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Autore: Lady Five    13/06/2015    12 recensioni
All'inizio non ci avevo fatto molto caso.
Cioè, sì, avevo percepito un lieve fastidio, un leggero disagio, a cui però non avevo saputo dare dei contorni definiti. E quindi dopo un po' me ne ero dimenticato. Con tutto quello che ho da fare!
Poi però, dopo qualche tempo, era successo di nuovo. E non poteva più essere solo un caso... C'era qualcosa che non andava in me... Ma cosa?
Sono un uomo molto razionale. Esaminiamo i fatti.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harlock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È ormai acclarato che i primi caldi mi danno alla testa! Quindi, beccatevi questa fic molto... irriverente! Per gli insulti vi aspetto alla fine...

 

I personaggi di questa storia, scritta senza scopo di lucro, appartengono al venerato maestro Leiji Matsumoto.

 

All'inizio non ci avevo fatto molto caso.
Cioè, sì, avevo percepito un lieve fastidio, un leggero disagio, a cui però non avevo saputo dare dei contorni definiti. E quindi dopo un po' me ne ero dimenticato. Con tutto quello che ho da fare!
Poi però, dopo qualche tempo, era successo di nuovo. E non poteva più essere solo un caso... C'era qualcosa che non andava in me... Ma cosa?
Sono un uomo molto razionale. Esaminiamo i fatti.


La prima volta era andata più o meno così.
Avevamo soccorso una navetta in avaria al largo dei bastioni di Orione1, che aveva lanciato un SOS. Non si può ignorare una richiesta di aiuto nello spazio, quindi avevamo agganciato il mezzo e l'avevamo trascinato all'interno dell'Arcadia. Io, Yattaran e un paio di altri uomini armati (non si sa mai...) aspettammo nell'hangar che ne uscisse l'occupante. Sempre che fosse in grado di farlo da solo, visto che la navetta era piuttosto malconcia...
Dopo qualche minuto, il tettuccio si aprì lentamente ed emerse una testa, chiusa in un casco che non lasciava intuire i lineamenti di chi lo indossava. Subito dopo la testa, però, comparve il resto... e in questo caso invece la tuta, aderente come una seconda pelle, diceva anche troppo su chi doveva esserci là sotto. Ai miei uomini cadde la mascella, e pure io riuscii a stento a dominare il turbamento provocato da quella visione. La creatura dopo un attimo di esitazione saltò giù con una mossa aggraziata e si guardò intorno. A un mio gesto i pirati abbassarono le armi e lei, rassicurata, si tolse il casco, lasciando cadere sulle spalle una massa di lunghi capelli neri come l'inchiostro. Era una donna... non terrestre, come denunciavano il colore della pelle, tendente all'azzurrognolo, e il colore viola dei grandi occhi leggermente a mandorla..., quanto al resto... ve lo lascio immaginare. Una femmina vertiginosamente bella, insomma. E noi stavamo facendo la figura degli assatanati, a fissarla in quel modo, anche se lei sembrava non farci caso. Dopotutto, doveva esserci abituata. Mi presentai con l'aria più distaccata che mi riuscì, comunicando con lei nella lingua intergalattica usata su tutti i pianeti conosciuti.2
Disse di chiamarsi Calypso, di essere una commerciante diretta a Tatooine3, il cui cargo era stato attaccato da un'astronave pirata, e di essere riuscita a scappare sulla navetta di emergenza, che era stata però colpita dagli assalitori.
Poteva anche essere una balla, ma storie così noi ne sentivamo spesso (ehm, quando non ne eravamo i protagonisti diretti...), quindi, perché non crederci? Ci ringraziò per l'aiuto, ma aggiunse che, una volta riparata la navetta, avrebbe tolto il disturbo e ripreso la sua strada.
“Nessun disturbo, Calypso! Può restare quanto vuole!”
Le parole mi uscirono da sole, con insolito calore.
Ricordo bene lo sguardo sospettoso di Yattaran, che io ignorai con aria sdegnosa, recuperando il mio proverbiale autocontrollo.
Per farla breve, assegnammo a Calypso una cabina. Kei la accompagnò nel magazzino-bazar dell'Arcadia a prendere qualche cambio d'abito e quanto poteva servirle, visto che nella fuga aveva lasciato tutto sulla sua nave.
Destinai due uomini alla riparazione del veicolo. Confesso, i più scarsi. Altrimenti Calypso se ne sarebbe andata troppo presto, e io non avrei potuto approfittare della sua compagnia. Cosa che facevo appena mi era possibile, con la scusa dei sacri doveri dell'ospitalità. Cercavo di farla sentire a suo agio, la facevo parlare di sé, una volta la invitai perfino a cenare con me nelle mie stanze... Lei era molto gentile, simpatica, chiacchierava volentieri... ma non rivelò mai di sé nulla di davvero importante e, appena la navetta fu pronta, decise di partire immediatamente, rifiutando qualunque altro aiuto. Ringraziò tutti, rammaricandosi di non sapere al momento come sdebitarsi, e si congedò da me con un sorriso e una stretta di mano. Dopodiché, salì sul mezzo senza mai voltarsi indietro e in breve sparì nello spazio, senza aver lasciato nemmeno uno straccio di indirizzo, in caso qualcuno avesse voluto ritrovarla...
Cercai di ignorare la sottile delusione, il lieve senso di fastidio che mi si erano insinuati sottopelle... beh, dopotutto era un'aliena... magari banalmente non ero il suo tipo... Così, liquidai la questione e non ci pensai più per un bel pezzo.
Fino alla volta successiva.

Fu durante un reclutamento. Ovunque andassimo, c'era sempre qualcuno che voleva entrare a far parte della ciurma dell'Arcadia, malgrado i rischi, per le motivazioni più svariate. Ma noi raramente accettavamo. Ogni tanto però capitava che avessimo bisogno di un nuovo elemento. Di solito delegavo il compito di vagliare le candidature a Yattaran e Kei. A un certo punto, decisi di occuparmene personalmente. Dopo l'incontro con Calypso, per la precisione. Ecco, l'ho detto.
Così, quando vidi quella postulante, non ebbi dubbi. Sicuramente contava molto per me il fatto che fosse una ribelle evasa da una colonia penale della Gaia Sanction. Ma non posso dire che i corti capelli biondo platino, gli occhi verdi e il corpo da sirena non abbiano influito per nulla sulla mia decisione... D'altronde, anche l'occhio vuole la sua parte... e già io ne ho uno solo! Che almeno veda qualcosa di interessante!
Si chiamava Charlene, Charlie per gli amici. Era un tipo tosto, forse un po' troppo mascolina nei modi, per i miei gusti, ma sparava come un killer professionista e non aveva paura di niente. Si ambientò subito bene con i compagni, anche se non dava eccessiva confidenza a nessuno.
Io per il momento mi limitavo a osservarla da lontano. Non avevo fretta, questa volta, visto che lei sembrava molto determinata a rimanere. Tanto, era solo questione di tempo, e prima o poi avrebbe bussato a quella porta. Come tutte le altre.
Ma trascorsero le settimane, poi i mesi... e non bussò proprio nessuno.
Il suo atteggiamento nei miei confronti era quello di un sottoposto con il suo comandante, nulla di più. E non accennava a mutare. Nessun sorriso particolare, nessuna esitazione nella voce quando parlava con me, nessuna occhiata lasciva quando credeva che io non la vedessi... Sguardo diretto e gesti secchi e decisi. Sempre.
Che diavolo stava succedendo? Sì, era molto giovane, venticinque anni o giù di lì, ma questo non aveva mai costituito un problema, in passato. Forse non le piacciono gli uomini, arrivai a pensare.
Finché un bel giorno non passai per caso davanti alla cabina di Yama e colsi dei suoni inequivocabili provenire dall'interno... Non potevano essere né Kei né Meeme, che avevo appena lasciato in plancia... e c'era soltanto un'altra donna a bordo!
No, dico, Yama! Avete presente quell'insulso ragazzino che tenta di assomigliare a un pirata?
Era davvero troppo! Resistetti all'impulso di sfondare la porta e cogliere i fedifraghi sul fatto... Ma quali fedifraghi? Cosa avrei potuto dire o fare? Con quale diritto? Vado predicando da decenni che sull'Arcadia ognuno è libero di fare ciò che vuole...!
Annegati l'orgoglio ferito e la rabbia per lo smacco nella consueta bottiglia di vino, ormai unica amica nelle mie notti solitarie, cominciai ad agitarmi.
Stavo sbagliando qualcosa?
Ma no, il metodo “bel-tenebroso-sempre-imbronciato-schiacciato-dal-senso-di-colpa ecc. ecc.” aveva sempre funzionato alla grande! Le donne non sanno resistere all'idea di salvarmi dall'abisso! La curiosità di scoprire in quali pensieri contorti mi macero per ore è un afrodisiaco senza pari (guai se sapessero che la maggior parte delle volte penso a quello a cui pensano tutti gli uomini: cioè, assolutamente a nulla!).
Quindi, avevo perso smalto? Il mio sex appeal stava sbiadendo? Ma perché? Io non invecchio, sono sempre uguale da oltre un secolo! L'aria emaciata e vissuta, le rughe di espressione e l'occhiaia d'ordinanza sono sempre stati componenti essenziali del mio fascino maledetto. Allora? Che stava accadendo? Forse avrei dovuto procurarmi una dose supplementare di dark matter... ma non avevo la minima idea di come fare, e non avevo intenzione di mettere a parte Meeme delle mie angosce, almeno per il momento. Anche se avevo la fastidiosa certezza che lei le conoscesse benissimo...
Non ero comunque in grado di darmi delle risposte. Avevo bisogno di riscontri oggettivi. E di rassicurazioni.
Passai in rassegna tutte le mie amiche sparse su vari pianeti... beh, le più recenti, perché le altre... o erano passate a miglior vita o erano ormai al di là di ogni tentazione. Alcune, poi, non avevo idea di dove fossero finite. Come Raflesia, tanto per dirne una (a parte il fatto che anche lei, ormai...).
I risultati furono a dir poco imbarazzanti. La maggior parte furono molto gentili, ma, dopo avermi offerto un bicchiere di vino o un caffè, mi misero altrettanto gentilmente alla porta. Altre nel frattempo avevano messo su famiglia e non intendevano far conoscere ai compagni i loro trascorsi con il sottoscritto, quindi non mi vollero nemmeno parlare. Qualcuna addirittura non mi riconobbe. Ma secondo me faceva finta, non è matematicamente possibile dimenticarsi di uno come me!

Mi restava un'ultima carta. L'unica che avrei preferito non giocarmi. Ma a questo punto il panico era diventato terrore puro e rischiava di andare fuori controllo. E io detesto perdere il controllo.
Kei...
La nostra storia era finita da tempo, ma eravamo rimasti buoni amici. Più o meno. Insomma, lei non l'aveva presa proprio benissimo, ma era rimasta sull'Arcadia, in fondo, e tutto era tornato come prima.
La convocai nei miei alloggi con una scusa. Era piuttosto innervosita dalla novità, in effetti. E io non ero meno imbarazzato. Non sapevo nemmeno da dove cominciare.
Le offrii da bere, da bravo gentiluomo. Lei bevve, in silenzio, con una muta richiesta negli occhi blu... “Che cosa ci faccio qui?”
Dopo averle rivolto delle domande generiche e oziose riguardanti l'Arcadia e la ciurma, venni al punto.
“Ecco... io... vorrei chiederti una cosa importante e ti chiedo una risposta sincera...”
“Io sono sempre sincera con te, capitano.”
Già, come se non me lo ricordassi!
“Mi trovi cambiato?”
Kei spalancò ancora di più gli occhi, stranita.
“In che senso? Cioè, da che punto di vista?”
“Ma... un po' in tutto. Nell'aspetto, nel carattere... Mi trovi invecchiato negli ultimi tempi?”
Lei mi squadrò con aria critica, scuotendo la testa.
“Invecchiato? No, non direi. No, non ho notato alcun cambiamento in te... Però, dopotutto ci vediamo tutti i giorni, potrei non essermene accorta...”
Era chiaramente perplessa. Non è da me fare questi discorsi, lo so.
In parte rassicurato a parole, cercai una conferma... nei fatti.
Mi avvicinai lentamente, le presi il viso tra le mani e... la baciai.

Chissà cosa mi ero messo in testa. Kei si irrigidì all'istante e si sottrasse al contatto, puntando le mani sul mio torace per allontanarmi.
“Ma... capitano... Harlock! Cosa diavolo stai facendo?!?”
Veramente mi sembrava abbastanza chiaro, cosa stessi facendo...
Assunsi un'aria contrita.
“Scusa, Kei... credevo che... magari... in fondo... tra noi... ci potesse essere ancora qualcosa, ecco!”
Probabilmente mi avrebbe schiaffeggiato volentieri, ma si trattenne, anche se era furiosa.
“Ho desiderato, e anche per un bel po', una scena come questa... ma ormai è più di mezzo secolo che me ne sono fatta una ragione, visto che sarò anche scema, ma non masochista! E ora, se non c'è altro, avrei da fare!”
Girò i tacchi e se ne andò ancheggiando, e lasciandomi lì con la triste consapevolezza di aver fatto la figura dell'idiota.
A quel punto, evitai di ripetere l'esperimento con Meeme... chissà che disastro poteva venirne fuori!

Ora che ho fatto un quadro della situazione, capite bene che non mi rimane altra scelta... una scelta umiliante, ma necessaria.

“Voi, ehi, voi, là fuori!
Sì, dico a voi, autrici del fandom!
Lo so che siete tutte pazze di me e che io sono ossessivamente presente nelle vostre fantasie più sfrenate.... quindi, ehm... vi rivolgo un appello (come sono caduto in basso!): per favore, non lasciatemi più solo! Ne va del mio onore e della mia autostima! Già sono soggetto alla depressione... non vorrete mica che diventi una lagna insopportabile?
Che cosa dite? Che mi sono divertito abbastanza?!? Ma... quanti anni ho lo sapete! Avete idea di quanto sia lunga, e anche un po' pallosa, l'eternità?!?
Continuate, vi prego, a mandarmi sull'Arcadia soavi (e soprattutto disponibili!) fanciulle! Bionde, rosse, more, umane, aliene... mi va bene tutto (beh, astenersi scorfani, grazie)! E lasciatemi anche qualche amica comprensiva qua e là nell'universo.... che pirata sarei, se non avessi una donna in ogni astroporto?
Ma ho capito la lezione! Prometto che d'ora in poi farò meno il prezioso e non mi crogiolerò troppo a lungo nei miei psicodrammi!
Mi raccomando, eh! Attendo fiducioso!”

 

 

 

Note finali

Qualche autrice (quasi tutte) si è sentita chiamata in causa? Sappiate che era puramente VOLUTO! Dedico quindi questa fanfiction a tutte noi, inguaribili romantiche, che non lasceremo mai il nostro idolo da solo! (Tranquillo, capitano, raccoglieremo il tuo appello!)

 

 

 

 

 

1Cit. “Blade runner” (nel caso improbabile dovesse servire). All rights reserved, no copyright infringement intended.

2Mi sono sempre chiesta come facessero Harlock e le mazoniane (ma anche altri personaggi non terrestri con cui si trova ad interagire) a capirsi... doveva per forza esserci una sorta di “esperanto” universale.

3Cit. “Guerre Stellari” (1977), sempre nel caso improbabile dovesse servire. All rights reserved, no copyright infringement intended.

  
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