“Sam? Two beers and he’s
doing Karaoke…”
La stanza
oscilla pericolosamente, il pavimento si muove. Si solleva e si riabbassa, come
quello nelle case infestate da luna park. So che non è possibile, che
sono le mie percezioni ad essere distorte. E non perché le case
infestate non esistono -quelle sono più reali di quanto si possa
immaginare- ma perché Sam al mio fianco è tranquillissimo. In
qualche modo i miei sensi da cacciatore restano sempre all’erta, anche in
momenti come questo in cui sono talmente sbronzo da non riuscire neppure a
tenermi in piedi. Presto però perderò anche quest’ultimo
barlume di consapevolezza. Poco male, so di poter contare su Sam. Non lo
ammetterei neppure sotto tortura, certo, ma il mio fratellino sa essere un osso
maledettamente duro quando vuole. Ripensando alla serata mi rendo conto che non
è stata un’idea poi tanto geniale sfidare due persone diverse ad
una gara di bevute… Sorrido ricordando entrambi gli sfidanti cadere
svenuti al settimo o ottavo drink, rammolliti. Guardo mio fratello, cercando di
coinvolgerlo, ma il suo sguardo è più truce del solito. Maledetto
guastafeste, che problema ha adesso?!
-“Dean, dobbiamo tornare al motel. Hai già dato
abbastanza spettacolo per stasera e non voglio che ti metta nei guai, quando
poi toccherebbe
a me tirartene fuori…”
Sam sta
continuando a parlare, ma non riesco più a seguire quel fiume incessante
di parole. Mi gira la testa. Sento mancarmi improvvisamente la terra sotto i
piedi, le luci del locale si fanno più intense e cominciano a ruotare
velocemente. Mi ritrovo fra le braccia di Sam.
-“Toglimi
le mani di dosso!” sbotto, provando a liberarmi dalla sua presa.
-“Sei tu ad essere caduto addosso a me, ubriacone. E
come ho già detto prima, per stasera è meglio chiudere qui il tuo
show…”
Sto per
ribattere qualcosa, poi… Un momentaneo blackout. Mi ritrovo
nell’Impala e sta guidando Sam. Odio quando guida la mia macchina,
perché non ne compra una sua? Una bella e piccola utilitaria da
secchione. Comincio a ridere con forza, ho le lacrime agli occhi. Immagino Sam
in questa automobilina minuscola, che cerca disperatamente di entrarci tutto,
ma che continua ad uscire da una parte o dall’altra.
-“Saaaaam tu sei dentro la macchina, ma la macchina ti va
stretta. Capito Sam? Non ti entra la macchina, voglio dire non ci
entri… e pezzi di te escono da tutte le parti e poi…”
Sam continua
a guardare la strada, è davvero un guastafeste. Non sta neppure ridendo,
non credo abbia capito. Mi toccherà rispiegargli tutto. Sospiro, gli
afferro la spalla e lo giro verso di me: -“Allora Sam, la macchina…”
-“Siamo in macchina, Dean! E se non la smetti di
distrarmi avremo un incidente… è questo che vuoi? Che l’Impala si ferisca per colpa tua?”
Sam sta
urlando, perché urla? Io non ho fatto nulla di male, volevo far ridere
anche lui. E non è vero che voglio che accada qualcosa all’Impala,
è la mia macchina. Mia, non sua. Mi volto dall’altra parte deciso
a non parlargli più e tutto diventa di nuovo indistinto.
-“Muoviti
Dean.”
-“Mmh?”
Dove siamo? E
perché urla tanto? Mi solleva quasi di peso dall’auto e mi mette
su due piedi. Le gambe non mi reggono, sono rimasto ferito durante una caccia?
Ho la nausea, devo aver perso parecchio sangue. Magari ho picchiato la testa.
Ma Sam sembra irritato, che abbia commesso un errore? Mi passa un braccio
intorno alle spalle: -“Coraggio Dean, ci sono io.”
Con lui a
sostenere gran parte del mio peso riusciamo ad attraversare il parcheggio e ad
arrivare all’ingresso di un motel. Non mi sento al sicuro,
qualcuno ci osserva. Vorrei dirlo a Sam, ma le parole escono fuori in maniera
confusa. Lui non capisce. Andiamo Sam, è importante. Alla reception il
proprietario ci riserva uno sguardo glaciale: -“Avete bisogno di una
camera?”
-“Sì,
una doppia.” risponde pacato Sam.
Gli porge un
badge elettronico ed è in quel momento che noto uno strano luccichio nei
suoi occhi: è un demone!
Come
può Sam non essersi accorto di nulla?
-“Sam…
demone” bisbiglio più piano che posso.
L’idiota
però sembra aver deciso di ignorarmi. Afferro la camicia
dell’uomo, lo attiro a me e urlo: -“Christo”
Lui mi guarda
perplesso e… annoiato? Perché le mie parole non hanno avuto
effetto? Dev’essere un demone davvero potente... Sam mi trascina via,
borbottando un “ci scusi”.
Forse
dopotutto non era un demone…
Mentre ci
allontaniamo sento l’uomo dire “cerca di tenere a bada il tuo
ragazzo, figliolo”. Faccio per rispondergli che Sam non è il mio
ragazzo e che se ne avessi uno sarebbe molto più bello, qualcuno al mio
livello. Sam però mi tappa la bocca dicendo che ho già fatto
troppi danni per una sola serata e che non ha alcuna intenzione di dormire
all’aperto a causa mia. Il colpo di Sam mi getta la testa
all’indietro ed è questa la goccia che fa traboccare il mio stomaco
scombussolato… su di lui.
Arriviamo in
camera con Sam decisamente di cattivo umore. Sulla soglia mi ha perfino
sbattuto contro lo stipite, scommetto che l’ha fatto per vendicarsi. Mi
spinge sul letto e mi metto seduto. Poi lo guardo mentre butta via la camicia
con una smorfia disgustata e prende a strofinare con forza il suo giubbino.
Borbotta persino, domattina me la farà pagare o qualcosa del
genere… Cosa potrà mai fare Sam? Annoiarmi a morte?
La testa ha ripreso
a girarmi, mi stendo sul letto e chiudo gli occhi. La soluzione si rivela
però del tutto inutile, adesso è la stanza a muoversi intorno a
me. Ho la nausea. I rumori che fa Sam spostandosi mi arrivano attutiti, come se
si stesse sforzando di fare piano. Cerco di concentrarmi sul mio respiro,
sperando che il sonno arrivi presto. Domani starò sicuramente meglio. I
miei sforzi vengono vanificati: Sam si è appena seduto sul mio letto e
mi sfiora debolmente il braccio.
-“Dean,
dormi?”
-“Mmh?”
Mi solleva la
testa e mi porta un bicchiere alle labbra: -“Bevi questo, dovrebbe
alleviare i postumi…”
Postumi di
cosa? E perché Sam puzza così tanto?
Mi aspetto
qualche intruglio imbevibile, ma si tratta solo di acqua. Ne mando giù
diverse sorsate e sprofondo nel cuscino. Prima di chiudere gli occhi lancio una
veloce occhiata a Sam, perché sorride a quel modo?
***
Stringo gli occhi, disturbato
dalla luce che filtra dalle veneziane. Mi sollevo puntellandomi su un gomito e
la stanza oscilla per qualche istante. Con cautela mi appoggio alla testata del
letto, prendo un profondo respiro e il mondo sembra fermarsi di nuovo. Non so
dove mi trovo. Do un’occhiata in giro tranquillizzandomi istantaneamente:
dev’essere uno dei nostri soliti motel. Lo capisco dalla tappezzerei di quart’ordine, la moquette ammuffita,
l’odore stantio che permea l’aria, ma soprattutto grazie al letto
accanto al mio con lo zaino e il portatile di Sam. Mio fratello però non
è qui.
Mi alzo e raggiungo il bagno
cercando di mantenere una traiettoria rettilinea. Devo essermi preso la regina
di tutte le sbronze. Nonostante questo i postumi non sono così pesanti.
Il continuo esercizio deve avermi fatto bene, concludo.
Lascio scorrere l’acqua
della doccia e mi concentro sulla serata precedente: l’ultima cosa che
ricordo è il lavoretto al cimitero, un paio di vecchie ossa da
cospargere di sale e bruciare. Spero di non aver dimentico
momenti notevoli…
Rientro in camera coi capelli
ancora umidi, infilo i pantaloni e afferro lo spazzolino: non tutti gli effetti
dell’alcol sono svaniti. In quel momento Sam compare sulla soglia e mi
porge una scatola di dolci. Gli dico di aspettare e allontanarsi, per il suo
bene. Sam sembra intuire il messaggio e si butta sul letto con una smorfia
disgustata. Dopo qualche minuto sto addentando la prima di una lunga serie di
ciambelle, al cioccolato. Sam mi conosce.
-“Come facevi a sapere che
sarei riuscito a mangiare?” chiedo.
Sam sorride: -“Grazie al
mio metodo speciale post bevute, Sporty.”
Sporty? E che sarebbe? Bah, si
tratta di Sam: meglio non indagare.
-“E in cosa consiste la tua
formula magica, fratellino?”
Sam si sporge in avanti, incrocia
le braccia e mette su una delle sue migliori espressioni da so
tutto io: -“Beh, un mago non dovrebbe rivelare i suoi trucchi, ma per te
farò un’eccezione…”
-“Grazie” ribatto,
commosso.
-“Gran
parte dei postumi dell’ubriachezza, fra cui mal di testa e nausea, sono
dati dalla disidratazione causata dagli alcolici. Ieri
notte ti ho imbottito d’acqua.”
-“Tutto
qui? È bastato un po’
d’acqua?”
-“Cosa ti aspettavi, Ginger?
Una macumba?”
Ginger? Cos’è questa
storia? Non ci si può ubriacare col ginger, quindi il riferimento non
è a quello che ho bevuto. Osservo Sam cercando di capire cosa stia
architettando. Lui risponde al mio sguardo sospettoso con una sonora risata,
aumentando i miei sospetti. A questo punto non so più cosa aspettarmi,
non mi resta che chiedere: -“Cosa diavolo c’è sotto,
Sam?”
L’inflessione nella mia
voce è un chiaro “posso prenderti a calci in qualsiasi
momento” e so che a Sam non è sfuggito, risponde ancora in maniera
strana però: -“Sei preoccupato, Baby?”
Baby? BABY?!
Si è fottuto il cervello? È posseduto? Forse si tratta di un
mutaforma… Comincio a passare in rassegna le varie possibilità,
quando Sam afferra il portatile e si siede al mio fianco.
-“Guarda” dice,
sforzandosi di restare serio.
Apre una cartella rinominata
“Dean” e lo vedo selezionare alcuni file,
sembrano video. Comincio ad essere impaziente, la cartella è stata
creata stamattina. I video sono di ieri notte? Cos’ha registrato?
Parte il primo. Ci sono io, in
primo piano. Sembro del tutto ubriaco, ma a parte quello l’aspetto
è a posto. Ok, non mi sono vestito da donna almeno. Audio e immagine non
sono perfetti, sono riprese fatte col cellulare. Riesco
comunque a distinguere le parole: -“So cosa dico Sam. Sono
perfettamente in grado di farlo, e meglio di loro” Lo guardo con un
ghigno e un’espressione sicura: -“Di certo sono più bravo di
te…”
-“Dean,
non è difficile essere più bravi di me. Ti consiglio di
lasciar perdere, davvero. Non è per nulla il tuo genere e poi domattina
te ne pentirai.”
-“Sta zitto,
guastafeste! Faccio quello che mi pare.” Che orrore, ho assunto un tono
lamentoso e petulante. Il video si interrompe qui; devo assolutamente farlo
sparire: è davvero imbarazzante! Mi volto verso Sam
che sorride leggermente, poi mi guarda e scuote la testa: -“Dean, questo
non è niente. Ti ho fatto vedere questo video solo come
precauzione per la mia vita: ora hai le prove che io ho cercato di fermarti.”
Fermarmi? Cos’ho fatto? Una
parte di me ha paura di saperlo, ma non posso restare nell’incertezza.
Scenari inquietanti si fanno strada nella mia testa: ci ho provato con una
cozza? Ho accettato il corteggiamento di un ragazzo? Cazzo no, non è
possibile! Sam era con me, non l’avrebbe mai permesso. È pur
sempre mio fratello, no?
Lancio io stesso l’altro
video e aspetto col cuore in gola che comincino a scorrere le immagini. Siamo
in un locale, vicino ad un palco e c’è una postazione per il
karaoke. No, no, no… Mi vedo strappare il microfono di mano ad un tizio
che ha appena finito di cantare e fare un piccolo inchino al mio pubblico. Per
qualche istante osservo le persone sedute, insicuro, e
quasi spero di essere rinsavito alla fine. Poi arrivano le grida di
incoraggiamento delle ragazze presenti e parte una strana musichetta. La trovo
vagamente irritante, ma in qualche modo familiare: dove l’ho sentita?
Cazzo… Sia io che la mia video versione ubriaca
prendiamo un profondo respiro, poi lui comincia a cantare.
“Yo
I'll tell you what I want, what I really really want,
So tell me what you want, what you really really
want…”
È
wanna be, sono le spice girls. Chiudo gli occhi, ma la mia voce continua ad
arrivarmi. Almeno non mi vedo più ancheggiare e indicare le persone ai
tavoli. La mano di Sam mi stringe la spalla, poi dice in tono
rassicurante: -“Avevi ragione, sei stato davvero bravo. Il
pubblico ha adorato la tua performance; certo non siamo ai livelli di
Woodstock, ma puoi sempre migliorare...”
Sento
crescere un comprensibilissimo istinto omicida nei confronti di mio fratello,
ma poi Sam scoppia a ridere e mi ritrovo, mio malgrado, a seguire il suo
esempio.
-“Magari
possiamo mettere su un duo, Sam!”
Sam
alza un sopracciglio, vagamente allarmato.
-“Una
bella giacca, una cravatta… i Blues Brothers”
-“Certo”
commenta lui, sarcastico.
Insisto:
-“So che ci tenevi a mettere su una boy band,
come i tuoi idoli effeminati, ma non è molto il mio genere. E poi ti sei
sbagliato su una cosa, fratellino”
-“E
cioè?”
-“Io
sarei stato Posh…”
Questa
volta sono io a ridere della sua espressione sconvolta. Mi butto
all’indietro e continuo per un bel po’. Mi sono reso ridicolo per
una sera, ma se questi sono i risultati ne è valsa la pena: entrambi
meritiamo un piccolo break di tanto in tanto; inoltre la prossima volta
sarò io a far bere lui e a munirmi di telecamera…