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Autore: Maico    12/06/2015    1 recensioni
- rating arancione per le numerose scene di guerra-
Dopo la sconfitta di Gea sembrava che stesse andando tutto bene ma per l’ennesima volta Nico di Angelo scompare dalla circolazione senza dire niente a nessuno. La sorella, Hazel, non avverte la sua morte ma il padre, così come il resto degli dèi, dissimulano ogni loro tentativo di ritrovarlo.
Sono passati quattro anni e ormai al campo la vita di tutti procede tranquilla.
Nessuno sembrava essersi accorto della totale mancanza dei mostri in circolazione fino a quando un giorno un gruppo di nuovi semidei, campeggiato da Will Solace, non verrà attaccato da quattro chimere.
Chi saranno quelle figure nere che sono accorse in loro aiuto?
E per quale motivo i mostri stavano ricomparendo?
DALLA STORIA
-Siete tutti morti- disse con voce bassa raggelando l’intero padiglione. Chirone era nervoso, la sua coda si agitava a scatti e il suo sorriso di solito cordiale era stato sostituito da uno di circostanza. Guardava i nuovi arrivati deglutendo e battendo ogni tanto gli zoccoli. Perfino Clarisse rimase ammutolita e non aprì la bocca ma i suoi occhi mandavano lampi contro i cinque.
-Cosa ve lo fa pensare?- ringhiò Percy.
Genere: Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Will










Nonostante Will amasse i bambini, quella mandria che si stava portando dietro da oltre mezza giornata era così chiassosa che gli stava mandando il cervello al Tartaro.
Come solito, toccava sempre a lui far fare il tour del Campo alle piccole nuove reclute (ovvero nanetti che non superavano i nove anni), ma quel giorno proprio non era dell'umore adatto.
Si era svegliato in maniera alquanto pessima, non era ruscito a trovare le sue infradito porta fortuna e aveva scoperto dopo prima che i suoi jeans avevano un buco vicino alle tasche.
Tutto ciò non aveva fatto altro che far precipitare il suo entsiasmo.
Aveva chiesto perfino il cambio ad uno dei suoi fratelli, ma quello lo aveva mandato lì a suon di calci.
Storse la bocca. Bei frateli che aveva, tks.
Borbottando insulti a mezza voce da circa quando avevano iniziato, Will stava finendo di mostrare il Campo, e non aveva ancora smarrito nessun bambino.
Nonostante tutto stava facendo un ottimo lavoro, come al solito.
Gongoò, ruotando la testa per assicurarsi che tutte le sue pecorelle fossero presenti.
Oh, era veramente il migliore! Non c'era che dire.
Arrivarono al confine del bosco.
Le ninfe si tennero ben nascoste, ed ad accoglierli ci fu solo il rumore delle foglie che sfrusciavano al vento.
Will trovò quella sinfonia rilassante... i ragazzini alquanto inquietante.
Li osservò di sottecchi, increspando il viso in un sorriso. Era sempre divertente quando alcuni di loro mostravano timore verso quella parte del Campo Mezzosangue.
Cercò di dissipare le loro preoccupazioni, il malumore stava passando grazie a Zeus, emanando un'aura rassicurante. Letteralmente.
Qualche trucchetto con l'età infondo lo aveva imparato anche lui.
-Non ci sono mostri- spiegò –la statua dell’Athena Parthenos ci protegge.
Così entrarono, senza armi. Dopo decine di visite in quel bosco, e non avere mai incontrato alcuna minaccia, Will reputava fosse superfluo portarsi dietro una spada, o l’arco nel suo caso; per questo aveva solo un piccolo pugnale di bronzo celeste, che gli pendeva dal passanti dei jeans.
-Qui è dove di solito facciamo la caccia alla bandiera- i più piccoli lo guardarono con occhi scintillanti e Will se ne compiacque.
Gonfiando e mettendo all’infuori il petto, quasi a crogiolarsi fra gli sguardi adoratori, proseguirono e il figlio di Apollo mostrò loro il Pugno di Zeus.
-Ma è solo una roccia!- protestò un bambino dagli occhi grigi, che il figlio di Apollo catalogò subito come proprietà privata di Atena.
Eh, ormai era diventato semplice capire il genitore divino dei semidei: ogni dio aveva i suoi tratti distintivi.
-Si- gliela diede vinta sul fatto che fosse solo una enorme roccia -ma qua si sono combattute alcune delle battaglie più importanti al Campo.
“Come quella del Labirinto” pensò amaramente. 
La casa sette aveva perso il suo capo cabina, molti anni prima, proprio in quelle prossimità.
Si adombrò un attimo, ma scosse la testa, sorridendo nuovamente ai bambini.
-Will- lo chiamò una bambina, tirandolo per un braccio –Tu di chi sei figlio?
Il biondo fece un inchino, poggiando le ginocchia a terra e baciando la piccola mano della ragazzina, il tutto con un occhiolino.
-Di Apollo- rispose, allargando il sorriso.
-E noi?
Will arrossì leggermente, prendendo tempo. Non poteva spiattellare ai quattro venti chi fosse figlio di chi perché, nonostante alcuni tratti caratteristici, occhi e capelli di solito, c’era sempre un margine di errore.
E se avesse sbagliato? Era possibile e non voleva dare false speranze a quelle pesti, sebbene lo guardassero imploranti.
-Mi dispiace- cercò di inventarsi una scusa sul momento, appoggiandosi al Pugno di Zeus.
Quando vide i bambini seguirlo come pecorelle represse con tutte le sue forze un sorriso.
–Vedete, ci sono due campi, uno greco e uno romano.
Aveva alzato due dita, e i ragazzini si erano perfino seduti a terra per ascoltarlo. Si sentì terribilmente in imbarazzo con tutti quelle paia occhi puntate addosso. Tossì qualche volta per schiarirsi la voce.
-Le divinità dei due campi hanno aspetti diversi- la cosa era effettivamente vera -e da quando c’è la pace, tutti i semidei vengono portati nella zona sicura più vicina a loro.
-Ma se non ci sono mostri che senso ha?- continuò lo  pseudo figlio di Atena.
Will stava iniziando a odiare la dea. Perché era così intelligente?
-Di solito noi semidei abbiamo dei piccoli problemi- la maniera in cui pronuncio "piccoli" non convinse neppure lui -e crescendo, alcuni di noi si sono cacciati nei guai.
Cercò di convincerli con un linguaggio semplice, ma lo stesso bambino di prima lo fissò scettico e, chissà per quale oscuro motivo, Will stava iniziando a perder la pazienza.
-Del tipo?- gli chiese infatti subito dopo, e Will volle strapparsi i capelli dalla disperazione.
-I mostri ci sono, anche se pochi- ricominciò –e vengono attratti dal nostro odore.
-Quindi puzziamo?- Will non replicò o sarebbe esploso.
-E si mischiano tra la gente.
-Come fanno?- domandò qualcun altro e il ragazzo biondo si volle maledire per essersi cacciato in quel guaio da solo.
-Come la foschia viene utilizzata te lo sapranno spiegare, di certo meglio di me, i figli di Ecate- disse, alzando gli occhi alle fronde degli alberi.
Oltre le prime foglie autunnali, si intravedeva il cielo di un pallido grigio. 
Perché Ade aveva dovuto rapire Persefone? Accidenti a lui!
Si massaggiò le tempie, ben consapevole che la mancanza di Sole lo faceva diventare leggermente suscettibile.
Leggermente un corno, lui voleva il Sole!
Si distrasse e affogò nei suoi pensieri, senza più badare ai bambini e tornò alla realtà dallo strillo di uno. All’inizio era certo che si fosse fatto male e attivò subito le sue doti di guaritore ma quello che vide fu molto peggio.
Tre ombre scure si muovevano tra la vegetazione e dai ringhi Will fu sicurissimo che non fossero pegasi. Quando la prima mise il suo brutto muso fuori dall’ombra Will per poco non urlò isterico.
Delle chimere?! Quella dannatissima statua funzionava o no?! Leo l’aveva messa in modalità idiota? Di nuovo?
-Tutti dietro di me, veloci!- ordinò ai bambini con il suo tono da medico. Quando fu sicuro che ebbe radunato tutti si mise in posizione di guardia con il pugnale sguainato.
Perché non aveva portato l’arco?! Quelle cose erano tre e potevano sputare fuoco! Complimenti Solace! Furbo come sempre!
Dopo essersi fatto venire il mal di testa dopo tutta la sua arrabbiatura mentale si staccò leggermente dal gruppo per permetterli di scappare come caso estremo.
-Copritevi le orecchie!- ordinò loro portandosi due dita alle labbra. Non controllò se i bambini avessero obbedito o meno e fischiò. Grazie agli dèi il suo fischio rimaneva il miglior stordi-mostri in circolazione. Le creature barcollarono ma le teste di serpente sull’estremità delle code rimasero immobili a fissarlo.
Will odiava i mostri a più teste. Decisamente.
I serpenti guidarono i movimenti delle zampe e quando furono abbastanza vicini provarono a morderlo ma lui si ritrasse da ogni attacco giusto per far comparire sui suoi vestiti degli strappi. Sapeva che se fosse stato un secondo più lento sarebbe morto, morto come lo sarebbero stati subito dopo quei piccoli semidei che gli stavano urlando di tenere duro.
Will si fece colpire, troppo distratto a fissare a bocca aperta una quarta chimera, e sperò anche l’ultima, che si ara accucciata sul Pugno di Zeus ed era pronta a balzare verso i ragazzi indifesi che non si erano accorti di niente.
-Attenti!- gridò tirando l’unica arma che aveva per allontanare quella bestiaccia. Il mostro, vedendo l’arma saltò, atterrando alle spalle degli altri tre che sembravano essersi ripresi. Indietreggiò velocemente, con il fiatone e il cuore che sembrava volergli esplodere nel petto. Si strinse il braccio ferito e cercò di placarne gli spasmi dovuti al veleno del serpente ma la sua mente era troppo annebbiata per ricordare le parole dell’inno sacro a suo padre. Deglutì e si sentì la gola arsa ma fece comunque da scudo col suo corpo ai bambini che in quel momento strillavano, chiedevano aiuto, con le lacrime agli occhi ormai rossi e sgranati, singhiozzando tenendosi la testa fra le mani e asciugandosi il muco che gli scendeva dal naso con la maniche delle magliette.
Will pensò di essere stato un demente di prima categoria a decidere di girare disarmato e già si immaginò di finire nei Campi della Pena negli Inferi. Magari ogni dio lo avrebbe sottoposto a una tortura speciale per aver ammazzato i loro figli.
Il figlio di Apollo vide le teste di leone aprire le fauci mentre quelle di capra belavano maligne, come a ridere di lui. Vide le quattro gole diventare incandescenti e un attimo prima di esser investito dal fuoco chiuse gli occhi.
-Shoelace!
Sentì dei gridi e se un attimo prima credeva di esser morto, in quel momento, che sentiva battere il suo cuore come un forsennato nella cassa toracica, non si darebbe dato per più vivo di così.
Aprì piano gli occhi e dal principio credé di esser diventato cieco ma poi si accorse della figura interamente ammantata che gli stava davanti. Il mantello era una specie di pelliccia, dal manto scuro e ispido che scendeva fino a terra coprendo interamente la nuova figura. Il viso era nascosto da un cappuccio ma dalle mani, sempre coperte di scuro, partivano quattro diversi lacci neri come la pece che tenevamo chiuse le bocche dei mostri che si stavano dibattendo per liberarsi.
Will cadde a carponi, con gli occhi sgranati verso il suo salvatore. Vide una seconda figura calare dagli alberi e atterrare senza alcun suono come un gatto. Identica alla prima questa si mise invece inginocchiata a terra, affondando le dita nel terreno.
-Tie!
Will gattonò fino ai bambini, sconvolto e terrorizzato da quelle ombre nere che stavano eruttando dal terreno e avvolgevano i mostri arpionandoli al terreno.
-Tighten- disse ancora quella accucciato e i lacci strattonarono le creature fino a terra, impedendole i muoversi.
Sentì i ragazzini strillare e si girò di scatto, trovandosi a pochi centimetri da un terzo che stava camminando senza fretta verso i suoi compari. Per un attimo vide uno strano luccichio nell’oscurità del cappuccio che lo fece rabbrividire ma con il veleno in circolo e l’adrenalina, che non aiutava, Will a quel punto non era più sicuro di niente. Lo sconosciuto raggiunse gli altri due e scostò il mantello quel tanto che bastava al figlio di Apollo per vedere che sotto indossava una giacca stile militare nera, con fibbie e catene d’argento, mentre le gambe erano fasciate da dei jeans rossi scuri e Will non poté fare a meno di pensare al sangue secco. Durò tutto un attimo prima che la pelliccia coprisse il corpo agile dell’altro. Rimasero tese solo le braccia e Will non capita cosa volesse fare. Ma poi dalle maniche una sostanza, abbastanza schifosa per i suoi gusti, emerse, arrampicandosi sulle sue mani e iniziare a sussultare.
-Change- disse e quelle cose presero lentamente la forma di due pistole vecchio stile, con il calcio di un legno non ben definito color carbone, e la canna d’argento. Il figlio di Apollo non riusciva più a respirare bene e appoggiò la testa per terra. Nelle orecchie gli rimbombarono quattro spari.
-Fire!
Anche se stava per perdere i sensi riuscì a vedere lo schizzo del sangue verde che sporcò gli alberi e le carcasse degli animali che si mossero un ultima volta prima di rimanere immobili. Non voleva lasciare soli i bambini ma lui era esausto e tra pochi minuti sarebbe anche morto a causa di quello stupido morso di serpente.
Due uomini scomparirono e Will fu sicuro che stava perdendo i sensi perché li vide sciogliersi in una pozza d’inchiostro nero. Gli venne da ridere ma riuscì solo a tossire. Quello che era rimasto in piedi lo prese e se lo caricò in braccio, girandosi poi verso i marmocchi che cercavano di fermarlo. Tese una mano, con il palmo rivolto verso di loro e degli specie di collare imprigionarono i colli dei bambini.
-Trip- un murò d’oscurità li inghiotti tutti e Will svenne.
Ma che bella giornata.











 

Angolo autrice:
Ed eccomi di nuovo qua!
*evita per un soffio una padella*
Ehy questa nuova storia non vuol dire che trascurerò l’altra! Non è colpa mia se mi è venuta questa idea, ma mi piaceva e ho passato una notte insonne a pensare a tutta la trama.
Chi saranno questi uomini?
Perché l’Athena Parthenos non ha impedito ai mostri di entrare nei confini del campo?
Will ha una sfortuna nera? Qua rispondo io: “Sì”
Cosa succederà nel prossimo capitolo (che verrà postato tra due giorni)?
Se volete scoprirlo rimanete sintonizzati e fatemi sapere se la storia in qualche modo vi piace.
Ciauu
Ps. I diversi comandi che dicono questi uomini sono:
Shoelace – laccio
Tie – legare
Tighten – stringere
Change – mutare
Fire – spara
Trip – viaggio

   
 
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