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Autore: koorime    10/01/2009    1 recensioni
Il silenzio è raggelante. Lo senti nelle ossa, ti penetra e ti intorpidisce i sensi. Vorresti fare qualcosa, qualunque cosa, pur di non sentirlo più.
Genere: Triste, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Piccolo sfogo per una notizia ch

Piccolo sfogo per una notizia che non è mai bella o facile da accettare. Con la speranza che anche loro si riprendano presto.

E' una Camus/Milo scritta dal punto di vista di quest'ultimo, e tratta del mpreg.

Buona lettura, Yu.

Piccolo lutto

 

 

 

 

Il silenzio è raggelante.

Lo senti nelle ossa, ti penetra e ti intorpidisce i sensi. Vorresti fare qualcosa, qualunque cosa, pur di non sentirlo più.

Vorresti urlare, spaccare tutto, vorresti piangere fino a non avere più la forza neanche di respirare. Vorresti parlargli. Vorresti che ti rispondesse, che ti guardasse...

Lui è lì steso sul divano con il viso rivolto verso lo schienale, tutto arricciato su sé stesso, come una di quelle foglie d’autunno che scivolano leggere nell’aria, fino a toccare terra. Ti sono sempre piaciute le loro danze arcaiche, sembravano nascondere i segreti dell’intero cosmo.

Ma lui... lui sembra solo distrutto. Annullato. Annichilito.

Rimani fermo al tuo posto con le spalle alla vetrata a guardare il suo lento morire.

Fuori di là il mondo continua a vivere anche sotto la morsa di gelo dell’inverno e a te sembra una tale ironia che per poco non scoppi a ridere. Il vostro mondo si è fermato quella stessa mattina con i crampi allo stomaco e i sudori freddi.

Aborto spontaneo  è stata la diagnosi dei medici.

Il telefono comincia a squillare ma tu lo ignori. Lui non sai neanche se lo senta.

Il suono si zittisce così com’è cominciato e tu tiri quasi un sospiro di sollievo. Non vuoi sentire nessuno, non vuoi sapere nulla, vuoi restare lì, con lui, ad annegare nel dolore.

 A quanto pare la notizia si è già diffusa perché gli squilli ricominciano incessanti, dandoti addirittura l’idea di aumentare di volume. Deve essere un pensiero che ha sfiorato anche lui, perché si accartoccia ogni attimo un po’ di più fino a farti pensare che scomparirà sotto i tuoi occhi.

È questo pensiero che ti smuove. Metti un piede davanti all’altro e ti inginocchi accanto a lui. Gli posi una mano sulla spalla e lo senti tremare, ma un attimo dopo è tra le tue braccia, i suoi capelli lunghi e verdi che ti scivolano tra le dita, con il volto schiacciato con forza sul tuo petto, a respirare in modo grosso e frammentato. Non sta piangendo, lui non piange mai, ma sta combattendo per non crollare, per essere la tua roccia. Perché lo sapete entrambi che quello avvezzo alle lacrime sei tu. Sei sempre stato tu il sentimentale, l’emotivo e lui è sempre stato pronto a  essere il tuo sostegno in certi momenti di cedimenti.

Ti ritrovi accucciato sul divano con lui a condividere un abbraccio disperato che ti fa mancare il respiro e non sai esattamente come o quando ci sei arrivato. Sai solo che l’anestesia che ti ha intorpidito i sensi sta svanendo e che la tempesta dentro di te sta per trovare sfogo tra quelle braccia.

Sai che stai piangendo, ma non senti i singhiozzi che affollano l’aria o le tue guance bagnate. Senti solo un vuoto doloroso all’altezza dello stomaco e le sue braccia che ti stringono, l’elettricità che lo attraversa.

Il telefono ricomincia a squillare e tu realizzi solo il quel momento che non ti eri accorto che avesse smesso.

Non vuoi rispondere. Non vuoi sentire nessuno. Non vuoi sentire neanche una di quelle frasi di circostanza vuote. Non sanno cosa significa. Non sanno cosa si prova. Non possono capire.

Ricambi l’abbraccio calmandoti poco a poco sotto l’azione controllata delle sue mani e un pensiero stupido ti tocca. Sarebbe stato un ottimo padre.  Sarebbe stato un padre meraviglioso e vostro figlio lo avrebbe amato di quell’amore innocente e puro che sanno provare solo i bambini.

Un singhiozzo solitario ti scuote e la sua stretta si  fa più salda attorno a te. Gli posi un bacio sulla tempia e respiri a fondo il suo profumo mentre una mano si fa strada tra i suoi capelli e comincia ad accarezzarli. Ti sistemi meglio contro il bracciolo del divano e lasci che si accoccoli meglio su di te, stringendo una ciocca dei tuoi capelli blu, come se fosse in bilico sul bordo di un baratro e quella fosse il suo unico appiglio per non cadere. Quando senti la tua pelle bagnarsi per le lacrime ti sorprendi ma non lo mostri. Ora devi essere tu la sua roccia e cullarlo fino a quando il dolore si sarà dissipato.

Il telefono ha ricominciato a squillare, ma tanto nessuno risponderà.

   
 
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