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Autore: Shainareth    15/06/2015    1 recensioni
*** Attenzione! Lieve spoiler per chi non ha giocato l'episodio 25! ***
Volevo bene a Nathaniel, molto. E mi piaceva, anche. Per questo mi era ancora più difficile mettere le cose in chiaro con lui, senza per questo ferire troppo i suoi sentimenti. L’amore era una gran bella seccatura: volevo che fossimo amici e, al tempo stesso, volevo non illuderlo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dake (Dakota), Dolcetta, Kentin, Melody, Nathaniel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PRINCIPI AZZURRI




«Cosa c’è?» mi domandò Nathaniel quando si accorse che lo stavo osservando di nascosto.
   Abbozzai un sorriso imbarazzato e mi strinsi nelle spalle. «Nulla, scusa», presi a rispondere. «È solo che a volte mi sorprendi», ammisi. Lo vidi corrucciare lievemente le sopracciglia in un’espressione perplessa. «Beh», balbettai, provando a giustificarmi, «non puoi biasimarmi se rimango stupita quando ti sento rispondere ad un professore per difendere tutta la classe, compresi quegli elementi che avrebbero davvero bisogno di una strigliata.»
   Era successo proprio nell’ultima ora di lezione, durante il corso di scienze, durante il quale la professoressa Delanay riusciva a terrorizzare l’intera classe con il suo piglio severo e intransigente. A causa dell’ennesima incomprensione fra lei e noi, in qualità di capoclasse, Nathaniel aveva perciò preso in mano la situazione, cercando ancora una volta di porsi come intermediario per salvare il fondoschiena a tutti.
   «Tipo Armin?» chiese, con un sorriso a mezza bocca.
   «O Castiel», confermai io, facendogli aggrottare di nuovo la fronte, questa volta con leggero fastidio. «Sei diventato molto più intraprendente.»
   Lui strinse le labbra e ripose un libro nel suo armadietto, occhieggiando nella mia direzione con fare indeciso. Quindi, dopo una breve esitazione, domandò: «Ed è… un male?»
   Scossi il capo con vigore. «Tutt’altro», lo rassicurai. Nathaniel sembrò rilassare immediatamente le spalle che aveva irrigidito senza neanche rendersene conto. «E poi sono contenta di vederti più sereno.» Inarcò le sopracciglia, manifestando apertamente il proprio stupore. Lo trovai un po’ sciocco, ma non potei comunque fare a meno di sorridergli con tenerezza. «Credi che non si capisca, che hai finalmente ritrovato te stesso?»
   «Questo lo devo soltanto a te», ribatté lui, inarcando le labbra verso l’alto e rivolgendomi uno sguardo pieno di gratitudine.
   «Tutto quello che ho fatto è stato ficcare il naso nei tuoi affari», mi schermii, dal momento che non ritenevo di aver compiuto chissà quale intrepida azione. Semmai ne avevo compiuta una intelligente, ma dal momento che per Nathaniel era stato difficile agguantare con mano ferma la soluzione più ovvia, visto quant’era coinvolto nella faccenda, era stato mio dovere di amica venirgli incontro.
   «Sì, ma se tu non avessi messo in moto tutto, chiamando i servizi sociali…»
   «Ah», balbettai, grattandomi un braccio. «In realtà a quello non ci ho pensato io», ammisi.
   «Come no? Non li hai chiamati tu?»
   «Sì, è vero, ma l’idea me l’ha data Kentin», gli spiegai. «A ben guardare, forse dovresti ringraziare lui, più che me.»
   Nathaniel rimase in silenzio per qualche istante, che forse gli servì per immagazzinare e riorganizzare le informazioni che gli avevo appena dato. «Sul serio?» disse poi. «Quindi hai parlato con lui della faccenda?»
   Più che arrabbiato, mi sembrava soltanto fortemente sorpreso da quella confessione, e questo mi diede il coraggio di proseguire. «Non sapevo davvero cosa fare per aiutarti ad uscire da quella situazione e non riuscivo a tenermi tutto dentro sapendo che stavi male, perciò…»
   «Capisco», commentò laconicamente, richiudendo con aria pensierosa l’anta del proprio armadietto. «Quindi i miei eroi salgono a due», scherzò quasi fra sé.
   «Tre, se includi Castiel», gli rammentai, dal momento che era stata proprio la sua nemesi a dargli una mano per dare un colpo di spugna al passato ed acquisire quell’indipendenza di cui aveva avuto bisogno per migliorare la propria condizione di vita. «Ma sono certa che anche Armin, Alexy o Lysandre non si sarebbero tirati indietro, se avessero saputo la verità.»
   Nathaniel mi lanciò uno sguardo strano. «E perché allora hai scelto di confidarti proprio con Kentin?»
   La reputai una domanda più che legittima, benché fossi certa che lui conoscesse perfettamente la risposta. Mi strinsi nelle spalle. «È stato il primo a cui ho pensato», fui costretta a fargli sapere. «È il mio migliore amico e lo conosco da tanto tempo, perciò è ovvio che mi sia fidata di lui.» L’unico mio errore di valutazione era stato quello di non pensare all’eventualità che Kentin potesse andare in escandescenza sapendo che ero andata a dormire a casa di Nathaniel, dandogli modo di sospettare che lo avessi fatto perché ero innamorata di quest’ultimo. A Nathaniel non lo avrei detto, però, anche perché era una cosa che non stava né in cielo né in terra e, soprattutto, in quel momento l’amore era stato l’ultimo dei miei pensieri. Così come non gli avrei riferito che Kentin aveva espresso il concitato desiderio di prenderlo a pugni se solo si fosse azzardato di nuovo a farmi piangere.
   «Quindi le cose vanno meglio, fra voi due», concluse Nathaniel, con un sorriso che di allegro aveva ben poco.
   Ricambiai quell’espressione plastica che mi inquietava non poco. «Da un pezzo», fui chiara, tanto per evitare fraintendimenti di sorta.
   «È stato magnanimo, da parte tua, perdonarlo per aver tagliato i ponti per quasi tutto il periodo in cui è stato alla scuola militare.»
   Uh, che frecciata al veleno. E quel sorriso che Nathaniel si ostinava a mantenere sulle labbra riusciva a renderla ancora più letale. Mi adeguai. «In verità, è stata tua sorella a metterci l’uno contro l’altra. Non che ci sia riuscita fino in fondo, in effetti.»
   Finalmente il viso di Nathaniel ebbe un fremito e la sua espressione serafica vacillò. «Ambra?»
   «Non dovresti più stupirti, dopo tutto questo tempo», lo rimbrottai bonariamente. Se devo essere onesta, questa era una delle cose che ancora mi seccavano: era sempre troppo protettivo nei confronti di quella vipera di sua sorella. «Ormai è andata, e io e Kentin siamo tornati più amici di prima», sospirai infine, preferendo lasciar cadere il discorso.
   «Me ne sono accorto», borbottò Nathaniel, avviandosi con aria contrariata lungo il corridoio. «Vieni, devo restituirti il quaderno degli appunti che mi hai prestato. L’ho lasciato in sala delegati.» Glielo avevo dato in seguito a tutte le assenze che aveva fatto durante il periodo in cui la sua famiglia era stata scossa dal terremoto  provocato dalla mia telefonata agli assistenti sociali. Mi ero chiesta perché mai non lo avesse chiesto in prestito a Melody, che era più brava di me in diverse materie, e solo dopo che Rosalya me lo aveva fatto notate, mi ero resa conto che probabilmente quella di Nathaniel era stata soltanto una scusa per potersi riavvicinare a me.
   Mi affiancai a lui e proseguimmo verso la sala delegati in silenzio. Volevo bene a Nathaniel, molto. E mi piaceva, anche. Per questo mi era ancora più difficile mettere le cose in chiaro con lui, senza per questo ferire troppo i suoi sentimenti. L’amore era una gran bella seccatura: volevo che fossimo amici e, al tempo stesso, volevo non illuderlo. Avrei forse dovuto essere più decisa nell’esporre ciò che provavo per Kentin? No, Nathaniel non era affatto stupido, perciò sicuramente doveva essersi già accorto di come stavano le cose. Ciò nonostante, al posto suo, anch’io avrei continuato a nutrire la segreta speranza che i miei sentimenti per la persona amata potessero essere ricambiati.
   Quando giungemmo a destinazione, Nathaniel arrestò il passo sulla soglia dell’aula così di colpo che quasi andai a cozzargli contro. «E tu che ci fai, qui?!» esordì in tono palesemente contrariato.
   Mi sporsi e sbirciai oltre la sua schiena, giusto in tempo per vedere quella che sembrava essere una scena da shoujo manga: stringendo una cartellina al petto con aria intimorita, Melody era stata costretta con le spalle al muro da un bestione biondo, abbronzato e dai capelli lunghi raccolti sulla nuca. Avrei riconosciuto quella sua espressione malandrina fra mille, così come non mi sarebbe servita alcuna spiegazione per capire cosa stesse succedendo.
   «Ops», ridacchiò Dake, allontanandosi di un passo dalla sua preda che, a quanto pareva, era ancora integra. «Siamo stati interrotti sul più bello.»
   «Nath!» esclamò con sollievo Melody, approfittando di quella distrazione per sfuggirgli e precipitarsi verso di noi.
   Nathaniel l’afferrò gentilmente per le spalle. «Tutto bene?»
   Lei annuì, benché si potesse leggere lo spavento impresso ancora sul suo viso. «Sì, non mi ha fatto nulla.»
   L’altro le rivolse un sorriso rassicurante e, sospingendola dolcemente nella mia direzione, avanzò di qualche passo all’interno della stanza, frapponendosi fra noi e Dake. «Mi piacerebbe davvero sapere come fai ad avere libero accesso al liceo, visto che non sei iscritto qui.» Pur risultando apparentemente cortese, la sua voce lasciava trasparire un fastidio piuttosto marcato.
   Infilando le mani nelle tasche dei jeans, Dake scrollò le spalle con noncuranza. «Dimentichi che Boris è mio zio?»
   «Questo non ti autorizza a violare il regolamento dell’istituto», ribatté Nathaniel con fare deciso.
   «Forse no, ma ci sono troppi bei visini, qui, per starmene lontano a lungo», dichiarò pacatamente l’altro, strizzando l’occhio verso me e Melody. «Aishilinn, come va? È da un po’ che non ci si vede. Il che è un vero peccato. Anzi, visto che le lezioni sono finite, ti va di andare a fare un giro? Magari può venire anche la tua amica. Ci divertiremo, tutti e tre insieme.»
   L’aspra risposta di Nathaniel fu talmente repentina che anticipò di un soffio il dito medio che fui sul punto di allungare verso quel damerino australiano. «Dubito che vogliano rovinarsi il pomeriggio in compagnia di un elemento tanto discutibile.»
   «Discutibile?» ripeté Dake sorridendo. Era incredibile come, pur sentendosi insultato o respinto, riuscisse sempre a non perdere le staffe. «Non mi pare di poter essere biasimato se provo attrazione per le belle ragazze. O devo forse credere che a te piacciano quelle brutte?»
   Stavolta fui costretta a mordermi il labbro inferiore per non ridere. Non sopportavo la sua corte insistente, ma dovevo riconoscergli che sapeva essere dannatamente divertente, a volte. Sembrava quasi di avere a che fare con un Castiel dotato di un carattere decisamente più trattabile e meno irascibile. Sbirciai verso Nathaniel, curiosa di sapere cosa gli avrebbe risposto.
   Lo vidi passarsi una mano fra i corti capelli biondi. «Non è questo il punto», volle chiarire anzitutto. Sospirò pazientemente, cercando di non cedere il passo alla rabbia. «In qualità di delegato degli studenti, devo chiederti di lasciare la scuola o sarò costretto a far rapporto alla preside.»
   «E se lo farai, immagino che ad avere delle noie sarà mio zio, giusto?» concluse Dake per lui.
   «Esatto», confermò Nathaniel, tornando a sorridere spavaldo.
   Stavolta fu l’altro a sospirare. «Va bene, sono costretto ad arrendermi, per questa volta», dichiarò, alzando le mani in segno di sconfitta. «Ma di certo non mancherà occasione per rivederci», garantì a me e Melody. «Dovrò davvero prendere in considerazione l’idea di trasferirmi qui in Francia…»
   Detto ciò, si avviò verso l’uscita e noi gli facemmo spazio, riparandoci per puro scrupolo dietro la schiena del nostro compagno di classe. Prima di sparire, comunque, Dake ci rivolse un ultimo sorriso. Nathaniel richiuse la porta alle sue spalle e finalmente Melody si rilassò. «Che paura…» soffiò con voce tremula.
   «Abbaia ma non morde», le assicurai, passandole una carezza dietro la schiena.
   «Ciò non toglie che non può prendersi la libertà di girovagare per la scuola importunando voi ragazze», espresse in tono risoluto Nathaniel, marciando verso uno degli scaffali della sala. Allungò il braccio e prese il mio quaderno che aveva lasciato lì sopra. «Tieni, Aishilinn, grazie ancora», mi disse, porgendomelo. «E scusa se ti ho fatto fare tardi.»
   «Nessun problema», gli garantii.
   «Gli avevi prestato degli appunti?» mi domandò Melody, non appena lui tornò ad allontanarsi verso dei fascicoli lasciati in bella vista su uno dei tavoli presenti nella stanza.
   «Sì, ne aveva bisogno per via delle assenze fatte tempo fa», le spiegai, cercando di non dare troppo peso alla cosa. Non volevo che Melody tornasse ad avercela con me per un qualcosa che non esisteva.
   Lei mi sorrise, per fortuna. «Credi che abbia bisogno di altro per recuperare le lezioni perse?»
   Eccola lì, un’altra che, nonostante tutto, non voleva darsi per vinta. «Può darsi», dissi. «Dovresti chiederglielo», le suggerii, dandole il gomito. Melody arrossì e faticò a nascondere un risolino divertito. «Bene», ripresi a quel punto, alzando la voce. «Allora io vado. Ci vediamo domani.»
   «Tu non vai da nessuna parte», dichiarò Nathaniel, categorico, senza neanche alzare gli occhi dai documenti che stava visionando.
   Corrucciai lo sguardo. «Prego?»
   «Pensi davvero che quel tipo si sia arreso così facilmente?»
   Mi venne da ridere. «Non è uno stalker.» Almeno questo dovevo riconoscerglielo, poveretto.
   «In ogni caso, non mi va che tu rischi di ritrovartelo nuovamente alle costole», proseguì imperterrito Nathaniel.
   «Sì, ma…»
   La mia debole protesta fu interrotta ancora una volta dalla sua testardaggine. «Non appena avrò finito qui, mi assicurerò di riaccompagnare sia te che Melody.»
   Sembrava dovessi per forza concedergli l’ultima parola, perciò mi rassegnai e mi accomodai su una delle sedie dell’aula, mentre Melody, ormai tornata di buon umore, riprendeva il proprio lavoro. Loro aiutavano il personale scolastico, ma io che cosa avrei dovuto fare lì con loro fino a che non avessero concluso? Avevo pur sempre degli impegni, e se anche non li avessi avuti, avrei voluto poter gestire il mio tempo libero come più mi aggradava.
   Appoggiai i gomiti sul tavolo e mi sorressi il mento con le mani con aria annoiata. Dopo qualche attimo, recuperai il cellulare dalla tasca dei jeans per mandare un sms a Kentin: ci eravamo accordati per vederci dopo la scuola, ma a quel punto mi domandai se avrei fatto in tempo per l’appuntamento. Non ricevetti risposta immediata, ma dopo alcuni minuti, che io passai a giocare con un’applicazione idiota, la porta della sala si aprì con uno schianto, facendoci sobbalzare.
   Sulla soglia comparve Kentin, ansante e spettinato per la lunga corsa fatta per precipitarsi fin lì. I suoi occhi verdi si focalizzarono anzitutto su di me, poi scorsero il resto della stanza, soffermandosi infine su Nathaniel e Melody, seduti poco distanti.
   «Tutto bene…?» mi azzardai a domandargli, cercando di non far caso allo zaino che rischiava di cadergli e alla camicia che gli era scivolata su una spalla.
   «Sì», rispose lui, rilassandosi di quel tanto che gli consentisse di tornare a respirare a dovere.
   «È successo qualcosa?» s’incuriosì Nathaniel – e non a torto.
   Kentin soffiò d’un colpo l’aria dai polmoni e si lasciò cadere seduto accanto a me. «Nulla, ho solo ricevuto un messaggio da Aishilinn che mi diceva che si trovava qui e aspettava che tu la riaccompagnassi a casa.»
   «Ah», commentò l’altro, trattenendo a stento un sorriso divertito. «E la cosa ti ha messo in allarme?»
   «Non avrebbe dovuto?» volle sapere Kentin, issando una caviglia sul ginocchio e incrociando le braccia al petto, gli occhi puntati in quelli di Nathaniel.
   Lo sguardo di Melody saettò nella mia direzione ed io le restituii l’espressione confusa che lei rivolse a me. «Forse non sai che il nipote di Boris è nei paraggi», cominciò a spiegare il delegato, riprendendo il proprio lavoro.
   Kentin corrucciò la fronte con fastidio. «Di nuovo?!» sbottò, quasi fosse pronto a scattare verso un nemico invisibile. Lo rabbonii in un attimo, afferrando il lembo della camicia che gli ricadeva sulla spalla ed accomodandoglielo addosso come se fossi stata sua madre. Lui mi riservò un cipiglio immusonito e, dando conferma alle apparenze, mi sottrasse l’indumento dalle mani per sistemarselo da solo. Melody rise. «È per questo che ti sei offerto di accompagnarla a casa?»
   «Lei e Melody», confermò Nathaniel, incurante del teatrino appena offerto. «Al posto mio avresti fatto lo stesso, no?»
   «Lo faccio subito, se è per questo», lo soprese Kentin, inducendolo a sollevare di nuovo lo sguardo dai documenti.
   «Veramente non posso andar via ora», spiegò la nostra compagna, rivolgendo comunque un sorriso riconoscente all’ultimo arrivato. «Sto dando una mano.»
   «Non sei obbligata, lo sai», intervenne a quel punto Nathaniel. «Se hai altri impegni, puoi tornare a casa.»
   «Insisto», s’incaponì Melody; se per gentilezza o se per cogliere al balzo l’opportunità di rimanere da sola con lui, non avrei saputo dirlo, ma ammirai la sua tenacia.
   «In tal caso, noi togliamo il disturbo», decise Kentin, alzandosi in piedi. Mentre lo seguivo verso la porta, scorsi Nathaniel rivolgerci un’espressione indecifrabile. Mi dispiaceva, ma che altro avrei potuto fare, per lui, senza correre il rischio di dargli false speranze?
   «Ci vediamo domani», ci salutò Melody, soddisfatta per la promessa ottenuta, senza alcuno sforzo, di essere riaccompagnata a casa proprio dal ragazzo per cui spasimava da tempo. In quell’istante mi sovvenne che, nonostante Nathaniel non ricambiasse i suoi sentimenti, fra loro fosse rimasta comunque una bella amicizia. Sperai con tutta me stessa che, quando sarebbe stato il mio turno di chiarire le cose con Nathaniel, anche fra me e lui sarebbe rimasto un bel rapporto.
   «A domani.»
   Kentin ed io lasciammo la sala delegati senza scambiarci una sola parola. Poi, quando fummo ormai prossimi all’uscita dall’edificio scolastico, mi sentii chiedere: «Perché non presenti quel tipo a Laeti? Tra rompiscatole dovrebbero intendersi.»
   «Ti stupirà sapere che l’ho già fatto», ribattei ridendo. «Purtroppo, però, Dake non sembrava interessato.»
   «Lei invece lo era, eh?» Più che una domanda, quella di Kentin era un’affermazione. «Questo no, non mi stupisce.»
   «Piuttosto, non era necessario che ti precipitassi in sala delegati, tanto più che credevo fossi già con Armin e Alexy.»
   «Tranquilla, li ho parcheggiati davanti al centro commerciale: sicuramente troveremo uno nel negozio di videogiochi e l’altro in uno di quelli di abbigliamento.»
   «Bella l’espressione li ho parcheggiati», riflettei a mezza voce.
   «Che altro potevo fare, scusa?» provò a giustificarsi Kentin, mentre attraversavamo il cortile della scuola e si guardava attorno per assicurarsi che Dake fosse davvero andato via. «Lasciarti con Nathaniel?»
   «Non mi avrebbe certo morso.» Si voltò a guardarmi con fare scettico, ma preferì non commentare quella che ai suoi occhi appariva come ingenuità. «Raggiungiamo gli altri al centro commerciale?»
   «Se ti va…» borbottò con indolenza, lasciandomi intuire che fosse seccato per la mia ingratitudine. Era venuto in mio aiuto come il più classico dei principi azzurri ed io lo avevo trattato come un moccioso.
   Intenerita, mi imposi di essere un po’ più audace del solito e, senza dire nulla, mossi una mano verso la sua, sfiorandone le dita un attimo prima di intrecciarle alle mie. Kentin non fiatò, ma non si lasciò sfuggire l’occasione di stringere la presa con calore. Quando alzai lo sguardo, mi accorsi che sul suo viso era tornato ad aleggiare un sorriso e che i suoi occhi adesso si erano fatti più sereni.












Chissà se poi ci sono andati davvero, a recuperare Armin e Alexy... Io spero, piuttosto, che siano andati ad infrattarsi, ma visto l'andazzo dei loro neuroni, ne dubito fortemente, sigh.
Okay, oggi sono riuscita ad avere un po' di spazio tra un turno di lavoro e l'altro, quindi ecco qua cos'ho concepito durante la mattinata. Spero che lo sforzo sia valso a qualcosa, soprattutto vorrei tanto che tutto ciò avesse senso. :'D
Piccola parentesi Dake: premetto che non gli ho mai dato corda e che nell'insieme non è per nulla il mio tipo ideale. Bisogna però riconoscergli delle qualità, come il senso dell'umorismo e il suo essere tollerante con le sfuriate altrui. XD
Detto ciò, penso di potermi ritirare, anche perché a breve devo scappare di nuovo al lavoro. Grazie a tutti i lettori e alla prossima!
Buon pomeriggio!
Shainareth





  
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