Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: fedetojen    17/06/2015    1 recensioni
Un ragazzo dalle apparenze fredde e anche un pò arroganti, che con le giuste persone, riesce a sciogliersi come il burro al sole. Pratica pallavolo, è alto quasi 1.85, fisico slanciato, capelli castani, occhi marroni, labbra carnose, naso a patatina e occhiali. Cosa mi fa pensare che riuscirà mai ad innamorarsi di me?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un sogno, troppo vivido, per essere vero.
 
Capitolo 1: Un inizio sbagliato
 
LUI. Un ragazzo dalle apparenze fredde e anche un pò arroganti, che con le giuste persone, riesce a sciogliersi come il burro al sole.
Pratica pallavolo, è alto quasi 1.85, fisico slanciato, capelli castani, occhi marroni, labbra carnose, naso a patatina e occhiali.

Cosa mi fa pensare che riuscirà mai ad innamorarsi di me?

Una taglia 48, alta (per modo di dire) 1.65, amo la pallavolo, occhiali e bellezza sotto zero.

A confronto io sono un puffo, ma vabbè, dettagli.
Il suo sorriso....qualcosa di magnifico, splende più delle stelle presenti nel cielo e mi rallegra la giornata ogni volta che lo vedo ridere o sorridere.
La sua espressione seria e alcune volte scontrosa mi piace, ma quella felice batte tutte le altre.

Non solo mi strega con il suo sorriso, ma i suoi sguardi, alcune volte penso che se lui continui a guardarmi con certi sguardi, io scomparirò.
Alcune volte sono intensi e pieni di significato, altre volte sono pensierosi e distratti.

Siamo nella stessa classe, ma è come se non ci conoscessimo.
Sono la sua compagna di banco, e siamo seduti agli
ultimi banchi, della fila vicini alla finestra.
Non parliamo mai, e se mi rivolge parola, è per sapere se avevamo compiti o se c'era qualcosa da studiare, per il resto del tempo, si appoggia alla finestra e sta al cellulare: quindi è come se io non avessi un compagno di banco.

Frequentiamo il terzo superiore, e di pomeriggio sono iniziati degli allenamenti per chi vuole giocare a pallavolo.
La porta si apre con violenza e vedendo il professore di educazione fisica, ci alziamo in piedi per salutare.

"Signorina Bellini, la aspetto oggi e giovedì in palestra, per le lezioni di pallavolo"

"Certo prof" dico rispondendo. Ero al settimo cielo, finalmente iniziavo il pomeriggio la pallavolo, un sogno che si avverava.

"Cosa inizierà oggi?" la sua voce, che sembra quella di qualcuno appena svegliato, mi fa voltare il viso e lo guardo: si stropiccia gli occhi e si stiracchia.

"Da oggi iniziano le lezioni di pallavolo" dico in un soffio, cercando di non badare molto a lui.

"Ma se fossi stato sveglio, questo, non me lo avresti chiesto" dico seria rivolgendo lo sguardo verso la lavagna.

"Scherza di meno, Bellini" quando dice il mio cognome con arroganza, mi vengono i brividi.

Mi volto a guardarlo male, e lui di tutta risposta con un ghigno ritorna nella posizione iniziale.

"Ti ricordo che stiamo facendo matematica"

"E io voglio dormire" dice coprendosi la faccia dietro al muro davanti a lui.

"Dormi la notte invece, deficiente"

"Come?" chiede guardandomi con sguardo truce.

"Nulla" dico cercando di seguire la prof.

"Bellini, abbiamo finito di parlare?"

"Scusi prof" dico in mia difesa.

"E lei signor Donati, presti attenzione invece di nascondersi dietro al muro"

Ecco fatto bene, rido sotto i baffi mentre ricevo una gomitata sul braccio, una volta che la prof si è girata verso la lavagna.
Trattengo l'urlo di dolore e guardo Francesco che se la ride. Ti ammazzo a pallavolo, vedrai.
 
 
Poche ore dopo.

"Correte su!" il prof di educazione fisica, continuava a spronarci e a dirci di continuare a correre. Se non mi fermavo, mi sarebbero
scoppiati i polmoni.

"Ok! Un ultimo sprint dai!" giuro che se non è l'ultimo lo strangolo. Con tutte le mie forze corro più veloce che posso, e quasi vado a sbattere contro il muro della palestra.

"Ok, allora Bellini e Donati" ecco fatto, proprio con lui il primo esercizio, bene!

"L'esercizio consiste nel: palla facile sull'attaccante che la prenderà in bagher, e la lancerà all'alzatore che dopo aver alzato la palla, dovrà difenderla dalla schiacciata dell'attaccante" bene ci sarà da divertirsi. Una volta che ci siamo sistemati tutti, io e lui siamo di fronte.

"Io faccio la parte dell'attaccante, tu l'alzatore" mi dice passandomi la palla.

Gli lancio la palla bassa così che possa fare il bagher, me la passa perfetta e io la alzo alta per dare il tempo a lui di schiacciare e a me di mettermi in posizione per difendere.
Appena fa i passi della schiacciata e sta per colpirla il panico mi assale, riesco per trenta e trentuno a scansare la palla, sentendo il vento contro il mio braccio.

Guardo la palla che sbatte violenta contro il muro.

"Ma dico sei scemo o cosa? Ha detto una schiacciata, non una cannonata!" dico avvicinandomi a lui. Con rabbia mi guarda e parla.

"Bellini, tu devi prendere qualsiasi palla, anche la più difficile" mi dice arrogantemente.

"Se mi faccio male, ti uccido" dico allontanandomi, sento una risata uscire dalla sua bocca.

Vediamo ora se fai lo stesso.
Facciamo di nuovo l'esercizio e appena sta per schiacciare mi preparo, sta arrivando la stessa cannonata di prima ma mi preparo lo stesso.
La prendo, ma mi ritrovo a terra per il rinculo della schiacciata.

"Tutto bene?" mi ritrovo il professore affianco a me evidentemente preoccupato.

"Non proprio, però tutto bene" dico alzandomi.

Guardo da lontano Francesco che ride, ma ha lo sguardo un pò preoccupato.
Mi dirigo verso il bagno e dal braccio qualcuno mi blocca.
Sposto lo sguardo e lo poso sul viso di Francesco, che senza gli occhiali è ancora più bello.

"Che vuoi?!" chiedo acida.

"Stai bene?" lo guardo quasi schifata.

"Vaffanculo" gli dico a denti stretti, strattonando il mio braccio e riuscendo a salvarmi dalla sua presa.

Misi subito le braccia sotto l'acqua: erano rosse e bollenti.
Ero estremamente sensibile, mi si rompono subito i capillari, specialmente quando faccio molte volte il bagher.
Mi sciacquai la faccia e uscii dal bagno. Chiesi al professore di cambiare compagno, e così fece per mia grazia.
L'allenamento di quel pomeriggio fu davvero pesante, ma mi sentii più leggera e piena di dolori.

Appena fuori dalla scuola il telefono squilla.

"Pronto mamma dimmi"

"Amore, ho sentito che i pullman fanno sciopero e io la macchina non la ho, perché papà è andato a lavoro. Riesci a trovare un passaggio?" sbiancai a quell'affermazione.

"Ci provo" dissi con voce flebile, prima di chiudere la chiamata. Guardai il mio telefono: erano le 17.30 e sembravano le otto di sera.

"Ti serve un passaggio?" sobbalzai all'udire quella voce, così mi girai e guardai chi fosse.

"Nemmeno se tu fossi l'ultimo sulla terra a possedere la patente e una macchina" dissi a braccia conserte.



ANGOLO SCRITTRICE: Salve ragazzuoli----- mi scuso già per gli eventuali errori grammaticali ma non ho tempo di rivederli x( spero la storia vi piaccia, se sì lasciate una recensione :D

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: fedetojen