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Autore: calmali    07/06/2015    6 recensioni
È possibile innamorarsi di una persona solo ed esclusivamente attraverso il suono della sua voce?
È irrazionale crederlo?
Ho sempre sentito dire che si può parlare d’amore solo quando si è davvero a conoscenza di tutto ciò che fa parte di quella persona, dei difetti e dei pregi ma quella voce riusciva a scavarmi l’anima.
Era una voce femminile, leggermente roca ed estremamente profonda.
Non ero mai stata attratta da una donna ed, in fin dei conti, anche quella non si poteva classificare come vera attrazione era semplice e puro amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BRITTANY


Mi svegliai quella mattina con il sorriso stampato sulle labbra.


Fu la voce di Santana a darmi il buongiorno. Ero consapevole che non fosse vicina a me ma mi risuonò, comunque, così famigliare e calda da provocare nella mia anima un brivido profondo.

Flashback della sera passata riempirono la mia mente ed io non mi opposi. Lasciai entrare ogni ricordo dandogli il benvenuto con un nuovo sorriso.

La sveglia segnava le sette. Raggi appena nati entravano dalla finestra dalla parte opposta della camera da letto.

Rimasi tra le coperte con la promessa a me stessa di rimane solo pochi minuti non ero brava a mantenere promesse che mi auto facevo. Occhi ancora chiusi, volto rivolto verso l’alto e orecchie ben tese, attente a percepire ogni dettaglio nella voce della latina. Restai lì per il semplice gusto di sentirla. 

Immaginai le sue labbra. Perfette, simili al dipinto aggraziato di un artista esperto. Soffici, simili alla neve d’inverno ma calde come la sabbia d’estate.

Più conoscevo Santana e più mi rendevo conto che era creata da ossimori. Avevo letto miliardi di volte che gli opposti creano l’armonia perfetta, che senza gli opposti non c’è equilibrio e Lei, Lei era l’esempio più lampante di tutte queste teorie. Parole scritte da poeti mai sembrate più reali.

Del resto noi stesse, insieme, sembravano far parte di due categorie umane diverse. Opposte.

Perché il ghiaccio bollente non esiste, non può esistere ma se esistesse?

 

“Che ne dite di parlare un po’ con me?”

 

Il rituale delle telefonate stava per prendere il via. Senza neanche riflettere aprii gli occhi e mi allungai a prendere il cellulare mentre Santana ricordava agli ascoltatori quale fosse il numero corretto da digitare per poter chiamare la radio.

Non ascoltai davvero quella successione numerica, era già impressa nella mia mente. Avevo affisso un post-it giallo metaforico con quel numero già da parecchio tempo.

Portai il cellulare all’orecchio e una voce automatica mi mise in attesa.

 

“Ripropongo il topos di questo programma radiofonico. Qual è il vostro sogno? Nuovo o vecchio, non ha importanza.”

 

Sorrisi inconsapevolmente. Senza un reale motivo, almeno non apparente. Lei e la sua voce erano sufficienti. Lei e le sue labbra erano sufficienti. Lei e quella domanda, a cui avevo già risposto in diretta, erano sufficienti.

La voce automatica si ripalesò per dichiarare fine a quell’attesa, per fortuna, neanche troppo lunga.

 

“Sei in onda.”

 

Il mio cuore perse un battito. Ancora una volta.


 

SANTANA



 

Avevo dormito come una bambina quella notte. Non dormivo così da tantissimo tempo. Sapevo che il merito era di tutte quelle emozioni che avevo provato che mi avevano distrutta, distruzione positiva.

Quando la sveglia era suonata e mi aveva riportato sul pianeta terra tutto sembrava aver acquisito una connotazione più concreta.

Brittany avrebbe abbattuto la mia muraglia. Perché non riuscivo a vederla come un nemico? Perché non avevo ancora dato ordine agli arcieri di abbattere il nemico? Perché?

La voglia di scriverle qualcosa mi colpì in pieno. Incassai dolorante il colpo. Non avevo protezioni di alcun genere per quelle emozioni.
Non dovevo assolutamente sembrare disperata, Santana Lopez non era una ragazza disperata.

Cercai di rimpiazzare il pensiero di Lei con problematiche che avrei dovuto affrontare quella stessa mattina. Il lavoro, Puck, mia madre che sicuramente mi avrebbe chiamato prima di pranzo per sapere se ero ancora viva, la Brunetta con cui ero andata a letto e che mi aveva scritto appiccosa.

Mi focalizzai in quella specie di missione ma, nel tragitto verso la radio, ancora una volta, quei due occhi azzurri mi rapirono la concentrazione. Cazzo!

Entrai alla stazione radio. Puck capì all’istante che c’era qualcosa di diverso. Lo azzittii con la scusa che eravamo già troppo in ritardo per perderci in discorsi da ragazzine.

Quella mattina dedicai ogni canzone a Lei, in modo tacito. Una parte di me sperava che fosse in ascolto anche se probabilmente non avrebbe capito quei segnali sensati solo per il mio cervello malato.

Mancava ancora un po' alla fine del programma quando diedi il via alle chiamate. Mi piaceva sentire voci sempre nuove, voci diverse, voci che raccontavano una storia.

Qualche minuto e Puck mandò in onda la prima chiamata. Avvicinai le labbra al microfono per farmi sentire nel migliore dei modi.


"Sei in onda."


Dissi con voce chiara. Era sempre esilarante sentire persone imbarazzate, persone un po' impacciate e quelle che, invece, non sapevano cosa dire e come dirlo. Forse ero cattiva ma, nel momento in cui non ricevetti immediata risposta, sperai fosse una di quelle persone. Volevo farmi una sana risata.


"Ascoltatore misterioso. Sei in onda."


Dissi nuovamente sorridendo divertita. Alzai lo sguardo su Puck per capire se quel silenzio fosse dettato da problemi tecnici, non sarebbe stata di certo la prima volta, poteva capitare ma in risposta dal moikano ricevetti sono un "no" con il capo.


"Se non mi rispondi sarò costretta a passare ad un altro ascoltatore. Sicuro che non vuoi parlare? Sei un timidone eh?"


Giocai su quel silenzio anche per perdere tempo e mischiare un po' di divertimento in quella mattinata. Non potevo però rimanere ad ascoltare il silenzio per molto altro ancora. Avrei aspettato qualche altro secondo e poi avrei fatto cenno a Puck di passarmi un'altra chiamato.


"No. Ci sono."


All'istante riconobbi quella voce. Sorrisi dolcemente come una ragazzina alla sua prima cotta. Rimasi incantata anche se non era davanti a me riuscivo ad ammirarla attraverso quel dolce suono.

Puck bussò al vetro della stanzetta per scuotermi e riportarmi con i piedi sulla terra ferma. Scossi energicamente la testa per darmi un nuovo contegno. Probabilmente quel piccolo viaggio mentale era trascoro in èiù tempo effettivo di quanto immaginassi.


"Bene il nostro ascoltatore misterioso si è rivelato essere un ascoltatrice. A quanto pare ha anche una bella voce."


Potevo immaginare le sue gote farsi porpona per quel complimento e il solo pensiero riusciva ad intenerirmi. Quella ragazza era adorabile, prova evidente era ciò che aveva fatto la sera prima per me. Aveva reso quella serata perfetta anche se partita con una storta eclatante.


"E sinceramente la tua voce mi sembra famigliare. Hai già chiamato per caso?"


Ero certa l'avesse fatto. Ricordavo quella telefonata, ricordavo che mi aveva spiazzata ma che, allo stesso tempo, mi aveva fatto sorridere, aveva fatto sorridere me che non sorridevo mai.




BRITTANY




Cogliona Brittany, sei una cogliona!


Non era stata una buona idea chiamare la radio. Che cacchio mi era venuto in mente? Non sapevo neanche minimamente cosa dire. Volevo sentire Santana più vicina, volevo avere una scusa per sentirla di nuovo, volevo...

Cogliona.

La voce di Santana mi incitò più volte a parlare. Per qualche istante mi sentii come Barbie. Bocca chiusa, labbra serrate. Raccolsi ogni pensiero sensato che vagava per la mia mente ma, come in un film western, l'unica cosa presente era una balla di fieno che tranquilla e pacifica vagava senza meta.

Dovevo assolutamente creare una frase di senso compiuto ma, alla fine, le uniche parole che mi uscirono dalla mia bocca risultarono misere.

Portai la mano sinistra al viso stropicciandolo. Forse avrei dovuto chiudere la chiamata ed ero pronta a farlo, almeno fino a quanto Santana non iniziò di nuovo a parlare e mi dette conferma di avermi riconosciuta.


"Hai una bella memoria!"


Esclamai. Ormai non avevo via di fuga. Dovevo cercare di uscire da quella figuraccia, in cui mi ero messa da sola, nel migliore dei modi possibili. Respirai profondamente e continuai a parlare.


"Ti ho chiamato semplicemente per dirti che il mio sogno si sta avverando. Non so se la tua memoria ricorda anche quale fosse. In ogni caso volevo ringraziarti. È merito dei tuoi consigli."


Queste ultime parole sembravano essere uscite con un senso abbastanza compiuto, un ordine giusto e niente incieppi durante il tragitto. Niente male! Ero quasi orgogliosa di me stessa.


"La mia memoria ricorda anche quale fosse il tuo sogno e sono felice che si stia realizzando. Quando hai bisogno di un consiglio sai dove trovarmi ascoltatrice misteriosa."


Fu in quel momento che diedi fine a quella chiamata. Mi sembrava il momento migliore. Del resto il discorso era finito. Posai il telefono sul letto, davanti a me che stavo a gambe incrociate. Lo fissai per diversi istanti dopo aver spento anche la radio per non sentirmi ancor più in imbarazzo. 

Mi alzai poco dopo per andare in bagno e mi buttai sotto il getto della doccia. Non sarei riuscita ad andare a lavoro con la mente così in poltiglia.

Riuscii ad arrivare alla copisteria con solo dieci minuti di ridardo. Una volta dietro al bancone iniziai a pensare. Pensai a Santana e a cosa sarebbe successo. Mi avrebbe chiamata? Esisteva la regola dei tre giorni. Sicuramente l'avrebbe usata.

Ah, per chi non lo sapesse...

Regola dei tre giorni: È vietato contattare la ragazza con cui sei uscito/a prima di tre giorni, in caso contrario sembrerai solo uno sfigato senza vita.


Sinceramente non mi importava sembrare una sfigata o che Santana sembrasse tale perchè ai miei occhi non sarebbe stato così. Io mi ero già esposta quella mattina, le avevo fatto capire figura di merda che avrei voluto sentirla ancora, vederla ancora. Di certo non in modo esplicito ma tra le righe era chiaro.

Lei aveva detto che ci sarebbe stata per dei consigli, solo per quelli? I consigli si danno ad un amica, no? Non volevo essere spedita nella friendzone, sarebbe stato pessimo, tragico, devastante.

Rimasi dietro a quel bancone per fin troppe ore. Mi sembrava di stare in prigionia. Mancava solo acqua e pane secco per renderla ancora più realistica.

Per passare il tempo decisi di leggere uno dei fumetti di Sam, ne lasciava sempre uno sotto al bancone. Leggerli era il suo metodo per passare il tempo. Dentro a quella copisteria non entrava praticamente nessuno e lui era stato più furbo di me che, invece, passavo la maggior parte del mio tempo a girarmi i pollici. 

Iniziai a leggere le prime pagine. Non sembrava essere tanto male. Parlava di Topolino e per quanto potesse sembrare infantile a me non appariva come tale, ero sempre rimasta una bambina mentalmente e non me ne pentivo.
 
Il campanellino appeso alla porta annunciò un nuovo cliente. Nella fretta di rimettere al suo posto quel fumetto non prestai neanche molta attenzione alla persona che si stava avvicinando al bancone. Aprii il cassetto e vi infilai il fumetto. Non volevo di certo sembrare una fannullona. 


"Dovrei cambiare queste graffette."








 Serendipity's space

Ritardo clamoroso! Lo so, mi scuso. Durante quest'estate aggiornerò sicuramente con più continuità e più velocità. Spero che il capitolo possa farmi perdonare. Fatemi sapere cosa ne pensate. ❤

 

   
 
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