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Autore: Pitty__    09/01/2009    0 recensioni
I can see in the dark è una Short Fiction (cioè durerà poco, qualche capitoletto e basta). Non vi svelo ancora nulla perché lo scoprirete da soli. L'idea di questo racconto mi è venuta una mattina ascoltando una canzone dei Placebo con un umore sicuramente non alle stelle. Insomma... lo scopo di questo è più o meno sfogarmi.
Genere: Triste, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I can see in the dark

 

 

I can see in the dark

 

… Avete presente i film d’orrore? Quelli che negli ultimi anni vengono prodotti a grandi quantità. Quelli che raccontano di serial killers, fantasmi, zombie e tutte le creature più mostruose immaginabili.

Sangue, terrore, paura, suspence, lacrime, grida di dolore…

Ma sono soltanto dei film, vero? E’ solo immaginazione. L’immaginazione di qualche persona con troppa fantasia e con tempo da sprecare.

Ora vi racconterò la mia storia, il mio film Horror. Non ho premuto il tasto REC poiché non volevo rivedere la mia opera.

Il mio film è stato visto solamente dagli attori principali che lo hanno vissuto in prima persona… un film senza uno scenario, senza attori professionisti. Nel mio film il tasto PLAY non esiste, è stato premuto nel momento nel quale qualcuno decise che prendersi gioco di me sarebbe stato divertente. Perciò vi potete sedere sul divano, prendere una vaschetta di Pop Corn e della Coca Cola e iniziare ad immaginare il mio film.

Non ci sarà un REPLAY.

____ ____ ___

 

Credi nei fantasmi?

Lasciai uno stupido post it colorato sulla scrivania e mi nascosi nel buio della stanza sorridendo. Lui rientrò nella cameretta , si sedette sulla sedia della scrivania e tornò a scrivere un messaggio alla sua ragazza tramite il computer, a velocità della luce lei gli rispose e continuarono a parlare. Mi divertiva guardarlo, era un bel ragazzo, più immaturo di un bambino di 10 anni. Sorridevo tra me e me quando finalmente trovò il piccolo post it verde e forma di mela attaccato su uno dei quaderni che riposavano su quella scrivania in totale disordine. Sgranò gli occhi leggendo le mie tre parole e iniziò ad urlare contro il suo fratello più piccolo che era sdraiato sul letto nella sua stanza, quella di fianco alla sua. Uscì aprendo violentemente la porta e andò da suo fratello continuando ad imprecare cose che facevo fatica a capire persino io.

- Ti ho detto di smetterla con le stupidaggini. Sono stufo delle tue stronzate. Hai capito? La prossima volta che lo fai giuro che ti spacco la faccia, hai capito bamboccio? -

- Si può sapere che cosa vuoi da me? –

Gli fece vedere il bigliettino a forma di mela.

- Cosa sarebbe?-

- Come cosa sarebbe? Non continuare a negare, so che sei tu… ma credi veramente di farmi paura?-

- Smettila di essere cosi violento e poi ti ho già detto che non sono stato io. –

- Si…è stato il vento a metterla sulla mia scrivania! –

- Magari… Ora esci dalla mia stanza! Se ti bazzicano i fantasmi non è colpa mia! –

- I fantasmi non esistono, stupido! –

- Appunto Dane, i fantasmi non esistono! –

Uscì dalla porta sbattendola, tornò nella stanza e chiuse la porta a chiave. Non era la prima volta che gli facevo questi scherzetti e non era neanche l’unico al quale li facevo. Tutte le volte gli scrivevo una cosa diversa e tutte le volte aveva incolpato il suo povero fratello minore.

Non lo dava a vedere ma questa cosa gli faceva paura. E cosi doveva essere…

Non ti preoccupare, questo è soltanto l’inizio…

***

Ma… tu pensi di avere la coscienza pulita?

Il suo cellulare squillò. Io osservavo dalla finestra… Lui era sdraiato sul letto fissando i poster dei suoi miti e ascoltando la loro musica. Sbloccò la tastiera del cellulare e aprì il messaggio, lo lesse e sgranò gli occhi come prima fece il suo amico leggendo il mio bigliettino.

Il messaggio non aveva un mittente, non c’era un numero, appunto perché io non ero un numero, io non c’ero…

Si mise le mani in testa. Non era la prima volta che succedeva e si tormentava chiedendosi chi gli potesse fare quei scherzi.

Sua madre bussò alla porta e lui sobbalzò impaurito…

- Vieni a cena tesoro? –

- Si…si… arrivo subito mamma. –

- Ted , cos’è quella faccia? Sembra che tu abbia visto un fantasma… -

- Non esistono i fantasmi mamma… -

- Si, appunto… Vieni a mangiare dai. –

Mi lasciai scappare una risata sperando che qualcuno la sentisse. Me ne andai subito dopo ma non prima di far sbattere le finestre della sua stanza. Lui si girò per guardare, quella sera non c’era vento…era tutto troppo tranquillo anche per il vento. Decise di non pensarci ed uscì dalla stanza, scappando… fuggendo.

So che hai paura… ne avrai ancora di più.

 

  
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