Credeva di conoscere le regole di quell’apparente Eden, pensava di poter scendere a patti con il Diavolo d’Oro e col suo mondo incantato.
Il Diavolo d’Oro ammiccò e le sorrise, ed ella credette di poter giocare senza vendere la propria anima.
O, forse, ella pensava che la sua anima fosse inutile – inutile, contro la Voce.
Non c’era niente che lei bramasse più dell’Oblio – lì la Voce non poteva seguirla, lei ne era certa.
Ma la Voce continuava a ripeterlo.
Sola.
Continuava a ripeterlo.
Un giorno, mentre inseguiva auree farfalle – piccoli frammenti d’Oblio che l’Eden le donava, ella perdette sé stessa.
E la voce continuava a ripeterlo, eppure lei non capiva il significato di solitudine, poiché non ne conosceva neppure il contrario sentimento – lei non era capace di pronunciarlo, né di scriverlo.
La voce continuava a parlare, ma aveva ormai smesso di fare male poiché ella aveva dimenticato anche il significato di gioia e di dolore.
E allora il Diavolo d’Oro ammiccò e sorrise, e il dorato gioco nell’impuro Eden finì: egli aveva ottenuto la sua anima, ella il suo Oblio.
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Beh ò.ò Ha poco senso, me ne rendo conto. Ma è un piccolo frammento di me, quindi... non posso renderla più comprensibile xDChià