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Autore: Vampilica    12/06/2015    0 recensioni
Sono una ragazza di vent'anni che ha abbandonato il paradiso per tornare all'inferno. Sono alla perenne ricerca del lume della ragione e nel mentre mi diletto nella scrittura. Questa, è la mia storia.
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il restauro
 
Mi capita spesso di passare numerosi weekend di seguito senza uscire la sera. Poi capita qualche sabato, che mi mandano un messaggio:
“Dai bella, facciamo serata stasera! Che hai bisogno di limonare!”, che in realtà sarebbe “Voglio uscire a limonare, sei la mia ultima possibilità”.
Entro nel panico. Non ho voglia di uscire, allora cerco una scusa. Non posso dirle che devo studiare, perché la sessione non è ancora iniziata. Non posso dirle che sono malata, perché su facebook c’è una mia foto di oggi, che attesta la mia sanità. Non posso neanche essere stanca, perché sa benissimo che non faccio un cazzo tutto il giorno. Mi tocca andare.
“Ok, volentieri”. Messaggio inviato.
Cerco di trattenere il mio urlo di disperazione nel mio Io Interiore, lasciando trapelare solo uno sbuffo apatico. Mi affaccio dalla mia camera e urlo.
“Mammaaa questa sera esco” e lei naturalmente mi urla di rimando dalla cucina.
“E con chi escii?”
“Con Assunta Maria”
“Va benee!”
Ora bisogna decidere che cavolo mettersi. Look rock, per nascondere col nero la cellulite in eccesso? O look battona-disponibile-allo-slinguazzamento?. Allora scavo e riscavo nell’armadio, e scopro di essere “gonfia”, perché i vestiti più carini mi vanno stretti e allora prendo il solito vestitino largo e comodo, che uso sempre per andare in discoteca. Sarebbe ora di comprarne uno nuovo, visto che in tutte le foto ho quel vestito, oppure potrei “sgonfiarmi” e mettere i vestiti che stanno prendendo polvere nell'armadio. Scaccio quel pensiero e passo alla fase successiva: super doccia completa e profumata. E’ importante andare in discoteca profumate alla massima potenza, per evitare di puzzare almeno per due ore di ballo sfrenato, o almeno fino a quando sarai troppo ubriaca per accorgerti che le tue ascelle scacciano le zanzare. Appena esco dalla doccia mia madre fa capolino dalla porta del bagno e facendomi vedere il cronometro, inizia la sua solita ramanzina.
“Quindici minuti in doccia! Non puoi continuare così!”
“Ci ho messo due minuti in meno dell’altra volta!”
Niente non la zittisce nemmeno questa confutazione, allora perdo mezz’ora di tempo per subirmi il cazziatone materno, per poi correre a trucco e parrucco. Controllo l’orologio e scopro di avere ancora due ore. Ma sì che vuoi che sia, ce la puoi fare, mi auto sprono a continuare imperterrita il percorso maledetto. 
Mi metto la maschera per il viso, cerco di depilarmi le parti che non saranno coperte dal vestito, poi mi spalmo una bella crema idratante ovviamente profumata. Ed ecco che poi fisso i miei ricci abusivi. Come domarli? Non posso lisciarli, perché sono una delle poche donne al mondo incapace di usare una piastra, anche se in giro mi piace raccontare un’altra storia.
“Ma perché non ti lisci qualche volta i capelli?”
“Perché non voglio rovinarli con la piastra o il calore del fono”
Ma tornando ai miei capelli, decido di lasciarli asciugare da soli. Arrivo all’ultima fase, il famigerato trucco, che dovrebbe rendere una stangona ogni donna. Opto per un trucco leggero che risalti i miei occhi, ovvero matita nera e mascara. All’improvviso noto una macchia sospetta sul mento, allora cerco di lavarla via, ma sotto le dita sento il tipico gonfiore da foruncolo.
“Brutto pezzo di un brufolo! Non ora, porca miseria! Vai via!” Disperata cerco il fondotinta comprato un mese prima, per nascondere la pellaccia da adolescente. E inizio ad applicarmelo a quintali in faccia.
“Tutto bene là dentro?” Sento mia madre che bussa e poi entra senza aspettare una risposta. Come al solito zero privacy.
“Sì tutto bene” rispondo seccata.
“Ma che cosa ti stai mettendo in faccia? Sembri quel lampione davanti alla casa della nonna”
Le mando un’occhiata piena d’odio mentre esce, e poi mi armo di struccante. In effetti ero arancione. Mi rimetto mascara e matita, poi spalmo una puntina di fondotinta sulla macchia bastarda e mi copro il viso con un po’ di cipria. Devo dire che il risultato non è niente male! Resisto alla voglia di farmi un “selfie”, e mi vesto con i capelli ancora umidi. Troppo umidi.
Controllo l’orologio. Un’ora, ho ancora un’ora. Solo un’ora? Panico. I capelli si devono asciugare da soli per forza, perché se usassi il fono farei concorrenza a Merida. Allora decido di mangiare qualcosa al volo, tanto per non bere un cocktail a stomaco vuoto. In realtà potrei anche saltare la cena, perché l’alcool lo reggo piuttosto bene, ma come dice sempre la nonna:
“Saltare i pasti è un reato perseguibile dalla legge”
Forse ha visto troppi gialli.. Mi mangio la mia insalatina mista e corro a lavarmi i denti. Ho ancora quaranta minuti. Che piffero faccio ora? Preparo borsa e scarpe. Pochette nera il meno ingombrante possibile con catenina a tracolla argentata. Ci butto dentro fazzoletti carta d’identità e venti euro. Con la coda dell’occhio vedo un pacchetto di cicche, e decido di prenderne due. Almeno avrò l’alito fresco a fine serata.
Ora tocca alle scarpe. Devono essere comode, ma eleganti, alte, ma sobrie. In realtà non credo che molta gente faccia caso alle scarpe. Opto per delle decolté nere senza plateau. Per essere una ragazza casa e scuola, so come rendermi decente per una serata. Pienamente fiera di me, sfilo davanti ai miei genitori.
“Mah..” Mio padre mi lancia un’occhiata per poi ritornare a leggere la sua rivista d’informatica.
“Ok”  Mentre mia madre non smette di fissarmi.
“Che cosa c’è?” Le dico esasperata dalla sua occhiata.
“Niente!” Scuote la testa alzando le spalle, per poi ritornare a lavare i piatti. È davvero insopportabile quando fa così!
Cerco di allontanare la smorfia di delusione dalla faccia, e mi siedo in attesa dell’arrivo della mia amica. Naturalmente io sono in perfetto orario, lei no.
 
Messaggio 1
Scusa sto partendo ora
 
Messaggio 2
C’è un po’ di traffico

Messaggio 3
5 minuti sono lì
 
Messaggio 4
Esci che sto arrivando
 
Dopo averla aspettata quaranta minuti in casa, e altri dieci fuori in piedi, mi riprometto di non fidarmi mai più delle sue parole. Naturalmente la mia smorfia esasperata ha di nuovo fatto capolino sulla mia faccia. La serata non è ancora iniziata e già mi sta disturbando a tal punto, che tornerei in casa a buttarmi sotto le coperte e leggere qualche fumetto online. Ma no, stasera mi sono fatta carina apposta per farmi fissare da qualcuno e aumentare la mia autostima. Appena arriva, salgo in macchina sforzandomi di sorridere.
“Scusa il ritardo, c’era un incidente, tanto traffico e ho quasi investito un gatto! Sono sconvolta!”
“Va bene non ti preoccupare” Dai ne ha passate tante, ha quasi investito un gatto.
“Sì e poi mi sono fermata da mia cugina, che doveva parlarmi del suo ragazzo. Sai lo ha mollato ed è davvero triste”
“Ok..”
“Dopo son dovuta tornare a casa a rifarmi il trucco, perché ho pianto con lei, davvero ero un disastro e..”
Evito di ricordarle che abita a dieci minuti da casa mia e assimilo in silenzio la sua vita ricca di colpi di scena, sesso di una sola notte, baci con il ragazzo di una sua amica, e i suoi genitori che non le danno i soldi per andare a Ibiza. Ha i miei stessi problemi ovviamente…
“E tu?” Eccola la fatidica domanda.
“E io cosa?” Che stupida che sono, fare finta di niente è un errore da principiante.
“Non fare finta di niente!” come non detto.
“Io, studio e questo è tutto”
“Dai vuoi dirmi che non c’è neanche un ragazzo?”
“Vale il cane della mia vicina?” Mi guarda con disapprovazione e poi sterza malamente per evitare un gatto sulla strada.
“Le tue battute stanno peggiorando!” Ha ragione, sto peggiorando. Cambio discorso riportando l’attenzione su di lei, finché non arriviamo alla discoteca. È molto carina, e con della musica decente. Ci fiondiamo subito ai drink, così da smaltirli in tempo per il ritorno a casa. Poi conosciamo dei ragazzi, che ci offrono da bere e io inizio a bere per entrambe. Poi tante luci, musica, balli, due cadute e la mia amica che mi porta a braccetto verso la macchina senza smettere di parlare. La guardo stranita cercando di cogliere le sue parole con le orecchie ovattate, ma riesco a capire solo “Lingue.. piercing e poi il culo.. gli ho dato.. speriamo che chiama!” sorrido e annuisco, entrando in macchina, ovviamente non senza sbattere la testa contro la portiera. Osservo il soffitto vedendo ancora le luci colorate della discoteca. Senza accorgermene mi ritrovo davanti a casa e dopo due tentativi riesco ad infilare la chiave nel buco giusto e ad aprire la porta.
“Ok, ora fai piano, concentrati” mi levo le scarpe per essere il più silenziosa possibile e cerco il bagno finendo in cucina.
“Concentrati!” mi ripeto sussurrando con fare severo. Trovato il bagno inizio a levarmi il trucco colato malamente e dopo aver usato tre dischetti mi fiondo a letto ancora mezza vestita e prima di addormentarmi non posso fare a meno di pensare che l’alcool non lo reggo affatto. 
   
 
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