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Autore: Niklaus97    14/06/2015    1 recensioni
La certezza di quei tempi non era di dominio divino, il volto di Era aveva un chiaro sorriso che per quanto possibile le illuminava il volto ormai pietrificato, ma la regina degli dei era felice.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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“Lo so Zeus” gridava Era intimorita mentre il marito le puntava alla gola il tridente di un Poseidone alquanto confuso, “Ehi fratello potresti ridarmelo?” chiedeva abbastanza scocciato, “ascoltalo” chiedeva ora Era leggermente scettica. “Un attimo fratello, devo prima punire questa donna” disse, “ma è il mio..” Poseidone si interruppe quando gli occhi gelidi del maggiore incontrarono i suoi. “Marito adorato, tu sai che le mie azioni sono le più lod..” venne scaraventata a terra da un tuono proveniente da chissà dove, probabilmente da fuori visto che c’era una parete prima del fulmine, e stava proprio dietro di loro. Era stava a terra con il vestito quasi interamente bruciato, “Tu lurida vacca” diceva il re degli dei innervosito come mai prima, “lasciami spiegare, posa il tridente” rispondeva lei terrorizzata ma pur sempre dalla divina “compostezza”, “cosa? Di come ci hai traditi?” gridava, “di come ci ha salvati vorrai dire” tentava di dire Poseidone. “Cosa?” Gridò Zeus, ma il silenzio tombale invase il tempio dove stavano, “mhm..” dalla bocca di Poseidone si interruppe per la seconda volta il suono, “Io prendo le decisioni qui” disse, “io sono il padrone della ragione in questo luogo e sulla terra, non lascerò che mia moglie prenda decisioni al mio posto” concluse, poi lanciò a terra il tridente che ferì sulla fronte Era e se ne andò. Nella stanza era rimasta un’ombra che neanche le lampade di fuoco greco riuscivano ad illuminare, l’aria era fredda intanto Era singhiozzava, “io ho tentato.. tentato di aiutare ma perché non capisce?”, ma di risposta i tuoni rombavano rendendo il cielo come un orchestra di rabbia e paura. Intanto Poseidone prese il tridente, si inchinò alla regina degli dei e lasciò il tempio, mentre percorreva la scalinata verso la discesa che conduceva al varco del mondo di Aqua dove viveva, non potè fare a meno di pensare a quanto dovesse aver sofferto Era, dopotutto la regina degli dei era spesso soggetto di scherno tra le divinità e dopo la sua ultima trovata anche tra i mortali. Non aveva certamente agito con cattivi propositi solo che i suoi metodi erano stati più volte definiti come estremi e nessuno le chiedeva mai consiglio per questo motivo. Quando gli dei erano bambini spesso trovavano divertente comunicare telepaticamente e le emozioni di Era che tutti riconoscevano erano soprattutto disprezzo e solitudine, per questo Poseidone spesso le dedicava attenzione ma ultimamente era diventata terribilmente assente, non partecipava alle sedute quotidiane delle ninfe o per il mestiere che lei in quanto di divinità dell’Olimpo è moralmente costretta a seguire, il tenere d’occhio i mortali, nessuno la vedeva più da mesi. Quando Zeus andò a cercarla trovò sulla sua strada il dio dei mari, egli era salito in seguito ad un invito di Atena, che fortunatamente aveva ripreso a rivolgergli la parola dopo millenni. Ma Zeus ordinò di seguirlo e non potè fare altrimenti, il pesce fritto non gli era simpatico da immaginare. Nella notte mentre camminavano i due non proferirono parola se non per l’unica frase di Zeus, “sono irritato, perché i tuoi figli devono sempre farsi notare? I miei spariscono dai giochi in fretta o stanno lontani dalle imprese ma ora ho altro a cui pensare, mia moglie.” A ripensarci Poseidone potè solo rabbrividire, Era non aveva lasciato l’Olimpo, rimase solo nel suo luogo di alloggio e non voleva vedere anima viva o divina. Sembrava essere tornata la Era giovane ed inesperta, colei a cui Poseidone diede il dono che la fece crescere, maturò in seguito al bacio del dio. Zeus non ne era ovviamente al corrente, ma tra Poseidone ed Era naquero parecchie leggende incerte su legami amorosi ma nessuno ci diede peso vista la chiara relazione con Zeus. Poseidone tornando sul suo cammino lontano dai ricordi decise di evocare il suo carro personale, quella sera troppe emozioni erano state svegliate, lui desiderava il mare, la sua cura. Intanto nel tempio Era si era alzata e vagava per le sale come se non fosse successo nulla, Zeus è vero l’aveva trovata ma non era nel suo solito tornare a punire la gente una seconda volta, poi doveva chiarire a se stessa di essere una Dea e che non poteva tremare al potere del marito. “Oh caro” disse tra se e se, “non mi lasci scelta” continuò con un lieve sorriso mentre sorseggiava un bicchiere di nettare, “ti ho dato il beneficio del tutto per troppo tempo” proseguì “ma ogni matrimonio è destinato a morire” concluse mentre le cadde di mano il bicchiere. Era stava perdendo colorito, la tosse ruppe la sua tenera voce da sempre cristallina, i capelli una volta rossi divennero grigi e poi bianchi, il gonfiore delle guance che amava si trasformò in una forma cava, il suo alito divenne vapore bollente che le invase il corpo, gli occhi erano violacei, le labbra spente. Il corpo era in preda al tremore, le unghie crebbero ma divennero prima marroni poi grigie e infine polvere sul pavimento, il suo ansimare si protese forse per un altro minuto ma ormai lei non si muoveva più, solo un suono sordo invase il tempio ormai silenzioso, il suono di un battito ormai fermo, Era si era forse, uccisa. La certezza di quei tempi non era di dominio divino, il volto di Era aveva un chiaro sorriso che per quanto possibile le illuminava il volto ormai pietrificato, ma la regina degli dei era felice. In lontananza la ninfa Myran si stava avvicininando per portare la cena alla ùregina, quello che trovò fu solo la forza di gridare per poi dissolversi nel vento. Quando Zeus arrivo si chinò al capezzale di Era e la prese in braccio, negli Stati Uniti avvenne il temporale più violento mai visto. Dopo.. Fulmini e Lampi invasero il consueto clima di tranquillità dell’Olimpo e uno Zeus di dimensioni divine si protese a cogliere un fulmine dalle nuvole per donarlo alla sua amata ormai giacente su un letto di rose nere che le ninfe misero sulla sua testa e sul petto, le mani invece tenevano lo scettro in marmo che suo marito le donò il giorno delle nozze. Mentre l’Olimpo piangeva Zeus guardò il cielo e notò un frammento di cielo ancora privo di grigio, anzi era cristallino.
   
 
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