"Altrimenti, non posso voltare pagina", ammise il rosso abbassando la voce e lo sguardo.
La fiamma di Rin aveva divorato rapida ogni parola che il ragazzo aveva urlato al suo rivale, e rimasta a menare le fauci sulla fredda realtà, si era spenta, sferzata dalla consapevolezza della sua debolezza.
Le braci di quella fiamma, però, furono sufficienti ad appiccare un nuovo fuoco ingordo di sentimenti repressi e parole taciute, che divampò dalle labbra di Haru.
"Non puoi?! Vuoi che nuoti per te, così che tu possa voltare pagina? Ho smesso di nuotare, per te, Rin, ti ho sgombrato la strada, cosa vuoi di più?!".
La lucidità era tornata di gran fretta, e batteva energicamente il palmo della mano sulle fiamme per estinguerle al ritmo di Che cosa hai detto, che cosa hai detto, rimpiangendo di aver lasciato incustoditi materiali tanto infiammabili.
"Hai smesso di nuotare a causa mia?"
Rin stava affondando le mani nelle braci ancora calde, frugava con le dita scottate alla ricerca di quei sentimenti repressi prima che si sbriciolassero completamente, o di essi non avrebbe mai conosciuto altro che la fiamma che avevano alimentato.
Haru annuì.
"Dopo quella sfida."
Era un'affermazione. Stringeva ormai, bollente nel pugno, l'origine trovata tra la cenere, annerita ma intatta.
Haru annuì ancora. "Non l'ho fatto per sgombrarti la strada, però. Mi sentivo in colpa e il pensiero che tu non nuotassi più era insopportabile. Non avrei potuto continuare come se niente fosse. Ma non ho mai-"
"Stai dicendo l'opposto di quanto hai detto poco fa. Credi che io sia stupido?"
Un vecchio barlume provocatorio brillava nel tono con cui la domanda era stata posta, sebbene l'ambiente fosse ormai privo dell'ossigeno necessario a quella fiamma per divampare nuovamente.
"Quello che ho detto non lo penso veramente! Mi hai fatto arrabbiare, e nuotare mi è mancato più di tutto, ma non ho mai ceduto alla tentazione di riprendere, perché non era giusto! Perché mi sentivo in colpa! Non di certo perché..."
Haru gli prende il pugno e gli apre le dita, perché Rin osservi l'origine, invece di sentirne il solo calore.
"Non ho mai pensato che tu avessi bisogno di una strada sgombrata per raggiungere il tuo sogno. Non lo pensavo allora, e non lo penso adesso. È per questo che non sopporto la tua smania di gareggiare contro di me per levarmi di mezzo una volta per tutte! Non ne hai bisogno! Non hai bisogno di lasciarmi indietro adesso per sapere di poter vincere o arrivare alle Olimpiadi!". Haru era a corto di fiato per l'enfasi con cui aveva parlato. 
Fiamme purificatrici avevano inghiottito quanto si fosse accatastato negli anni, liberando la solida struttura architettonica che il marasma aveva distorto nel ricordo di qualcosa più piccolo, più effimero, traforato dall'ingordigia dei tarli.
"Voglio nuotare con te molto di più che solo un'altra volta", soffiò Haru. 
Il vapore bollente aveva sciolto la lingua ad uno e all'altro gli ingranaggi della caratteristica espansività, che da qualche tempo non avevano trovato espressione se non in gesti bruschi e violenti.
Rin abbracciò Haru.



Nota:
Il titolo è un omaggio a Virgilio, traduzione del verso "Agnosco veteris vestigia flammae" del quarto libro delle Eneide dedicato a Didone.