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Autore: ladymia    10/06/2015    2 recensioni
Tutti ad Adelaide sapevano chi fossero i Bad Blood.
Magnacci? Errato.
Assassini? Riprova.
Ladri? Nemmeno questo.
Per i criminali, Dana e Luke avevano il sangue cattivo, maledetto.
«I Bad Blood sono tornati a quanto vedo» Brown si credeva simpatico quando affidava loro questo nomignolo che era diffuso tra i criminali, in realtà, era di poco gusto.
«Chi abbiamo qui, Brown?» Dana ignorò la battuta fuori luogo dell’ispettore, volendo andare subito al sodo.
L’ispettore sorrise «Guardate voi stessi, sono sicuro che la riconoscerete»
***
«La buona notizia è che ci sono impronte digitali ovunque» aggiunse l’ispettore.
«Con un colpa di fortuna prenderemo l’assassino» disse Ashton.
Dana e Luke non erano convinti.
«Di chi sono?» chiese Luke.
Ashton sospirò «Questa è la parte strana del fatto. Michael Clifford, diciannove anni, chitarrista, di Sydney»
I gemelli si pietrificarono.
«Cosa vuol dire di Sydney? Come pensate l’abbia uccisa? Con il teletrasporto?» urlò Luke.
Mini-long|M.C|
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono cose che nessuno ti dirà
ci sono cose che nessuno ti darà
sei nato e morto qua 
sei nato e morto qua 
nato nel paese delle mezza verità

 




Tutti ad Adelaide sapevano chi fossero i Bad Blood.
Magnacci? Errato.
Assassini? Riprova.
Ladri? Nemmeno questo.
Per i criminali, Dana e Luke avevano il sangue cattivo, maledetto.
Non c’era nessun caso, omicidio, rapina, rapimento, che non potesse essere risolto da loro due.
Essere fratelli gemelli era un vantaggio poiché erano connessi, le loro menti, assieme, potevano dare tutte le soluzioni anche nei casi più difficili.
Ad Adealide ci pensi due volte prima di uccidere, perché sai che, in qualche modo, loro due ti scopriranno. Non ci sono prove che puoi camuffare, testimoni che puoi comprare, perché loro scopriranno la verità, comunque. Dana e Luke sono nati ad Adelaide, figli di un detective privato, sono stati cresciuti come militari. Disconoscono ogni tipo di legame affettivo, se non quello fraterno, i sentimenti per loro sono solo una debolezza, per loro esiste solo il lavoro, non sanno cosa significa uscire il sabato sera con gli amici, non sanno cosa si prova ad un primo appuntamento, non sanno nemmeno come ci si senta a vivere una vita vera. Non sono mai andati in Chiesa, loro, in Dio, non ci credono per niente, ma è giusto così, hanno visto troppi corpi morti, uomini uccisi da altri uomini, bimbi innocenti pagare per le colpe dei genitori, sequestri di persona solo per guadagnare soldi, insomma, Dio, creare delle creature così imperfette non è stata la cosa migliore che tu abbia fatto.
Dei due, quella più danneggiata, è sicuramente Dana.
Dana è fredda, come il marmo, rigorosa, ossessionata dalle regole e dalla ragione e l’unica cosa che la spaventa davvero, oltre perdere Luke, è non trovare la verità, non avere una soluzione, una spiegazione.
Luke è Luke, meno freddo, ha un carattere abbastanza forte e deciso, sa cos’è piacere ma non cos’è l’amore, gli piacciono le donne, pure troppo, gli piace svagarsi dal lavoro ma, in realtà, non se ne stacca mai realmente.
Hanno vissuto per un po’ all’estero, in Inghilterra, doveva avevano aiutato un vecchio amico di famiglia a scovare una banda di ladri inglesi. Da qualche giorno, dopo due lunghi anni, erano tornati a casa e il capo della Polizia locale, non aveva perso tempo a chiamare.
Il posto era pieno, nonostante i poliziotti avessero messo i sigilli gialli, nessuno si voleva allontanare dalla scena del crimine.
«Cosa avete da guardare?» urlò Luke «Tornate a casa, cosa avete da guardare in una persona morta?»
Dana sorrise, Luke era anche conosciuto per la crudezza e la sua schiettezza.
I ragazzi superarono i sigilli e si avvicinarono al cadavere, coperto da un telo della scientifica.
L’ispettore, Peter Brown, era un tipo abbastanza grassottello, tanto grasso quanto stupido, tutta ciccia niente cervello, fosse stato per lui, tutti gli omicidi di Adelaide sarebbero stati archiviati, poiché, secondo lui, senza prove per accusare qualcuno. Ma le prove, ricordatevelo bene, ci sono sempre, nessun assassino fa tutto alla perfezione, si lascia sempre sfuggire qualcosa.
«I Bad Blood sono tornati a quanto vedo» Brown si credeva simpatico quando affidava loro questo nomignolo che era diffuso tra i criminali, in realtà, era di poco gusto.
«Chi abbiamo qui, Brown?» Dana ignorò la battuta fuori luogo dell’ispettore, volendo andare subito al sodo.
L’ispettore sorrise «Guardate voi stessi, sono sicuro che la riconoscerete»
Luke e Dana si guardarono, non preoccupati, loro due non avevano mai paura, non era spaventati del fatto che prima o poi una di quelle vittime potesse essere un membro della loro famiglia, perché se un criminale era abbastanza intelligente da architettare un omicidio, arrivava anche al fatto che uccidere una della famiglia dei Bad Blood, gli avrebbe portato tanti, troppi, mali.
Dana scoprì il volto e la riconobbe subito.
Misha Kallen.
Venticinque anni, proprio come loro, compagna di asilo ed elementari, poi, le loro strade si erano divise; Luke e Dana aveva preso l’accademia militare, e, per quanto ricordassero, l’ultima volta che si erano visti qualche anno prima aveva detto loro che si era iscritta a medicina.
«Com’è morta?» chiese Luke, leggermente scosso.
«Strozzamento, ma dobbiamo aspettare la scientifica»

Dana scoprì il corpo e notò dei segni violacei sul suo collo: La donna era stata strozzata con le mani, quindi, si trattava di strozzamento manuale. Quello che però non convinse Dana fu la forma e la posizione degli ematomi. Lo strozzamento manuale, di solito, lascia dei lividi ben precisi dovuti alla pressione dei polpastrelli sulla laringe, lasciando anche i segni delle unghie conficcate nella carne a causa della forza necessaria per lo strozzamento. Misha aveva ematomi blu, molto grandi, su tutto il collo, soprattutto nei laterali. Questo significava che la vittima non poteva essere stata uccisa con lo strozzamento manuale, bensì, sarebbe stata solleva dal collo per lungo tempo senza però essere uccisa. Essendo stata la vittima sospesa in aria, la forza peso l’avrebbe spinta verso il basso, il collo, quindi, che era l’unica parte appoggiata a qualcosa, ovvero le mani dell’assassino, ne aveva subito le conseguenze, doveva essere per forza così: Il collo aveva avuto una pressione maggiore sulla mano del carnefice, questo aveva portato la pelle della vittima a pestarsi in una maniera impressionante, soprattutto in quei punti, i laterali, dove il carnefice teneva le dita. Questo però non l’aveva portata alla morte, Dana, infatti, non capiva perché Misha fosse stata sospesa in aria, sicuramente da un uomo abbastanza robusto dato che non è semplice sollevare una persona da terra con le mani, soprattutto, come abbiamo spiegato prima, se tutto il suo peso si riversa nelle tue mani a causa della forza di gravità.
Non era sicura, ma a prima vista, non sembrava morta per strozzamento.
Ma allora perché? Perché innalzarla in aria?
 
Dana indicò i segni al fratello che subito capì «Brown fammi sapere se la donna aveva delle relazioni, controlla se andava in palestra e portami tutti gli uomini più alti e robusti»
«Non ti scordare i risultati dell’autopsia, abbiamo un assassino da scovare» aggiunse Dana.
, aggiunse Brown, questi sono proprio con il sangue cattivo.
 

***
 
 
Dana e Luke erano stati convocati in centrale prima del previsto, con un messaggio dell’ispettore, dove ci diceva, ci sono belle, ansi, bellissime notizie. Luke aveva fatto finta di non leggere l’enorme errore di ortografia che c’era, ed aveva svegliato Dana, che si era addormentata dopo avere letto il diario segreto della vittima che le era stato fornito dall’ispettore.
Luke guidava e con la coda dell’occhio osservava la sorella, sembrava pensierosa e scossa, per il pensierosa era una abbastanza normale, stava sicuramente cercando un soluzione al caso, che fosse scossa però, era strano. Non c’era niente che potesse scalfire Dana Hemmings.
«Tutto bene, sis?» le chiese Luke.
Lei scosse la testa «Il diario di Misha mi preoccupa un po’»
Lui le fece segno di continuare.
«Non ti sembra strano che Misha abbia scelto medicina? Insomma lei voleva fare la scrittrice, per quelle poche volte che le ho parlato, mi diceva sempre che le piaceva scrivere»
«Tutto ciò cosa c’entra con la sua morte e con il suo diario?»
«Nel suo diario non parla di se stessa, Luke»
Luke la guardò confuso, ok che erano gemelli, ma non era telepatici, onestamente poi, entrare nella testa di Dana era troppo complicato, persino per lui, che la conosceva da tutta la vita. Notando l’espressione da pesce lesso del fratello, Dana continuò a spiegare.
«Scrive di un mostro che la osserva durante notte, veloce, forte, bello»
Luke scoppiò a ridere «Andiamo! non le crederai vero?»
Dana sbuffò «No, solo che pensavo potesse aiutare questo diario»
***
«Abbiamo trovato il colpevole» aveva decretato Brown.
Dana e Luke lo aveva guardato male, era un po’ impossibile come cosa, soprattutto poi se questo colpevole era stato scovato da lui.
«Irwin» strillò il grassone «Portami i fascicoli»
Pochi minuti dopo entrò l’ufficiale, Dana e Luke si guardarono sorpresi.
Non poteva essere quell’Irwin, quell’Ashton Irwin. Lo stesso Irwin, che aveva incendiato i fiori della signora Hemmings, che aveva rotto giocando a pallone la finestra della camera di Luke, quel piccolo scapestrato non poteva essere diventato un poliziotto.
«Voi?» disse sconvolto Ashton.
«Irwin che stai lì impalato? Portami quei dannati fascicoli»
«Sì, ecco, sì»
Ashton li porse a Luke, che li prese e li avvicinò alla sorella, così da poterli leggere. Nel frattempo Ashton spiegava:
«La vittima aveva il collo rotto, lo strangolamento deve essere stato violento. L’ora del decesso risale sicuramente all’alba circa alle cinque»
Dana guarda le foto della ragazza e proprio non riusciva a capire. Oltre ad essere forzuto, l’assassino doveva essere anche molto preparato, perché, per quanto può sembrare semplice, non è facile rompere il collo della vittima con le mani nude, ci vuole una precisione assurda.
«La buona notizia è che ci sono impronte digitali ovunque» aggiunse l’ispettore.
«Con un colpa di fortuna prenderemo l’assassino» disse Ashton.
Dana e Luke non erano convinti.
«Di chi sono?» chiese Luke.
Ashton sospirò «Questa è la parte strana del fatto. Michael Clifford, diciannove anni, chitarrista, di Sydney»
 I gemelli si pietrificarono.
«Cosa vuol dire di Sydney? Come pensate l’abbia uccisa? Con il teletrasporto?» urlò Luke.

 






CAUSE BABE NOW WE'VE GOT BAB BLOOD.

Bene bene, qui abbiamo un mistero da svelare!
Mi sono cimentata nella mini-long. Che stramente è quasi completa.
Non saranno molti capitoli massimo cinque. All'inizio volevo fosse una long, però non credo, non so se riesco. Anche perchè è pure soprannaturale e ci vuole troppa fantasia ed io , in questi giorni, no  ne ho molta.
Fatemi sapere se vi piace, o aggiunte la storia tra le seguite o da recensire, basta che mi fate sapere.
  
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