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Autore: Cinnamon_Meilleure    09/06/2015    0 recensioni
Angels e devils hanno iniziato il loro secondo anno alla Golden School, e sono più pronti che mai alle nuove sfide che li attendono.
Raf, ancora innamorata di Sulfus, ha deciso di dimenticarlo per il bene di entrambi, nonostante ciò la distrugga.
Sulfus, invece, è ben deciso a non rinunciare a lei, a qualunque costo. Ma il prezzo che ha scelto di pagare è molto caro, il gioco che ha scelto di giocare potrebbe essergli fatale. Può l'amore andare oltre le regole e le convenzioni, oltre i peggiori ostacoli? Persino oltre... la morte?
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Ho scritto questa storia molto tempo fa, ai tempi in cui esisteva ancora il forum di angel's friends, forse i fan di vecchia data se ne ricorderanno. Mi chiamavo Dolce-Kira, e grazie a questa storia ho conosciuto una persona meravigliosa che è tuttora la mia migliore amica online. Lei insisteva sempre affinché la pubblicassi su EFP, e ora ho deciso di farlo.
La storia si collocatemporalmente dopo i 52 episodi della prima stagione.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Raf, Sulfus | Coppie: Raf/Sulfus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Compiti Segreti
 
 
“C’è qualcosa di più bello dei buoni sentimenti, come l’amicizia... l’amore? Esiste qualcosa di più bello di amare quando l’amore è vero, puro e sincero? E allora perché qualcosa deve odiosamente impedirti di amare, impedirti di esprimere... i tuoi veri sentimenti?”
 
Tutti gli angel erano nelle loro aule, compostissimi ed in perfetto orario. Il professor Arkan aveva iniziato la lezione partendo dalla ripetizione del V.E.T.O., ammonendo in modo particolare Raf, in tono allusivo.... la angel annuì ed abbassò il capo, e le sue gote arrossirono leggermente. Il problema non era il V.E.T.O., che tra lei e Sulfus non aveva più effetto. Il problema era che si amavano e non potevano... e questo la faceva stare terribilmente male.
Ang-li era curioso... molto curioso di scoprire il perché, ma lui non era al corrente di tutto quello che era successo. Tirò una gomitata all’angel che era il suo compagno di banco e glielo chiese, a bassa voce.
-Cosa vuoi che ne sappia, fratello?- Rispose lui, limitandosi a scrollare le ali. Una angel del banco appena dietro al suo gli punzecchiò una spalla.
-Conosci Sulfus?
-Il devil? Sicuro, è il mio rivale! Dicono sia uno tosto...
Alla angel scappò un risolino. - Beh... quel ragazzo... Raf ha baciato quel devil.
-Cosa?!- Ang-li sussultò.
 –Si, anch’io lo trovo disgustoso…  poi si venne a sapere che lei era stata spinta tra le sue braccia da un inganno di Reina, la prigioniera del Limbo...
-Quella a causa della quale l’anno scorso stavamo per andare via dalla scuola?
-Proprio lei, amico.
Lui tirò un sospiro. -Ma allora niente di serio...
-Lo dici tu! Ma tutti lo abbiamo visto... le vola ancora dietro... – Squittì la compagna di banco della angel, che aveva una vocetta acutissima. Ang-li non parlò e si girò verso Raf, incrociando per un attimo il suo sguardo e scoprendolo infinitamente triste... probabilmente ora stava sospirando proprio per lui... ed era così carina, persa in quei suoi eterni sospiri...
Lei cercava di sfoderare i suoi migliori sorrisi, anche se erano finti e non le riuscivano, perché le angel non sanno mentire. Ma si sforzava di essere felice. Dopotutto era a scuola, con le sue migliori amiche... la aspettava un nuovo fantastico anno alla Golden School, pieno di emozioni, e dunque Sulfus avrebbe dovuto essere un problema secondario. Avrebbe dovuto esserlo... ma allora perché continuava a pensare a lui?
-Ang-li! Lynn! Serafina! La smettete di chiacchierare? L’anno scolastico non è neppure iniziato e già vi fate riprendere!
-Scusateci, prof - Risposero i ragazzi, all’unisono. E tacquero fino all’ora di uscita, quando Miki conobbe finalmente la sua avversaria.
Era una nuova devil mai vista prima. Era alta più o meno come Miki, e aveva la pelle pallidissima, come ogni devil che si rispetti. Aveva una chioma straordinaria, color rosso fuoco, intrisa di gel, che dava a quei capelli una forma decisamente insolita: erano raccolti sulla testa in due metà perfettamente simmetriche, a formare due corna. Una cosa impressionante ed affascinante al tempo stesso. Anche i suoi occhi erano rossi, ma erano come velati di mistero, con quella matita nera che li circondava completamente. Indossava una collana d’oro con un ciondolo d’argento a forma di goccia, che però si notava poco sulla sua pelle già pallida. La maglietta era viola, con le maniche rialzate verso l’altro e un teschio in bella vista sul davanti, con una corona fucsia in testa. Indossava dei pantaloni di cotone aderenti, di un unico colore, un violetto più chiaro della maglietta. Come scarpe aveva degli alti stivaloni di lucida pelle rosso fuoco, con un’alta zeppa. Fu lei ad avvicinarsi a Miki, la quale si sentì per un attimo intimorita dinanzi a lei.
-Ciao, io sono Rapythia. Tu saresti Miki, la mia avversaria, giusto?
Miki annui. La sua voce era quasi... gentile. Si, era gentile! Strano per una devil...
-Bene, adesso ci conosciamo. Ti saluto. Il nostro terreno è Andrea, nel caso non lo sapessi.
-Hem! Grazie, in effetti non lo sapevo ancora....- Rispose Miki, che si sentiva sempre più a disagio. I suoi occhi. I suoi occhi erano così misteriosi ed oscuri... così profondi che sembravano occhi da cagnolino abbandonato, nonostante le sopracciglia corrucciate. Poi la devil girò i tacchi e si allontanò. Miki rimase quasi frastornata dalla sua vista.
 
Dolce, nel frattempo, era già alle prese con Kabalé. Come l’anno prima, il loro terreno era Edoardo (per la gioia di Dolce). Questa volta il ragazzo, a causa di un inganno della diavoletta tentatrice, aveva trovato il suo compito d’inglese a terra, con un terribile votaccio (un 4!) e il ragazzo era indeciso se usare un trucco e cambiare il voto (perché sapeva che il professore non aveva ancora segnato i voti sul registro) o riportarlo all’insegnante.
-Farà la scelta sbagliata, vedrai! Ahahah! E’ una tentazione troppo forte! Io lo farei subito!  
-Tu sei una devil, che cosa c’entra! Edoardo non lo farebbe mai! E’ un ragazzo per bene!  
-Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco...- Ridacchio Kabalé.
-E tu non dire baggianate! Mi sono spiegata?
-Lampante, zuccherino smielato.
-Dolce, mi chiamo Dolce!
-Come vuoi, dolcetto...-
-Smettila, razza di oca!
-Senti chi parla, racchia!
-Ripetilo se ne hai il coraggio! Forza, ripeti quello che hai detto, stupida diavola!  
-Come vuoi, racchia!  
-Grr! Ma io ti faccio ingoiare la lingua!- Esplose Dolce, sventolandole il pugno sotto il naso.
-Cosa pensi di fare, angioletto deboluccio? Ahahah!
Dolce era rossa dalla rabbia.- Ti assicuro che ho un bel gancio!- Strillò inviperita. E chissà fino a dove sarebbero arrivate se non fosse stato per l’arrivo di Gas, che passava da quelle parti, mangiando placidamente un hamburger ripieno di chissà quali schifezze.
-Ragazze, smettetela, direi che non è il caso di perder tempo in stupidaggini.... o il vostro terreno sceglierà da solo e rischia di fare la scelta giusta! –Intervenne il devil, interrompendo le due duellanti. Dolce si asciugò la fronte sudata.
- E’ un rischio che non intendo correre!- esclamò Kabalé. –Corriamo in aula sfida!
-Già! Forza, allora. Andiamo!-
E corsero, veloci come il vento. O forse anche di più.
 
-Sei pronta?- Domandò Dolce, rabbrividendo dal freddo. Era una sfida di pattinaggio, non faceva certo caldo! Dolce aveva uno splendido tutù rosa pastello, mentre Kabalé un tutù a veli a pieghe viola e rosse, molto elegante.
-Sono nata pronta, zuccherino.
Dolce roteò gli occhi. –D’accordo... allora le regole sono....
-Saltale pure! Ci vediamo al traguardo, lumaca! - Strillò Kabalé, partendo più veloce della luce, ma soprattutto prima di Dolce, che la seguì a ruota.
-Non vale!-Le strillò dietro. – Sei partita prima di me! Hai barato!
-E cosa fanno  in genere i devil? Barano!- E così dicendo rise di gusto. Dolce era molto arrabbiata.
“Non vincerai, questa volta! Ci penso io, adesso... ma dove si è cacciata?” Pensò Dolce, notando che Kabalé era scomparsa. –Dove ti nascondi, razza di oca? – Urlò, agitando i pugni verso il cielo.
-Sono invisibile! Non mi troverai mai....– ridacchio la diavoletta, di gusto.
-Questo lo credi tu! I miei poteri funzionano anche sulle oche invisibili... STOP FLY!!!- Così una marea di cuoricini bloccò Kabalé ad pochi centimetri dal traguardo, appena in tempo per vedere Dolce che, agile come una farfalla, la superava velocemente e in modo derisorio.
-Non ci credo, ho perso!- Si lamentò Kabalé. L’aula sfida tornò normale, nuda e cruda.
-E va bene, angioletta smielata, hai vinto. Ma solo la sfida, tanto sono certa che Edoardo farà la scelta sbagliata!- Disse, agitando la mano in segno di non curanza.
-Questo è tutto da vedere...- mormorò Dolce, che già sapeva cosa fare.
 
Edoardo era ancora in corridoio, con il compito in  mano, ancora incerto sul da farsi, quando vide una ragazza stravagante venirgli incontro... aveva la capigliatura più stramba che avesse mai visto: capelli fucsia e foltissimi che le arrivavano fino alla vita.
-Ciao! Edoardo, giusto?
-Sì. Se non sbaglio ci siamo già incontrati da qualche parte....
Dolce si batté un dito sulla tempia.- Ma certo... sicuro! Tu sei Edoardo, il ragazzo che non si vendica mai, giusto?- Lo aveva detto con il tono più gentile che avesse, ma in ogni caso non suonava come un complimento.
-Già, sono proprio io, lo stupido di turno! L’imbecille! -
Kabalé, che si stava godendo lo spettacolo, rise di gusto.-Ahahah... non ci credo... quanto sei tonta, zuccherino... sto vincendo senza muovere un dito! Ti dovrei persino ringraziare!
Dolce strinse i pugni dalla rabbia, ma si contenne.
-Sei qui per prendermi in giro?- chiese lui. A Dolce venne voglia di mordersi le unghie dalla rabbia, ma non lo fece perché si sarebbe rovinata lo smalto.
-Non intendevo burlarmi di te... ehm! Volevo dire... con i tuoi gesti tu… hai sempre fatto capire agli altri il giusto modo di comportarsi... sto dicendo che sei un bravo ragazzo! Mi... ehm... stanno molto simpatici i tipi come te! Vorrei tanto essere come te… ti stimo moltissimo.
-Già, è vero... ma, sai, non è semplice essere come me...- Rispose Edoardo, quasi vantandosi.- Ma perché sei qui? –
-Oh, non... te l’ho detto?- Disse Dolce grattandosi il capo, perplessa.
-Ehm... perché...perché... perché mi hanno detto che quest’anno ti candidi come rappresentante d’istituto! E ti volevo dire che hai tutto il mio appoggio!
Edoardo sollevò un sopracciglio. -Ma non è affatto vero! Non lo farei mai, sono troppo timido!
-Oh... devono avermi informato male... comunque cos’hai là sotto il braccio?
-Il mio... compito di Inglese…
-Quattro! Che votaccio, mi dispiace davvero… anche a me l’inglese non entra proprio in testa! E’ così difficile!
-Già....
-Ma è soltanto un test d’ingresso, cos’è quella faccia scura? Sono sicura che recupererai in men che non si dica! Magari con l’aiuto dei tuoi amici, no?
Lui annuì e parve più allegro.
-Ma una domanda, permetti? Come mai lo hai tu?
- E’ caduto al prof...
-E glielo stavi riportando, vero? Posso accompagnarti? Sarebbe un onore per me!
-Certo, andiamo subito! Sei una ragazza simpatica, sai?
Dolce rise, e mentre Kabalé si rodeva dalla rabbia, Edoardo riportò il compito all’insegnante, il quale fu anche lusingato della sua onestà!
 
-Bravissima, Dolce! –Si congratulò Miki.
-Un vero colpo da maestra!- esclamò Raf.
-Figosissimo!- esclamò lei- Dovevate vedere la faccia di Kabalé!
-Anche Arkan ne sarà contento!- esclamò Urié.
 
-NON SONO AFFATTO DISPIACIUTA!- esclamò la Temptel. –Hai perso la tua prima sfida con Dolce!
-Quello zuccherino non l’avrà vinta una seconda volta, prof! La prossima volta mi ci scommetto le corna che Edo farà la scelta sbagliata!
-Fossi in te non sottovaluterei gli angel... – le disse Sulfus.
-Taci, tu!- Esclamò la Temptel – Ché se la tua avversaria fosse quell’angioletto dagli occhi blu il tuo protetto sarebbe un angelo personificato!
-Ma io.. io... – Cercò di giustificarsi lui, arrossendo.
-Tu sei un buono a nulla! Vai fuori!
Lui si alzò, a testa alta. -Vado fuori, ma perché sono io che voglio uscire! Siete una mandria di sfigati! Non capite neppure che, affascinadola, io l’avevo resa debole, e non sarebbe andata contro di me nel caso fosse stata la mia avversaria!
La classe tacque. Poi Kabalé sbottò:-Sì, sì, come no... tanto non ti crede nessuno!
-Branco di incompetenti!- bofonchiò Sulfus, tra sé e sé. A testa alta uscì dall’aula, sbattendo il portone talmente forte da far tremare le pareti.
Infilò una mano in tasca, e ne trasse il suo ciondolo d’oro, e con stupore lo vide splendere. Bruciava tra le sue mani. Gli cadde, ma lo raccolse subito. Si guardò attorno, sperando che nessuno lo avesse visto. Stava giocando con il fuoco, lo sapeva. E, stranamente, non gli piaceva. Era spaventato. Spaventato da quello che presto avrebbe fatto. Nessuno avrebbe mai fatto una cosa del genere, e non era sicuro di poter... sopravvivere.

 
   
 
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