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Autore: Michaels    12/06/2015    3 recensioni
[MIKA & Marco Mengoni]
Marco incontrò per la prima volta Mika, nel 2008, quando lavorava ancora nel bar di Frascati; molto prima di raggiungere il successo, poco più di un anno e mezzo dopo. Iniziò ad apprezzarlo come cantante, ma soprattutto come la persona delicata e simpatica che si era dimostrata.
Mika, anche se a carriera già avviata, dal canto suo non aveva mai dimenticato quel ragazzino dal ciuffone castano sparato sulla testa ed impacciato che aveva preso la sua ordinazione in quel vecchio bar.
Un lungo percorso tra incontri, rincontri, difficoltà e felicità, dal lontano 2008 al 2015.
Genere: Erotico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Marco Mengoni, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dublino, Giovedì 25 Luglio 2013
 
 
Ultimo giorno a Dublino. Era stata un'esperienza unica per me. Non sono mai stato particolarmente bravo a giudicare la gente, a dare una mia completa opinione su altre persone, anche se mi capitava spesso di farne di dure a me stesso. Oh, smettila Marco. Di quel è il vero motivo per cui queste giornate sono state meravigliose.
E va bene. Lo ammetto. L'unica ragione è Mika. Contento?
Certo.
Bene.
Mentre ero estremamente impegnato a discutere tra me e me, cercavo di sistemare le ultime cose nello zaino per tornare a Milano e riprendere le prove del Tour, anche se di voglia non è che ne avessi tanta. Cioè, sì, avevo voglia di lavorare, ma non avevo alcuna voglia di separarmi di nuovo da Michael. Ogni volta era uno strazio. E la situazione andava peggiorando se pensavo che di quei giorni ultimamente ne avevamo avuti talmente pochi. Avevamo senza dubbio passato un periodo non facile entrambi, e la cosa inevitabilmente era andata a riflettersi sulla nostra relazione. Ma il peggio era passato, credo.
"Marco, sa per caso dove è mio telefono?" La vocina di Mika mi arrivò ovattata dal bagno.
Ruotai la testa a destra e sinistra alla ricerca del suo cellulare, che prontamente si trovava sul comodino di fianco al letto. Che tonto. Mi portai l'indice alla bocca per mordicchiarmelo, indeciso se attuare quello che la mia mente stava elaborando o lasciare stare e dirgli che era lì.
"No, mi spiace." Dissi senza pensarci un secondo di più prendendolo subito dopo essermi slanciato velocemente verso il comodino per afferrarlo.
"Are you sure?" Mi domandò una seconda volta entrando in stanza, facendomi girare di scatto per poi portarmelo dietro la schiena.
"Mh, riprova in bagno, magari l’hai lasciato in carica là." Tentai di rimandarlo via cercando di essere il più credibile possibile.
“No crede serà là, già io ha cercato.” Affermò lievemente preoccupato continuando a cercarlo con lo sguardo in ogni angolo della stanza.
“Riprova.” Dissi nuovamente con tono deciso, forse anche troppo, così tanto da fargli piantare i suoi occhi nei miei, sospettoso.
Si fermò un attimo corrugando la fronte, cercando probabilmente di capire cosa stesse succedendo. Socchiuse gli occhi e schiuse la bocca, senza proferire parola. La serrò per un istante mettendosi dritto con la schiena e le gambe, consapevole che qualcosa lì dentro non andava, ed io mi trovavo in serie difficoltà, mentre cercavo di non cedere e scoppiare a ridere.
“Marco…” Mi chiamò quasi in un piccolo sussurro, impercettibile.
“Cosa?” Non riuscii più a trattenermi ed una piccola risata fuoriuscì dalle mie labbra. Idiota. Resisti.
“Che tu ha dietro la schiena?” Domandò avvicinandosi lentamente a me, avendo ormai capito quello che avevo fatto.
“Io? Niente.” Provai a mandare avanti quella scenetta, per quanto ancora mi fosse possibile, perché ormai ero quasi arrivato al limite.
La mia voce era evidentemente sottoposta ad un determinato sforzo per non scoppiare in una fragorosa risata.
“Fame vedere.” Suonò quasi come un ordine, la sua voce appena alterata, la mia faccia rossa come un peperone, le mie labbra piegate in un sorriso divertito.
“Ma non ho niente.” Ritentai ricomponendomi, inutilmente.
“Marco.” Ormai il tono deciso che aveva assunto non faceva altro che divertirmi di più.
“Davvero.” Gli mostrai un mano vuota alla volta, prima la sinistra e poi la destra. “Vedi?” Cercai di andare avanti in quella farsa, consapevole che ormai aveva capito tutto, ma mi divertivo ancora di più vedendolo quasi arrabbiato.
“Marco Mengoni, fame vedere immediately cosa tu ha dietro la tua schiena.” Uh, ‘Marco Mengoni’, è proprio arrabbiato. Meraviglioso.
“Niente, ho detto.” Quella volta la mia provocazione era più che evidente.
“Marco.” Lo vidi avanzare verso di me, quasi con fare minaccioso, per poi slanciarsi verso di me e cercare di afferrarmi per il polso, ma prontamente riuscii a spostarmi ed a sfuggire alla sua presa.
“No!” Esclamai incominciando a correre in giro per la stanza.
“Brut…” Lui, a sua volta, decise di rincorrermi vedendo il suo telefono nella mia mano.
Uscii dalla camera per dirigermi in un posto ignoto, il più lontano possibile da lui. La troupe di X Factor ci guardava come se fossimo impazziti completamente, ma chissene frega. Eravamo semplicemente degli amici che giocavano per loro, e non di certo una coppia follemente innamorata.
Corsi su per le scale al piano superiore, ormai con il fiato corto, rincorso da Mika che, quando mi voltai, vidi salire due o tre scalini alla volta, nel tentativo di raggiungermi il prima possibile.
“Allontanati da me!” Gli urlai cercando di aumentare il passo, anche solo il necessario per non farmi prendere.
“Questa me la paga!” Quelle frasi probabilmente si sentirono per tutto il castello e, anche se quella cosa che stavamo facendo era una delle più insensate al mondo, era la più bella.
Tra il divertito e lo spaventato, corsi lungo il corridoio e, ormai esausto, entrai in una stanza e, mentre cercavo di scavalcare il letto, Michael era riuscito ad afferrarmi per una gamba, ed io caddi inesorabilmente sul materasso.
“Lasciami.” Dissi con il respiro affannato allungandomi, provando a non fargli prendere il cellulare.
“Give me my mobile phone. Now, Marco.” Lo ignorai bellamente continuando a cercare di allontanarmi. “Te giura che no faremo l’amore para molto, molto tempo.” Mi minacciò.
“Non riesci” il suo corpo schiacciava quasi prepotentemente il mio “a resistermi.” Finii la frase col poco fiato che mi rimaneva.
“Questo lo dice tu.” Mi afferrò il polso e lo avvicinò a sé, ma io tentai in ogni modo di tenere la presa il più stretta possibile, mentre cercava di tenermi fermo con le gambe e con l’altro braccio e mentre, nonostante tutto, entrambi continuavamo a ridere come due perfetti idioti. Accidentalmente, lo schermo si illuminò e attivò nella foga la telecamera del telefonino e, probabilmente nel mio tentativo trattenerlo il più possibile, scattò qualche foto.
“Va bena! Hai vinto.” Disse tra il divertito e lo scocciato, lasciandosi cadere su di me e lasciando la presa.
“Io vinco sempre.” Dissi spavaldo, a mia volta, riprendendo fiato.
“Adeso però dame telefono.” Lo sentii ridere prendendo la mia mano.
“Guarda, hai accidentalmente scattato delle foto.” Affermai indicando il piccolo riquadro in basso a sinistra del display. “Ma quanto cazzo so' figo!” Esclamai entusiasta osservando attentamente una di quelle foto, resa ancora più meravigliosa dal dolce sorriso di Michael, che diede due colpi di tosse contrariato. Posai i miei occhi su di lui e portai la mia mano sulla sua guancia, incantato. “Io sarò pure 'nfigo da' madonna, ma tu sei fottutamente perfetto.” Sorrise. Un sorriso incantevole. Continuava a mordicchiarsi il labbro inferiore, facendo intravedere appena in parte i suoi adorabili incisivi. I suoi occhioni verdognoli mi andarono pian pianino attirando verso di lui, e proprio nel momento in cui le mie labbra stavano per toccare le sue, mi bloccò.
“Ehi, io non sarei figo?” Chiese quasi contrariato facendomi ridere lievemente.
“Tu sei molto di più.” Affermai deciso spostandogli un ricciolino che gli cadeva sulla fronte, sfiorando appena il suo nasino.
“Magara.” Disse arrossendo.
“Zitto e baciami.” Lo tirai verso di me dal colletto della camicia spazientito, bisognoso della sua bocca.
Finalmente riuscii ad unire le mie labbra alle sue e fu come rinascere. Un contatto appena violento all’inizio, che poi andava man a mano diventando sempre più dolce e delicato. Cercai di sistemarmi meglio, sollevandomi un po’ e facendolo alzare lievemente dal mio corpo, contatto e calore che andai subito a ricercare. Posai la testa all’indietro sul materasso chiudendo gli occhi e tentando di riprendere fiato, che tornò subito a mancare quando sentii le labbra di Mika percorrere il mio collo, baciandolo ed lambendolo appena di saliva, facendomi inevitabilmente venire i brividi una volta staccatosi.
“Cosa direbbaro se someone vede noi.” Sospirò facendo scontrare il suo fiato contro la mia pelle umida.
“Oh, sarebbe un bel guaio.” Ansimai affondando le mie mani fra i suoi capelli. “Ma non ci deve importare.” Dissi rivolgendogli un piccolo sorriso.
“Vera.” Concordò passando la sua mano lungo il mio corpo.
“Mi viene solo una cosa ora che potrebbero dire.” Piantai nuovamente i mie occhi nei suoi.
“Cioè?” Domandò curioso.
“Cioè che il mio amore nei tuoi confronti è palpabile a chilometri e chilometri di distanza.” Sussurrai avvicinando il mio viso al suo, facendo sfiorare appena i nostri nasi.
“Lo direbbe pure io,” sospirò sulle mie labbra. “ma direbbe anche che, yes, tu è molto piacevolemente palpabile.” Un sorriso malizioso e sbilenco allo stesso tempo si fece spazio sul suo meraviglioso viso.
“Idiota…” Dissi rassegnato lasciandogli un bacio a fior di labbra.
“Una cosa, se una de mie ragaze ariva in finale, vorei che tu facessi il dueto.” Mi propose staccandosi per poi posare la sua mano sulla mia guancia.
“D-davvero? Vuoi che lo faccia io?” Chiesi sbalordito.
“Certo, tu solo può fare questo per me.” Rispose convinto sorridendomi dolcemente, mentre mi accarezzava in un tocco delicato la guancia.
Fin troppo felice per parlare, mi limitai a sorridergli a mia volta. Aveva scelto me, di nuovo. Aveva scelto me, per l’ennesima volta. Soddisfazione più grande non ci poteva essere. Ha scelto te, Marco.
 
Era arrivato il momento di tornare a Milano. Ed era anche giunto il momento per me e Michael di separarci, perché lui avrebbe preso un altro aereo, diretto a Londra, dove sarebbe dovuto essere ospite, poche ore più tardi, di uno show. Però, in compenso, mi avrebbe raggiunto qualche giorno dopo.
Separarci, ovviamente, non era mai stato semplice, ma eravamo più sereni. Le cose andavano meglio e avevamo passato dello straordinario tempo insieme.
“Chiamame appena tu ariva, por favor.” Disse quando ormai eravamo arrivati all’aeroporto e saremmo dovuti scendere dalla macchina, per separarci poco tempo dopo.
“Certo, non preoccuparti.” Cercai di tranquillizzarlo prendendolo per mano ed andando ad accarezzargli il polso delicatamente con i polpastrelli. Entrambi non fiatammo per un po’, immersi nei nostri pensieri. Tenevo gli occhi bassi, mentre osservavo le nostre mani che andavano intrecciandosi fra di loro, ma sentivo tuttavia il suo sguardo su di me. “Michael.” Mi decisi a rompere il silenzio.
“Dime.” Sussurrò appena, sussurro che mi creò un piccolo brivido lungo la schiena.
“Non la reggo più questa situazione.” Alzai lo sguardo verso di lui, che capì immediatamente quello che intendevo, tanto che vidi i suoi occhioni coprirsi di un ulteriore velo di malinconia. “Ci sono volte in cui, anche se amo follemente il mio lavoro e le persone che mi seguono, vorrei mollare tutto e stare con te, per sempre, in qualsiasi luogo. Ci sono momenti in cui mi manchi terribilmente, in cui prendo il mio cellulare, guardo le tue foto o cerco notizie su di te. Non dico di stare insieme ventiquattr’ore su ventiquattro, ma vorrei almeno avere la libertà di poterti portare in un ristorante elegante la sera ogni tanto, andare al cinema, avere una nostra foto nel blocco schermo del cellulare, per stare meglio guardandoti quando mi manchi o le cose vanno male e vorrei poterti chiamare in qualsiasi momento.” Mi osservava e mi ascoltava in silenzio, interessato. E non doveva dire niente, perché probabilmente molte di quelle cose le desiderava anche lui. “Vorrei che fossimo una coppia normale qualche volta, anche se sono consapevole che senza tutto questo, probabilmente noi non ci saremmo neppure incontrati di nuovo, dopo la prima volta. Oh, Dio, probabilmente mi sarei imbucato a qualche tuo concerto, ma non mi avresti notato.” Aggiunsi facendolo ridere lievemente. Ah, la sua risata.
“Io me ricorda de te, al mio concerto, in una delle prime file, con Cristie, qualche anno fa.” Mi stupii a quelle parole. Se lo ricorda ancora? “No fare quela faccia, io me ricorda tuto de noi. Ogni moment, ancora prima di amarti come te ama adesso.” Appena pronunciò quelle parole, miei occhi si appannarono appena.
Nulla e nessuno riusciva a farmi più felice di lui. Riusciva a sorprendermi in ogni circostanza.
“Ci vediamo presto.” Dissi semplicemente aprendo lo sportello della macchina, ma sentii la mano di Mika afferrare la mia e tirarmi a sé, inducendomi a richiudere la porta.
Mi strinse fra le sue braccia ed io affondai il viso nell’incavo del suo collo, inebriandomi di quel meraviglioso profumo che portava. Lo abbracciai a mia volta respirando profondamente.
“Molto presto.” Aggiunse allontanandosi per poi, poco dopo, unire le nostre labbra per l’ennesima volta.
 
 
Londra, Sabato 17 Agosto
 

Io e Michael avevamo deciso di passare il fine settimana del suo compleanno insieme. Ormai mancava poco e il clima in casa era già festoso, soprattutto da parte di sua madre e le sorelle che erano venute per organizzare le varie cose per l’occasione. Dopo tanto tempo che non le vedevo, la situazione non sembrava essere cambiata. Mi trattavano sempre in modo estremamente rispettoso e affettuoso.
Anche se, devo ammetterlo, l’unico che non sembrava particolarmente emozionato era proprio Mika. Mi avevano detto inoltre che negli ultimi giorni aveva passato la maggior parte del tempo nel suo studio, a scrivere qualcosa di cui non erano a conoscenza.
Era sera e ormai molti dei preparativi erano pronti. Così, guidato dalla mia curiosità, decisi di raggiungerlo e capire come andasse o se ci fosse qualcosa che gli stesse dando preoccupazioni. Una volta percorso il corridoio, mi fermai davanti alla porta e mi sporsi in avanti appoggiandoci l’orecchio, ma non riuscii a percepire alcun rumore. Bussai leggermente con un dito, creando un suono appena percettibile e, quando sentii la sua voce fare un verso, aprii la porta e lo trovai con il busto e il capo chini e gli occhi rivolti verso lo schermo del computer. Aveva un’espressione concentrata, pensierosa.
Mi avvicinai e avvolsi il suo corpo con le mie braccia, stringendolo appena, e poggiai il mento sulla sua spalla, in silenzio, proprio come stava lui.
“Che fai, uomo incredibilmente sexy e adorabile quasi trentenne?” Sussurrai al suo orecchio sentendolo prima irrigidirsi e poi, subito dopo, rilassarsi.
“Stava scrivendo una lettera.” Disse appoggiandosi allo schienale e contro il mio corpo. Lettera?
“A chi?” Domandai curioso.
“A me stesso.” Rispose facendomi aggrottare la fronte, non capendo cosa intendesse veramente. “Vuole scriverme esta lettera, per rileggerla quando io avrà ottant’anni. No potrà farlo prima. Volio lasciarmi qualcosa di me e di questa vita, anche quando sarà vecchio.” Mi spiegò incominciando a mordicchiarsi un dito.
“Posso leggerla anche io?” Lo osservai, mentre girava la testa di scatto verso di me e mi chiedevo se fosse un cattivo segno. “C-cioè se non vuoi fa niente, ov…”
“Certo,” mi interruppe. “volio che tu la legge ora, insieme a me, e volio che you la legge quando tuti e due saremo vecchi e decrepiti. Ci sei anche tu.” Lo guardai sorpreso, ma subito dopo la curiosità mi portò a spostare lo sguardo verso lo schermo del suo computer.
Iniziai ad osservare ogni singola parola, ed una dopo l’altra, c’erano dei tratti in cui il mio sorriso si andava allargando, e altri in cui si spegneva. C’era un Mika curioso, ma anche perplesso, che faceva domande a se stesso, come se si fosse voluto ricordare ogni domanda da farsi dopo cinquanta anni.
Poi mi bloccai.
“Mi chiedo se hai dei bambini e come li hai avuti, perché so per certo che non sei stato con una ragazza. Tuttavia spero tu li abbia e che mi somiglino. Spero anche che al tuo fianco ci sia ancora Marco. Sì, Marco Mengoni. Ma sì, quel ragazzo dal cambio di capelli repentino. Prima ha un ciuffo, poi scompare, poi torna. Quel ragazzino che, con i suoi occhi tormentati, ma dolci e profondi, ti ha conquistato in poco tempo. Quello che ti ha fatto davvero provare la fenomenologia d’amore. Ti sei innamorato di lui prima con un saluto, poi con lo sguardo, poi ancora con il cuore. Dimmi che è ancora lì accanto a te. Dimmi che sta leggendo insieme a me le mie parole. Dimmi che tiene fra le sue braccia nostro nipote. Dimmi che sta posando i suoi meravigliosi occhi su di me. E, se è lì, anche se non ho dubbi, girati e ricordarti di ringraziarlo e di dirgli di nuovo che lo ami.”
Il cuore. Il mio cuore continuava a battere forte, all’impazzata. I miei occhi, lucidi, mi rendevano difficile la vista. È questo che vuole? È questo quello che pensa? E quello di avere dei bambini è un desiderio che condividiamo?
“M-Michael, i-io…” Cercai di parlare, ma il forte nodo alla gola che avevo mi impediva di proferire parola.
“Ssh, amore. Non piangere, por favore, che poi piange pure io.” Disse divertito asciugandomi le lacrime, che ormai scendevano lungo il mio viso. “Una cosa, te la dico mentre cerca de calmarte, okay?” Annuii, ma prima sentii le sue mani guidarmi davanti a lui e farmi sedere sulle sue gambe. “Ehi,” cercò i miei occhi e mi sorrise dolcemente. “questa lettera deve anche andare en un giornale tra qualche week per mia rubrica e, beh, se tu vuoi poso inviarla così oppure poso cancellare questo pezzo e la teremo para noi.” Mi prese un colpo a quelle parole e mi affrettai ad asciugarmi completamente il volto.
“Cosa?” Gli chiesi sorpreso. Davvero?
“Io è pronto, Marco. Volio vivere la nostra storia come qualunque altra persona. Volio poterti prendere per mano in qualsiasi posto. No vuole avere paura.”
“Anche io sono pronto.” Affermai deciso, anche se ancora troppo stordito da quello che mi aveva detto.
Era assurdo, completamente assurdo, ma allo stesso tempo era qualcosa di straordinario. Incatenai i miei occhi ai suoi e mi incantai ancora di più vedendo il suo meraviglioso sorriso farsi spazio sul suo viso. Gli sorrisi a mia volta avvicinandomi a lui e, chinato il capo, poggiai delicatamente le mie labbra sulle sue.
Doveva essere un nuovo inizio. Un inizio libero e di libertà. Avremmo incontrato non poche difficoltà, tra cui probabilmente la furia di Marta, ma saremmo stati finalmente liberi di essere noi.
Merda.
 
 
#MyWor(l)d 
 
Sono tornaaaaaata, yeeeee
Purtroppo per voi .-.
Come state?? Spero bene *-* 
Sono iniziate le vacanze, finalmente, anche se probabilmente molti di voi fra poco affronteranno degli esami e a queste persone tengo fare il mio imbocca al lupo :3
Bene. Spero comunque che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e mi scuso come al solito per il ritardo, ma cercherò di tornare ad essere costante. 
Come sempre, ringrazio chi recensisce, chi ha messo la storia fra le preferite e le seguite e chi, semplicemente, la legge in silenzio! 
Grazie mille, davvero <3
Un bacione!
A prestissimissimo :3
Michaels
  
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