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Autore: Tynuccia    08/01/2009    4 recensioni
[Mai Otome anime] La nostra Nao deve scegliere se accettare la proposta di Shinso-sama e diventare la Quarta Colonna ed è in cerca di una motivazione. La troverà in qualcuno molto vicino a lei.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nao Yuuki, Shiho Munakata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Challange

“Qualcosa non va, Juliet-chan?”.
“Ti ho già cortesemente chiesto di non chiamarmi così”.
“Ma se te l’ho dato io quel nome!?”.

Juliet Nao Zhang sospirò, ripensando alla conversazione avuta con la madre.
Se era una Otome era semplicemente per proteggere lei, la cosa più preziosa che possedesse.

Si stropicciò gli occhi ancora assonnati mentre il bus si dirigeva verso Windbloom.
Le quattro Colonne erano state clementi.
“Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno” le avevano detto con voce ferma, ma incerta. “Non vogliamo di certo forzare la tua scelta”.

Sospirò scetticamente.
‘Se Shinso-sama ha deciso che io dovrò diventare una delle Colonne… tsk ho poco da scegliere’ pensò. ‘Di certo mi hanno concesso di tornare ad Artai solo perché mi aspetta un lungo periodo d’inferno’.

Lei era la nuova ed ultima Colonna, Otome di una ristretta cerchia, l’élite di combattenti che potevano vantare la mancanza di un Master.
Ma perché proprio lei…?
Era sfacciata, pigra e anticonformista.
Odiava le regole, aveva infranto il codice del Garderobe almeno un centinaio di volte.
Non aveva legato con le altre due Perle della Triade, neppure con la ormai ex numero uno, Akane Soir.

Aveva preso in simpatia solo Nina Wang ed il suo gruppetto di amiche Coral.
E le avevano pure fruttato un bel po’ di grana!
Erano quelle le persone che adorava, quelle che l’aiutavano ad arricchirsi.

Era cresciuta tra i ghiacci, dopotutto. Si era presa cura della madre malata e vedova da quando aveva imparato a camminare.
Avrebbe fatto tutto per la donna che l’aveva data alla luce.

Strinse le mani in grembo, cercando di distrarsi da quei pensieri malinconici che si scostavano troppo dal suo carattere.
Nao amava divertirsi e l’essere Otome precludeva qualsiasi forma di svago.
‘Siamo schiave, non pilastri su cui i regnanti contano’ pensò sconsolata. ‘Se diventassi sul serio una Colonna non dovrei rispondere a nessuno, dopotutto… Sara gira su quel trabiccolo per il mondo, quell’idiota della Direttrice se ne rimane nell’ufficio tutto il giorno ad ascoltare le prediche della vecchia con l’altra mongoloide che ride apertamente delle sue sventure e Maya spadroneggia su Earl in quanto è la Quinta di noi… dannazione, fanno una vita agiata!’.

Sorrise, posando la fronte contro il vetro.
Quella prospettiva iniziava a suonarle piacevole, avrebbe potuto fare quello che più le aggradava e, ogni tanto, materializzare la sua Robe per spaccare qualche culo al nemico di turno. Non era affatto male. Peccato che Nao odiasse le Otome. Non aveva mai ammirato quelle stupide verginelle che si facevano esplodere per il bene del loro Master, o Shinso-sama nel caso delle Colonne.

Le aveva sempre viste composte, ma spente. Mai un sorriso o una scintilla di luce nei loro occhi.
Dritte dietro al regnante, le mani incrociate davanti al grembo e l’aria sottomessa.
Ecco come apparivano le Otome ai suoi occhi critici.

Ma sua madre le ammirava molto.
Diceva che se sapeva sua figlia in un mondo dove vi erano quelle fanciulle poteva essere felice.
Era sicura che sarebbero state le garanti nella pace di Earl, sempre e comunque.
E poi, quando aveva iniziato ad aggravarsi, rimaneva per ore vicino alla finestra della sua stanza nell’ospedale, sognando che la sua Juliet sarebbe potuta diventare una di loro.

‘Non sono stata capace di rifiutare’ pensò la ragazza. ‘Quello sarebbe potuto essere il suo ultimo desiderio…’.

E così, con grande riluttanza, ma riempita d’amore per la madre, la giovane Zhang era partita alla volta di Windbloom, destinazione Garderobe.
E quando tornò ad Artai per comunicare alla genitrice la volontà di Fumi Himeno le sembrò che nulla era cambiato.
Provò una cocente nostalgia della semplicità della vita precedente.

‘In ogni caso posso pagare le sue cure mediche. Almeno a qualcosa servite… Otome…’.

Si era aperta alla sua adorata mamma, esponendole i suoi dubbi, le incertezze e le paure che la scelta di Shinso-sama le aveva aperto nel cuore.
Si era sfogata alla perfezione, piangendo lacrime amare mentre la donna le accarezzava la chioma scarlatta con dolcezza.

“Accetta, Juliet-chan” le aveva detto. “Non è un mio stupido capriccio, questa volta… ormai stiamo bene, sai? Se tu volessi ritirarti ora noi potremmo condurre una bellissima vita agiata. Anche se solo tu…” le sfiorò le braccia “se solo tu vendessi questa uniforme da Perla, e la GEM… ne ricaveresti un sacco di soldi, figlia mia”.

“E allora perché dovrei, okaa-san?” aveva domandato tra i singhiozzi. “Io voglio vederti più spesso e vivere con te!”.

“Non fare i capricci, Juliet-chan” l’aveva rimproverata affettuosamente. “La motivazione non te la posso dare io, sai? È qualcosa che devi trovare da sola, che è seppellita nel tuo cuore… una voce a cui non vuoi dare ascolto”.

Nao sospirò nuovamente, stringendosi il petto con le braccia per impedire al suo corpo di tremare commosso al ricordo della madre a cui aveva detto arrivederci troppo presto.
‘Okaa-san… ti giuro che andrai via da Artai, verrai a Windbloom e vivremo insieme. Te lo giuro’.

Il bus frenò leggermente e i passeggeri cominciarono ad alzarsi per scendere.
Nao li imitò e sussultò, sorpresa, vedendo chi era andato a prenderla.

“Un ordine, chiaro? Un ordine!!” esclamò Shiho Huit, irritata e con le gote rosse.
“Non avevo dubbi, Uzumaki” disse la ragazza, riacquistando la sua solita malizia.
“Taci, Juliet!”.

Camminarono in silenzio per qualche minuto fin quando la Perla dai vorticosi capelli la squadrò da capo a piedi.
“Di’ un po’, Juliet… è vero che Shinso-sama ha deciso di nominarti Colonna?”.

Nao si voltò a guardarla e capì.
La sua odiata compagna era scossa da tremiti, stringeva il pugno e si mordicchiava il labbro inferiore, lo sguardo posato a terra.
L’invidia la stava mangiando.
Sorrise ed annuì energeticamente.

“E tu accetterai?” domandò Shiho con l’ultimo barlume di speranza nella voce.
“Assolutamente sì” rispose Nao, sentendo con piacere che la spavalderia dell’altra andava disintegrandosi.
Lanciò un’occhiata al cielo terso, in pace con sé stessa.
‘So che è una motivazione inutile, Okaa-san. È infantile e sciocca. Ma è pur sempre un inizio, vero?’.
  
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