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Autore: VictorianPuppet    11/06/2015    3 recensioni
"Mi chiamano la Rosa Selvatica, ma il mio nome è Elisa Day. Perchè mi chiamino così non lo so, il mio nome è Elisa Day."
La storia di un amore breve, intenso, fatale.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ramsay Bolton
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Where the Wild Roses Grow


 

Il primo giorno che la vide, Ramsay Bolton seppe che lei era l'unica, quella giusta. I loro sguardi si incrociarono e lei sorrise, il volto illuminato da una gioia segreta.

Aveva i capelli come boccoli di oro pallido, gli occhi parevano aver rubato i colori a un pezzo di mare in tempesta e le sue labbra... le sue labbra erano del colore delle rose che crescevano giù al fiume, selvatiche e rosse come il sangue.

La guardò ridere con le amiche seduta sul bordo della fontana, e infine la seguì verso casa.

 

Bussarono alla sua porta, e lei aprì. Elisa Day si ritrovò davanti al ragazzo che poco prima le aveva rubato un sorriso e qualche battito dal cuore.

Aveva i capelli scuri come la notte, la mascella forte e occhi color cobalto che presto si specchiarono nei suoi, labbra scolpite che si posarono sulle sue, che avevano il colore delle rose selvatiche.

Lui fu il suo primo uomo, la strinse forte mentre tremava e la sua mano gentile asciugò le lacrime dalle sue guance vellutate.

 

Il secondo giorno lui le portò un fiore e delicatamente glielo incastonò fra i capelli, sopra la curva dell'orecchio; lei sorrise e arrossì. Era la fanciulla più bella che i suoi occhi avessero mai visto. La prese fra le sue braccia, baciandola, e la fece sua; non sarebbe appartenuta a nessun altro uomo. Le spostò i lunghi capelli chiari dietro la spalla e le sussurrò all'orecchio, chiedendole se sapeva dove crescevano le rose selvatiche, così dolci, scarlatte e libere.

 

Il secondo giorno bussò di nuovo alla sua porta, e teneva fra le mani una sola rosa rossa. I suoi occhi di cobalto si illuminavano mentre faceva scorrere la mano sulla sua pelle e lei si sentiva sempre più leggera e felice. A lui avrebbe donato la sua tristezza e ciò che aveva perduto, lui li avrebbe portati via, e l'avrebbe fatta sua per sempre. I suoi baci erano la cosa più dolce che avessa mai assaporato, e improvvisamente lui le chiese:"Mi seguirai, se ti mostro le rose?"

 

Il terzo giorno venne a prenderla e per mano l'accompagnò al fiume. Là crescevano le rose, una distesa incantata e fiera di rossi boccioli selvatici e liberi che si specchiava nelle acque limpide e mosse. Lui gliele mostrò e poi la baciò.

Dopo l'ultimo bacio lui le sussurrò qualcosa, ma lei non capì e si voltò, ridente, per chiedergli di ripeterlo. Troppo tardi si accorse della pietra stretta nel pugno di lui.

 

L'ultimo giorno la portò dove crescono le rose selvatiche. La fece sdraiare sulla riva del fiume, mentre la brezza leggera le muoveva il vestito bianco di pizzo e raso. Lei rideva, pura e dolce come quei fiori, rossa nella passione, piena della linfa della giovinezza.

Le diede un bacio di addio e le disse:"La bellezza deve morire.". Sollevò il corpo ormai senza vita di lei, leggero, e lo pose nel fiume, baciò le sue labbra e vi pose sopra una rosa.

 

Mi chiamano la Rosa Selvatica, ma il mio nome è Elisa Day. Perchè mi chiamino così non lo so, il mio nome è Elisa Day.





SPAZIO AUTRICE
La storia è ispirata alla bellissima canzone dei "Nick Cave and The Bad Seeds", che vi consiglio caldamente di ascoltare! Era da tempo che cercavo un contesto in cui attualizzarla, e il personaggio psicopastico di Ramsay ha fatto perfettamente al caso mio. Grazie mille a tutti coloro che l'hanno letta, lasciatemi qualche parere! :)
VictorianPuppet

  
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