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Autore: Nivees    16/06/2015    4 recensioni
[ Mikaela/Yuuichiro | AU!5 centimeters per second ]
«Cinque centimetri al secondo. Lo sapevi, Yuu? È la velocità con cui cadono i fiori di ciliegio.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Don't leave me here to pass through time


 

«Cinque centimetri al secondo. Lo sapevi, Yuu? È la velocità con cui cadono i fiori di ciliegio.»
  Quel rosa non gli era mai piaciuto, era sempre stato uno dei colori che aveva maggiormente odiato soprattutto da bambino. Mika, invece, era sempre stato diverso da lui; trovava il bello in ogni cosa, in ogni frangente e persino quel colore riusciva ad assumere una tonalità bella, se usato da lui.
  Davanti a quell'albero, Mika era avvolto da petali rosa e nella mente di Yuuichiro non esistevano più parole sgarbate o rimproveri per il tempo che gli stava facendo perdere; l'unica cosa che pensava era come quei boccioli di posassero delicati sui suoi capelli e di come quel color pastello si fondesse bene con i colori che lo stesso Mika emanava.
  «Che hai detto? Cosa fanno i fiori?»
  «Ho detto» il tono di voce è pacato, così come lo sguardo che si intenerisce, «che i petali cadono cinque centimetri al secondo. Sembra una cosa carina da sapere, vero?»
  Da bambini, usavano spesso perdersi in cose apparentemente stupide come quella, a scherzarci su e ad avere piani per il futuro. Da bambini era tutto diverso, lui stesso prendeva tutto alla leggera e si infervorava sempre per le minime cose, ma mai per quelle più importanti. Da bambini, Mika era ancora al suo fianco che lo aspettava la mattina di fronte al cancello della scuola e poi tornavano a casa insieme. Da bambini, Mika gli raccontava di quei fiori che lui non riusciva ad apprezzare da vicino, sentendo la sua voce infantile e tenera, e lui non se ne stancava mai riuscendo a pensare che dopotutto forse quei fiori un po' gli piacessero.
  Ma ora erano grandi, e Mika non c'era più.

 

Prima di aprire una lettera, Yuuichiro si prendeva sempre qualche istante a leggere quel nome scritto con una calligrafia delicata, forse un po' da ragazzina liceale, con ghirigori su quasi ogni lettera. Mikaela. Era sempre tanto contento quando ne riceveva una, tanto che non appena riusciva a strapparsi un momento libero dallo studio – e lui non studiava molto, e di tempo libero ne aveva abbastanza – prendeva carta e penna e subito gli scriveva la risposta.
  La sua grafia era diversa da quella di Mika. Era disordinata, spesso lasciava scarabocchi qua e là, forse lasciava anche vari errori d'ortografia che non aveva notato, data la foga con cui scriveva. C'erano così tante cose che voleva dirgli, così tante le cose che voleva raccontargli che quattro fogli interi non sarebbero bastati. Ma Yuuichiro non era mai stato bravo con le parole, né tanto meno era stato mai bravo a scriverle e tutto quel fiume di cose si bloccava nell'inchiostro della penna, che scriveva veloce parole confuse che solo Mika sembrava riuscire a capire.
  Dopo aver inviato la sua risposta, passava ore e giorni a rileggere la lettera di Mika, imparandola quasi a memoria. Se il suo amico d'infanzia lo avesse saputo, di sicuro lo avrebbe preso in giro, dicendo che se avesse messo tutta quella dedizione nello studio, probabilmente sarebbe diventato il ragazzo più intelligente della scuola – ora si limitava a canzonarlo, in lontananza, per iscritto, solo perché era quello più stupido.

 

«Yuu? Yuu–chan?»
  «Chi è?»
  «Ma come, Yuu–chan, non ti ricordi più la mia voce? So che è passato un sacco di tempo, ma non pensavo ti saresti dimenticato di me!»
  Yuuichiro non aveva ancora risposto alla sua ultima lettera. O meglio, l'aveva fatto, come ogni volta, ma diversamente da sempre qualcosa lo aveva bloccato nel momento esatto in cui la stava imbucando per spedirla. Forse era quel che aveva scritto al suo interno, o forse qualcos'altro – una qualche speranza, forse, speranza di qualcosa che voleva accadesse – che l'aveva fatto desistere, e quel tentennamento era durato poco più di un mese.
  E probabilmente sarebbe durato di più, se Mika non avesse deciso di chiamarlo.
  «M–Mika?»
  «Oh, Yuu, allora ti ricordi di me! Avevo avuto quasi paura che sette anni di lontananza ti avessero fatto dimenticare la mia voce.»
  «La tua voce è cambiata da quando eravamo bambini, Mika.»
  «Anche la tua, Yuu, ma io l'avrei sempre riconosciuta tra mille
  Yuuichiro rimase in silenzio ad ascoltare quella voce sconosciuta che piano piano diventava sempre più familiare, quel suono che lo aveva accompagnato nei sogni di un bambino che era e di un ragazzo che era diventato. Mika parlava, diceva cose che aveva già letto milioni di volte ma non importava, lo avrebbe ascoltato altre cento volte e gli sarebbe andato bene comunque, perché finalmente poteva andare oltre l'immaginare la sua voce che leggeva la lettera appena arrivata.
  «Sai che ti dico, Yuu? Che verrò a trovarti, verrò lì dove tu e i fiori di ciliegio mi state aspettando. Qui non ci sono fiori di ciliegio e... non ci sei tu. Mi manchi, Yuu–chan.»

 

Non credeva sarebbe venuto davvero. La strada era lunga, davvero lunga e stancante e spesso erano capitati incidenti e vari intoppi di ogni genere. Yuuichiro ci sperava, nel suo arrivo, ma non ci credeva davvero. Ogni tanto entrava in stazione per vedere se fosse arrivato, se riusciva a cogliere tra la folla una testa bionda che voleva vedere così terribilmente tanto, se lo avesse riconosciuto subito o se avrebbe di nuovo sentito dire dallo stesso Mika quanto riuscisse a ricordare così poco. Si guardava intorno e poi se ne andava con le mani in tasca e il viso affondato nel colletto della giacca.
  Nonostante sapesse che Mika non avrebbe potuto mantenere la promessa, quella stupida voglia di vederlo non se ne andava e lo portava sempre lì, in quel luogo dove si erano dati appuntamento. L'ora che Mika gli aveva detto con voce felice ma un po' malinconica era passata da un pezzo, e quell'incontro era ormai saltato. Ma a chi importava, dopotutto? Non aveva niente di meglio da fare e dunque faceva in continuazione la strada dalla stazione a casa sua e viceversa, senza però riuscire a trovare ciò che cercava.
  A mezzanotte, dei rintocchi da qualche parte suonarono e Yuuichiro si fermò, in mezzo alla strada. Fu buffo quando si rese conto di essere di fronte a quell'albero di ciliegio che Mika sembrava amare così tanto, con i suoi boccioli rosa chiusi e appesantiti dalla notte che era appena iniziata.
  Si sedette lì, sul marciapiede freddo e coperto di petali, a pensare che probabilmente era stato meglio così. In fondo dentro di sé, non voleva che Mika lo vedesse così cambiato, così diverso da come era da bambino. Aveva paura che il nuovo – che tanto nuovo non era, ancora perso in un tempo che ormai non esisteva più – Yuuichiro non fosse all'altezza del nuovo Mikaela, che potesse sentirsi deluso da ciò che avrebbe visto e vissuto con lui, anche per quel poco tempo che avevano a disposizione.

 

Quando delle braccia lo avvolsero, Yuuichiro sobbalzò ma non scalciò via in malo modo lo sconosciuto, come avrebbe fatto normalmente. Quelle braccia le conosceva, dopotutto, il loro calore non era cambiato anche se erano più lunghe e più forti, non più quelle gracili di un bambino che ancora doveva vedere il mondo per come era davvero.
  «Yuu–chan, non avresti dovuto aspettarmi in stazione?»
  Non rispose. Si girò semplicemente verso Mika, quasi non credendo fosse davvero lì di fronte a lui. Forse pianse, ma non ne fu tanto sicuro, anche se sentì il viso umido e il naso gocciolare.
  Mika era cambiato, ma era sempre lui. Le sue fattezze angeliche c'erano ancora, i suoi due occhioni azzurro cielo e i suoi capelli d'oro anche, nonostante facessero parte di un viso molto più maturo. Si aspettava ancora quel bambino tenero che era un tempo, di certo non era preparato ad un ragazzo che piano piano si stava avvicinando sempre di più a diventare un uomo. Mika era diventato bello, anche se lo era già da piccolo, le sue guance rosee e lucide riusciva a vederle luminose persino con solo la tenue luce della luna.
  «Che c'è, Yuu? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» Il suo viso si fece più vicino e i loro nasi si sfiorarono con delicatezza per un paio di istanti che sembrarono infiniti – o almeno, gli sarebbe piaciuto che quel momento durasse per sempre, «Spero che prima o poi il nodo in gola ti si sciolga, non vorrei parlare solo io come al solito. Mi sei mancato tanto e vorrei sentire la tua voce.»

 

Passò la notte così. Non faceva freddo e restarono fuori per tutto il tempo, passando per quelle strade che da bambini sapevano a memoria e Mika parlava, raccontava fatti che Yuuichiro non conosceva, di persone che non sapeva nemmeno esistessero. Gli teneva la mano, gliela stringeva forte e sentiva che quella strana malinconia che aveva sentito per sette lunghi anni fosse volata via, anche se era sempre lì, pronta a tornare non appena Mika fosse sparito di nuovo dalla sua vita.
  «Yuu, vieni via con me
  Si fermò. «Cosa?»
  «Vieni via con me.» ripeté Mika, girandosi verso di lui e guardandolo negli occhi, serio, serio come non lo era mai stato, né quel giorno, né quei giorni che conservava come il tesoro più prezioso nei suoi ricordi. Le sopracciglia erano arcuate, il cielo dei suoi occhi non brillava più, coperto da un velo di aspettativa, malinconia e preoccupazione. «Andiamo via da qualche parte, lontano ma insieme. Staremo insieme, Yuu–chan, come immaginavamo il nostro futuro da bambini e non ci diremo mai più addio. Ti prego, voglio stare con te, e non importa se ci sono o no i fiori di ciliegio e se cadono cinque centimetri al secondo, l'importante è che ci sia tu. Vieni via con me.»
  «Non sono più quello di una volta, Mika. Non penso più a queste cose impossibili.»
  Mika stese le labbra in un sorriso che di felice non aveva niente, ma sapeva solo di preghiera. «Anch'io sono cambiato, ma il mio amore per te è rimasto sempre lo stesso. Vieni via con me, Yuu.»

 

Quella lettera che non aveva mai spedito a Mika sembrava bruciare nella tasca della giacca che indossava come una fiammella che sembrava non essersi mai spenta, nonostante i mesi che erano passati.
  Mika era andato via, e lui non l'aveva seguito. L'aveva fatto tornare a casa sua da solo, così lontano, con la promessa che la prossima lettera che gli avrebbe spedito sarebbe stata l'ultima e sarebbe stata proprio quella che aveva tentennato tanto a mandargli. Era entrato in stazione in un silenzio teso di un uomo che stava andando al patibolo, l'espressione ferita che sperava di non dover rivedere mai più. Gli aveva dato un bacio prima che salisse sul treno, o forse aveva soltanto sfiorato semplicemente le sue labbra ma tanto era bastato per sostituire quel viso amareggiato in uno stupito e imbarazzato, le guance improvvisamente imporporate. Mika sembrava volesse persino approfondire quel leggero contatto, se non fosse stato per il treno che, puntuale, era arrivato e che lo avrebbe portato via in pochi istanti.
  Lo aveva lasciato andare con quella promessa sussurrata, di quella lettera che bruciava e che prima o poi avrebbe letto e allora avrebbe capito perché non lo avesse seguito – e allora avrebbe capito che quello era il momento di tornare a prenderlo. Quello sarebbe stato il momento in cui Yuuichiro sarebbe andato via con Mikaela.
  La mano tremò un po', ma stavolta non esitò a prendere la lettera. La guardò un attimo, fissò la sua calligrafia confusa, sperando che Mika riuscisse bene a leggere cosa ci fosse scritto al suo interno. Sperò un'ultima volta che gli sarebbe arrivata presto – aveva aspettato mesi, aveva aspettato anni, e ora non aveva intenzione di aspettare nemmeno un secondo in più.
  Chiuse gli occhi e la imbucò.


 


note; Buonaseraaa gente! Ho preso un poco poco di coraggio e pubblicato qui la mia prima MikaYuu, anche se mi vergogno tanto tanto. Come avete potuto notare (Niv, non essere ovvia) è una bella AU, dove ho preso molto ma mooolto spunto al primo episodio del film 5 centimeters per second - ovviamente però poi l'ho maneggiata a modo per andare bene in un contesto dove i protagonisti sono Mika e Yuu. Spero di non aver scritto una cretinata (non sarebbe la prima volta eh) e soprattutto di non essere andata OOC, nel caso fatemelo sapere che provvedo a lanciarmi da un ponte /flip. Il finale l'ho lasciato così (non so scrivere finali, l'avete notato? No? Davvero?) e io personalmente c'ho immaginato Yuu-chan che nella lettera aveva scritto una specie di dichiarazione, e spedendola a Mika gli diceva così che era pronto a vivere insieme o una cosa del genere. Oh, dovevo fare Yuu come la verginella di turno ma che è ancora troppo ancorato al passato per poter fare "il grande passo"  LOL. Poi credo di averla lasciata molto libera all'immaginazione, se volete un bad end potete immaginare che la lettera non sia mai arrivata a Mika o chissà cosa e addio agli sposi. Ma io ho preferito vedere il lieto fine (amo i lieto fine). Anyway, con questo sparisco promettendo di non tornare mai più a distruggere le vostre vite (seh, come no, credo mi rivedrete preso maybe). Adieu! Niv.

ps: il titolo è preso dalla canzone dei Placebo, Kings of Medicine. Ascoltatela perché a me sa molto di MikaYuu (ma probabilmente solo a me), ma è comunque tanto bella e merita tantissimo ;;

  
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