I don’t Love You
_Un po’ di giustizia_
Inspirò l’aria
fredda di quella uggiosa giornata di ottobre, sorrise e continuò a
camminare.
Tutto era come
lo aveva lasciato, come se il tempo si fosse rifiutato di scorrere durante quei
dieci anni.
Sorrise di nuovo
prendendo a correre. Voleva vederla il prima
possibile.
Non c’era stato
giorno in cui non aveva pensato a lei.
Non c’era stata
donna in cui lui non avesse cercato quel suo
sorriso.
Aveva sempre
atteso quel giorno con impazienza. Aveva sempre pregato di poter rimediare ai
suoi errori.
E finalmente ci
era riuscito.
Corse di più
fino ad arrivare alla sua meta. La casa gialla che tanto adorava era rimasta
uguale a come la ricordava: le finestre bianche che poco si distinguevano con la
vernice che lui e suo fratello odiavano tanto, l’insegna era ancora fuori dalla
porta. Non era cambiato nulla.
Assolutamente
nulla.
Bussò frenetico,
sentendo i secondi pesare sul cuore che non riusciva a smettere di
battere.
-Chi è lei?- si
sentì chiedere.
Non rispose,
prendendo a fissare il suo interlocutore. Un bambino di circa sette anni lo
fissava interrogativo dal profondo di occhi azzurri come il mare, coperti
leggermente da neri e arruffati capelli.
-Sto cercando
Winry Rockbell.. –
-Si un
attimo.-
Lo vide sparire
veloce, sentendolo urlare qualche parola che non riuscì a percepire.
Il solo pensiero
di rivederla, di riabbracciarla e poterle finalmente dire tutto ciò che non le
aveva mai detto gli chiuse lo stomaco.
Poi eccola, dopo
interminabili secondi, apparire alla porta.
Bella come
sempre, forse anche di più.
Il fare annoiato
sul volto, la chiave inglese nella mano destra e la tuta viola che le cadeva
morbida sui fianchi.
Lui sorrise nel
rivederla.
Lei
no.
Lo fissò con
fare torvo, fermandosi sulla porta.
-Winry…-
sussurrò dolcemente nel fissarla.
-Prego?-
Un silenzio
glaciale si intromise fra i due. Pochi secondi, che sembravano
secoli.
-Win… sono
io…-
-Io chi?- chiese
lei senza capire.
-Edward…-
Silenzio di
nuovo, ma di fuoco.
-Sei
tornato…-
-Si…- disse lui
avvicinandosi.
Annullò le
distanze accarezzandole la bianca pelle del viso. Bella come sempre, forse anche
di più.
Le cinse i
fianchi con entrambi le mani e avvicinò il suo viso le sue labbra a quelle
immobili di lei.
-Mamma…chi è
quello?-
Edward si fermò
al suono di quelle parole, come se ogni muscolo si fosse atrofizzato. Guardò
prima il bambino che li aveva interrotti, per poi fissare lei, che lo guardava
con sguardo adirato.
Si sentì
spingere via con violenza. Con riluttanza.
-Che significa?-
le chiese.
-Significa che
sono sua madre, Edward. Significa che sono
sposata.-
Edward rimase in
silenzio. Dopo tutto quel tempo era stato dimenticato, messo da parte per far
spazio a qualcun altro.
-Win…ma come
hai…- non riuscì a terminare la frase.
-Mi chiedi come
ho potuto, Edward?- si sentì rispondere. –Cosa pensavi, che ti avrei aspettato
per sempre? Pensavi che avrei passato tutta la mia vita a guardare il tramonto
dalla finestre per vederti tornare?-
Edward non
rispose. Si, era proprio questo che si aspettava.
-Io non ti ho
mai fermato Edward, nonostante lo avessi sempre desiderato. L’ultima volta avevo
capito che sarebbe stato per sempre… ho semplicemente deciso di seguire un’altra
strada.-
-Mi hai
dimenticato Win? Hai deciso di dimenticarmi per poter vivere felice?- sentì la
sua voce chiedere con ira, senza riuscirsi a
fermare.
-No Ed, non ti
ho dimenticato. Il tuo ricordo è ancora qui nella mia mente. Ma non in questo
cuore. Non più ormai.-
Si avvicinò di
nuovo, tremante e sconfitto come mai era stato.
-E allora
dimmelo, Win. Guardami e dimmi che non mi ami.-
Lei rise,
fissandolo fra il severo e il dispiaciuto.
-Sai… ho passato
anni a piangere, a pregare che tu tornassi da me. Si, lo ammetto ti ho amato. Ti
ho amato tanto, ti ho amato come mai ho amato nessun altro. Ma ero stanca, ero
stufa di pensarti, mi ero stancata di quell’inutile sconfitta. Così ho deciso di
voltare pagina, di cancellare il tuo volto da questo cuore. Ho ripreso a vivere,
Edward.-
Silenzio di
nuovo, mentre gli occhi azzurri di lei si perdevano in quelli color grano di
lui.
-Ora vattene,
Ed. Dopo tutto questo tempo sei ancora il buono a nulla che conosco… prendi le
tue cose e vattene finchè puoi. E se è quello che vuoi sentirti dire… no Ed, io
non ti amo.-
Lo fissò per
qualche secondo e poi si voltò per tornare a lavoro. Nessuna lacrima solcava il
suo viso, nessun rimorso stringeva il suo cuore. Solo dispiacere. Dispiacere per
aver fatto del male a una persona a cui teneva.
Lui la fissò
andare via senza una parola o un cenno che dimostrasse che le parole che aveva
appena detto fossero false.
Non lo amava,
era la cruda verità.
Se ne andò vià,
mentre una lacrima solitaria bagnava quel sorriso
amaro.
Non poteva esserci, in fondo, punizione più giusta.
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Si, è vero…
è una FanFic decisamente triste e malinconica. Non piace nemmeno a me l’idea di
Win che dice così a Ed però mi sembrava giusto. Perché non è giusto che Win
attenda il ritorno di Ed.
Forse
saranno anche le mi esperienze personali ad avermi influenzato, ma non riesco a
non pensare che questa sia la cosa più giusta da fare per la povera
Winry.
(Ricordo che
io AMO l’EdxWin xD)
Alla
prossima FanFic ^ ^ ^