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Autore: _Giulia_R5__    16/06/2015    5 recensioni
In questa FF, gli R5 non avranno i loro soliti ruoli: non saranno fratelli, ma saranno all'interno della storia con ruoli diversi. Solo alcuni di loro saranno legati in qualche modo, ma soltanto Ross sarà protagonista della storia. Ho provato ad immaginare anche lui in un altro modo: niente chitarra o popolarità, non nel mondo dello spettacolo, almeno.
Le parole chiave di questa storia saranno: fama, soldi, gossip, intrighi, segreti, bugie, passione, odio e chissà...forse,amore?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ogni ragazza sogna di trovare il proprio principe azzurro, ma se, quel principe, si rifiuta di arrivare…


Stavamo in piscina: io appoggiata alla parete, mi reggevo con una mano al tubo di acciaio della scaletta, mentre l’altro braccio stava  fuori dall’acqua, sul bordo della piscina. Davanti a me, vicinissimo, teneva anche lui una mano sulla scaletta per appoggiarsi, l’altro lungo il fianco.
Ci mangiavamo con gli occhi, mi sorrideva affamato; avvicinò il suo corpo al mio, sempre di più.
Posò finalmente le labbra su di me, sul mio collo, e mi parve di poter sentire qualcosa di umidiccio al tatto.
La sua lingua? Ma chi l’avrebbe fermato!
Cominciò a scendere con le labbra, mentre, con le mani, a stringere i miei fianchi, fino ad affondare letteralmente le dita nella mia carne.
Aggressivo, forse, ma non l’avrei fermato neanche sta volta.
Mi morsi il labbro, affamata di lui.



Sentii bussare alla porta.

  «Amber, sei in ritardo per la colazione», disse mia madre entrando in camera mia e distogliendomi dalle mie, ahimè!, proibite fantasie.
  «Sì, faccio una doccia e scendo»

Mi ricomposi immediatamente e mi misi seduta sul letto. Grazie tante, madre.

  «Com’è andata ieri sera?»

Quella frase mi fece passare, nell’arco di un secondo, circa un milione di immagini e di pensieri davanti agli occhi, che cercai di scacciare come meglio potevo.

  «Bene!»

Mi guardò perplessa, come biasimarla?

«Voglio dire, ehm, l’ho convinto a tornarsene in camera sua e non mi ha disturbato più…Non perdere le speranze, mamma, un giorno crescerà. Forse, comincio a vedere la luce fuori dal tunnel,  in quella zucca vuota.»
  «Meglio così. Ti aspettiamo giù», e se ne andò.

Chiusi la porta scorrevole dietro di me, feci cadere il babydoll per terra ed entrai in doccia.

In quei 10 minuti, non potei fare a meno di pensare alla sera prima, dato che le fantasie della piscina erano state profanate dall’entrata in scena di quella tiranna di mia madre.
A dire il vero, le cose non erano proprio andate in quel modo…


Ero rimasta impietrita per qualche secondo, intrappolata in quegli occhi nocciola, fissi su di me.
In quel momento, tutto di lui mi sembrò un dolce richiamo a cui non sapevo, non potevo resistere: i suoi occhi, le sue labbra, la sua pelle baciata dal sole, e quel petto che la camicia bianca, quasi a volerlo fare apposta, lasciava intravedere attraverso la sua seta.
Si avvicinò al mio viso, le nostre labbra quasi si toccarono. Non capii se stesse per baciarmi o per uscirsene con una frecciatina amara delle sue, fatto sta che reagii come una tredicenne impaurita, lo spinsi e dissi: «Perfetto, come vuoi tu!», correndo in camera mia e chiudendomi lì dentro fino a quel momento.
 
Dovetti ammettere a me stessa che l’odio nei suoi confronti era solo relativo, e che, chissà come, aveva un certo potere su di me. Un potere che nemmeno Usher aveva mai avuto. Un potere che -dovetti riconoscere anche questo- non vedevo l’ora potesse utilizzare di nuovo.

Mamma e Mark devono solo togliersi dai piedi!

…una ragazza deve prendere in mano la situazione




Scesi giù in sala da pranzo, presi un bicchiere di succo ai frutti rossi passando per la cucina, e raggiunsi gli altri a tavola.
Mamma e Mark parlavano delle loro esperienze al college, dato che io e Ross eravamo all’ultimo anno, e che il prossimo saremmo andati via, lasciando quella casa vuota, con solo loro due dentro.
  «Amber, sai che Ross sarà a Berkeley, il prossimo anno?», disse mia madre, con uno strano ed inquietante entusiasmo sul volto.
  «Berkeley, davvero? Wow»

Cercai di imitarla, con scarsi risultati, addentando una fetta di pane tostato. Poi riflettei.

Oh mio-

  «E tu andrai a Stanford! Non è fantastico?»
  «Già, mamma, davvero fantastico!»

Perfetto, anche fuori dai piedi sarà soltanto a un’ora da me!

Una parte di me, però, gioì.

  «Oh, quindi potrei benissimo scendere da lei e poi potremmo incontrarci tutti a San Francisco, per le vacanze! O scendere insieme», propose Ross, entusiasta.
  «Oppure, ognuno per i fatti suoi e ci vediamo tutti qui a Natale!»

Mia madre mi guardò storto, Mark e Ross sorrisero.

«Scherzavo», spiegai.


Dovetti aspettare una giornata che sembrò infinita. Si fecero le sette di sera.

Ross aspettava che i suoi amici arrivassero, seduto sul divano; io, per evitare una serata con i piccioncini, finsi di avere il mal di pancia, e mi misi dall’altra parte del divano a fissare lo schermo del televisore, aspettando e sperando che quei due uscissero prima di Ross.
Così fu, e in pochi minuti restammo soli.
 





 
  
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