sQuesta fic può essere letta singolarmente, chi volesse,
può però guardare le storie collegate che l’hanno preceduta.
“Veleno”, “Who’s gonna stop the rain”, “I Do” e
“Everything burns”
Only You
“Guardo alla finestra accanto
è come una storia d’amore
riesci a sentirmi?
Sono tornato solo ieri
chi è andato via più lontano?
Ti voglio vicina.
Tutto quello di cui avevo bisogno
era l’amore che mi hai dato
tutto quello di cui avevo bisogno
per un altro giorno
e tutto quello che volevo sapere
eri solo tu.
Non aveva avuto scelta, alla fine, Loki si era ritrovato
a cercare un’espediente per poter tornare su Midgard e poter così salvare il suo Capitano.
Già, suo, lo considerava al pari di una sua proprietà
come un maniero, un animale da compagnia od un oggetto e, lui, non poteva certo
accettare che venisse toccato dalle sudice mani di un paio di midgardiani e,
soprattutto, da suo fratello.
Avrebbe impedito a quell’ammasso di bifolchi di fare ciò
che volevano.
Li avrebbe punito per la loro insolenza e per come avevano
osato mettersi in mezzo tra lui e l’Uomo Senza Tempo.
Per fortuna, tornare su Midgard, per chi conosceva i
passaggi giusti, non era impossibile, anzi, era fin troppo facile, per questo,
non appena aveva sentito l’americano chiamarlo, era accorso.
Sperava proprio di arrivare prima che i Vendicatori
cancellassero dalla mente del midgardiano per rimuobere qualsiasi memoria del
loro passato.
Sapeva bene che, in parte, aveva errato a prendere sotto
il suo conttrollo Steve, ma se non l’avesse fatto, di sicuro, non avrebbero
avuto modo di conoscersi.
Il destino, a volte, sapeva essere perfido.
Era in grado di farti osserva l’uscio del Paradiso, solo
per farti provare ancora di più l’angustia dell’Inferno.
La parte più facile del piano era riuscito ad attuarla, ora,
si trattava di penetrare nella base dei Vendicatori dove sapeva che era stato
portato il Capitano e tentare così di liberarlo.
Avrebbe dovuto organizzare un piano articolato per far
allontanare i custodi di quella base e non sarebbe stato male scegliere di
disattivare gli allarmi, ma non aveva tempo questa volta.
Non poteva aspettare, doveva agire.
Probabilmente, per la prima volta, non era Loki il
calcolatore a muoversi, ma Loki il
Gigante di Ghiaccio.
Istintivo, forse, anche troppo.
Non poteva farci nulla.
Voleva riavere accanto la persona che gli aveva rubato il
cuore, entrando nella sua vita in silenzio, senza imporsi e che, ora, rendeva
insopportabili i secondi, i minuti, le ore passate lontano da lui.
La Stark Tower si stagliava di fronte a lui.
Prese un bel respiro e, dopo essersi concentrato, la sua
forma mutò divenendo quella di un’anonima donna dai capelli neri vestita con
un’uniforme verde militare.
Già, seppur vagamente, nell’aspetto avrebbe potuto
ricordare quella che era stata la prima fiamma del Capitano.
Aveva scavato nei suoi ricordi fino a trovare l’immagine
della donna che, per prima, era riuscita a rubare il cuore di quel maledetto
midgardiano.
Si ritrovò così a solcare le porte della torre, quando il
sole ormai aveva iniziato il suo lento decorso.
Non riusciva a percepire la presenza del biondo, era come
se la sua mente fosse ormai chiusa al suo passaggio.
Si spostò verso l’ascensore e, una volta lì, iniziò a
leggere le informazioni sui vari piani, in cerca di una semplice parola che gli
potesse dire dove avevano deciso di rinchiudere il soldato.
Nulla di quello che leggeva, però, riuscì a colmare le
sue lacune.
-Posso esserle d’aiuto, signorina? Mi pare che si sia
persa..-
All’orecchio del corvino arrivò una voce che conosceva
perfettamente, la voce di quel borioso midgardiano che pensava di sapere sempre
tutto.
Probabilmente, era il Vendicatore che riusciva a
sopportare meno.
Strinse la mano sinistra facendo affondare appena le
unghie nella pelle, quella persona che aveva alle spalle gli aveva rubato il
Capitano, ma era anche una strada facile per scoprire dove era stato portato.
Si ritrovò a far ricorso ad ogni briciolo della sua
pazienza e determinazione per non aggredire quell’infimo terrestre a cui
avrebbe volentieri carpito l’ultimo respiro.
Le labbra vennero increspate in un sorriso estremamente
solare, mentre gli occhi si colorarono di un’espressione estremamente smarrita.
Cercò di somigliare il più possibile ad una cerbiattina
sotto lo sguardo del cacciatore, sperando vivamente di non essere smascherato.
-Vengo per conto dello SHIELD, mi hanno incaricato di
venirmi ad informare delle condizioni di Capitan America dopo…-
Una pausa molto breve di silenzio, cerca di mantenere la
voce controllata e, soprattutto, cerca di capire se Ironman stia credendo alle
sue parole:
-..il trattamento..-
Stark, dopo aver ascoltato le parole della donna, non sembrò mininamente sospettare chi si
nascondesse dietro a quelle spoglie.
Ribattè senza alcuna esitazione sorridendo a sua volta:
-Steve sta riposando nella sua stanza, era molto provato
dopo l’operazione, ci vorrà un po’ di tempo prima che si riprenda del tutto,
purtroppo, abbiamo dovuto andare più in profondità di quanto avevamo previsto..-
L’espressione sul viso di Tony si incupì, sembrava realmente
dispiaciuto di aver causato così tanto dolore ad una persona che, in fondo, era
sua amica.
Loki riuscù a resistere, ancora una volta, solo tenendo
davanti a tutto il pensiero che, ritrovato Steve, avrebbe solo dovuto
scomparire con lui per sempre.
In un luogo dove Thor e, tantomeno, i midgardiani
avrebbero potuto raggiungerlo.
-Potrei vederlo? Mi è stato insegnato a mettere in dubbio
la parola di chiunque, vorrei sincerarmi con i miei occhi delle sue
condizioni..-
Incrociò le braccia sul petto, si forzò a continuare a
vestire quei panni, tentando di emulare la donna vista nei ricordi del SUO
Capitano.
Ironamn non rispose subito, sapeva bene che stava
riflettendo se fosse corretto cacciarla via o cedere alla sua richiesta, per
fortuna, alla fine decise di permettergli di vederlo, anche se solo per pochi
minuti.
Mentre lo accompagnava in ascensore, gli spiegò che il
Capitano aveva resistito moltissimo all’intervento e che, quindi, erano stati
obbligati ad agire in parti più profonde
del cervello per poterlo aiutare a scacciare la magia di Loki.
Dentro di sé. il gigante di ghiaccio, sentiva ribollire
la rabbia.
Steve aveva cercato di resistere a quella cura.
Aveva cercato di temporeggiare per aspettarlo.
Questo, di sicuro, non l’avrebbe mai dimenticato.
Era la prima volta che qualcuno faceva simili gesti per
lui.
Malgrado la situazione, quelle parole erano riuscite a
scaldargli il cuore e rendo così ancorta più determinato a compiere la sua
importante missione di salvataggio.
Dopo diversi minuti, finalmente, riuscirono a raggiungere
il piano dove, da ciò che ricordava, si trovava una sala comune e le varie
stanze dei Vendicatori.
Seguiì Stark fino ad una stanza chiusa.
Il migardiano prese una tessera dalla tasca e, dopo
averla strisciata sul sigillo che chiudeva la porta, finalmente, Loki potè
vedere la persona che gli sembrava di non incontrare da decenni.
A volte quando penso al suo nome
quando è solo un gioco
ho bisogno di te
ascolto le parole che dici
sta diventando difficile restare
quando ho bisogno di te.
Tutto quello di cui avevo bisogno
era l’amore che mi hai dato
tutto quello di cui avevo bisogno
per un altro giorno
e tutto quello che volevo sapere
eri solo tu.
Steve era seduto su una sedia vicino ad una finestra che
permetteva di scorgere tutto il panorama di New York., indossava una semplice
vestaglia d’ospedale bianca e, la testa, era fasciata da una benda estremamente
pesante, non aveva più capelli, tolti per agevolare l’operazione, il viso pallido e profonde occhiaie
mascherate solo dalla penombra in cui la stanza si trovava.
L’auto-controllo di Loki venne messo, per l’ennesima
volta in poche manciate di minuti.
Il corpo tremò e, per poco, l’incantesimo gettato su sé
stesso non si ruppe.
Prese fiato e superando con un passo l’uscio della stanza,
cercò di avvicinarsi ulteriormente al soldato per poterne scorgere gli occhi.
Non avevano alcuna espressione.
Vuoti.
Fissi a quel paesaggio senza però vederlo veramente.
Rivoleva il suo Capitano, timido ed impacciato e con
quegli occhi incapaci di rimanere apatrici.
Quei dannati Vendicatori erano riusciti a togliere tutto
alla persona che aveva davanti.
Alla persona che amava.
-La ringrazio, signor Stark, mi tratterrò per pochi
minuti, ma vorrei poter parlare da sola con il Capitano, non si preoccupi, cercherò
di essere breve e di non farlo agitare-
Non diede alcun modo di ribattere ad Ironman, non ave
intenzione di accettare una risposta negativa e, forse, fu proprio al sua
risolutezza a convincere Tony a ritornare nei suoi uffici per potersi occupare
di alcune situazioni impellenti.
Si ritrovò così, finalmente, solo con Steve.
Non appena sentì i passi di Tony lontani, corse davanti
alla sedia dove si trovava il biondo per poterlo così abbracciare:
-Steve, cosa ti hanno fatto?-
Chiese, con le lacrime che, malgrado la ragione dicesse
altro, cominciarono a scenedere dai suoi occhi.
Vedere Steve in quelle condizioni era atroce.
Non sembrava nemmeno poter reagire agli stimoli.
Subito chiuse una delle sue mani tra le sue.
Quelle mani forti, ora, sembravano terribilmente deboli e
fredde.
-Steve..sono io..-
Gli sussurrò all’orecchio cercando di suscitarne una
reazione ma, purtroppo, non ebbe alcun successo.
Il primo tentativo andò completamente a vuoto.
Sospirò, cercò di regolare la respirazione ma, le
lacrime, non volevano proprio volersi fermare:
-Ti prego, svegliati, sono venuto per te..-
Mormorò, non voleva certo farsi udire dai proprietari di
quella torre infernale.
Steve però sembrava essere in uno stato completamente
catatonico.
-Steve..-
Ripetè continuando a tenerlo stretto a sé.
Egoisticamente voleva rivedere il suo sorriso, non gli
interessava delle sorti di quel dannato pianeta e tantomeno di salvare
l’universo, lui voleva semplicemente riavere ciò che qualcuno si era arrogato
il diritto di eleggere propria propietà.
Steve, sicuramente, non sarebbe riuscito a camminare, le
sue condizioni erano troppo gravi per permettergli di fare una scampagnata, l’unico
modo per portarlo via era di trascinarlo fino al portale più vicino.
Ancora nei panni della donna, Loki, si sporse dalla
stanza per assicurarsi che la strada fosse sgombra.
Doveva fare in fretta.
Presto sarebbe tornato il midgardiano e, sincuramente, se Thor fosse arrivato lì
avrebbe riconosciuto anche in quella forma.
-Ora andiamo lontani da qui, ci vorrà un po’ di tempo
prima che ti abitui al tipo di clima ma, dopo, ti troverai bene..te lo
assicuro..-
Sussurrò al soldato cercando di causargli una qualsiasi
reazione:
-..ti amo, Steve-
Continuò posandogli un delicato bacio sulle labbra.
Probabilmente quel suo gesto completamente fuori dalle
righe avrebbe attirato l’attenzione die Vendicatori in ascolto o che stavano
vedendo le telecamere presenti nella camera.
Tuttavia, ormai, non gli interessava più nulla, quei
midgardiani avevano toccato l’unica cosa nell’universo di farlo diventare
buono.
Delicatamente si riuscì a caricare il Capitano sulla
schiena e, ripercorrendo la strada fatta all’andata, cercò di ritornare
all’ascensore.
Sapeva perfettamente che, vicino a quell’edificio, per
pochi secondi sarebbe rimasto attivo un portale.
Non si poteva certo dire che Loki fosse un grandissimno
atleta ma, quel giorno, lo diventò per poter aiutare la persona che amava.
Era proprio vero che l’amore, una volta provato, era in
grado dare una forza in grado di spaccare i monti.
Tuttavia, malgrado i suoi sforzi di non fare alcun rumore
e, soprattutto, passare inosservato.
Non era facile con Steve sulla schiena.
Si ritrovò ad essere accolto davanti alla porta
dell’ascensore non solo da Ironman, ma anche dal fratello che lo fissava con il
solito cipiglio arrabbiato ed allo stesso tempo impietosito:
-Mettilo giù, fratello, perché continui a voler
insistere, invero, il Capitano non è più
sotto al tuo incanto! Lascialo subito!-
- Su, fai il bravo, ti abbiamo già sconfitto una volta,
non pensi che essere sconfitto una seconda volta sarebbe davvero spiacevole per
te? –
Loki si ritrovò, così a dover affrontare due nemici per
poter raggiungere la salvezzza.
Non si sarebbe di
sicuro fermato a pochi metri dall’uscita.
Avrebbe lottato.
Delicatamente posò a terra Steve facendogli appoggiare la
schiena al muro.
Sembrava quasi una bambola per quanto era inerme,
soltanto il respiro lo tradiva dando prova del fatto che era vivo.
Finalmente, Loki, poteva dare sfogo a parte dell’ìra che
sentiva montare dentro di lui.
-Fratello, sembra proprio che la stupidità umana ti abbia
completamente contagiato..-
Osservò il corvino con un tono estremamente divertito
indicando con un cenno del capo il midgardiano al fianco di Thor.
Sapeva bene che non poteva vincere nelle sue condizioni
ma, almeno, ci avrebbe provato.
Il primo ad attaccare fu proprio suo fratello che tentò
di colpirlo in pieno viso con il suo martello, per fortuna, lo conosceva bene e
non ebbe alcuna difficoltà a schivare la sua mossa.
La mano sinistra corse ad impugnare il suo pugnale, la
sua unica arma.
Tentò di sferrare un fendente contro il polso che
impugnava l’arma brandita contro di lui, ma fu costretto a fermarsi per
schivare un raggio azzurro.
Voltandosi, si accorse che quel fascio era stato sparato
da Ironman.
No, non sarebbe stato per niente semplice, tuttavia,
aveva qualcuno di importante da difendere e, questo, ormai sapeva bene che gli
avrebbe dato forza.
Ci vorrà molto tempo
e mi chiedo cos’è mio
non posso prendere altro.
Mi chiedo se capirai
è solo il tocco della tua mano
dietro una porta chiusa.
Il combattimento durò per diverse decine di minuti.
Un combattimento di continue schivate da parte di Loki
che si limitavad ad attaccare solo quando era veramente certo di poter causare
danni ai suoi nemici.
Una distazione, questo bastò a farlo colpire dalla
devastante arma del fratello che lo fece sbatte contro il muro vicino a quello
dove aveva depositato il suo prezioso carico.
Si ritrovò a fissare quegli occhi apatici, di solito,
così espressivi e colorati di mille emozioni.
Strinse le dita contro i palmi delle mani, quasi, fino a
ferirsi.
Il pugnale era caduto chissà dove.
Non importava, anche se sarebbe stato obbligato a lottare
con unghie e denti lo avrebbe fatto.
Il Capitano era troppo importante nel suo cuore.
Arrendersi non era contemplato, soprattutto, a quelle due
persone.
Le gambe tremarono quando, lentamente, si rimise in
posizione eretta.
Fu un movimento molto difficile, dato che ogni parte del
suo corpo doleva terribilmente.
La pelle, lentamente si colorò di blu e, gli occhi,
divennero di un colore molto vicino al rosso.
Un’istante dopo si gettò come una furia sul midgardiano
e, quasi, Loki si stupì della facilità con cui riuscì ad atterrarlo.
Gli bastarono pochi colpi ben assestati contro l’armatura
che Tony indossava per riuscire a bloccarlo a terra e perrmettergli, così, di
affrontare il fratello nella maniera corretta.
In quella forma, il corvino, non trovò alcun problema a
schivare gli attacchi di Thor.
Gli sembrava quasi di poter vedere ogni sua azione a
rallentatore.
Attese e, quando finalmente, arrivò il momento propizio
afferrò con una mano il martello che lo stava per colpire e, con il ginocchio
sinistro, sferrò un colpo estremamente potente nella pancia dell’asgardiano.
Lasciò subito quellì’arma che, mai, sarebbe riuscito ad
impugnare e, con la medesima forza usata nella ginocchiato, colpì con la mano
libera chiusa a pugno il viso dell’amato fratello.
Sentì un “crack”
sotto alle sue nocche e, quel suono, lo ricondusse alla parziale rottura
del setto nasale.
Senza sapere come era riuscito ad atterrarli prima dei
rinforzi, si ritrovò a fissare Thor ed Ironman a terra, sconfitti proprio da
lui:
-Non mettetevi ma più sulla mia strada o, la prossima
volta, non sarete cosù fortunati-
Soffiò tra i denti senza cambiare forma.
Il pavimento intorno a lui si era in parte gelata e, in quell'area della stanza, era improvvisamente piombato un freddo estremamente pungente.
Si chinò sul soldato accennando un sorriso sulle labbra,
un’espressione dolce, mentre il suo corpo tornava lentamente allo stato
normale.
Non c’era tempo per bearsi del proprio trionfo.
Doveva scappare.
Riprese Steve sulla schiena e, senza indugiare, si
dileguò per raggiungere il portale che l’avrebbe portato a casa con la persona
che amava.
Si, finalmente, avrebbe potuto chiamare quel luogo casa,
se c’era una cosa che aveva imparato era proprio quella.
Non importava dove fosse.
Se in una grotta od in un grande palazzo, l’unica cosa
che contava, ora, per lui, era poter condividere quel luogo con Rogers.
Non avrebbe mai pensato di fare simili pensieri umani, ma
quella persona gli aveva insegnato ad amare e, soprattutto, ad ascoltare il
cuore.
Probabilmente ci avrebbe impiegato molto tempo,
probabilmente non sarebbe stato per niente facile ma, di sicuro, sarebbe
riuscito a far ritornare normale Steve.
Gli avrebbe ridato il sorriso e, soprattutto, le sue
emozioni.
Chi l’avrebbe detto che, il Dio dell’Inganno, avrebbe
rischiato tutto per un Uomo Senza Tempo.
Tutto quello di cui avevo bisogno
era l’amore che mi hai dato
tutto quello di cui avevo bisogno
per un altro giorno
e tutto quello che volevo sapere eri
solo tu”.