Järnek från snö
Agrifoglio di
neve
Notte straordinaria.
S’infrange l’eternità
nel nostro presente.
M.K. Rubri
Prima drupa
C’è un
suono, nei ricordi di Hilda.
La
porta gira sui cardini; qualcosa
rotola e una corsa nella notte. Nei ricordi di Hilda
un cuore (il suo) batte forte e la
candela è troppo scura.
Perché Hilda avrebbe voluto vedere;
ma la luce non glielo permetteva. Perché la candela (scura) la luce se la
mangia e della notte resta solo rumore:
una corsa e un cuore.
Nei
ricordi di Hilda, c’è l’attesa.
Di
quella corsa e di quel cuore che batte (troppo forte). Il labbro masticato e la
coperta calda e pesante e stretta.
Perché a letto, lei, ci doveva restare. Perché la prinsessa non le deve fare, di
notte, le corse. Può solo aspettare.
E c’è
il dopo, nei ricordi di Hilda.
Il
silenzio che sorride e il buio, perché la luce non c’è – no, la candela non è
finita. Hilda la spegne sempre, dopo la corsa (e non si
dovrebbe). Ma a Hilda
dell’ordine non importa; c’è qualcosa sul
pavimento e la candela (che mangia la luce) mangerebbe anche quello.
Hilda spegne sempre
la candela, dopo la corsa (perché non mangi qualcosa),
e la coperta (pesante e stretta) la
libera. E Hilda è rannicchiata sotto la finestra, con
un qualcosa in mano e un sorriso (di
bambina).
Perché Hilda (una prinsessa) vuole solo leggere un bigliettino; il regalo lo dimentica, ma il bigliettino no. Il
bigliettino Hilda lo vuole leggere subito. Perché Hilda è curiosa (e una prinsessa non dovrebbe esserlo),
e il bigliettino (qualcosa) lo legge
subito. Sotto la finestra con la candela spenta (e il rituale la vorrebbe accesa). Ma Hilda lo sa: la luce
mangerebbe il biglietto e lei non vuole. Perché è suo.
C’è
sempre una frase, sul bigliettino. Una bella frase che scherza; ma non fa male
(anche se un po’, forse, dovrebbe farne). Ma la frase
per Hilda è sempre bella (anche se scherza).
Perché Orion frasi cattive
non le sa scrivere (anche se dovrebbe).
Seconda drupa
Nei
ricordi di Hilda, c’è un rituale.
Perché
il vischio bisogna raccoglierlo con la prima neve; e il vischio (che va
raccolto) si taglia quando il freddo inizia. E l’aria punge la pelle; e il
vischio punge le mani. Ma Hilda, al freddo e al vischio, non ci pensa.
Perché
quel giorno (anche se è un rituale) Hilda non è più prinsessa; e si dimentica
di essere sacerdotessa. E le bacche (bianche) sono fredde e suonano con il falcetto (d’oro). Perché sentono gli spiriti, le bacche, e vanno
raccolte con la prima neve. Quando gli spiriti (che suonano il vischio) vagano.
Prima
c’è un rituale.
Il
vischio cade ramo per ramo (il falcetto cala) e bacche (fredde) salutano la
luce. C’è il legno inciso, prima. Lasciato a seccare sull’altare, con un disegno di resina nella corteccia. Mentre il vecchio re si
prepara a morire; mentre Hilda fa cadere bianco (le
bacche) e l’uomo verde (che invecchia) si trascina nelle ombre di rami secchi e foglie vecchie.
E Orion aspetta in silenzio la neve bianca e verde.
Perché Hilda deve eseguire il rituale
e Orion (in silenzio) può solo aspettare. E tiene la luce lontana, Orion;
perché non mangi il buio e Hilda non se ne vada.
Hilda deve farlo di
notte, il rituale.
E la
luce (della notte) è azzurra e fredda e strana.
La luce di Orion
no; la sua luce
è rossa e calda e conosciuta. Hilda la ricorda, la luce del prima. Quando del bosco (di notte) non
aveva paura.
Perché
il bosco è cattivo di notte; anche
con una sacerdotessa (perché quella notte
Hilda prinsessa non lo è più).
Prima il
rituale (di notte) nel bosco (che fa paura) era bello.
Quando Orion raccoglieva il vischio
(freddo) nelle mani (calde). E le bacche (bianche) sono perle e la luce di Orion
se la mangia la notte. E a Hilda il bosco, di notte,
non fa paura.
Perché Orion (la luce)
ha il vischio in mano e la aspetta.
Terza drupa
L’horgr è nero.
Nel vè le pietre sono
fumo e sangue. E Hilda ricorda una cosa brutta. Quando aveva quindici anni
e un dolk
tremava (nella mano). Perché sei grande,
a quindi anni e il rituale Hilda
lo doveva eseguire.
E c’era
tanta gente, nel vè
(quando Hilda di anni ne aveva quindici e il rituale
no, non lo voleva fare). C’erano gli jalrar e gli hersir, e Hilda li sentiva, i loro occhi. Sul dolk (che tremava), sulla veste
rituale, sull’horgr
rosso (di sangue).
E c’era
un maiale sull’altare; ogni anno con
il vischio e la ciotola sporca. E Hilda ricorda una cosa
brutta, perché non era più prinsessa e la lama (sul maiale)
una mano l’ha fatta passare. La mano (che tremava) Hilda
l’ha passata (nej, non voleva. Qualcuno
l’ha fatto con lei) e il dolk era nero. Anche se Hilda non voleva
farlo (ma aveva quindici anni).
Ma il maiale
(vicino alla scodella sporca) il dolk doveva
sentirlo; perché Yngvi-Freyr lo chiede. E vuole bocköl, Freyr; perché il Vecchio muore e la quercia è bella e forte e viva.
Hilda ricorda una cosa brutta (e aveva quindici anni):
il sangue (del maiale) lo hanno raccolto e l’horgr è nero
e appiccicoso; la statua
(appiccicosa) e le mani (le sue) Hilda non le sente.
Perché gocciolano a terra e l’odore è
cattivo.
Ma til árs ok friðar lo dice lo stesso Hilda (anche se il blòt, a quindici anni, non lo voleva fare). Perché
non è più prinsessa (non lo ritornerà)
e ha fatto una cosa brutta. Ma Orion le mani (che gocciolano) le stringe (appiccicose)
lo stesso.
Perché hjul gira e
gira, ma per Orion Hilda (che pinsessa non lo
è più) è solo Hilda. E delle mani (appiccicose e che
gocciolano) Orion si dimentica.
Quarta drupa
La skaldskap Orion l’ha imparata da bambino.
Mentre Hilda (prinsessa) a blòt e brutti ricordi non pensava; mentre di notte lo skaldo le skaldskap
le creava e le storie e i racconti si consumano
con il fuoco.
Orion l’ha
imparata, la skaldskap,
e al banchetto deve sempre iniziare. Perché Orion è bravo (Hilda
lo sa), anche se frasi cattive non ne
sa fare (quelle che scherzano – oh sì – ma
quelle cattive no).
Hilda la ricorda,
la skaldskap di Orion; e le parole sono tante e belle nella notte di Jòl. Perché Orion la prima caccia l’ha fatta ed è un uomo (e di anni ne fa dodici).
Orion (che è bravo)
inizia sempre, e il corno gira e gira e il glögg è caldo. E il glögg (caldo) Orion lo beve, prima.
Quando a Jòl
i versi (belli) li componeva e la danza la ballava.
E nei ricordi di Hilda Orion canta e la danza la balla; e ride (Orion che il riso lo ha perso). Perché a Jòl si riposa e la notte è lunga e viva.
E a Jòl Orion
(che ride) dal ceppo che brucia raccoglie due pezzettini (da conservare). Perché Hilda (una bambina) del fuoco ha paura, ma il legno
lo vuole conservare. E Orion nej alla prinsessa (a Hilda)
non lo sa dire; perché Orion (che frasi cattive non le dice) ride mentre
il corno gira (come l’anno) e il
ceppo brucia e al tavolo ci sono kamrat.
E Hilda (una bambina)
lo guarda e stringe (per conservarlo) un pezzettino di legno.
Quinta drupa
C’è tanto, nei ricordi di Hilda.
E Jòl è pieno e vivo. Perché c’è il vischio e un rumore e qualcosa e un brutto blòt in quei ricordi. E Hilda (drottning) ricorda Orion (che ride).
Adesso Orion non ride più; e la notte Hilda la candela (che non si deve spegnere) non l’accende.
E non aspetta più qualcosa, Hilda, sotto le coperte pesanti e strette. Perché Orion non c’è e il bigliettino (con la frase bella) non tornerà.
Hilda ha tanti ricordi, di Jòl. Ma la mano (bianca) non la sente. C’è una cicatrice, sulla mano; ma Orion non la può coprire (Hilda lo sa).
Perché Orion la notte (cattiva) lo ha preso; e Hilda lo ha spinto e la mano (con la cicatrice) non vuole che Orion la tocchi. La mano (sporca) che è bianca.
Ma il vischio (di notte) nel bosco (che fa paura), Hilda lo raccoglie sempre. Ma una luce (che non è Orion) non la vuole più. Perché Orion (che era caldo) adesso è freddo e la luce (cattiva) non lo deve mangiare.
La frasi Hilda però le deve scrivere; perché qualcuno aspetta un rumore, sotto le coperte (piccole e innocenti); perché drottning (Hilda) adesso le frasi le può (deve) scrivere. Anche se Orion non c’è.
Ma Hilda ha tanti ricordi di Jòl.
E adesso c’è anche un profumo.
Perché Hilda (di notte) un rumore non lo aspetta più; ma la resina e le bacche (rosse) e il
vischio (bianco) bruciano e la luce (Orion) le dice: til árs ok friðar.
[Annotations]
Nota al titolo:
Järnek från
snö in moderno svedese significa Agrifoglio di neve, dove från [di] forma
il complemento di origine. L’agrifoglio è invece una pianta che nella cultura
nordica simboleggia per tradizione la rinascita,
l’eternità e la determinazione. Fuor di metafora, il titolo vorrebbe significare: la deterninazione
[di Hilda] che proviene dal suo mondo, in questo
caso espresso dalla neve e inteso al mondo interiore, basato sui ricordi in
primo luogo.
De verbis
Di seguito riporto divise nelle cinque sezioni
in cui si suddivide il testo le note relative in forma
più discorsiva che in modalità elenco.
Prima drupa
- Tutto
la stralcio si basa sulla tradizione svedese della sera della vigilia di Natale, in cui chi faceva il regalo si avvicinava di
soppiatto alla camera del ricevente, bussava forte alla porta, buttava
dentro il dono e scompariva nel buio, senza farsi riconoscere. Il regalo
era poi accompagnato da una dedica in versi salace, se non feroce.
- La
candela cui si fa riferimento e che dovrebbe restare sempre accesa è
quella dell’antico rituale norreno, che veniva
lasciata dai sacerdoti sugli altari per propiziarsi il giorno di Natale (Jòl in
antico norreno)
- Prinsessa, in svedese principessa
Seconda drupa
- Il rituale cui Hilda
fa riferimento è quello previsto dalla mitologia nordica per procurarsi il
vischio. La sera di Shamhain (Halloween) i
sacerdoti e le sacerdotesse recidono con un falcetto d’oro e con apposite formule il vischio che verrà poi utilizzato a Jòl per decorare l’altare del sacrificio. Il
vischio stesso assolve funzione apotropaica, in quanto
cattura gli spiriti maligni e li allontana, oltre a contribuire
alla rinascita del sole nel giorno del solstizio d’inverno
- Il tronco messo a seccare è il tradizionale
tronchetto con inciso un simbolo magico propiziatorio che va fatto
bruciare la sera del solstizio, tranne un pezzettino che va conservato per
l’anno che viene.
- Il vecchio re è il Re Agrifoglio, che
nelle leggende nordiche e poi nella Wicca rappresenta
il vecchio anno che sta declinando e per questo muore ingaggiando
battaglia con il Re Quercia che rappresenta l’anno nuovo.
4.
L’uomo verde è uno dei
tradizionali consorti della Grande Dea, e un doppio del Re Agrifoglio. Già dalle più antiche
testimonianze lasciate dai Celti, è chiaro che Cernunno
governa la foresta, e porta le corna ramificate di un
cervo. La sua immagine è forte e potente, e assicura la fertilità della natura
nella vita umana. In modo non dissimile, in un'incisione rinvenuta in Germania
nota come la colonna di san Goar, la vegetazione
cresce dalla testa dell'Uomo Verde e forma la sua barba. Sul bacile di GundeStrup, la testa di un uomo è coperta di capelli
stilizzati formati da foglie intrecciate. Come in moltissime altre immagini celtiche,
il potere risiede nella testa. Nelle rappresentazioni dell'Uomo Verde, che
adornano le chiese e le cattedrali europee, la sua testa e soprattutto i suoi
capelli, la sua barba e i suoi baffi sono formati da un insieme di foglie, rami
e rampicanti. Talvolta dalla bocca gli spuntano lunghe foglie, fino a formare
enormi baffi o una lunghissima barba; oppure viticci, a volte con grappoli
d'uva, gli germogliano dagli angoli della bocca e ne incorniciano la testa amo
di capelli e barba stilizzati. Una folta massa di foglie gli circonda il capo.
Terza drupa
- L’horgr
più che un
luogo di culto vero e proprio è un altare. Una pila di pietre su cui
poteva essere posto un oggetto come una statuetta rappresentante
un dio. L’horgr era utilizzato anche per
i sacrifici, i blòt,
e vi era posta la ciotola in cui veniva raccolto
il sangue dell’animale sacrificato, che veniva poi spruzzato sui presenti
per benedirli e sulla statua della divinità.
- Vè purtroppo è un luogo di cui
non si sa molto; è noto comunque che fosse considerato sacro e per questo
motivo era sede di rituali.
- Dolk in svedese significa pugnale
- Quindici anni è l’età
massima in cui, per tradizione antica, si raggiungeva la maggior età. Il
termine varia per luogo e tempo; nella storia ho posto ha quindici anni
l’età necessaria a che Hilda
compia il suo primo rituale come sacerdotessa, mentre più avanti (quarta
drupa) ho fissato a dodici anni per Orion la
maggior età, in quanto di solito era attorno a quell’età che il ragazzo
doveva iniziare a pensare al proprio futuro.
- Jarlar e Hersir
designano in antico norreno due cariche fondiarie locali
- Nej è no in svedese
- Yngvi-Freyr sembra essere il nome completo di Freyr,
dove il primo termine indicherebbe il dio primordiale, mentre il secondo
sarebbe un epiteto poi divenuto onomastico che significa Signore. Secondo la tradizione a Jòl si era
soliti sacrificare un cinghiale o un maiale al dio, e con il suo sangue aspargere i fedeli e la statua con lo scopo di
propiziarsi un anno felice.
- Bocköl in svedese è la birra forte e scura della
tradizione nordica, uno dei liquori usati durante le libagioni tradizionali
- Til árs ok friðar
letteralmente “per un anno fausto e pacifico”, antica formula con cui si concludevano le cerimonie e i sacrifici religiosi (blòt)
- Blòt in antico norreno è il sacrificio
religioso
- Hjul in antico norreno designa
la ruota e in particolare è il termine da cui poi derivò Jòl, e indica l’avvicendarsi ciclico delle stagioni
Quarta drupa
- Skaldskap è la capacità di comporre
versi e di apprezzare la poesia detta skaldica e
rientra fra le competenze di un nobile ed è presente nella sua educazione.
- Skaldo nome nordico che indica il cantastorie
o comunque il detentore della memoria orale
- Glögg bevanda svedese invernale tipica delle festività; simile al nostro vin brulè, è fortemente
speziata e va bevuta ancora calda
- La danza non meglio
precisata assomma in sé i particolari balli che la tradizione nordica
voleva che si eseguissero nei giorni di festa di Jòl
- Il bere assieme è un importante elemento di aggregazione per la realtà norrena. In particolare,
durante il periodo del solstizio, erano formate tavolate rotonde cui di
solito sedevano gli uomini per gruppi della stessa età, bevendo da un solo
corno (secondo l’uso nordico) e cantando a turno.
- Kamrat indica i compagni,
cioè le persone cui un uomo è legato sia per condivisione di esperienze
belliche sia per profonda amicizia
Quinta drupa
- Drottning in svedese significa regina
- Jòl è il termine norreno che
indica Yule,
la festa celebrata in concomitanza col solstizio d’inverno e confluita poi
nel Natale cristiano.