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Autore: genesisandapocalypse    16/06/2015    3 recensioni
Gli occhi di Luke sono vitrei, nascosti da una nube di pensieri e ricordi. Dice di aver superato tutto, ma nessuno ci crede, Eloise per prima, che riuscirebbe a mettere da parte il suo odio colossale per Michael Clifford, se potesse aiutare.
Essere scappata nell’università al centro di Sydney è stata un po’ una salvezza, per Gioia. E che lo sia pure per qualcun altro?
Ashton ha perso fiducia nelle donne da tempo e scorbutico com’è, riesce a togliersele di mezzo, ma ogni tanto sa anche essere gentile.
A Cardiff c’è stata per soli tre anni, Eva, abbastanza per tornare a Sydney con qualcosa di troppo e far rimanere secco Calum.
E Scarlett, non sa bene come, finisce più spesso in quel bar che in camera propria.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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SORPRESA.
 
“Un momento di gioia ci prende sempre di sorpresa. Non siamo noi ad afferrarlo, ma è lui ad afferrare noi.”
“Le chiamo sorprese eppure non aspettavo altro.”
 
 Gioia si sfrega le mani, si morde l’interno guancia, infine preme il dito sul campanello.
Sono le undici e due di mattina, è domenica e avrebbe preferito dormire fino a mezzogiorno. Invece si è alzata alle dieci; o meglio, si è alzata dal letto alle dieci, perché ha passato una notte insonne, a cercare di capire dove ha sbagliato.
Lo sguardo colpevole e terrorizzato allo stesso tempo di Luke le rientra in testa, colpendola  con forza, facendole sbattere le palpebre più volte.
Non è ancora capace di comprendere gli sbagli fatti, o i pensieri di Luke.
Ad aprirle la porta è Eloise, le occhiaie ben coperte dal correttore e gli occhi che si spalancano un minimo alla sua vista.
«Oh, ciao Gioia,» la saluta, il tono quasi sorpreso, ma può immaginare il perché della visita.
Chissà cosa avrà pensato, quando suo fratello è corso via, le lacrime agli occhi e il corpo sconvolto dal tremore.
«Buongiorno,» imita un sorrisino gentile, ma negli occhi è segnata tutta la preoccupazione del mondo, la stessa che aveva Eloise la sera prima, quando si è ritrovata un Luke piangente all’ingresso, parole disconnesse che gli uscivano dalla bocca mangiucchiata.
Rimangono in silenzio qualche secondo, a studiarsi, a pensare. Nessuna delle due sembra invogliata a parlare, persino Gioia, con la sua parlantina facile, non sa che dire.
Chiede di Luke? Eloise sa qualcosa, che sia della serata o di ciò che è successo al fratello?
Boccheggia, prima che la bionda si guardi alle spalle.
«Penso che tu abbia bisogno di risposte, Gioia - bisbiglia, poi apre di più la porta e la invita a entrare - e dovrò essere io a dartele, perché Luke non ne ha la forza,» aggiunge, insieme si dirigono verso il salotto.
Eloise si guarda attorno, spera solo che Luke non si muovi dalla propria camera, da cui arriva una musica soffocata ma potente. Probabilmente i Fall Out Boy, uno dei suoi gruppi preferiti.
«Chiedi tutto ciò che vuoi,» fa, allora, la piccola Hemmings, sorridendo gentilmente alla mora, che sospira rumorosamente, prima di portare gli occhioni neri in quelli della bionda.
«Ieri sera.. ci siamo, hm, ci siamo baciati.. ma lui è scappato, sembrava disperato, come se avesse fatto qualcosa di grave - si passa una mano fra i capelli lisci - ti prego, Eloise, devo sapere cos’è successo, se ho fatto qualcosa di sbaglia..»
«Tu non hai fatto nulla, Gioia - la blocca, alzando una mano - ma Luke non sta bene, i ricordi continuano a travolgerlo, a volte vive a metà tra la realtà e la memoria - si blocca, respira profondamente - ed è ciò che è successo ieri, si è scordato della realtà e si è fatto investire dai ricordi,» si passa le mani sulle gambe, più volte.
«Quali ricordi?» chiede, titubante, la ragazza.
Ha quasi paura di saperlo, ha paura delle risponde.
Luke è ancorato ai ricordi, e quando è così, c’è un motivo orribile dietro.
Eloise rimane in silenzio per tempo interminabile, sbatte le palpebre più volte e sembra trattenere a fatica le lacrime. Poi fa un sorriso mesto e si stringe nelle spalle.
«Era fidanzato, pochi anni fa, con una ragazza che amava tanto, sai? - una mezza risatina, che a Gioia sembra più un singhiozzo, sfugge dalle labbra della bionda - poi è successo il disastro. Era il compleanno di Luke, stava tornando dalla scuola serale, voleva passare la notte con mio fratello, ma non ci è mai arrivata - una lacrima viene scacciata prontamente - un incidente; non aveva la cintura, è volata fuori dal finestrino ed è morta sul colpo. Da quel giorno lui non vive più, a volte arriva persino ad incolparsi, come se il fatto che stesse venendo da lui significasse qualcosa.»
Gioia rimane in silenzio, sente il cuore stracciarsi e si chiede come si possa sopportare un dolore del genere.
«Stava tornando a sorridere, con te, sai? - Eloise ora piange, non resiste - lo stai rendendo di nuovo felice, ma al vostro bacio ha iniziato a credere di averla tradita.»
Gioia la guarda, ora capisce tutto. Le viene da piangere anche a lei, ma trattiene tutto e accarezza gentilmente la schiena di Eloise.
Non può capire il loro dolore, ma lo sente anche lei, sebbene in minima parte.
Il dolore nel pensare a Luke disperato, distrutto, perso, a metà.
«Ti prego, Gioia - la voce strozzata di Eloise le arriva all’orecchio - stava tornando a sorridere, ti prego, non abbandonarlo. Combatti per lui,» sussurra, Gioia sussulta a quelle parole.
Combattere per lui.
Combattere affinché gli torni il sorriso, la luce negli occhi, combattere affinché i ricordi non facciano più così tanto male, combattere affinché possa amare di nuovo.
Lo farà?
Sì.
 
Michael sente il citofono trillare, si alza con uno sbuffo e, con la lattina di birra in mano, si avvicina verso la porta.
È l’una, lui dovrebbe mangiare, ma non ne ha voglia. Di domenica, diventa più pigro del solito. Non cucina, non esce, non si lava, non fa nulla, se non mangiare qualunque cosa che non abbia bisogno di cuocersi. Solitamente punta ai cereali al cioccolato, o alle patatine, dipende se vuole il dolce o il salato.
Comunque, non sa proprio chi è che, all’una del pomeriggio, di una domenica alquanto noiosa, possa avere la fantomatica idea di andarlo a trovare, risvegliandolo dal proprio letargo.
E si aspettava chiunque, a dirla tutta, persino Obama, ma non lei; non Eloise.
«Eloise?» balbetta, sgranando gli occhioni chiarissimi e guardandola stralunato. Non può vederlo nemmeno per sbaglio, come mai le è venuto in mente di andarlo a trovare? Che sia successo qualcosa?
Dagli occhi rossi e i denti digrignati potrebbe dedurre di sì, ma perché da lui?
La ragazza lo spinge all’interno della casa, si chiude la porta alle spalle e si incammina con furia verso di lui, ancheggiando prepotentemente e facendolo indietreggiare, tanta è la sorpresa.
«Eloise? Cosa stai facendo?» le chiede, una volta che le mani di lei si poggiano sul petto del ragazzo, gli occhi impregnati di una furia a lui sconosciuta.
Eloise ringhia qualcosa tra i denti, lo afferra dai lembi della maglia e lo sbatte sul muro, come se fosse la più forte tra i due. Michael, del resto, è preso di sorpresa, lascia che un gemito strozzato gli esca dalle labbra quando cozza la schiena contro la parete.
Lei si aggrappa alle sue spalle, spalmandosi sul suo corpo, e Michael non riesce a capire nulla, mentre le mette le mani sui fianchi e, per un attimo, si sente felice.
Poi ritorna lo stordimento, perché lui ancora non ha capito cosa ci fa Eloise a casa sua, appiccicata al suo busto, lo sguardo di fuoco.
«Eloise, ma che ti prende?» non che la situazione gli dispiaccia, ma Eloise non si è mai comportata così.. o almeno non da quando è accaduto il disastro.
«Scopami come non hai mai fatto, Clifford,» gli dice, il tono tra il lussurioso e il violento.
Michael sgrana gli occhi, se possibile, più di prima, sente il cuore sbattergli nel petto mentre le mani di Eloise accarezzano maliziose il suo petto, ma sa che c’è qualcosa sotto, perché Eloise non verrebbe mai da lui per fare sesso.
Specie, non è mai stata tanto volgare in un contesto del genere.
Le afferra i polsi e la allontana di poco, giusto per fermare le carezza lascive che gli stanno facendo crescere una dannata erezione.
«Che cazzo ti prende? Hai fumato, forse?» fa lui, quasi urla.
Eloise lo guarda, scuote la testa, ringhia e cerca di riavvicinarsi.
«Cazzo, scopami, non era ciò che volevi?» Michael la trattiene nuovamente. È ovviamente ciò che voleva, ma prima vuole capirci qualcosa.
«Dimmi cosa succede, Eloise, tu non sei una da queste cose,» ribatte, affinando gli occhioni e puntandoli dritti nelle iridi celesti della ragazza.
Questa sospira rumorosamente.
«Ho bisogno di sfogarmi, d’accordo? Ho bisogno di non pensare, poi faremo finta di nulla,» dice, il tono arrabbiato, come se lui le stesse negando qualcosa di essenziale.
«Poi faremo finta di n-? Senti, Eloise, che cazzo ti passa per la testa? Vieni qui per sfogarti, vuoi farti scopare come una puttana e poi credi che sia possibile fare finta di nulla?» è arrabbiato anche lui, ora, per le parole che gli ha appena detto.
«Certo, cosa pensavi? Che volessi fare sesso per altro? Clifford, hai la testa fusa.»
«Tu hai la testa fusa, porca puttana! Che sono, un gigolò? Non ho nessuna intenzione di fare sesso con te e poi fingere che non sia successo nulla.»
«Prima mi vuoi tanto e ora no? Sei un cazzo di incoerente.»
«Tu sei l’incoerente! E ti voglio, cazzo se ti voglio, ma non così, non con te che fai la stronza e mi usi a tuo piacimento, solo perché sai le mie debolezze,» Eloise lo guarda, è arrabbiata.
Allora si scosta, lei voleva solo scopare ed ecco che lui, per una delle prime volte in vita sua, si mette a fare il bravo ragazzo.
«‘Fanculo, Clifford,» fa, gli dà le spalle e se ne va.
Michael, del resto, è ancora incredulo.
Ma che cazzo è successo?
 
Non ci crede che lo sta facendo.
Calum si passa la mano libera fra i capelli mossi e scuri, non è assolutamente sicuro di ciò che sta facendo, ma ormai è di fronte alla porta, che senso ha tornarsene indietro? In più, è abbastanza sicuro che la signora Palmer, al di là della porta, lo abbia già visto, ma stia aspettando una sua mossa.
È che è preoccupato, lo deve ammettere. L’ha mollata che era in preda alla disperazione, come può non accertarsi che stia meglio? Che abbia superato, almeno in minima parte, la notizia? Lei e Zoe erano così unite, si conoscevano da anni e si volevamo un gran bene. Sapeva che ogni volta litigassero, Eva correva tra le braccia della ragazza, così come faceva Zoe ogni volta che litigava con Luke.
Sbuffa, da quand’è che è diventato così disponibile nei confronti altrui?
Vorrebbe proprio girarsi e andarsene, ma alla fine il suo dito finisce nel campanello. Non ha nemmeno il tempo di pentirsi, che la porta si apre e la signora Palmer gli rivolge un enorme sorriso.
«Calum, tesoro, che bello vederti!» ha una borsa in spalla, è vestita di tutto punto, ma Calum ci fa poco caso.
«Oh, sì, salve!» si stringe nelle spalle e si dondola sui talloni, prima che la donna lo acchiappi da un braccio e lo faccia entrare.
«Io devo proprio uscire, Eva è di sopra, siete soli, quindi evitate di distruggermi casa,» dice, prima di uscire, il tono malizioso di chi si aspetta ben altro che due chiacchiere.
Calum arrossisce, si gratta la nuca, poi sale le scale, ormai solo nella casa.
Bussa alla porta di Eva con un po’ d’ansia, e aspetta il suo permesso per uscire.
Si infila all’interno velocemente, alzando gli occhi verso la ragazza, seduta sul letto, la schiena appoggiata al muro e la bocca schiusa dalla sorpresa alla sua vista.
«Ehi,» Calum sfoggia un sorrisino imbarazzato, abbassa lo sguardo e poi lo rialza, Eva è piuttosto stupita.
«Ciao,» sussurra, rimane immobile, mentre il ragazzo si avvicina di qualche passo.
«Sono venuto a vedere come stessi,» ed Eva si sente quasi lusingata, a pensare che è la terza volta che sente quella frase, solo che non si immaginava che potesse venire pronunciata da lui.
«Sto, hm, sto bene, ora,» borbotta, si porta le gambe al petto e tiene gli occhi sulla figura di Calum, slanciata e stretta nei propri vestiti.
«Ho portato anche.. - si schiarisce la gola, fa vedere due dvd nella mano - anche due film, uno è Crazy, Stupid, Love e l’altro è Una Settimana Da Dio. Erano i tuoi film preferiti, spero lo siano ancora,» si gratta nuovamente la nuca con la mano libera, lasciando i dvd vicino ai piedi nudi di lei.
Eva guarda i due film, poi sorride apertamente.
«Lo sono ancora - dice, prima di afferrare uno dei due telecomandi sul comodino e accendere la tv - vada per Crazy, Stupid, Love, lo metti tu?» Calum annuisce, afferra il dvd e lo fa partire.
Non sa che fare, non sa dove mettersi, manca poco che si dirige verso la sedia alla scrivania, ma Eva lo guarda e gli fa segno di accomodarsi accanto a lei.
Calum lo fa, si siede e appoggia la schiena al muro, si gira a guardarla leggermente, intanto che partono varie pubblicità che ci sono sempre prima del menù.
«Grazie,» sussurra lei, fa scontrare i loro occhi e Calum può vedere quanto quelli di lei siano rossi, contornati da delle occhiaie scure.
Le sorride. Poi, spinto da non sa bene cosa, la circonda con un braccio e la avvicina a sé, stringendola nel momento stesso in cui questa preme play.
Eva sente il cuore scoppiarle, mentre il braccio di Calum le stringe la vita. Poggia delicatamente la testa sulla spalla di lui e si gode il momento; uno dei suoi film preferiti, l’odore leggero di Calum, la mano di lui che le sfiora la pelle, per via della maglietta che le lascia scoperto un fianco, la semplice vicinanza del ragazzo che le provoca un’immensa felicità.
E spera che possa durare per sempre, lui che non mostra la sua ira nei suoi confronti e lei senza i pensieri che la tormentano.
Solo loro due.
 
Sono le otto di sera quando Scarlett è di fronte al Nirvana. Ha detto ad Andrea che aveva un appuntamento con un’amica già fissato da settimane, che non poteva disdire, e lui non ha obbiettato.
Andrea è sempre stato disponibile, gentile, non è mai stato appiccicoso, né asfissiante, né geloso - almeno non più del normale.
E forse per questo che è il suo ragazzo?
Entra nel bar che è vuoto, le è stato detto da Ashton stesso che la domenica chiude alle otto, lui lo sta tenendo aperto solo per aspettarla al caldo, ‘ché comunque la sera un po’ di venticello c’è.
Ed eccolo lì, seduto sul bancone, in mano il proprio cellulare con cui armeggia, sul viso un’espressione concentrata, la fronte aggrottata e le labbra arricciate fanno sorridere Scarlett, che si schiarisce la gola e gli fa notare la propria presenza.
Ashton scende giù dal bancone velocemente, si infila nella tasca il telefono e sorride apertamente, prima di avvicinarsi a lei e piegarsi per darle un lungo bacio sulla guancia, che ha il potere di farle tremare lo stomaco.
«Sei venuta,» bisbiglia al suo orecchio, prima di tornare dritto e scontrare gli occhi castani con quelli chiari e luminosi di lei.
«Dubitavi?» alza entrambe le sopracciglia e ghigna, tira fuori il caratterino che ad Ashton fa decisamente impazzire, sin dal loro primo - e disastroso - incontro.
«Ammetto che sì, per un attimo ho pensato non venissi,» si stringe nelle spalle, prima di mordersi il labbro inferiore, sotto lo sguardo di Scarlett.
«Non sono una ladra, te lo dovevo il pagamento, no?» scherza lei, sorride fino a mostrare la fila di denti bianchi e perfetti.
Ashton ride, poi le circonda un fianco con il braccio e la trasporta con delicatezza fuori dal bar. Si accorge che non porta i tacchi, ma delle semplici ballerine, e che gli arriva poco più giù delle spalle.
Chiude velocemente la saracinesca, poi si gira a guardare Scarlett, stretta nel vestitino rosso che a lei sta di incanto.
«Dove andiamo?» chiede lei, allora, le guance in fiamme dopo che lui l’ha toccata, sebbene somigliasse più a uno sfioramento.
«In spiaggia - alza le spalle e si avvicina a lei nuovamente, ripetendo il gesto di prima - adoro il mare di notte,» aggiunge, le stringe la vita con il braccio muscoloso e si avvicina a una macchina grigia.
Passano il viaggio in silenzio, scambiandosi sguardi e sorrisi che valgono più delle parole, prima di scendere. Scarlett guarda di fronte a sé, dove un mare blu si muove calmo, andando in contro alla sabbia.
Non c’è nessuno, sono solo loro, il vento che scompiglia i capelli alla ragazza e la mano di Ashton che le stringe la vita.
Scarlett sente le ballerine che, pian piano, si riempiono di sabbia, ma non ci fa caso. Sorride, ride alle battute del ragazzo, si scorda di tutto il resto, perché sta troppo bene per pensare ad altro che non sia Ashton, il suo senso dell’umorismo e la sua indiscutibile bellezza.
Le fa strano pensare che lo stesso ragazzo con cui sta passeggiando sulla sabbia, che la sta tenendo dalla vita accanto a lui, in modo così mascolino che le fa tremare le gambe, è lo stesso con cui per giorni si è insultata.
Ed è lo stesso che l’ha salvata da un paio di maniaci.
Passano le ore assieme, si siedono sulle sabbia e Scarlett finisce per parlare del proprio lavoro, della propria famiglia, ma di nient’altro.
A mezza notte Ashton la costringe a essere riaccompagnata e Scarlett, titubante, accetta.
«Sono stata benissimo, Ash,» borbotta lei, appena si fermano di fronte alla palazzina.
«Anch’io,» Ashton le sorride, allunga una mano posandola su quella di lei e accarezzandone le nocche.
Si guardano per qualche minuto, alla fine Scarlett si china a dargli un leggero bacio sulla guancia, nulla di più.
Non si gira a guardarlo mentre apre il portone, né mentre sale le scale. Aspetta di essere di fronte alla propria porta per infilarsi l’anello al dito.
E quando entra in casa, ritrovandosi di fronte Andrea, che l’accoglie con un sorriso candido e ignaro sul volto, un po’ si sente in colpa.
Ma non ha fatto nulla, no?
 
***
Ehilà,
come va?
Eccomi con un nuovo capitolo, cosa ne pensate?
Abbiamo Gioia che vuole capire cos’è successo ed Eloise che le racconta tutto.
Eloise ha un moto di tristezza che la porta a volersi sfogare, e da chi va? Da Michael, che però non ha tanta intenzione di farsi “usare”.
Calum fa una sorpresa a Eva, le porta due film e, sebbene provi ancora tanta rabbia nei suoi confronti, vuole assicurarsi che stia bene.
Infine, Scarlett e Ashton escono. Non succede nulla, solo una grandissima sensazione di benessere, eppure Scarlett, al ritorno a casa, si sente leggermente in colpa.
Scappo, ora, spero vi sia piaciuto.
Bye bye,

Judith. 

 
  
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