OLE’!

Shura sapeva bene cosa non fare il 12 gennaio: stazionare nei pressi del Santuario.

L’unica, disastrosa, tremenda volta che era successo aveva trovato davanti la propria casa tante caprette quante gli anni che compiva. E in mezzo al gregge, incazzato come al solito, Death Mask che tentava di condurre le bestie verso la camera da letto del cavaliere del Capricorno.

No, non era stata una cosa piacevole. Specialmente per i regalini che gli animali avevano lasciato.

Ma a distanza di un anno, il fatidico giorno era tornato.

Si carezzò il braccio con estrema delicatezza. Un valido motivo per usare Excalibur era proprio per difendere il Santuario da attacchi animaleschi.

Nel vero senso della parola.

Sbirciò oltre le colonne del proprio palazzo, ben attento a scorgere la più piccola parvenza sospetta e carpire belati, muggiti e versi insoliti al luogo. Camminò silenziosamente, prudentemente, velocemente, finché non giunse ai piedi della scalinata delle dodici case. Senza intoppi.

In fondo, si rese conto che erano solo le due di notte, e gli unici mugolii ambigui provenivano dalla casa dell’Aquario. Ma perché il proprietario dell’ottava aveva fatto una visitina, niente di insolito.

Sorse il Sole mentre Capricorn si rintanava in un albergo di Atene, mollando alcune banconote al responsabile della reception. Una sana giornata di vita comune non gli avrebbe nuociuto. Si stese sul letto, accese la TV e ordinò ogni ben di Dio col servizio in camera.

“¡Feliz cumpleaños!” pensò, addentando una fetta di torta. Trascorse la mattinata oziando e dormendo. Il Grande Sacerdote non avrebbe detto nulla a proposito della sua scomparsa, ne era sicuro. Così sicuro che dopo pranzo finse di essere un turista spagnolo, e tormentò ogni singolo individuo greco che incontrò sul suo cammino. Un passatempo inusuale, ma dilettevole.

«¿A que hora abre el museo?»

Tornò a notte fonda, tornò quando la falce di Luna era sparita sotto l’orizzonte. Tornò dopo aver visitato ventotto musei, tornò perché si sentiva così greco da potersene vantare con lo stesso Achille. In realtà, tornò a casa perché aveva sonno.

Nel buio della stanza, si sfilò la camicia e i pantaloni e si cacciò sotto le coperte, tirandosele fin sopra la testa.

“Te l’ho fatta, Death Mask, mamòm de mierda.” pensò soddisfatto, distendendo le gambe. Ma gli fu mollato un calcio. Da un piede gelido, per la precisione.

«Bon anniversaire.» borbottò una voce accanto a lui, senza particolare enfasi.

Shura ebbe un infarto. Dopo dieci secondi di puro silenzio – e agitazione, allungò la mano verso il comò per accendere una piccola lanterna. Vide accanto a sé un apatico Camus, supino e in pigiama, con gli occhi puntati al soffitto.

«Che ci fai qui?» chiese (sudando freddo) Shura. Conosceva la gelosia dell’amante di Aquarius. E sapeva bene che per una bravata poteva ritrovarsi bucherellato, perché no… anche evirato.

Camus sbatté le ciglia, rimanendo immobile, come se trovarsi lì fosse quasi d’obbligo.

Capricorn arrivò subito al sodo, ad occhi sgranati: «Non vorrai mica…»

«Minchione!» vociò il mamòm de mierda, irrompendo nella camera. «Minchione! Minchione!»

Shura impiegò circa un nanosecondo per rendersi conto della situazione e portare pericolosamente Excalibur al naso di Death Mask.

Era stato un colpo basso. Basso davvero. Infimo.

Solo perché Shura era attratto dalla Francia, Cancer aveva osato mettere un francese nel suo letto.

«Auguri minchione! Scendi a bere qualcosa a casa mia, c’è già la sgualdrinella!» ghignò Death Mask scostando il braccio dell’amico, e rivolgendosi senza troppi complimenti ad Aphrodite. Si allontanò offrendo un pugno all’addome di Shura, fortunatamente evitato grazie ai riflessi pronti.

Quindi lo spagnolo si voltò verso Camus, non certo un tipo da filarsi l’italiano con simpatia. Si era seduto e lisciava i capelli con una mano, ad occhi chiusi.

«Posso dirti una parola? Da amico.» fece lui sentendosi osservato, con voce piatta.

Shura annuì: «Sì, magari come ti ha convinto Death Mask. O come ha convinto Milo a lasciarti andare.»

Camus si issò con eleganza, scosse la testa e si allontanò verso l’atrio della casa, celando in sé i misteriosi motivi del gesto. Prima di sparire, però, rivolse un’occhiata decisamente più allegra del solito a Capricorn, e pronunciò una parola non consona al proprio vocabolario.

Il 12 gennaio era un giorno veramente strano.

«Olè!»

Prima di rincasare, Camus ricevette indietro da Death Mask quella cosa.

E all’ottava casa, qualche minuto dopo, la voce di Milo esultò: «Camus, la frusta! Ti ha ridato la frusta, mio matador!»

Gem racconta...

*perde sangue dal naso immaginando Milo frustato*

Perché l’ho scritta? Perché Shura fa il compleannoooooooo! Auguri caprettaaaaa!

Perché l’ho postata prima del 12 gennaio? Non lo so. Forse perché il 12 non ricorderei di farlo.

Perché Camus frusta Milo? *me muore*

Non mi sembra però che i toreri abbiano le fruste. E odio la corrida. Non quella di Milo e Camus, s’intende. *me arimuore*

Beh, che altro dire? Commentate e augurate buon compleanno ad Heidi Shura! xD

[Fic dedicata, ovviamente, alla mia Capricorno del cuore. *w* Hermana! xD]

'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masami Kurumada; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.