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Autore: elev    10/06/2015    2 recensioni
“È il 24 settembre, sono Liz Parker e cinque giorni fa sono morta. Ma poi mi è accaduta una cosa fantastica: ho cominciato a vivere.”
Vi ricordate la sparatoria al Crash Down? È stata davvero un incidente? Chi è l’uomo che ha sparato? Cosa succederebbe se Liz, Maria, Michael, Max e Isabel cominciassero ad indagare? Sarebbero in pericolo? Max e Liz riusciranno davvero a stare insieme?
Le risposte a queste domande qui, in questa piccola ff. I fatti si svolgono sulla base della prima stagione (post 1x08 “Heat Wave”), in modo diverso, senza River Dog. Alcuni eventi ripresi dalla serie Tv originale ma non in ordine cronologico.
Questa ff è stata scritta per pura passione.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liz Parker, Maria De Luca, Max Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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***

 “Che ne diresti di… uhm ‘Alien’ in seconda serata il prossimo fine settimana?” Alex abbassò il giornale aperto sulla pagina dei film senza smettere di fissare Isabel Evans seduta di fronte a lui a uno dei tavoli del Crash Down. La ragazza aggiunse un’altra abbondante razione di salsa tabasco al gelato alla crema che stava mangiando senza alzare lo sguardo verso il suo interlocutore; “smettila di fissarmi così, Alex”, disse scocciata, “mi stai mettendo a disagio”.

Il ragazzo aprì la bocca colto di sprovvista, poi sgranò gli occhi e si schiaffeggiò la fronte con una mano “oh… oh scusa, scusa Isabel… io… io davvero non volevo…. A-allora che ne dici?” Chiese stropicciando l’angolo di una pagina del giornale.

Isabel gli dedicò un’occhiataccia inarcando un sopracciglio “Davvero tu vorresti portare ME a vedere quella robaccia?” Da quando aveva fatto “una passeggiatina” nei suoi sogni, aveva capito che potevano fidarsi e benché Alex Whitman fosse una fonte inesauribile di imbarazzanti figuracce involontarie, Isabel lo riteneva un ragazzo dolce e intelligente. Uno dei pochi che non le fissava solo la scollatura bramando qualcosa che andasse oltre ad un appuntamento normale o a una semplice amicizia. Cosciente del debole che il ragazzo nutriva nei suoi confronti, si divertiva a metterlo alla prova e il più delle volte lui finiva per arrossire e, cercando di rimediare, rasentava la paranoia.

“Ma stiamo parlando di un capolavoro della fantascienza e poi potrei vantarmi, solo con me stesso s’intende, di aver visto Alien con un’alie…oh… oh mio dio! Scusa… Scusami tanto Isabel… sono davvero un imbecille!” Esclamò. “Ti vanterai ancora per poco, terrestre! A forza di scherzare con il fuoco diventerai verde molto presto…” la ragazza lo fissò con espressione intimidatoria, trattenendosi dal scoppiare a ridere. Alex impallidì torturando la cannuccia infilata nel bicchiere del frullato che stava bevendo.

“Alex! Rilassati! Sei molto più carino quando non cerchi di renderti interessante a tutti i costi, credimi!”, Lo richiamò lei con dolcezza facendolo arrossire. “D’accordo, allora per prima cosa il vecchio Alex Whitman ti pregherebbe di far sparire quella schifezza dal tuo piatto”, indicò con una smorfia il gelato mischiato con la salsa tabasco[1], “mi fa venire la nausea! Per quanto io cerchi di abituarmi all’idea che tu… voi… non sei di queste parti, no! Decisamente non ce la faccio!”. Isabel arricciò le labbra colorate di un rossetto rosso porpora e agitò il cucchiaio sopra il dolce “Oh, Alex!”, disse, “sei proprio straordinario sai?”

“Allora potresti sceglierlo tu il film, che ne dici?”. Alex sorrise mostrandole il programma del cinema.

“Vi interrompo?”, Chiese Max avvinandosi al tavolo della sorella.

“Max! Il mio fratellino coscienzioso e responsabile… allora? Ci sono novità?”, Esclamò lei sorridente.

“Iz!”, La calmò lui lanciandole un’occhiata di rimprovero, “abbassa la voce, ci potrebbero sentire….”.

La gioia sparì all’istante dal viso della bionda lasciando spazio alla solita espressione imbronciata. “Smettila di essere tanto serio e puntiglioso, sei così irritante Maxwell!”

“Lo sai che odio quando mi chiami così!”, brontolò lui afferrando una carta menu.

“Ok, ok, allora…Che cavolo vuoi Max?”, Sbuffò Isabel alzando gli occhi al soffitto.

“Uhm”, mormorò ad alta voce il ragazzo, “Avrei proprio voglia di… “una visione celestiale” con salsa ai mirtilli…”, ridacchiò soddisfatto.

“Oh, non sai quanto la vorrei anch’io”, la voce di Liz interruppe Max che si voltò sorridendole incantato.

Isabel squadrò il fratello, sotto gli occhi sgranati di Alex e scosse la testa “Max Evans ha imparato a scherzare? Devo essere impazzita! Ragazzi comunque se non la smettete di flirtare rischiamo un ricovero per iperglicemia… bah mi viene la nausea!”.

“Ehm…”, si ricompose Liz stringendo il blocchetto per le ordinazioni, “vi porto dell’altro ragazzi?” Isabel ed Alex fecero spallucce.

“Devo parlarvi, dov’è Michael?” Chiese Max osservando il locale da sopra la spalla.

“Cos’è? Ti hanno beccato nella stanza dei cancellini con Liz?”, Aggiunse Isabel sarcastica. “Non scherzare Iz, è importante! Si tratta di ciò che abbiamo visto…. Liz ed io…”

“Scusami Max, ma né io né Alex vogliamo sapere i dettagli di ciò che combinate di notte tu e lei….”, lo interruppe Isabel.

“Non si tratta di questo! Ma di ciò che è successo nel deserto!”

“Che cosa?! Ci avete dato dentro anche nel deserto?”, La voce sprezzante di Michael si avvicinò al gruppo, seguito dallo stesso che si sedette sul bordo dello schienale della panca.

“Chi l’ha fatto nel deserto?!”, Esclamò Maria che non aveva perso l’abitudine di ascoltare i discorsi altrui.

“Di sicuro non io con te Maria, anche se sarebbe un’esperienza unica… per te naturalmente!”, Sogghignò Michael arrogante. “Già!”, sibilò Maria De Luca, “l’esperienza unica semmai sarebbe abbandonare te nel deserto e filarmela finché sono in tempo…”

“Uh huh, con la macchina di tua madre? Rimarresti a piedi dopo mezzo chilometro”, rise Michael tagliando un altro pezzo di torta al cioccolato e prelevandolo dall’alzatina sul bancone.

“Ehi!”, Strillò lei.

“Che vuoi ora?”, Ridacchiò Michael fissandola con gli occhi socchiusi e le braccia appoggiate sulle ginocchia.

“Primo: non offendere la mia Jetta! Secondo: quella torta è per i clienti e la devi pagare!”

“Comunque anch’io sono un cliente!” Rispose lui irrorandola di salsa tabasco.

“La stai rubando!”, Maria fece una smorfia nel vedere quella povera fetta di torta cucinata amorevolmente da sua madre annegare nella salsa rossiccia. “Non so come si possa mangiare una cosa del genere!”

“Mmmh, dolce e piccante!”, Rispose soddisfatto.

“È…. illegale, tu sei illegale!”

“Arrestami!”, Ribatté il ragazzo con la bocca piena.

“Ti piacerebbe eh!” ammiccò lei.

“Omioddio, ragazzi, cercatevi una stanza vi prego!”, Interruppe Isabel cercando di evitare le occhiate divertite di Alex. “Max”, proseguì, “vuoi dirci che succede così possiamo andarcene?”

“Non è divertente, Iz!”, L’apostrofò il fratello.

“Liz ha visto l’uomo che l’ha sparata… lui è stato nel deserto!”, Annunciò Max.

“Che cosa? Liz, perché non mi hai detto nulla?” Esclamò Maria prendendo l’amica a braccetto.

“E lui? Vi ha visti?” Fu la domanda preoccupata di Isabel.

“N-no io l’ho visto in uno dei flash che ho avuto quando sono caduta su una bottiglia di vetro poi ho sentito un rumore ma era buio e…” Spiegò Liz con un filo di voce.

“Se tu non ti fossi esposto quel giorno, Max, non saremmo qui a parlarne e lei – indicò Liz con un gesto della mano– sarebbe solo una banale cameriera del Crash Down che è stata sparata da un tizio di cui a noi non dovrebbe fregare nulla…” Ringhiò Michael.

“Stai dicendo che sarebbe stato meglio che fossi morta?”, Liz si passò una mano tra i capelli e gli occhi si velarono.

“Sei veramente un idiota, Michael!” Rispose Maria sferrandogli un calcio negli stinchi e un ceffone sulla nuca.

“Come al solito siete tutti contro di me! Predichi la prudenza e poi… alla prima occasione che fai? Ti fiondi sul primo essere umano in difficoltà?! Bravo Max, complimenti per la coerenza!” Brontolò l’altro massaggiandosi il collo.

“Smettila Michael, nessuno ce l’ha con te! Di lei possiamo fidarci.”, lo rimproverò Max, “È solo colpa mia, io mi sono esposto e anche se sinceramente lo rifarei… ora dobbiamo essere prudenti!” Disse avvolgendo le spalle di Liz con il braccio. “Il punto è che dobbiamo scoprire chi è, cosa vuole quell’uomo da Liz, da noi… e l’unico posto dove possiamo trovare degli indizi è nell’ufficio dello sceriffo!”

“Da Valenti?!”, Strillò inorridita Isabel, “Non starai parlando sul serio vero?”

“Agiremo quando lo sceriffo non è di turno”.

“Come pensi di entrare Max? Non vorrai attirare l’attenzione… di nuovo…” mormorò Isabel osservando gli altri clienti con circospezione. Fortunatamente nessuno stava guardando nella loro direzione, ma se avessero continuato a lungo con quei discorsi “strani”, avrebbero finito per attirare attenzioni indesiderate.

Questo anche se si trovavano a Roswell, e a Roswell succedevano sempre cosa abbastanza strane da mettere certi argomenti sulla bocca di tutti. La gente era abituata a sentire parlare di misteri e di alieni almeno una volta al giorno ma rimaneva sospettosa.

 “Non credo che entrare nell’ufficio dello sceriffo sia un grosso problema”, replicò Michael mostrando i palmi delle mani soddisfatto, “non c’è serratura che tenga…”

“Io non penso sia una buona idea… da quando hai fuso la serratura dell’armadietto di suo figlio, lo sceriffo ti tiene d’occhio più del solito”, aggiunse Liz.

“Questa volta non lascerò traccia, tranquilli! Ho visto una finestra abbastanza nascosta dalla visuale della strada da cui potrei accedere, vi aprirò dall’interno.”.

 “Ok, allora è deciso: Michael entrerà dalla finestra aprirà le porte dall’interno a Liz e a me, tu Isabel terrai d’occhio i corridoi e se arriva qualcuno saprai distrarlo mentre noi daremo un’occhiata agli schedari”, annunciò Max. Isabel gli strizzò l’occhio e sorrise.

“E noi?”, Si lagnò Maria indicando se stessa e Alex, “Non potete coinvolgerci in questa storia e tagliarci fuori alla prima occasione!”

 “Tu e Alex seguirete lo sceriffo con la tua macchina appena smonterà dal turno… ci farete sapere se per caso dovesse tornare indietro!” Michael le rivolse un sorrisetto sarcastico.

“Prima critichi la macchina di mia madre ed ora la vorresti utilizzare per i vostri scopi?” Sbuffò Maria.

“Con la boccaccia che ti ritrovi non posso certo portarti con me nell’ufficio dello sceriffo! Attireresti l’intera Roswell con i tuoi schiamazzi!”, Rispose Michael beffardo.

Maria digrignò i denti sull’orlo di una crisi nervosa e sputò “io con quello non ci parlo!”

“È proprio questo il punto Maria: tu non devi parlare!” Rispose Michael alzandosi dalla sua postazione.

“D’accordo, ora piantala Maria e anche tu Michael!”, Liz la abbracciò leggermente calmando l’isteria dell’amica. “Quando si parte?”

“Non stasera, ti prego”, disse Isabel dirigendo lo sguardo verso Max. “È la seconda volta che mi costringi a raccontare una balla a mamma e papà sul motivo per cui passi le notti fuori casa con la Jeep! Odio mentire, soprattutto a nostra madre! L’altra sera non ha fatto altro che farmi domande su di te, Max!”.

“Credi che sospetti qualche cosa di… noi?” Domandò alla sorella con un velo di terrore negli occhi.

“Non credo, ma lo sai anche tu che quando è triste o preoccupata passa le ore a riguardare i vecchi album di quando eravamo bambini… non ho voglia di passare la serata ad aprire scatole di kleenex!”, si spazientì Isabel.

Max rivolse un tacito cenno di assenso alla sorella e decise che non aveva poi tutti i torti. La loro madre riusciva ad essere davvero pesante quando voleva! Se solo avesse immaginato quale segreto le nascondevano i suoi figli…

Quindi decise di proporre il prossimo fine settimana come giorno utile per la loro “missione”.

“Ma noi dovevamo uscire, Isabel!”, Protestò Alex deluso. Lei lo guardò e scosse dispiaciuta la testa in segno di dissenso.

 

***

“Hanson!”, Jim Valenti richiamò il suo vice mentre infilava il grosso cappello da sceriffo.

“Sì Signore!” Dei passi si avvicinarono veloci e un uomo sui trentacinque anni si affacciò alla porta dell’ufficio con espressione affaticata.

“È tardi, vado a fare il solito giro di controllo in città, poi me ne vado a casa! Finisci quegli incarti e vai a bere una birra giù al pub!”, Annunciò Valenti.

“D’accordo sceriffo!” Un sorriso apparse sul viso dell’uomo “È una buona idea! Sicuramente lì avrò occasione di incontrare qualcuno di interessante… più di quelle che ho stando qua dentro insieme a l…”.

“Insieme a me? Che succede, non ti piaccio più Hanson? Mi spezzerai il cuore giovanotto!”, Scherzò lo sceriffo.

“S-si Signore, cioè N-no Signore!”, balbettò. “Senza offesa, Signore ma credo che basti poco…” aggiunse Hanson sistemandosi la cravatta.

“Vai a casa figliolo, sei stanco!”, Esclamò il capo della polizia di Roswell congedandosi.

Percorse il corridoio lentamente fino alla porta d’ingresso facendo eco con i tacchi degli stivali da cowboy che indossava.

Salì sul pick-up parcheggiato poco distante dall’ingresso della centrale e mise in moto dirigendosi verso la periferia della cittadina proprio mentre i fari di una WV Jetta si accesero e si spensero per due volte.

“Eccolo! Eccolo” Strillò Maria agitandosi sul sedile del conducente.

La risposta all’agitazione della ragazza fu il rumore prodotto dall’apertura di una busta di patatine seguito da uno sgranocchiare nervoso e da un rutto. Maria si voltò verso il suo compagno di missione che, momentaneamente, le ricordò il cassonetto della spazzatura sul retro del locale dei genitori di Liz.

“Alex!” Disse dopo averlo osservato per qualche minuto disgustata, “fai veramente schifo!”

Il ragazzo si fermò stringendo ancora qualche patatina nella mano destra, inclinò la testa e la guardò sorpreso con le guance gonfie come quelle dei criceti quando fanno scorta di cibo. “Cofa?”, chiese soffocato sputacchiando alcuni pezzetti.

Maria, agitò l’indice verso il mare di briciole unte cadute accidentalmente sul sedile, tra il freno a mano e la leva del cambio e sui tappetini. “Non potresti stare più attento? Guarda che disastro! Quanto ti ho autorizzato a mangiare nella macchina di mia madre credevo volessi fare uno spuntino non aprire una filiale di MC Donald’s! Sembra che non mangi da mesi! Mia madre mi condannerà ai lavori forzati appena si accorgerà dello stato di quest’automobile!”.

 “Scusami Maria ma… queste missioni segrete mi mettono appetito!” Alex deglutì succhiandosi il pollice e l’indice. “Si certo come no!” Esclamò lei “le missioni che si chiamano Isabel Evans? Sorvoliamo sul fatto che non hai stile nel vestire e che sei troppo paranoico, ma se diventerai anche brufoloso e grasso, Isabel non uscirà più con te!” Sghignazzò Maria che conosceva Alex Whitman e le sue paturnie come le proprie tasche. “Smettila di mangiare come se non ci fosse un domani e aiutami a tenere d’occhio l’auto dello sceriffo”.

***

Liz e Max si appostarono nell’angolo buio di un vicolo cieco che si affacciava sulla strada principale e attesero di veder spuntare Michael dietro il grosso portone d’ingresso della centrale di polizia.

Max diede l’ennesima occhiata alla traversa davanti a loro. Fortunatamente, a quell’ora era deserta. Poi rivolse lo sguardo verso Liz che gli sorrise timidamente.

“Hai paura?”, Chiese.

“Perché? Dovrei averne?”, Rispose lei senza stringendosi al braccio del ragazzo senza smettere di guardarlo negli occhi. Max sorrise e abbassò lo sguardo sulle mani della ragazza che nel frattempo si erano intrecciate alle sue.

“Tu ne hai?” Sussurrò Liz.

“Forse dovrei… mi spiace soltanto coinvolgerti in questa storia…sei sicura di… perché se non vuoi, non ti costringerò!”

“Max! Io credo di volerlo invece” sussurrò lei tranquillizzandolo.

Nel frattempo Michael sbucò dalla porta d’ingresso e, gesticolando, fece loro cenno di muoversi.

Max le baciò una tempia e sussurrò “andiamo!”

Attraversarono la strada di corsa, varcarono la soglia e salirono in silenzio una rampa di scale. Sul pianerottolo spuntò la figura esile di Isabel che bisbigliò “Coraggio ragazzi qui è tutto tranquillo! Ho modificato il caffè della guardia di picchetto in un lassativo, credo che lo terrà occupato per un po’!”.

La luce fioca dei lampioni sulla strada filtrava attraverso le serrande abbassate per metà della finestra da dove Michael era entrato, proiettando le ombre allungate dei ragazzi sulle pareti bianche.

Davanti all’ufficio dello sceriffo, Michael passò una mano sopra la serratura e un lieve bagliore comparve sotto la pelle illuminandola. La serratura scattò e la porta si aprì lentamente.

 

***

 

Michael si sedette sulla sedia girevole dietro la scrivania dello sceriffo Valenti gonfiando le guance e infilandosi le dita tra i capelli, dopo che per un’ora avevano passato in rassegna tutti gli schedari.

“Anche qui niente”, disse Liz richiudendo un pesante cassettone di ferro.

“Eppure deve esserci qualche cosa!”, Insisté spazientito. “Liz, sei sicura di aver visto bene? Non sono venuto qua per niente…” Liz abbassò le braccia alla ricerca di una risposta efficace da dare. Quel ragazzo con i capelli tanto spettinati da sembrare un porcospino non l’aveva mai accolta in modo particolarmente amichevole dopo che aveva scoperto il segreto sulla loro provenienza. Malgrado Max gli avesse ripetuto fino alla nausea che di lei potevano fidarsi, Michael Guerin aveva sempre preferito seguire il suo istinto e non perdeva l’occasione di metterla continuamente in dubbio, parlandole bruscamente e vedendo con estrema diffidenza il suo legame con Max.

“Ho capito, avrei dovuto fare di testa mia, come al solito!” Sbottò.

 “Michael! Ti ho già detto che di Liz possiamo fidarci…”, lo rimbeccò Max dall’angolo opposto della stanza. “Non sei l’unico coinvolto in questa storia, piantala di pensare sempre e solo a te stesso!”

“Non penso solo a me stesso… ma a noi! Si chiama istinto di sopravvivenza! E tu insisti a difendere Miss perfettina”.

“Ehi!” Protestò Liz “Ora stai esagerando Guerin!”

“Secondo me non c’è niente perché non hai visto niente, ti sei inventata tutto vero Liz?”, Chiese Michael rabbioso.

“Sta’ zitto Michael! Finiscila di sfogare le tue frustrazioni sulla mia amica!”, disse una voce femminile entrando dalla porta.

“Maria?!” Esclamò il ragazzo, “pensavo di essere riuscito a liberarmi di te per qualche ora! Ti si è già rotta la macchina?” Sibilò Michael ironico trovandosi naso a naso con la ragazza.

“Tutte queste tue premure mi commuovono”, disse Maria con aria tagliente, “spiacente ‘ragazzo dello spazio’, questa volta, per quello che sto per dire, non potrai fare a meno di me!”.

“Cosa ci fate qui?”, S’intromise Liz notando Alex accanto allo stipite della porta. “Non dovevate seguire lo sceriffo?”

“Valenti ha girato per Roswell circa tre quarti d’ora, poi ha parcheggiato davanti a casa e l’abbiamo visto scaricare degli incarti”, disse Alex cercando con gli occhi la considerazione di Isabel. “Quindi abbiamo pensato che potessero interessarci e siamo tornati qui per dirvelo!”.

“Potevate telefonare!” suggerì Michael sprezzante squadrando Maria.

“L’avremmo fatto e io mi sarei risparmiata “il piacere” di rivedere la tua faccia, Michael, ma qualcuno qui ha dimenticato di ricaricare il credito a quanto pare…” sbuffò lei estraendo il cellulare spento dalla tasca laterale dei pantaloni del ragazzo. Michael la fissò in silenzio per qualche secondo muovendo il labbro inferiore. “Ma bene!” Sbottò, “allora a quanto pare gli indizi che cerchiamo sono nella tana del lupo! Ora, Max, quale dei tuoi brillanti piani ci proponi?”

Max rimase in silenzio.

“Ho parcheggiato poco lontano da qui, mettete tutto a posto… insomma fate le cose che fate di solito…” Maria gesticolò indicando le cassettiere aperte e i lucchetti forzati, “poi possiamo partire!”.

“E dove vorresti portarci con quel… catorcio?” Sogghignò Michael voltandosi.

“È ovvio no?” sbuffò lei volgendo gli occhi al soffitto “A casa dello sceriffo, andiamo lì con una scusa e recuperiamo i documenti”.

“Ok, dove sono le chiavi?”, Michael allungò il palmo di una mano verso la ragazza che lo guardò sbalordita. “Forza!”, ripeté, “dammi quelle stramaledette chiavi Maria, mi serve la tua auto!”

“Che coosa?” Sbraitò lei, “vorresti andarci da solo? Spiacente io e la Jetta siamo un pacchetto unico. Dove va lei, vado anche io. Non mi fregherai la macchina un’altra volta!”.

“L’avevo solo presa in prestito…” protestò Michael.

Maria non smise di fissarlo con aria di sfida sventolandogli le chiavi davanti al naso.

“E va bene…. Puoi farmi compagnia! Infondo potrei anche sfruttarla… a mio favore!” Ammiccò il giovane.

“Io credo che dovremmo andarci tutti”, disse Isabel, “Tu Liz potresti entrare con una scusa…. Da ex ragazza di Kyle potresti distrarlo mentre noi cerchiamo ciò che stiamo cercando!”

“Isabel ha ragione, dovremo andare insieme. Questa storia ci coinvolge tutti.” Disse Max stringendo la mano a Liz.

“Io… Io non credo che Kyle voglia vedermi…. dopo che abbiamo rotto! E poi, sentiamo, con che scusa dovrei riuscire a distrarlo?” Liz si guardò attorno incerta.

Maria ci pensò per qualche istante poi s’illuminò: “idea!” Esclamò sollevando l’indice.

“Tu ed io, Liz! Ci faremo trovare nei pressi di casa Valenti con la Jetta che guarda caso, avrà una gomma bucata.

“Secondo te Kyle ci sistemerebbe la macchina alle dieci passate di sera?” Chiese Liz scettica.

“È chiaro!” Esclamò Maria “Kyle non potrà rifiutarsi di aiutarci perché primo: ti sbava ancora dietro, secondo: lavora come meccanico da Fred nel pomeriggio dopo la scuola e terzo: io guarda caso dovrò finire urgentemente un giro di consegna di torte per mia madre!”

“Alle dieci passate di sera? E ti ricordo che ci sarebbe anche lo sceriffo da distrarre…”.

“E allora? Che problema c’è? Gli racconterò che ci siamo perse tornando dalla periferia, che ho dovuto guidare piano perché l’auto faceva uno strano rumore e poi, sulla via di casa, mi sono accorta di avere ancora una di quelle torte al cocco che gli piacciono tanto e che mia madre voleva assolutamente regalargli. Lui ha un debole per mia madre.” Maria roteò gli occhi, “anche se mi fa venire la nausea solo il pensiero.” “Gli dirò che non potevo certo farle fare brutta figura ma poi abbiamo bucato. Ovviamente nel frattempo ci daremo  da fare per trovare la cartella dei documenti”. Spiegò con naturalezza.

Michael la fissò con espressione stupita per alcuni secondi e poi, con la solita sfrontatezza disse “Bella storia, davvero. Ma c’è un piccolo dettaglio… la tua auto non ha le gomme bucate e funziona …”

“Appunto! A questo ci penserai tu!” Esclamò lei contenta di essere riuscita a farlo tacere.

“Io?”

“Si capisce! Non sei stato tu a far esplodere il radiatore l’ultima volta che hai “preso in prestito” la mia auto? Questa volta, la differenza è che te lo chiedo io. Mi raccomando, fai qualche cosa che anche quella testa di rapa di Kyle possa sistemare facilmente”. Rispose Maria.

“Tu e Liz cominciate a partire mentre noi vi raggiungeremo con la Jeep. Non possiamo certo farci notare nei pressi di casa Valenti. Aumenteremmo soltanto i sospetti dello sceriffo nei nostri confronti” disse Max.

Liz e Maria uscirono silenziosamente dall’edificio seguite poco dopo da Isabel, Michael, Max e Alex.

 

***

“Non preoccuparti Liz ci sono io!” Disse Maria cercando di decifrare i pensieri dell’amica sul suo viso teso mentre parcheggiava la Jetta poco lontano da casa Valenti.

“E proprio per questo che mi preoccupo!” Rispose l’altra divertita.

Poco distante, dal buio, apparvero i fari della Jeep da dove scesero Michael e Max.

Michael si avvicinò all’auto e sfiorò una delle gomme che si sgonfiò sibilando. Poi, con un gesto della mano passò sul cofano da cui filtrò un lieve bagliore che si spense subito dopo.

“Fatto.” Disse a voce bassa. “Ora è meglio sparire, non vorrei che a Kyle venisse in mente di fare una scenata di gelosia, eh Max?!” Disse ironico trascinando l’amico per la maglia.

“Stai attenta!” Mimò Max con le labbra voltandosi un’ultima volta verso Liz.

“Ehi! Non mi auguri buona fortuna?” Strillò Maria irritata fulminando Michael con gli occhi. Lui si voltò, fece spallucce e borbottò controvoglia qualcosa che somigliava a “buona fortuna e adesso vai che stai perdendo tempo!”.

Maria scosse la testa guardandolo mentre se ne andava con Max. “Devo smetterla di sperare che prima o poi gli venga un barlume di romanticismo!”

“Ma dai Maria!” Esclamò Liz, “scommetto che non ti piacerebbe più! Non costringerlo, scommetto che ti vuole bene più di quanto credi! Forza ora, dobbiamo andare da Valenti!”

Le due ragazze si fermarono davanti alla casa dello sceriffo e Liz inspirò profondamente prima di suonare il campanello. Due voci ovattate smisero di inveire, probabilmente, contro la televisione e alcuni passi si avvicinarono lasciando intuire la sagoma di un uomo dietro la tenda. La serratura scattò dall’interno e la porta si aprì.

“Signorina Parker?!” Disse la voce profonda dello sceriffo con un velo di stupore, “cosa la porta qui a quest’ora? È nei guai o le è venuta in mente qualche altra cosa che voleva dirmi sul coinvolgimento di quel ragazzo… Max Evans il giorno della sparatoria al Crash Down o magari su ciò che è accaduto alla fabbrica di sapone l’altra sera?” Chiese sospettoso.

La telecronaca della partita di football trasmessa dalla piccola televisione nel soggiorno fece da sottofondo ad un assai patetico tentativo di dare un motivo credibile alla presenza sua e di Maria sul pianerottolo della casa. “Beh… sceriffo…, no veramente… forse…” biascicò Liz arrossendo leggermente.

“Noi siamo qui perché… perché abbiamo bucato e la Jetta non si avvia più, suo figlio Kyle potrebbe aiutarci a sistemarla?”, Cinguettò Maria interrompendo l’imbarazzante tentativo dell’amica.

“Maria De Luca!” Esclamò lui scandendo ogni lettera. “Come sta Amy… ehm sua madre?” Continuò. Gli occhi color ghiaccio dell’uomo s’illuminarono.

“Beh… lei sta benissimo e anzi starebbe ancora meglio se io potessi finire il giro di consegna delle torte!”

“Uhm” mugugnò l’uomo grattandosi il mento “due ragazze sole in giro a quest’ora…non avrete bevuto spero! Avete avvisato i vostri genitori? Potrei farlo io…” propose.

“Se suo figlio potesse darci una mano… ehm diciamo che faremmo prima e sicuramente mia madre non avrebbe nulla in contrario se per scusarci del disturbo una di quelle torte al cocco… diventasse sua!” Continuò Maria ignorando le domande dello sceriffo.

Valenti girò la testa verso l’interno dell’appartamento e urlò: “Kyle! È per te ragazzo!”.

Nessuno rispose.

“Kyle!” Insisté.

“Cosa c’è ora, pa’?” Chiese una voce scocciata da oltre il corridoio. Kyle avanzò strisciando i piedi verso il soggiorno poi alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Liz che impallidì per un istante. “Miss Texas?! Cosa ci fai qui? Già stufa di quell’… Evans, se non sbaglio, vero? Beh, mi complimento con te, Parker, per la velocità con cui riesci a cambiare idea. D'altronde dimenticavo questa tua mania di volere sempre ciò che non hai!” Esplose con sarcasmo.

Liz negò impercettibilmente con il capo e rimase in silenzio.

 

“Kyle!” Lo biasimò il padre, “ti sembra il modo di trattare le tue amiche?”

“Non sono mie amiche” borbottò a bassa voce il figlio.

“A me sembrano così carine…! Non è nella tradizione dei Valenti negare l’aiuto a chi è in difficoltà!”.

“Sia chiaro che se in tutto questo c’entra Max Evans, potete scordarvi di me e del mio aiuto per qualsiasi altra cosa in futuro!” Avvertì il ragazzo quando gli fu spiegato cosa c’era da fare. “Vado a prendere gli attrezzi, voi aspettatemi qui.”

 

Maria si offrì di andare a recuperare la torta in macchina, accompagnata dallo sceriffo che le illuminò la via con una torcia.

Prima di voltarsi lanciò un’occhiata d’intesa a Liz che si precipitò nel soggiorno alla ricerca degli incarti.

Sul tavolino del salotto, accanto a due lattine di birra aperte, erano impilate alcune riviste di football. Liz continuò la ricerca tra i libri riordinati in una grossa libreria di legno e aprì velocemente tutte le ante inferiori con risultati poco incoraggianti.

Quando varcò la soglia della cucina sorrise tra sé e sé “chi mai lascerebbe degli incarti di lavoro in cucina?” si chiese. Tornò in salotto e girò su se stessa alla ricerca di nuove idee. In quel preciso istante notò un piccolo scrittoio posto in un angolo del corridoio che portava alle stanze da letto, con mani tremanti aprì un cassetto, poi un altro e poi un terzo senza trovare nulla di interessante.

Con la speranza ridotta ad un lumicino e il cuore che le batteva forte contro il torace, aprì la porta socchiusa della stanza da letto che doveva essere dello sceriffo. Quando gli occhi si abituarono al buio, in un angolo del letto la vide: una grossa mappa ricolma. Liz la prese e fece per aprirla. Alcune fotografie sbiadite svolazzarono fuori, notò un verbale che portava la data della sparatoria e diverse schede anagrafiche. “H.Davis, 20145 Rio Grande Ave., Santa Fe, NM 87501” lesse. Afferrò tutto facendo sparire il malloppo sotto la giacca.

Quando le voci di Maria, di Kyle e di suo padre si avvicinarono alla casa, corse verso l’uscita e poco dopo, Maria le sorrise facendole intendere che era andato tutto alla grande.

“Ringrazia ancora tua madre da parte mia” disse lo sceriffo stringendo la scatola della torta come fosse un tesoro prezioso. “Anzi”, continuò posandola sul tavolo in salotto, “potrei chiamarla personalmente, dirle di non preoccuparsi, che siete qui e ringraziarla per il pensiero gentile…”

“Signor Valenti, non si preoccupi, ora che è tutto sistemato torneremo dritte a casa” si affrettò a rispondere Maria.

“Ok, ragazze allora occhio alla velocità e dritte a casa, nessuna confidenza. Gira della brutta gente a Roswell!” Si raccomandò Jim Valenti con voce autorevole.

“Pa’ se la pianti di dare consigli possiamo anche vederci il secondo tempo della partita….” Interruppe Kyle annoiato.

“Ma figliolo…” protestò l’uomo fissando dispiaciuto le due ragazze. “Scusatelo, è sempre così scorbutico…”

“Arrivederci sceriffo, grazie di tutto Kyle!” Aggiunse Liz in fretta trascinando Maria per il cardigan.

Quando la porta si richiuse Liz buttò fuori tutta l’aria trattenuta e mostrò raggiante il malloppo a Maria che soffocò un urlo di gioia e aprì la portiera della Jetta “mia madre mi ucciderà se si dovesse accorgere che ho fatto sabotare la sua auto da un alieno, rapito le sue creature e che oltretutto ce n’è una in meno!”

“Maria! Non le avrai detto di….” Chiese l’amica allarmata.

“Intendi che Michael è un alieno? Liz! Mi sottovaluti, sono una tomba in queste cose! Anche se immagino la sua faccia se dovesse sfuggirmi qualche cosa!”.

Liz la squadrò con espressione inquieta poi scoppiarono entrambe in una fragorosa risata.

 

Quando raggiunsero gli altri alla Jeep, Isabel dormiva appoggiata alla spalla di Alex che la guardava con tenerezza. Michael, appoggiato alla portiera con le braccia conserte, non si trattenne dal sorridere intuendo, dall’espressione sul viso delle due ragazze, la riuscita del loro piano. Max raggiunse rapidamente Liz, le circondò dolcemente il fianco con un braccio e le sussurrò all’orecchio qualcosa che la fece sorridere.

Si diedero appuntamento per il giorno dopo e risalirono gli uni sulla Jeep e le altre sulla Jetta, diretti a casa.

 


[1] Come ognuno di noi anche i tre alieni hanno un piccolo vizio: la combinazione di cibi estremamente dolci con quelli estremamente piccanti!

  
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