Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Risa Lily Angelie    12/06/2015    4 recensioni
Quando Gemma trova una band con la quale esibirsi, non sa che è solo l'inizio dei suoi guai.
Se poi ci si mette anche Andrea, il bel chitarrista con il quale si è trovata subito in attrito, i guai non possono che raddoppiare.
Ma chi l'ha detto che i guai vengono sempre per nuocere?
Gemma odierà davvero Andrea come dice?
Andrea scoprirà che Gemma non è solo l'imbranata ragazzina che si è ritrovato, suo malgrado, tra capo e collo?
E... La pianto e vi lascio alla storia, raccontata dalla nostra sarcastica, un po' sognatrice e nient'affatto adatta protagonista.
***
«Non mi conosci.»
«Tu non conosci me.»
«Mmh, si può rimediare», gli porgo la mano, «Gemma Bruni»
«Andrea Sabatini», risponde lui, stringendola, «Comunque resti pazza.»
«E tu resti impossibile», schiocco la lingua, «e stronzo.»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ogni riferimento a cose, fatti realmente accaduti e/o persone esistenti è puramente casuale. 
 



1. Dove la nostra protagonista non riesce a svegliarsi in tempo, fa un disastroso ritardo e qualche figura di merda.


 
 
Come tante altre storie, questa inizia con una protagonista in ritardo.
Non è molto originale, devo dire che avrei potuto fare di meglio, ma partire da questo mi sembra il modo migliore per far capire in che guaio io mi sia cacciata.
Ma il nocciolo della questione è: perché la protagonista – che poi sarei io – è in ritardo? Beh, semplice.
Mi spiego meglio e subito.
Come molte persone sulla faccia di questa Terra, io ho una sveglia.
Bene, questa sveglia non ha suonato.
E prima che qualcuno mi dica che non è nulla di tragico, vi illustro la situazione: io canto. Non sono certo la nuova Mariah Carey, ma diciamo che non faccio poi così schifo.
Dopo anni di ricerca, finalmente trovo una band… E questa diavolo di sveglia non suona! 
Volete davvero dirlo? Volete dirmi che non è nulla di tragico?!

Dovevo essere lì alle 19:00 ed ora sono le 19:30 e io sto correndo su e giù per il minuscolo paesino in cui abito – che a dirla tutta, è tutto un sali-scendi di viuzze, scalette e piazzette.
E non chiedetemi perché io stessi dormendo così tardi, non volete saperlo.
Un giorno ti ucciderò, sveglia infame.

Dalla mia borsa estraggo un biglietto stracciato su cui avevo scritto l'indirizzo: Via degli Alberoni, 3.
E' buffo il fatto che io viva qui da tipo tutta la vita ed ancora non sappia il nome delle vie.
Proprio mentre infilo il biglietto nella borsa, mi squilla il telefono.
Sono una ragazza fortunata.
Dopo averlo cercato un po', finalmente lo trovo – in una delle mille-mila tasche di questa borsa che fa un baffo a quella di Mary Poppins – e rispondo senza nemmeno guardare chi sia a chiamarmi.
«Pronto? Qui Gemma.»
«Sono il chitarrista della band», mi fa una voce maschile al telefono – e intanto penso “Ma porca vacca, che figura di merda!” – mentre io mi guardo intorno come una ritardata alla ricerca di questa stramaledetta Via Alberoni, «dove sei? Siamo tutti qui.»
«Davvero, mi dispia- Oh cazzo!», rischio di inciampare, ma mi riprendo – evitando così una rovinosa caduta e di non presentarmi con un occhio nero, sembrando così un caso del tutto perso (non che ora stia facendo una figura migliore, ma comunque...) –, «… dispiace! Mi dispiace tantissimo» farfuglio.
Nel frattempo con lo sguardo continuo a vagare tra le vie e le viuzze del mio paesino, cercando di fare mente locale: andando per le scale dovrei finire in Piazza Cosentini, quella con le querce – e non mi interessa – poi andando a sinistra – ma perché questo paese deve essere tutto un su e giù?! Quanto lo odio! – dovrei ritrovarmi di fronte… 
«Ehi, ci sei o dobbiamo mandarti una squadra di ricerca?»
Ma dico, una cerca di ragionare e viene interrotta così?
«Tu sì che sei un gentiluomo; dimmi un po', sei stato in una scuola inglese per caso?» Sbuffo, accelerando il passo.
Questo tizio morirà malissimo, me lo sento. 
«Senti un po', tu-», sento un vociare, lui si interrompe, sospira e poi mi fa la fatidica domanda:«Ma dove sei?»
Good question.
«Ehm, sono in Via...», volto lo sguardo di qua e di là alla ricerca dell'indicazione con il nome della via, «in Via Castrotelli.»
«Oddio, sei ancora lì?» Prima che possa ribattere, allontana il telefono da sé e si mette a parlottare – probabilmente con gli altri del gruppo –; poco dopo si fa risentire:«Aspetta lì, arrivo.»
«Sì ma-»
E attacca.
Devo dire che come inizio è fantastico.
 

***


Dopo circa un quarto d'ora, mi viene incontro una macchina – e no, non chiedetemi che modello sia, tutto ciò che so è che è una Peugeot e che è blu – ed un tizio sulla ventina al volante abbassa il finestrino.
«Ciao» fa lui, scrollando le spalle.
Ehm, ci conosciamo?
«Ciao…?» saluto io, abbastanza perplessa; e tu chi accidenti sei e che accidenti vuoi da me? 
«Beh? Cosa aspetti a salire, l'invito scritto?»
Come? Perché questo tale sta cercando di abbordarmi come se fossi una donna di facili costumi?
«Salire? Non ci penso proprio», dico dunque, incrociando le braccia, «chi ti conosce.»
Il tizio – abbastanza carino, a dirla tutta – inarca un sopracciglio, pieno di scetticismo.
«Ti ho cercato per dieci minuti,» sbotta lui, vicino all'esasperazione, «che vuol dire che non sali?»
Mi ha cercata...? Vedi tu questo che mi ha scambiata sul serio per una prostituta!
«Non mi interessa quanto tu pensi di avermi cercata» borbotto io, slacciando le braccia da sotto il mio scarso seno «ti sei sbagliato, perché, in realtà, non sono io quella che cerchi; non ti sembro un po' troppo vestita per essere una donnaccia?»
Il ragazzo al volante mi guarda come se fossi un alieno.
«Scusa…? Gemma, sono Andrea, il chitarrista.»
«… Ah.»
Signore e signori, ho appena fatto una colossale figura di merda. 
«Ora vuoi salire o no?»
Non riesco a trattenere una smorfia mentre faccio il giro dell'auto ed apro lo sportello: è simpaticissimo, devo dire. 
«Avete cominciato?» chiedo mentre mi siedo al sedile del passeggero.
«Non si può cominciare senza cantante» mi rinfaccia, per poi lanciarmi un'occhiata; ha gli occhi verdissimi. «Allacciati la cintura.»
«Subito, mammina» borbotto, eseguendo.
«Non fare la sarcastica, fosse stato per te staresti ancora cercando la via.» commenta, mettendo in moto l'automobile.
«Smetterò di fare la sarcastica quando la smetterai di essere così antipatico.» ribatto io, mentre lotto con la cintura di sicurezza che rischia di strangolarmi.
Che posso dire? Lo conosco da cinque minuti e già non lo sopporto.








Angolo di Risa:
Mi ero accorta di aver dimenticato il mio angolo, quindi lo aggiungo ora(?).
E' il mio primo tentativo di una long originale, spero che il risultato non faccia poi tanto schifo.
... e in realtà l'angolo è tutto qui, è solo che non mi piace non spendere nemmeno una parola e fine capitolo.
That's all, people.
Alla prossima!


Risa.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Risa Lily Angelie