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Autore: SusanButterfly    09/06/2015    1 recensioni
[lievi accenni Korra/Asami]
Audrey si abbracciò le ginocchia e scoppiò in lacrime, sentendo tutto ciò che aveva trattenuto durante la giornata segnarle le guance come un fiume rovente.
Oltre alla sua debolezza continuava a tornarle in mente il sorriso di Dominik mentre accettava la bottiglia di Ethel, e le zolle di terra lanciate da suo padre che la colpivano sulle braccia, sulle gambe, nel petto.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bolin, Korra, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NB: il titolo è quello dell'omonima canzone di Demi Lovato, il cui testo mi ha ispirato questa storia. Le frasi in inglese che troverete all'interno sono parti del testo.

Warrior
When we get the lowest point, we are open to the greatest changes

Audrey era lenta.
Suo padre le lanciò contro un'altra zolla di terriccio, non avrebbe saputo dire se si trattava della ventesima o della centesima in quel pomeriggio, e lei non riuscì a balzare via abbastanza in fretta. Avvertì una scarica di dolore dipartirsi lungo tutto il braccio. Gemette di dolore, e immediatamente Bolin perse la concentrazione sul duello e corse dalla figlia.
-Tesoro, stai bene? Devi essere esausta...- le chiese, apprensivo, guardandola come se avesse dinanzi un cucciolo preso a calci. Anche se l'aspetto di Audrey si avvicinava pericolosamente a quest'ultimo, la ragazza non poteva sopportare di essere fissata a quel modo.
-Non è nulla, papà!- rispose accalorata, riassumendo la posizione da combattimento. -La prossima andrà meglio.-
Il suo braccio sanguinante era di tutt'altra opinione, ma lei si morse la guancia e trattene le imprecazioni.
Bolin era un uomo gentile e molto permissivo nei confronti delle proprie figlie, ma quando si trattava della salute di Audrey e specialmente dei danni che quegli allenamenti estremi potevano arrecarle, si rivelava la parte più inflessibile della sua personalità.
In quei momenti, guardando il suo volto contornato dalla fitta barba scura, con qualche filamento argenteo per via dei suoi quarantacinque anni, era possibile immaginare il ragazzo che aveva combattuto con coraggio le battaglie più importanti degli ultimi decenni a fianco dell'Avatar.
-Sei esausta, anche se fai di tutto per tentare di nasconderlo. Non continuerò questa follia neppure sotto tortura, poiché anziché migliorarti l'unico effetto che riusciresti ad ottenere sono altre ferite come quella.- indicò il taglio sul suo braccio. -Che ora andrai a farti medicare immediatamente.-
Audrey si sfilò la tenuta da allenamento e la scagliò nell'erba. Sapeva che discutere a quel punto sarebbe stato inutile, così si avviò rassegnata verso una delle entrate secondarie del palazzo reale di Zaofu.
Mentre camminava il suo sguardo cadde su due figure che si stavano affrontando in un campo da allenamento poco lontano da quello che lei aveva appena lasciato.
Ethel aveva solo due anni più di Audrey, ma nonostante il divario di età fosse lieve nessuno avrebbe potuto dire che erano sorelle, perlomeno guardandole combattere.
La sorella maggiore era già abilissima nel dominio della terra e padroneggiava con modesta scioltezza anche quello del metallo, a soli sedici anni. Inoltre era alta, veloce e agile nel parare gli attacchi, tutte qualità che Audrey non aveva.
Come se tutto ciò non potesse bastare, il compagno d'allenamento di Ethel era Dominik Beifong. Sedici anni, gentile e galante, biondo e con tutte le qualità di un principe.
Da bambina Audrey sognava di scappare con lui su di un bisonte dell'aria, come la sua amica Jinora, maestra dell'aria, che spesso veniva a trovarla a Zaofu.
Paragonare Dominik a un principe non era poi così azzardato in fondo, poiché era nipote proprio della famosa Suyin Beifong.
Sua sorella sapeva benissimo che Audrey aveva una cotta per quel ragazzo da tempi immemori, anche se questa mai l'avrebbe esplicitamente ammesso, ma non faceva che ronzargli attorno. E ciò che più faceva ribollire il sangue alla minore delle figlie di Bolin era che a lui pareva non dare affatto fastidio.
Dominik si tolse l'elmo dopo aver schivato abilmente un masso sollevato da Ethel, i lunghi capelli biondi scintillarono al sole.
-Facciamo una pausa, sono stanco.- disse il ragazzo, avvicinandosi alla compagna. Anche quest'ultima si tolse l'elmo e la leggera corazza, facendosi ricadere una cascata di capelli neri sulle spalle. Audrey strinse i pugni, dovendo ammettere a se stessa, come ogni giorno, quanto sua sorella fosse più bella di lei. Quei lineamenti cesellati, la pelle abrata simile a bronzo fuso, brillanti occhi nocciola e fisico flessuoso erano tutte caratteristiche ereditate dalla loro madre, che ad Audrey erano state negate. Le erano stati invece riservati la pelle nivea e il portamento goffo che suo padre aveva da giovane.
Ma il suo spiccato senso dell'umorismo e quell'invidiabile capacità di alleggerire sempre la tensione che Bolin possedeva, lei non li aveva ereditati.
-Vado a prendere dell'acqua.- disse Dominik, seduto accanto a Ethel. Lei però lo trattenne per un braccio, per poi offrirgli la sua bottiglia. -Puoi bere dalla mia se vuoi, Nik.- disse, un sorriso melenso in volto.
Audrey si sentì contorcere lo stomaco. Si morse la guancia per la millesima volta in quella giornata.
Non piangere. Non puoi piangere. Hai quattordici anni, non sei più una bambina. Se lo ripetè così tante volte che le parole persero significato; solo allora si decise a distogliere lo sguardo per entrare in casa.

-Lasciatemi in pace, non ho bisogno di alcuna medicazione!- gridò contro le cameriere nell'infermeria. Queste continuavano ad insistere per disinfettarle le numerose ferite che si era procurata quel giorno, e anche controllare quelle dei giorni precedenti.
Tutti continuavano a ripeterle di riposare, perché allenarsi fino allo sfinimento ogni giorno non l'avrebbe portata da nessuna parte, che doveva seguire l'esempio di sua sorella.
Seguire l'esempio di sua sorella era la parte che la faceva sempre sbottare. Come poteva lei, che ancora non era riuscita a dominare un sassolino, imparare qualcosa seguendo i ritmi di Ethel, che si allenava sì e no due volte la settimana? E che con quei tempi, alla sua età, l'avrebbe stesa al suolo in meno di dieci secondi.
Doveva continuare ad allenarsi ogni giorno, senza curarsi delle ferite. E ogni giorno era peggiore del precedente, i lividi dolevano di più, le nocche scorticate. Continuava a ripetersi che l'assiduità era l'unico modo per riuscire a conseguire i risultati che tanto bramava, perché altrimenti avrebbe finito per arrendersi, e allora sì che si sarebbe lasciata andare.
Le infermiere uscirono dalla stanza, ormai provate dalla sua aggressività, e finalmente Audrey potè godere di un po' di pace. Solitamente avrebbe cercato un posto isolato, portando con sé qualche frutto o biscotto prelevato dalle cucine, per poi far finta che tutto andasse nel migliore dei modi. Atteggiarsi da dura, trattare male chi cercava di darle consigli, era tutto ciò che poteva fare.
Ma quel giorno era diverso dagli altri. Avrebbe dovuto esserlo in modo positivo, ma così non era.
Quindici anni erano un bel traguardo, un età in cui la maggior parte dei ragazzi di Zaofu padroneggiava abilmente il dominio della terra, e cominciava l'addestramento per quello del metallo. Bolin aveva dovuto rimandare l'iscrizione di Audrey all'Accademia a causa delle sue lacune. Si era procurato di evitare di accennare alla totale incapacità della figlia anche per quanto riguardava il dominio della terra.
Quel giorno suo padre aveva insistito per festeggiare il suo compleanno come si deve, fare una bella festa e dimenticarsi i doveri per un po', ma lei era stata irremovibile.
Doveva procurarsi la sua razione di lividi anche quel giorno.
Audrey si abbracciò le ginocchia e scoppiò in lacrime, sentendo tutto ciò che aveva trattenuto durante la giornata segnarle le guance come un fiume rovente.
Oltre alla sua debolezza continuava a tornarle in mente il sorriso di Dominik mentre accettava la bottiglia di Ethel, e le zolle di terra lanciate da suo padre che la colpivano sulle braccia, sulle gambe, nel petto.
Non si curava più dei suoni che emetteva, e probabilmente qualcuno udì i suoi singhiozzi. Quando sentì il cigolare della porta che veniva aperta, Audrey non alzò neppure il viso. Se fosse stata sua madre le avrebbe chiesto gentilmente di lasciarla sola, e Ophal non insisteva mai. Se invece si fosse trattato di sua sorella, l'avrebbe mandata al diavolo.
Ma, anziché una scossa alla spalla, avvertì una mano posarvisi leggera. Non riconobbe quel tocco facilmente, così dovette abbandonare il suo nascondiglio tra le proprie ginocchia e scoprire chi fosse il nuovo arrivato.
Per poco non cadde dal lettino su cui era seduta, quando gli occhi blu dell'Avatar Korra incontrarono i suoi, verdi. Dell'intera Zaofu, era l'ultima persona che si aspettava di trovarsi davanti. Ora che era una donna di mezza età come i suoi genitori, Korra era divenuta più stabile rispetto agli anni della sua giovinezza. Stabilitasi con la fidanzata Asami a Zaofu, per stare vicina ai suoi inseparabili compagni di avventure, era però molto spesso in viaggio.
Per questo motivo Audrey rimase sorpresa nel vederla, e inoltre nessuno l'aveva avvisata che l'Avatar era rientrata in città. Asami non passava a palazzo da un paio di settimane.
-Problemi con gli allenamenti?- domandò Korra, il tono affabile di sempre. Non sapeva per quale motivo le facesse sempre quell'effetto, ma quando la sentiva parlare ad Audrey veniva voglia di confidarsi con lei su qualunque cosa. Si sarebbe voluta sedere per raccontarle tutti i suoi problemi, anche se era sicura che alla donna non potesse importare granché.
-Non è successo niente, non preoccuparti per me.- rispose, alzandosi e ripulendosi le lacrime con la manica della camicia sporca di terra. Sapeva anche che il suo tentativo di nascondere il dolore quella volta non sarebbe servito a niente; sentiva le lacrime premerle nuovamente in gola.
-Audrey, so benissimo della tua situazione. E voglio aiutarti, non solo perché sei la figlia del mio migliore amico, ma anche perché ti voglio bene, e vederti così mi fa stare male.-
La ragazza la guardò, ma non disse niente. Dopo qualche secondo tentò invano di cambiare discorso: -Non sapevo che fossi rientrata a Zaofu. Pensavo saresti passata insieme ad Asami.-
-So riconoscere un tentativo di cambiare discorso.- la rimbeccò Korra, facendo un gesto sinuoso con il braccio. Una massa d'acqua si levò dalla vasca che le infermiere avevano preparato per Audrey, e scivolò con un movimento aggraziato accanto alla ragazza.
This is a story that I have never told
Senza sapere per quale motivo, Audrey si lasciò curare le ferite. I lividi sparirono in pochi secondi grazie alle abilità curative dell'Avatar, che dominava l'acqua come un prolungamento dei propri arti.
Ammirando quella capacità nell'esercitare il dominio, la figlia di Bolin si sentì nuovamente pervadere dall'avvilimento.
-Mi alleno ogni giorno- confessò, gli occhi le bruciavano. -Eppure non riesco ad ottenere niente. Dominare la terra è fuori discussione, ma non sono neppure in grado di parare gli attacchi! Vorrei... mi piacerebbe essere brava quanto mia sorella, ma nonostante io ce la metta tutta non riesco mai a raggiungere i miei scopi.-
I gotta get this off my chest to let it go
La mano di Korra si poggiò nuovamente sulla sua spalla, e Audrey si lasciò guidare verso la sua stanza. Non sapeva perchè, ma sentiva che nessuno sarebbe venuto a disturbarle.
L'Avatar si tolse la pesante giacca grigia della tribù dell'acqua del Sud, e frugò in una tasca. Ne trasse un sacchettino, che lanciò ad Audrey. Lei però fu troppo lenta di riflessi e se lo lasciò sfuggire.
-Coraggio, prendili. Sono biscotti della tribù dell'acqua, buonissimi. Garantisco io.- le regalò un sorriso, che perlomeno le alleggerì un poco il cuore.
Anche se non aveva fame, Audrey prese lo stesso un dolcetto e se lo portò alle labbra. Il biscotto era davvero squisito, e lei avrebbe voluto essere dell'umore giusto per poter gustare appieno una simile leccornia.
-Oltre ai risultati, è anche il confronto con tua sorella la causa dei tuoi problemi, non è vero?- esordì Korra, sedutasi accanto a lei sul letto.
Audrey annuì piano. Le costava ammettere quelle cose, il suo orgoglio ne risentiva pesantemente. Però sapeva anche di non poter continuare a quel modo. E chi meglio dell'Avatar poteva aiutarla? Prese la sua decisione, mettendo l'orgoglio da parte.
-Io... mi sento peggio ogni giorno che passa. Cerco di convincermi che con il duro allenamento riuscirò prima o poi a padroneggiare il dominio della terra, ma così non è. Eppure i miei genitori sono entrambi abili dominatori della terra!- esclamò, sentendo nuovamente le lacrime rigarle le guance.
-Mi sento debole, inutile. Indegna di vivere a Zaofu circondata da abili guerrieri.-
Korra annuì lentamente. -Capisco come ti senti.-
Quelle parole fecero infuriare Audrey. Credeva che fossero solo vuote rassicurazioni, o peggio, parole che le venivano rivolte per compassione.
-No, no che non capisci! Come potresti capire? Sei l'Avatar, la combattente più forte di questo mondo! Non puoi sapere quello che provo, non può capirlo nessuno di voi!- quando Audrey ebbe finito di gridarle contro, Korra si alzò in piedi.
Nello sguardo che le rivolse c'era durezza, i suoi occhi cerulei erano lucidi.
-Ti sbagli.- disse soltanto.
La ragazza alzò lo sguardo, sentendosi in colpa per le parole appena pronunciate. -Perdonami, non avrei dovuto... non penso davvero ciò che ho detto. Sono solo frustrata.- c'era solo tristezza nella sua voce, adesso.
Korra le rivolse un timido sorriso, per poi sedersi nuovamente accanto a lei.
-Voglio raccontarti una storia, Audrey.- esordì, prendendo un biscotto dal sacchetto. -Ma prima asciugati quelle lacrime, perché ne hai già versate troppe.-
I need to take back the light inside you stole
La ragazza seguì il suo consiglio e si ripulì il viso, per poi guardarla con impazienza, in attesa.
L'Avatar addentò il biscotto, e cominciò a raccontare.
-Avevo appena vinto la mia prima grande battaglia, a Città della Repubblica. Ovviamente non ce l'avrei fatta senza l'aiuto di tuo padre e di tuo zio Mako. Al tempo avevo una cotta per lui.- si fermò per strizzarle l'occhio con fare allusivo. -Ma questo non dirlo ad Asami.-
-Riprendendo il discorso, la città era finalmente libera dal terrore di Amon e dei paritari. Tu che vivi in tempi tranquilli non puoi conoscere il terrore che quella gente insidiava nel cuore dei cittadini... ma tuo padre ti avrà raccontato più volte questa storia. Io riuscii a sconfiggerlo, ma a caro prezzo. Infatti Amon, che era un dominatore del sangue, riuscì a privarmi dei tre domini allora in mio possesso- cosa che solo l'Avatar in persona dovrebbe essere in grado di fare. Ma quando Amon minacciò di privare tuo zio Mako del dominio del fuoco, io seguii il mio istinto, e, guidata dalla rabbia, le mie capacità nascoste si risvegliarono. Quel giorno dominai l'aria per la prima volta.-
Audrey guardava Korra con ammirazione. Stava cominciando a comprendere dove la donna volesse andare a parare, ma la lasciò ugualmente proseguire il suo racconto.
-Quando tornai al Polo Sud dalla mia famiglia insieme ai miei amici, avrei dovuto essere serena e rassicurata per vittoria, ma così non fu. Evitai tutti, chiedendo solo di essere lasciata in pace, e corsi fino ad un altura ghiacciata dove mi sedetti a piangere in solitudine. Non mi sono mai sentita tanto vuota e impotente. Un Avatar senza i suoi domini... che razza di Avatar poteva mai essere? Credevo di essere indegna persino di essere chiamata tale. L'anziana Katara aveva provato con tutte le sue forze ogni cura possibile, ma i miei domini parevano perduti per sempre, e con loro tre quarti di me stessa. Non riuscivo a pensare a nulla, allora, né al futuro né a come avrei fatto per difendere il mondo in qualità di Avatar. Riuscivo solo a piangere con la testa fra le ginocchia. Fu allora che arrivò Aang.-
Audrey fece tanto d'occhi. Suo padre le aveva raccontato che Korra aveva riacquistato i suoi domini perduti grazie all'Avatar Aang, ma lei aveva sempre creduto che si trattasse di una favola per farla addormentare tranquilla. Ma ora che guardava Korra negli occhi, non c'era alcun dubbio che quella fosse la verità.
-Lui... è davvero apparso?- domandò Audrey, incredula.
Korra sorrise con serena malinconia. -Sì, era proprio lui. Mi disse che mi ero ricongiunta con il mio io spirituale. Prima di allora ero sempre stata un'impulsiva, agivo senza mai riflettere. Quel giorno in me si verificò un cambiamento formidabile. E ricordo perfettamente la sensazione delle sue dita sulla fronte, e quella forza che si risvegliò in me come una fiamma ravvivata. Ero completa, molto più di quanto lo fossi prima che Amon mi privasse del dominio del fuoco, dell'acqua e della terra. Finalmente sentivo di essere l'Avatar.-
Korra smise di parlare, ma il suo sorriso non si spense. Audrey non disse una parola, e per qualche secondo restarono semplicemente sedute vicine, a guardarsi l'una con curiosità, l'altra con profonda ammirazione.
-Grazie per avermi raccontato tutto questo, ne farò tesoro.- la ringraziò la ragazza, ma raccolse anche il coraggio per chiederle qualcosa che le pareva scortese. -Però non capisco come questa storia possa... aiutarmi con gli allenamenti.-
Contrariamente alle sue aspettative, Korra scoppiò a ridere. -Oh, ma questa storia non serve ad aiutarti con gli allenamenti! Il suo scopo era quello di farti capire che, toccato il fondo, si può solo risalire.- si alzò dal letto e fece segno ad Audrey di fare lo stesso.
-In quanto agli allenamenti, dì a tuo padre di prendersi una pausa. Provvederò io stessa.-

-A destra!- gridò Korra, e Audrey riuscì a schivare in tempo. Era diventata più agile, si sentiva le gambe meno pesanti. La sua insegnante aveva ridotto la frequenza degli allenamenti, e l'allieva doveva ammettere di sentirsi molto meglio.
-Ancora!- chiamò Audrey, incitando l'Avatar a lanciarle un'altra zolla. Ma la donna scosse la testa.
-No.- disse, e le andò vicino. Alla sua richiesta di spiegazioni, Korra rispose: -In questo esercizio tu non dovresti semplicemente schivare, ma dominare la terra e contrattaccare, capisci? È solo che non ci riesci, sembra quasi che non sia nel tuo DNA.-
-Che cosa intendi? Sono figlia di un dominatore della terra e di Ophal Beifong, figlia di Suyin Beifong! Come potrei non avere il dominio nel DNA?-
-Riposo, continueremo domani.- rispose Korra, e preso un asciugamano si avviò verso casa, dove probabilmente l'aspettava Asami. Quando la sua figura divenne ormai piccola in lontananza, gridò alla sua allieva: -Non parlavo di dominio in generale, ma solo di quello della terra!-
Audrey la guardò allontanarsi, senza capire.

Korra quel giorno le aveva fatto sapere di non poterla allenare a causa di impegni.
Era sera, e Audrey stava seduta sul davanzale della propria finestra a guardare i campi d'allenamento all'esterno, illuminati dai bracieri e dalle torce, sgranocchiando svogliatamente una mela.
-Ehi, sorellina! Vieni ad allenarti con noi, vorrei vedere i tuoi miglioramenti- la voce civettuola di Ethel le giunse sgradevole alle orecchie. Voltandosi, Audrey notò la sorella insieme a Dominik Beifong, che era bello come sempre, i capelli biondi spazzati dalla leggera brezza primaverile.
Normalmente avrebbe mandato al diavolo la sorella, ma non poteva farlo in presenza del suo compagno, o lui avrebbe pensato che era una cafona. Però come poteva accettare?
Era sicuro: Ethel l'aveva fatto apposta. Voleva che lei scendesse in campo per mostrare a Dominik quanto fosse debole sua sorella, magari per strappargli anche una risata.
Audrey strinse i pugni e scese le scale a grandi balzi, al fianco la spada da allenamento. Le permettevano di portarla poiché non padroneggiava alcun dominio, ma non riusciva a trarne alcun vantaggio dal momento che le rocce di Ethel riuscivano sempre a strappargliela di mano.
Dominik la salutò cordialmente, rivolgendole un sorriso che per un attimo le fece credere di aver fatto la scelta giusta, lasciando la sua camera. Ma quando incontrò il ghigno della sorella si sentì gelare il sangue all'idea dell'umiliazione ormai prossima.
-Coraggio, sorellina. Mostrami quanto sei diventata brava.- disse Ehtel, già in posizione.
Prima di andare a sedersi sugli spalti, Dominik si sporse per dire qualcosa all'orecchio della sorella maggiore. Audrey lo udì mormorare un “vacci piano”, e sentì il sangue imporporarle le guance e la rabbia montare.
Ethel si scaglio su di lei con due rocce a levitarle sopra le mani. Audrey riuscì a deviare la prima con la spada, ma la seconda la colpì al braccio, graffiandola. Strinse i denti e andò all'attacco.
Sua sorella però sfruttò nuovamente la terra per creare una sorta di piattaforma, con la quale riuscì a spostarsi velocemente fino a ritrovarsi alle spalle dell'avversaria, per poi colpirla con una roccia sulla schiena. Audrey finì con la faccia nella polvere, i corti capelli neri sporchi di terriccio.
Era il momento che sua sorella aveva sempre preferito. Lei a terra, indifesa e ferita: l'occasione perfetta per darle il colpo di grazia.
Voltando a fatica il viso, Audrey vide Dominik in procinto di alzarsi, un'espressione preoccupata in volto. Quella compassione che lesse negli occhi di lui le ricordò troppo lo sguardo di suo padre, di sua madre, dei suoi insegnanti, ogni volta in cui lei cadeva a terra. Non voleva essere compatita, lei non era debole.
All the pain and the truth, I wear like a battle wound
Sentì il rumore di una gran zolla di terra staccarsi dal terreno sotto il controllo di Ethel. Lo sguardo di Audrey si spostò da Dominik ai bracieri accesi accanto agli spalti, le loro fiamme danzanti dipartirsi verso il cielo. La terra sotto di lei era sterile, non sentiva alcuna affinità con essa, sapeva che non sarebbe mai riuscita a dominarla.
So ashamed, so confused, I was broken and bruised
Ma quelle fiamme... quei movimenti eleganti come le ballerine della nazione del fuoco di cui le aveva raccontato suo padre. Avvertì uno strano formicolio alle dita. La grossa zolla prese a levitare attorno a Ethel, mentre lei prendeva la mira, per colpirla proprio dove le avrebbe tolto il fiato per qualche attimo.
Audrey strinse gli occhi. Il fondo l'aveva già toccato, ora sarebbe risalita.
A mani aperte, rotolò su un fianco, disegnando un semicerchio con le braccia, tutta la sua attenzione rivolta alle fiamme scoppiettanti nel braciere.
Una vampata di fuoco ardente rispose ai suoi ordini, scontrandosi con la roccia scagliata da Ethel, che andò in mille pezzi. Audrey si alzò, infiammata da nuovo vigore come il fuoco che ora era sotto il suo controllo. Avanzò verso la sorella, le fiamme che ora si dipartivano direttamente dalle sue mani. Il fuoco era in lei, era lei. Questo era il dominio, sentirsi parte di un elemento e sentire quell'elemento parte di te.
And now I'm a warrior, now I've got thicker skin
I'm a warrior; I'm stronger than I've ever been
La terra si sgretolava sotto i suoi colpi, la notte illuminata da colei che, fino a quel giorno, di quei campi da allenamento aveva solo mangiato la polvere.
And my armor, is made of steel, you can't get it
I'm a warrior, and you can never hurt me again
Ethel si ritrovò quasi con la schiena agli spalti, finché una fiammata non la colpì in pieno petto mandandola riversa al suolo.
Audrey spense le fiammelle che ancora si dipartivano dalle sue mani, sentendo il calore colmarla. Si avvicinò a Ethel e le porse la mano, gesto che lei non le aveva mai riservato dopo le sue numerose sconfitte. La sorella maggiore rifiutò il suo aiuto e si alzò da sola, per poi togliersi la corazza e scagliargliela tra le braccia.
-Guarda cos'hai fatto alla mia corazza nuova, cretinetta!- le gridò, anche se lei stessa sapeva bene che quegli indumenti erano costrutiti apposta per essere usati durante gli scontri. -Era nuova di zecca, e ora è rovinata!-
-Vedo che sei tutta intera e senza nemmeno una bruciatura, questo significa che è di ottima fattura.- rispose semplicemente Audrey, rivolgendole un sorriso scaltro. Si avviò verso Dominik, e gli porse la corazza della sorella con un gesto elegante.
Lui la guardava stupito, senza sapere cosa dire. Di certo l'ultima cosa che si aspettava era che quella eterna perdente potesse dominare il fuoco.
Audrey lo lasciò così, basito e immobile accanto alla sua compagna sconfitta, orgogliosa di se stessa per essere riuscita a finalmente a trovare ciò che aveva sempre cercato nel posto sbagliato. Improvvisamente anche i bei capelli biondi di Dominik sembravano un lontano ricordo, appartenente alla ragazzina debole che tornava ogni sera piena di lividi. Lui non aveva mai creduto in lei, aveva solo provato compassione nei suoi confronti. L'aveva creduta debole, e nonostante non fosse stato colpito dalle sue fiamme, da quella sera era comunque uscito sconfitto.
I've got shame; I've got scars, that I will never show
I'm a survivor. In more ways than you know

-E così tua sorella vuole una corazza nuova...- disse Bolin, anche se dal suo tono era chiaro che fosse divertito. Audrey era seduta sul suo letto, e suo padre era venuto immediatamente da lei non appena aveva ricevuto la visita e le lamentele di sua sorella.
-Papà, ma com'è possibile che io sia una dominatrice del fuoco?- domandò Audrey. L'energia che l'aveva animata durante lo scontro si era a poco a poco dispersa, anche se la ragazza sentiva una piacevole sensazione di calore scorrerle costante nel corpo.
-Tuo zio Mako è un dominatore del fuoco, così come tua nonna. Devi aver preso da loro. La colpa è mia, che ho continuato a insistere con l'allenarti nel dominio della terra senza neppure prendere in cosiderazione questa ipotesi. Ho cominciato a pensarci solo quando Korra mi ha avvisato dei vostri allenamenti, e di come tu non avessi alcuna alchimia con tale elemento.-
Audrey annuì, non sapendo cosa dire. Era fiera di essere riuscita ad ottenere dei risultati, anche se l'avevano sorpresa ancor più di quanto avevano fatto con gli altri. Inoltre tutti quegli anni passati a fare esercizi di atletica le avevano conferito agilità, che nel dominio del fuoco era ancor più indispensabile che in quello della terra.
-Sono fiero di te, figlia mia.- disse Bolin, e prese la figlia fra le braccia. -Forse non andrai all'Accademia e non entrerai nel corpo militare di Zaofu come Ethel, però... ho ricevuto una proposta interessante.-
-Ovvero?- domandò Audrey, il viso ancora premuto contro il petto di Bolin, gioiosa per aver reso orgoglioso di sé suo padre.
-Korra ha in programma di restare a Zaofu per qualche tempo. Dice che questi continui viaggi stanno cominciando a stancarla... e, bhe, come ogni Avatar che si rispetti desidera addestrare dei givoani talentuosi. Aprirà un' Accademia qui a Zaofu, per tutti i tipi di dominio. Mi ha chiesto se vuoi farne parte.-
Audrey non poteva credere alle sue parole. Gli gettò le braccia al collo e lo strinse così forte da toglierli il respiro. -Sì! Dille assolutamente di sì! Ci andrò, sarà un onore!-
Suo padre le sorrise accarezzandole i capelli con fare protettivo. -Ethel è un po' nervosetta dopo il tuo trionfo, specialmente perché il nipote di Suyin ha assistito a tutto! Ma vedrai che le passerà presto.-
-Non me ne importa niente di cosa pensa o dice Ethel.- rispose Audrey, ripensando a quanto si divertiva la sorella a mandarla gambe all'aria con il suo dominio della terra. Ora gliel'aveva finalmente fatta pagare.
-Tua sorella sarà anche una sbruffona, e non nego che aveva proprio bisogno di una bella lezione. Però non dire questo, perché nonostante tutto resta sempre sangue del tuo sangue, e un giorno potresti trovarti in situazioni nelle quali potrai fidarti solamente di lei. Ho conosciuto due sorelle che come te e Ethel dicevano di odiarsi, le ho viste persino combattere, proprio qui a Zaofu. Ma ho anche visto il profondo affetto che le univa, e grazie a loro ho compreso che nonostante le controversie si può sempre contare sulla propria famiglia.-
Bolin lasciò la figlia a riflettere su queste parole e uscì dalla stanza.
Audrey sedette sul letto, guardando la candela accesa sul comodino, la fiammella danzare fendendo il buio. Voleva ringraziare Korra, anche se non c'erano parole per esprimerle la sua gratitudine. Senza di lei sarebbe tornata anche quella sera con le braccia piene di lividi, convinta di dover riuscire a stabilire un legame con un elemento che con lei non c'entrava nulla.
Il giorno dopo si sarebbe svegliata presto e avrebbe corso fino alla dimora che Korra condivideva con Asami, anche se si trovava dall'altra parte della città. La prospettiva di una corsa nell'aria fredda del mattino appariva stranamente allettante.
Cause all the pain and the truth, I wear like a battle wound
So ashamed, so confused, I'm not broken nor bruised
Audrey si infilò sotto le coperte, poggiando la testa sul cuscino. Si dilungò qualche minuto a pensare alle parole da rivolgere all'Avatar, ma alla fine decise che non c'era alcun bisogno di riflettervi. Avrebbe seguito il proprio cuore, come Korra stessa le aveva insegnato a fare.
Con un gesto della mano spense la candela, e con il sorriso sulle labbra chiuse gli occhi.
Cause now I'm a warrior, now I got thicker skin
I'm a warrior; I'm stronger than I've ever been.


Salve a tutti! Ho scritto una sola storia su questo fandom, e altro non era che una cosetta venuta in mente la sera tardi. Anche questa storia mi è venuta in mente la sera, e dato che ero ispiratissima mi sono detta “Perché non tornare a scrivere su Avatar”? Questo fandom è poco popoloso, ha bisogno di storie!
Una lettrice mi aveva chiesto se sarei tornata, e io avevo risposto che probabilmente non l'avrei fatto. Bhe, sono contenta di essermi tradita!
Se vi va lasciate una recensione, che è sempre bello sapere il parere dei lettori.
   
 
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