mio respiro, sperando che il sonno arrivi presto. Domani starò sicuramente meglio. I miei sforzi vengono vanificati: Sam si è appena seduto sul mio letto e mi sfiora debolmente il braccio.

-“Dean, dormi?”

-“Mmh?”

Mi solleva la testa e mi porta un bicchiere alle labbra: -“Bevi questo, dovrebbe alleviare i postumi…

Postumi di cosa? E perché Sam puzza così tanto?

Mi aspetto qualche intruglio imbevibile, ma si tratta solo di acqua. Ne mando giù diverse sorsate e sprofondo nel cuscino. Prima di chiudere gli occhi lancio una veloce occhiata a Sam, perché sorride a quel modo?

 

***

 

Stringo gli occhi, disturbato dalla luce che filtra dalle veneziane. Mi sollevo puntellandomi su un gomito e la stanza oscilla per qualche istante. Con cautela mi appoggio alla testata del letto, prendo un profondo respiro e il mondo sembra fermarsi di nuovo. Non so dove mi trovo. Do un’occhiata in giro tranquillizzandomi istantaneamente: dev’essere uno dei nostri soliti motel. Lo capisco dalla tappezzerei di quart’ordine, la moquette ammuffita, l’odore stantio che permea l’aria, ma soprattutto grazie al letto accanto al mio con lo zaino e il portatile di Sam. Mio fratello però non è qui.

Mi alzo e raggiungo il bagno cercando di mantenere una traiettoria rettilinea. Devo essermi preso la regina di tutte le sbronze. Nonostante questo i postumi non sono così pesanti. Il continuo esercizio deve avermi fatto bene, concludo.

Lascio scorrere l’acqua della doccia e mi concentro sulla serata precedente: l’ultima cosa che ricordo è il lavoretto al cimitero, un paio di vecchie ossa da cospargere di sale e bruciare. Spero di non aver dimentico momenti notevoli

Rientro in camera coi capelli ancora umidi, infilo i pantaloni e afferro lo spazzolino: non tutti gli effetti dell’alcol sono svaniti. In quel momento Sam compare sulla soglia e mi porge una scatola di dolci. Gli dico di aspettare e allontanarsi, per il suo bene. Sam sembra intuire il messaggio e si butta sul letto con una smorfia disgustata. Dopo qualche minuto sto addentando la prima di una lunga serie di ciambelle, al cioccolato. Sam mi conosce.

-“Come facevi a sapere che sarei riuscito a mangiare?” chiedo.

Sam sorride: -“Grazie al mio metodo speciale post bevute, Sporty.”

Sporty? E che sarebbe? Bah, si tratta di Sam: meglio non indagare.

-“E in cosa consiste la tua formula magica, fratellino?”

Sam si sporge in avanti, incrocia le braccia e mette su una delle sue migliori espressioni da so tutto io: -“Beh, un mago non dovrebbe rivelare i suoi trucchi, ma per te farò un’eccezione…”

-“Grazie” ribatto, commosso.

-“Gran parte dei postumi dell’ubriachezza, fra cui mal di testa e nausea, sono dati dalla disidratazione causata dagli alcolici. Ieri notte ti ho imbottito d’acqua.”

-“Tutto qui? È bastato un po’ d’acqua?”

-“Cosa ti aspettavi, Ginger? Una macumba?”

Ginger? Cos’è questa storia? Non ci si può ubriacare col ginger, quindi il riferimento non è a quello che ho bevuto. Osservo Sam cercando di capire cosa stia architettando. Lui risponde al mio sguardo sospettoso con una sonora risata, aumentando i miei sospetti. A questo punto non so più cosa aspettarmi, non mi resta che chiedere: -“Cosa diavolo c’è sotto, Sam?”

L’inflessione nella mia voce è un chiaro “posso prenderti a calci in qualsiasi momento” e so che a Sam non è sfuggito, risponde ancora in maniera strana però: -“Sei preoccupato, Baby?”

Baby? BABY?! Si è fottuto il cervello? È posseduto? Forse si tratta di un mutaforma… Comincio a passare in rassegna le varie possibilità, quando Sam afferra il portatile e si siede al mio fianco.

-“Guarda” dice, sforzandosi di restare serio.

Apre una cartella rinominata “Dean” e lo vedo selezionare alcuni file, sembrano video. Comincio ad essere impaziente, la cartella è stata creata stamattina. I video sono di ieri notte? Cos’ha registrato?

Parte il primo. Ci sono io, in primo piano. Sembro del tutto ubriaco, ma a parte quello l’aspetto è a posto. Ok, non mi sono vestito da donna almeno. Audio e immagine non sono perfetti, sono riprese fatte col cellulare. Riesco comunque a distinguere le parole: -“So cosa dico Sam. Sono perfettamente in grado di farlo, e meglio di loro” Lo guardo con un ghigno e un’espressione sicura: -“Di certo sono più bravo di te…

-“Dean, non è difficile essere più bravi di me. Ti consiglio di lasciar perdere, davvero. Non è per nulla il tuo genere e poi domattina te ne pentirai.

-“Sta zitto, guastafeste! Faccio quello che mi pare.” Che orrore, ho assunto un tono lamentoso e petulante. Il video si interrompe qui; devo assolutamente farlo sparire: è davvero imbarazzante! Mi volto verso Sam che sorride leggermente, poi mi guarda e scuote la testa: -“Dean, questo non è niente. Ti ho fatto vedere questo video solo come precauzione per la mia vita: ora hai le prove che io ho cercato di fermarti.

Fermarmi? Cos’ho fatto? Una parte di me ha paura di saperlo, ma non posso restare nell’incertezza. Scenari inquietanti si fanno strada nella mia testa: ci ho provato con una cozza? Ho accettato il corteggiamento di un ragazzo? Cazzo no, non è possibile! Sam era con me, non l’avrebbe mai permesso. È pur sempre mio fratello, no?

Lancio io stesso l’altro video e aspetto col cuore in gola che comincino a scorrere le immagini. Siamo in un locale, vicino ad un palco e c’è una postazione per il karaoke. No, no, no… Mi vedo strappare il microfono di mano ad un tizio che ha appena finito di cantare e fare un piccolo inchino al mio pubblico. Per qualche istante osservo le persone sedute, insicuro, e quasi spero di essere rinsavito alla fine. Poi arrivano le grida di incoraggiamento delle ragazze presenti e parte una strana musichetta. La trovo vagamente irritante, ma in qualche modo familiare: dove l’ho sentita? Cazzo… Sia io che la mia video versione ubriaca prendiamo un profondo respiro, poi lui comincia a cantare.

 

“Yo I'll tell you what I want, what I really really want,
So tell me what you want, what you really really want…”

 

È wanna be, sono le spice girls. Chiudo gli occhi, ma la mia voce continua ad arrivarmi. Almeno non mi vedo più ancheggiare e indicare le persone ai tavoli. La mano di Sam mi stringe la spalla, poi dice in tono rassicurante: -“Avevi ragione, sei stato davvero bravo. Il pubblico ha adorato la tua performance; certo non siamo ai livelli di Woodstock, ma puoi sempre migliorare...

Sento crescere un comprensibilissimo istinto omicida nei confronti di mio fratello, ma poi Sam scoppia a ridere e mi ritrovo, mio malgrado, a seguire il suo esempio.

-“Magari possiamo mettere su un duo, Sam!”

Sam alza un sopracciglio, vagamente allarmato.

-“Una bella giacca, una cravatta… i Blues Brothers”

-“Certo” commenta lui, sarcastico.

Insisto: -“So che ci tenevi a mettere su una boy band, come i tuoi idoli effeminati, ma non è molto il mio genere. E poi ti sei sbagliato su una cosa, fratellino

-“E cioè?”

-“Io sarei stato Posh…”

Questa volta sono io a ridere della sua espressione sconvolta. Mi butto all’indietro e continuo per un bel po’. Mi sono reso ridicolo per una sera, ma se questi sono i risultati ne è valsa la pena: entrambi meritiamo un piccolo break di tanto in tanto; inoltre la prossima volta sarò io a far bere lui e a munirmi di telecamera…

 

   
 
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