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Autore: VENDA    15/06/2015    1 recensioni
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SANZO/GOKU - Quella volta che Goku riuscì a far sorridere Sanzo
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SANZO/GOKU - Quella volta che Goku riuscì a far sorridere Sanzo

 

«Saaaanzooooooo! Io mi annoio!»

«Chiudi il becco, scimmia, devo lavorare.»

Faceva un caldo torrido quel pomeriggio di metà giugno, l'aria era immobile e in tutto il tempio sembrava non esserci nessuno; erano ormai tre giorni che Sanzo lavorava ininterrottamente, concedendosi solo rarissime pause non più lunghe di un paio di minuti durante le quali non poteva comunque stare appresso a Goku e alla sua noia. Il più delle volte si limitava ad ignorarlo o a rispondere a monosillabi, raramente con una frase completa e un po' più articolata.

«A cosa lavori?» chiese, pensando che così almeno avrebbe avuto per un po' la sua attenzione.

«Niente che ti riguardi» rispose il bonzo, secco.

«Magari no, ma dev'essere qualcosa di brutto vista l'espressione che hai.»

L'aveva detto senza rifletterci e, anche se non era una novità, per un attimo appena Sanzo ne fu colpito.

«Che vuoi dire?»

«Che non sorridi, quindi non può essere una cosa bella» spiegò il demone, col suo solito candore disarmante.

«Ti risulta che io sorrida spesso?»

«No, ma ogni tanto, quando stai bene, qualcosa brilla di più sulla tua faccia, e a me piace pensare che quello è il tuo modo di sorridere. Ora però non lo stai facendo.»

Sanzo non rispose subito. Goku non aveva torto: lui era un giovane bonzo, molto più piccolo di tutti i vecchiacci che abitavano al tempio e che avevano i volti sfregiati dalle rughe causate da anni di espressioni accigliate e parole di disapprovazione verso tutto ciò che li circondava. Stava davero facendo anche lui quella fine?

«Beh, ti sei risposto da solo» disse poi, dopo quelle riflessioni. «E comunque sorriderò quando sarà indispensabile.»

«Quel giorno spero di esserci» esclamò Goku, eccitato. «Anzi, te lo prometto: io ci sarò e ti vedrò sorridere!»

 

MOLTI ANNI DOPO

Lasciato l'ultimo villaggio in cui si erano riparati per la notte, Sanzo e i suoi si erano rimessi in viaggio da un paio d'ore quando subirono l'ennesimo attacco da parte di un gruppo di demoni impazziti. Riuscirono a mettersi in salvo a suon di pallottole sparate e colpi di energia spirituale, mentre Gojyo guidava come un matto in mezzo agli alberi del bosco in cui si trovavano. Goku era stato colpito alla testa ed era svenuto: mossa saggia da parte di quei vermi, che evidentemente conoscevano la potenza superiore del Saiten Taisei e avevano pensato di di annientare subito la minaccia maggiore.

«Sanzo, sono troppi» urlò Hakkai, nel frastuono di battaglia e motore.

«Fermiamoci tra quei cespugli, dobbiamo combattere tutti!»

Gojyo parcheggio la Jeep senza troppa grazia e richiamò la sua arma, ma più passavano i minuti e più la situazione volgeva a vantaggio dei nemici.

«Dobbiamo svegliare Goku, ci deve pensare lui!»

«Ma Sanzo, come facciamo? Non ci daranno il tempo di rianimarlo!» constatò giustamente il mezzo demone.

«Non ce n'è bisogno» e, mentre lo diceva, il monaco tolse la tiara dalla fronte del dormiente.

Non passarono neanche un paio di secondi prima che due grandi occhi gialli si spalancassero: Goku si era svegliato, e con lui anche il temibile Saiten Taisei. Si rimise in piedi con un salto, come se fosse perfettamente fresco e riposato, e cominciò a fare strage di demoni, terrorizzati dal vederlo scatenato più che mai.

Sanzo, Hakkai e Gojyo avevano combattuto strenuamente per almeno venti minuti, ma a Goku ne bastarono tre per annientare l'intero gruppo; finito con quegli scatti demoniaci e non ancora sazio di sangue e morte, si volse infine verso i suoi stessi compagni di viaggio, che in momenti come quello non riconosceva.

Gojyo fu il primo ad avventarglisi contro nel tentativo di fermarlo, quindi fu anche il primo ad essere messo a tappeto, scaraventato a dieci metri di distanza con un solo calcio; Hakkai non fece una fine tanto diversa, raggiungendo il rosso dopo aver resistito solo qualche secondo in più; restava solo Sanzo, che si rifiutava categoricamente di avere paura di una stupida scimmia. Goku atterrò anche lui, ma invece di scaraventarlo lontano cominciò a colpirlo violentemente, tenendolo bloccato a terra con tutto il suo peso.

Mentre pensava che quella era davvero una pessima giornata, non si sa come gli tornò in mente un afoso pomeriggio di troppi anni prima, quasi il ricordo di un'altra vita, e il poco tempo che aveva dedicato ad ascoltare le parole di un Goku annoiato e chiacchierone come al solito.

«Ehi, scimmia, ricordi?» gli chiese allora, senza un perché. «Avevi detto che ci saresti stato quando avrei sorriso...»

E lo fece: Goku si era bloccato un secondo quando si era sentito chiamare, e Sanzo allungò le labbra in un sorriso. Lo sguardo animalesco si placò all'istante, mentre due dita dagli artigli affilati si allungarono fino a posarsi su quell'espressione rara e bellissima. La mano di Sanzo fece uno scatto, bloccandogli il polso.

«Sì, ma tu dove sei, Goku? Avevi detto che ci saresti stato per vedermi sorridere... andiamo, mantieni la tua parte di promessa!» urlò infine, guardando dritto in quegli specchi d'ambra.

La coscienza di Goku fu scossa nel profondo da quelle parole e da quel sorriso, finché il suo io non riemerse facendolo tornare in sé.

«Sanzo...» sussurrò, la voce impastata, il tono spaesato, il cuore che batteva forte perché lui... «Stai sorridendo...?» 

Non voleva sapere perché si trovassero in un bosco, dove fossero Gojyo e Hakkai, cosa fosse successo, perché lui era steso a terra ricoperto di sangue e lo tenesse fermo per un polso; no, in quel momento era più importante il sorriso di Sanzo.

«Ti dissi che lo avrei fatto quando sarebbe stato indispensabile... ben tornato, Goku.»

   
 
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