Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: Tetsuko Kuroko    11/06/2015    0 recensioni
Così come il Giappone ha i sei titolari del Teikou, l’America ha la sua squadra: i Los Angeles Vorpal Swords, uno Street Basket Team che – prima del suo scioglimento – è diventato una leggenda.
Prima della Generazione Giapponese.
Prima che i New York Jabberwock prendessero il loro posto.
Prima che fossero inghiottiti dall'oblio.
Dopo la loro salita a numeri uno.
Dopo che conquistarono l’imbattibilità, la fama e il rispetto.
Dopo essere diventati leggenda.
{Meeting GoM Pre-Winter Cup (solo prologo) + EXTRA GAME}
Genere: Azione, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Taiga Kagami, Tatsuya Himuro, Tetsuya Kuroko
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prologo – They are the Absolute Dream Team... and they don't freaking realize it! 

"Yo! Non sei per niente gentile, sai? Perché non lasci partecipare anche noi?" Esclamò - decretando il suo ritorno in Giappone - un ragazzo di centonovanta centimetri, capelli e occhi rosso scuro di nome Kagami Taiga, il quale era anche l’asso del club di basket del Liceo Privato Seirin.

"Sei tu Kagami Taiga?" Domandò, retoricamente, un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi eterocromatici, uno rosso e uno giallo/oro, alto intorno ai centosettantacinque centimetri.

"Invece tu sei Akashi, hah?" Replicò Kagami guardandolo con curiosità e una crescente voglia di prenderlo a pugni. Non sapeva perché, ma la sua faccia lo irritava.

Akashi Seijūrō, capitano della Generazione dei Miracoli, prese a scendere le scale lentamente e con un’aura minacciosa.

"Shintaro." Disse riferendosi alla guardia tiratrice dai capelli e gli occhi verdi, nascosti dietro un paio di occhiali, alto centonovantacinque centimetri, con la fissa di seguire l’oroscopo di Oha-Asa.

"Sì?" Rispose Midorima.

"Potresti prestarmi le tue forbici?"

"Perché?" Chiese il giocatore dello Shutoku, che si interrogava sull’insano motivo per il quale Akashi volesse il suo lucky item del giorno.

"I miei capelli hanno bisogno di una spuntatina."

Ma quando le forbici arrivarono in mano al playmaker, vennero utilizzate per cercare di ammazzare Taiga, che – grazie ai suoi riflessi – riuscì a prenderlo di striscio sulla guancia.

'Ma che...? ' Pensò Kagami sconvolto. 'Chi diamine si crede di essere? Joshua? '

"Oh... In luce dei nuovi fatti, per questa volta ti perdonerò. Comunque, non ti darò una seconda possibilità. Quando vi dico di andarvene, andatevene. In questo mondo, vincere è tutto: ai vincenti è permesso tutto, ai perdenti tutto è negato. Non ho mai perso, e mai perderò. Visto che ho sempre vinto, ho sempre ragione. Non ho pietà di chi è mio rivale, nemmeno per i miei genitori." Concluse Akashi.

Senza aspettare risposta, il ragazzo si girò e diede le forbici a Midorima, ma messo piede sul primo gradino...

"Ha ha ha ha ha! " Una risata maschile da maniaco pazzoide lo bloccò sul posto, mentre Taiga si scansò, senza voltarsi, a destra per puro istinto e abitudine evitando così di venire squartato da un kunai e dal suo possessore.

"Not bad, Taiga... [Non male, Taiga...]" Disse, in inglese, il ‘ninja pazzo’: un ragazzo alto centonovantacinque centimetri, dai capelli bianchi corti e ribelli e gli occhi verdi.

"Oh, no! Are you crazy, brother!? What would it happened, if he didn’t dodge it, you dumbass? I’m really sorry about it, Kagami. [Oh, no! Sei pazzo, fratello!? Cosa sarebbe successo, se lui non l'avesse schivato, idiota? Sono spiacente per questo, Kagami.]" Si intromise un altro ragazzo, identico al precedente, ma alto centottanta centimetri.

"Oh, that’s an horrible surprise! What the hell do you do in Japan? [Oh, questa è un'orribile sorpresa! Che diamine ci fate in Giappone?]" Domandò irritato Kagami Taiga.

"Don’t you know? The captain summoned us all. [Non lo sai? Il capitano ci ha richiamati tutti.]" Rispose da sopra le scale un altro ragazzo alto centottantacinque centimetri, dai capelli neri con un ciuffo che gli ricadeva sopra l’occhio sinistro nero e un neo sotto il destro, che era – inoltre – la guardia tiratrice del Liceo Yosen.

"What? Tatsuya!? Really!?!? [Cosa? Tatsuya!? Davvero!?!?]"

In quel momento il suo cellulare vibrò e ne lesse il messaggio: sì, era vero.

"Well... We’re in Japan, so... Why the hell don’t we talk that beautiful language? [Beh... Siamo in Giappone, così... Perché diamine non parliamo questa bella lingua?]"

"I’m pretty sure that the captain will come here speaking it. [Sono abbastanza sicuro che il capitano arriverà qui parlandola.]"

"Allora, in tal caso, perché diamine voi due siete qui?" Richiese Taiga, puntando furiosamente col dito i gemelli.

"Vacanza anticipata di Natale con studio di basket e lingua Giapponese." Disse il gemello ‘buono’.

"Ah, mi avevate detto di una cosa del genere..." Disse il moro scendendo tranquillamente le scale.

"Si può sapere perché chi ci chiama è sempre in ritardo!?" Esclamò irritato il gemello ‘pazzo’.

I sei della Generazione dei Miracoli del Giappone guardavano i quattro Americani come se in loro vedessero se stessi e la scena appena vissuta.

"Chiedo scusa per il ritardo, ma gli allenamenti sono durati più del previsto." Disse una voce femminile alle spalle dei quattro che l’aspettavano.

I ragazzi Americani si voltarono, mentre quelli Giapponesi alzarono solo lo sguardo ritrovandosi davanti una ragazzina di centosettanta centimetri, dai corti capelli biondi raccolti in un’alta coda e gli occhi azzurri, che indossava la divisa della scuola media Teikou.

Alla vista della tuta/uniforme, i sei sgranarono gli occhi stupiti e sconvolti.

"Yo! Capitano, come va?" Fece il gemello ‘pazzo’.

"Buongiorno, capitano!" Lo seguì il gemello ‘buono’.

"Ehi! Da quanto tempo!" Esclamò il moro.

"Chi non muore, si rivede!" Brontolò Kagami.

"Non avrei mai immaginato di rivedervi... Joshua, Jonah, Tatsuya e anche Taiga." Sorrise lei.

"Non manca nessuno?"

"No, Joshua-nii, siamo tutti e cinque qui."

"I 'Miracoli'... tutti insieme. Come ai vecchi tempi!"

"Vecchio sarai tu, Tatsuya teme!"

"Chi hai chiamato teme, dobe?"

"Rissa tra fratelli!!! Sììì! Fate partecipare anche me!!!"

"No! Joshua, metti via quel kunai!!!"

Ma sentirono su di sé quello sguardo del capitano e si ricomposero istantaneamente, mentre lei tornava a sorridere come se nulla fosse successo.

"Ehi, ma che sta succedendo qui?" Chiese un ragazzo sui centonovanta centimetri, con la pelle olivastra e capelli e occhi blu: l’asso della Generazione dei Miracoli, Aomine Daiki.

"Muro-chin, a parte Kagami e te... Chi sono gli altri?" Domandò un ragazzo di due metri, dai capelli, che gli arrivavano alle spalle, e gli occhi viola: il centro, Murasakibara Atsushi.

"Miracoli!?" Fece eco a Himuro un ragazzino di centosessantotto centimetri, capelli e occhi azzurri: il Sesto Uomo Fantasma e compagno di squadra di Taiga, Kuroko Tetsuya.

"Che... carinaaa!!!" Esclamò, osservando la ragazza, un ragazzo di quasi centonovanta centimetri, biondo e dagli occhi dorati: l’all rounder, Kise Ryouta. 

I cinque si voltarono ad osservare i Giapponesi: Joshua con un sorriso pazzo, Jonah con curiosità, Tatsuya e Taiga divertiti dalle loro reazioni e la ragazza...

"Buongiorno, senpai. Vi chiedo scusa, non sapevo aveste una riunione proprio qua. Comunque, vi presento i gemelli Evans: Joshua, il centro; Jonah, il playmaker; poi ci sono Tatsu-kun, la guardia tiratrice; Tai-chan, l’ala grande e io, Garcìa Chikara, l’ala piccola. Quando eravamo in America, facevamo parte dello stesso Street Basket Team." Spiegò il capitano Americano.

"Per questo vi chiamano 'Miracoli'?" Chiese Kuroko.

"Per questo e anche perché eravamo lo Street Team più forte d’America. Il nostro livello era di poco inferiore a quello dell’NBA, ma questo un anno e mezzo fa. Poi, a causa delle nostre differenti età e nazionalità, abbiamo sciolto il team." Rispose Jonah.

"Una scelta forzata?" Domandò curioso Midorima.

"Già... Ora che ci penso, lasciati squartare TAIGA!!" Ringhiò Joshua saltandogli addosso, ma Jonah lo prese per il polso che teneva il kunai e lo tenne in alto, mentre stringeva per la vita il fratello per evitare che portasse a termine ciò che aveva detto.

"Ma non c’è una cura per la sua pazzia?" Brontolò Kagami, mentre Tatsuya gli tappava la bocca troppo tardi.

Chikara sospirò, ma che razza di squadra era quella?

Taiga e Joshua, nel frattempo, si stavano ricoprendo di insulti, mentre erano tenuti fermi sul posto dai rispettivi fratelli, che cercavano di evitare un bagno di sangue.

"Possibile che sia così ogni volta?" Protestò Jonah.

"La volete piantare di fare i bambini?" Li rimproverò Himuro.

La Garcìa si mise la mano in faccia (cosiddetto facepalm) per la situazione tragicomica e non sapendo se ridere o piangere.

In ordine di età, lei era la più piccola (quindici anni), Joshua, Jonah e Taiga erano quelli di mezzo (sedici anni) e Tatsuya era il più grande (diciassette anni); ma chissà per quale strano motivo, lei era il capitano e Himuro il vice. Si chiedeva se quello fosse il motivo: lei non aveva fratelli maschi – solo una sorella di trentun’anni, loro Coach – mentre i ragazzi avevano una qualche relazione, come gli Evans che erano gemelli omozigoti (se non fosse per l’altezza: Joshua era più alto di Jonah, forse perché era nato un’ora prima) e Taiga e Tatsuya erano fratelli adottivi.

"SHUT YOUR MOUTHS, YOU ASSHOLES! [CHIUDETE IL BECCO, IDIOTI!]" Urlò Chikara al limite della sopportazione. "Bene... Non è tempo di rimpatriate, ora: esami e tornei sono alle porte per tutti. Propongo di fare un Meeting quando saremo tutti più tranquilli... DISMISS! "

"YEAH!" 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Tetsuko Kuroko