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Autore: ISI    11/01/2009    2 recensioni
"E’ più di mezz’ora che ti fissa senza ritegno e adesso stai seriamente iniziando a pensare che in quell’orribile ed eterno rimando di riflessi, in quel labirintico ed estenuante ripetersi all’infinito di specchi deformi, in quel claustrofobico ricordo di cristallo di Boemia intento a bearsi di quelle due trasparenti dita di vodka che custodisce, ci siano davvero un paio di occhi fissi su te, incollati come incantati dalle tue dite, troppo prese a far l’amore con le corde tese d’un contrabbasso."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cristalli di Boemia

 

 

E’ più di mezz’ora che ti fissa senza ritegno e adesso stai seriamente iniziando a pensare che in quell’orribile ed eterno rimando di riflessi, in quel labirintico ed estenuante ripetersi all’infinito di specchi deformi, in quel claustrofobico ricordo di cristallo di Boemia intento a bearsi di quelle due trasparenti dita di vodka che custodisce, ci siano davvero un paio di occhi fissi su te, incollati come incantati dalle tue dite, troppo prese a far l’amore con le corde tese d’un contrabbasso.

Non sono di certo occhi azzurri che raccontano di amori meno puri di quanto non credano, né iridi verdi che parlano dolcemente di una speranza a loro insaputa già morta da tempo, tantomeno lo sguardo che su di te insistentemente indugia possiede i toni caldi e passionali, ma veloci a stiepiedirsi e a spegnersi, del marrone.

E’ nero ciò che ti scruta silenziosamente, assorbe tutti i raggi di luce presenti nella stanza, ma non si muta né in bianco né in colore alcuno e rimane là a guardarti, immobile nel cristallo, come se non avesse proprio niente di meglio da fare.

E’ insopportabile quello che ti ricorda, ciò che risveglia da una morte che non è solo fisica e davvero non riesci più a sopportarlo quel suo indagarti interrogativo che sembra sottoporti ad un muto interrogatorio; non ne puoi davvero più di domande poste senza pudore e senza vergogna, ma ancora confuse in quel senso di colpa che sembra dividerti in due come quando il suo corpo era entrato per la prima volta nel tuo.

E di scatto afferri il bicchiere per ingoiarne il contenuto tutto d’un fiato, mentre la gola secca s’incendia a contatto con l’acquavite che tira i lineamenti del tuo volto in un’evidente espressione di disgusto.

La tua mano destra trema nel riconoscere, una volta per tutte, gli occhi neri che ti fissano dal bicchiere e, prima ancora che tu possa accorgerti di aver lasciato la presa, frammenti di cristallo giacciono già sul pavimento, sparpagliati ai tuoi piedi come i brandelli di un nemico fatto a pezzi, come le carcasse al mattatoio, come dei morti, senza nome e senza volto, pigiati in una fossa.

In pezzi, come la tua vita da quando lui non c’è più.

Ed i tuoi occhi neri ti fissano moltiplicati a dismisura nelle membra disfatte del cristallo.

La sensazione di deja-vu è esasperante.

tu né lui, in fondo, avete certo fatto una fine migliore di questo cristallo di Boemia.

  
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