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Autore: AlessiaMaso    13/06/2015    2 recensioni
L'unica libertà che l'uomo può ancora avere è quella di credere che non ne abbia affatto.
Siate folli, siate voi stessi.
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kishin Ashura
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Salve, sono Asura, vorrei spendere qualche vocabolo tagliente per il banco dell'accusa, per chi con sorrisini sereni, si nasconde dietro l'inviolabile schermo della normalità, puntando un indice ignorante pregno della superficialità della plebe. La follia, il folle, un capro espiatorio, un mistico in perenne ascesa. Rivolgo una domanda alle unanimi bocche ben pensanti che ho sentito pronunciare "Dai, è pazzo, lascialo perdere", "Oh, ma, guarda che quello non è mica normale". Ma amici, perché essere normali è un pregio? Perché la condizione normale è da annoverarsi tra le più privilegiate? Prima di parlare di un argomento, dobbiamo conoscerlo e definire che cosa sia. La domanda allora sorge spontanea: che cos'è la normalità? Ho udito risposte confuse, pregne di quel morboso tradizionalismo, bigottismo, ignoranza, superficialità e talvolta discorsi che ricordano la falsa mielosità liturgica. La risposta più comune, a rigor di logica, sembra edificarsi in una formula di tre parola, in una definizione fredda, delle più fredde dialettiche: ATTEGGIAMENTO CONDIVISO DALLA MAGGIORANZA. Conosciamo la maggioranza e le sue infinite maschere? Conosciamo il reale pensiero di chi ci circonda, o non siamo a nostra volta i muti spettatori di fronte a un costume trasformista, che si adatta per il meglio a ogni commedia? Qui nella storia della commedia inseriamo il piano tragico: l'ironia! Ironizzare? Già, un'ironia altera con quella nota di disprezzo che caratterizza le migliori tecniche oratorie! Perché la "maggioranza" è una bagascia, pronta a vendersi al miglior offerente: idee di circostanza, opinioni di circostanza, parola di circostanza. Così il folle diventa scomodo. Così il folle diventa pericoloso. Perché? Perché è libero, perché vola oltre la nebulosa massa delle comuni convenzioni. Già, la "maggioranza" è invidiosa del folle, vorrebbe essere libera, come lo è lui, ma ha paura, ha paura della libertà e preferisce rimanere aggrappata a quel sicuro, protettivo alveo materno fatto di grate e di catene, che è la morale comune. Ma il folle no, non ha bisogno di morale, perché ha capito una cosa importante: l'unica libertà che l'uomo può ancora avere è quella di credere che non ne abbia affatto, il concetto di morale viene a cadere là dove precipita anche quello di libertà. Ebbene, siamo tutti schiavi: schiavi del fato, schiavi delle circostanze! Dove lo trovate quindi il peccato, la colpa nel folle? Dove sta allora, il valore e la preziosità nella normalità? Un oggetto non diventa forse più prezioso in relazione alla sua rarità? Allora scopriamo che forse la follia è più preziosa di quanto si crede. Il folle ha trovato una dimensione nuova, un piccolo spazio in quel mondo elevato, al quale tutti anelano. Ha un rapporto più intimo con la trascendenza. Il folle ha uno spirito multiforme! Il folle si spinge oltre l'uomo. Il folle supera il piccolo uomo con i suoi piccoli principi, con i suoi preconcetti. Le forme più gravi di follia che sconfinano nella nevrosi, nella psicosi, nella malattia, sono le condizioni nelle quali sta l'uomo che ha ancora un più alto grado di conoscenza. L'angoscia costante, stato nel quale si trova il malato psichico, non è altro che il risultato della consapevolezza di quella realtà assoluta che esiste, che è pericolosa, temibile, angosciante. Il cliché del malato psichico non è a caso, infatti: "[Individuo di intelligenza superiore alla norma, con notevole capacità artistica(...)]" Freud. Il malato psichico ha compreso la perfida realtà che governa tutto, ha constatato che è troppo dura da accettare e ha trovato la sua difesa: un'innocente evasione che fluttua in un mondo illusorio, fatto di precaria cartapesta e ogni tanto in quell'interminabile lotta, descritta da Freud, tra principio di piacere, e principio di realtà, la realtà ha il sopravvento. Allora, dunque, sprofondati nelle vostre comode poltrone, davanti a una tv che ride di fronte all'umano declino, pensate al folle, se potete, pensate a quante moltitudini (come scriveva Withman in Foglie D'Erba) egli contiene. Rivalutate se potete questo spirito, posseduto dalla realtà, irriverente e fragile, questo eterno ribelle, militante in una rivoluzione fantasticamente surreale ma terribilmente vera, che non si percepisce, solo quando ci si nasconde dietro alla normalità. Non cercate la normalità per trovare il gruppo, per trovare la forza! Può forse dire una goccia del mare di conoscere la stupenda brezza dell'aria, se, scontrandosi contro gli scogli, in una tempesta, non si libra alta sopra gli spruzzi?
   
 
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