«Chissà quando ti chiedono di me che occhi hai.»

 

Sacro Romano Impero sarà sì un bambino, ma di certo non è stupido.
Non capisce, però, perché suo fratello Prussia si ostini a negare una tale evidenza!
Ormai è da anni che ha capito cosa significa quello sguardo negli occhi rossi del prussiano, quando gli racconta di quando era più giovane – di quando era ancora solo Ordine dei Cavalieri Teutonici. Ed è riuscito a dare un nome al sentimento che riempie i suoi occhi nell’ istante in cui lo ha rivisto negli occhi di Ungheria.
Amore.
Eppure entrambi continuano a negarlo. Orgoglio? Forse. Paura? Probabile.
Sacro Romano Impero proprio non capisce e se prova a chiedere a Gilbert – con Elizabeta non si oserebbe mai – un perché di tutto questo tentennare, questi gli scompiglierebbe i capelli biondi ed esclamerebbe sempre la stessa frase.
-Quando ti innamorerai anche tu, capirai.-
 
Ed è durante la Guerra dei Trent’Anni – o forse già prima, non lo sa di preciso – che riesce a capire il senso delle parole di suo fratello.
È cambiato tanto durante quella guerra, ormai è un adolescente: si è fatto più alto, i lineamenti del viso hanno perso la delicatezza di quando era bambino e il fisico è ormai quello di un giovane ragazzo nel pieno della crescita.
“Chissà se, quando tornerò, mi riconoscerà ancora… ”. Se lo chiede molto spesso, Sacro Romano Impero.
E si chiede anche quanto sia cambiata Italia in tutti quegli anni.
Anche lei sarà diventata più alta? Più bella? Più… ragazza? Sarà sempre la piccola e dolce Italia, o anche il suo carattere sarà cambiato? Continuerà a indossare i vestiti di Ungheria? Avrà imparato qualche canzone nuova? Quanto gli manca la sua voce… anche quella sarà un po’ cambiata.
Oh, cielo: com’era la sua voce? Non se la ricorda! E a malapena si ricorda il suo sorriso!
Sono passati così tanti anni che, di sicuro, sarà lui a non riconoscere lei!
Avrà tanti spasimanti, ne è sicuro, e quando tornerà li sbaraglierà tutti - perché Italia è la sua piccola Italia.
Si rende conto di aver iniziato a parlare come Prussia e non va bene, allora si morde l’interno delle guance e cerca di darsi un contegno.
Inspira, espira. Di nuovo. Inspira ed espira.
Bene, ora è più calmo.
Dov’era rimasto? Ah sì: doveva dire a suo fratello che – maledetto lui!- aveva perfettamente ragione.
Ora capisce, o almeno pensa di aver capito, perché lui ed Elizabeta si ostinano a fare finta di niente: dopo tutti quei pensieri vorrebbe solo prendere un cavallo e tornare a casa da lei, abbracciarla e non lasciarla più.
Ma non può: la Guerra continua e si prospetta ancora lontana dalla fine, secondo le sporadiche notizie che gli arrivano da casa e dagli altri fronti tramite le lettere di Prussia e dei suoi generali.
Spera solo che Italia non si dimentichi di lui.
E che, se mai le chiedessero di Sacro Romano Impero, lei sorrida.





D.P.P.: Deliri Post Partum
...okay: cosa diamine sarebbe ‘sta cosa?
. . .
Io non…
Giuro che non so cosa mi sia preso. Forse è il caldo *recupera le schede di Pedagogia e le usa come ventaglio*
Scusatemi.
Lasciate una recensione? Ne ho davvero bisogno, questa volta! Please! *offre torta*
 
Maki