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Autore: Margo Malfoy    19/06/2015    1 recensioni
|AU!HighSchool|
«Appoggia la tua roba sul banco e raccontaci un po’ di te» disse il prof.
Lei si avvicinò alla cattedra e scosse la testa. «Non sono molto brava con i discorsi» disse con un sorriso.
«Beh, puoi rispondere alle domande di questi scimmioni allora, che ne dici?»
«Prof., il fatto che io sia l’unica femmina in classe non mi classifica come ‘scimmiona’» disse una ragazza nel fondo della classe. Wow, solo due ragazze, pensò guardandola. Sperava di riuscire a farsela amica.
«Hai ragione, mi scordo sempre di te, piccola Brenda»
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Be cute, and smile.

Dopo il patto cui era scesa con Minho, Maggie si era ritrovata ad aprirgli la porta e a dargli il benvenuto in casa sua, pattuendo un giorno in cui sarebbe stata sicura che i suoi genitori non tornassero prima di cena. In circostanze normali, se si fosse trovata ad invitare un ragazzo – per cui per di più aveva una cotta e si era anche baciata, ma lui era troppo sbronzo per ricordarlo –, si sarebbe preoccupata di allontanare da casa anche suo fratello minore Park, ma dato che Minho si recava a casa sua proprio per mantenere la promessa che aveva fatto al ragazzo, Maggie trovò stupido farlo uscire di casa. Anzi, si era inaspettatamente ritrovata seduta con lui al tavolo del soggiorno, contorcendosi nervosamente le mani in attesa che l’asiatico suonasse il campanello. Nessuno dei tre aveva idea di cosa aveva in serbo per loro quel pomeriggio, ma di sicuro si sarebbe rivelato bizzarro. Maggie sperava che Minho avesse qualcosa in mente, in quanto era lui che avrebbe dovuto aiutarla col problema che era riuscita a tenere ben nascosto fino a quando non fu Park a pensare di rivelarlo proprio alla persona che Maggie cercava di tenere più all’oscuro del suo passato burrascoso. Quel sabato mattina – giorno della settimana che i loro genitori impiegavano per recarsi al Country Club, dove suo padre avrebbe giocato a golf e sua madre si sarebbe stesa in piscina fino all’ora di cena, dove entrambi si sarebbero seduti insieme agli altri soci a mangiare e spettegolare – Maggie si era perfino alzata di malavoglia sentendo la musica inascoltabile che a Park piaceva tanto mettere su quando i loro genitori non erano in casa. E ora si ritrovava spettinata, seduta con suo fratello, ad aspettare con più ansia del previsto che Minho suonasse il campanello.
«Maggie, rilassati» le disse Park dopo un po’, appoggiandole una mano sul ginocchio della gamba che continuava a muovere freneticamente.
«Sono calma» mentì Maggie spostando gli occhioni verdi sulla porta di casa.
Park le scoccò un’occhiata divertita e le sorrise sinceramente – uno dei pochi sorrisi che non gli comparivano in viso solo perché stava prendendo in giro la sorella.
«Non so nemmeno perché lo sto facendo, so che non servirà a niente» Maggie scosse la testa.
«In un futuro lontano, quando starai correndo dietro ai tuoi nipotini mezzi-asiatici invece che trovarti in un centro di recupero o addirittura nella tomba per overdose, dirai “Ah, quanti favori che devo a mio fratello”»
Maggie gli scoccò un’occhiataccia che però lo fece divertire ancora di più. Poi, prima che Maggie potesse sputare fuori un insulto degno di ciò che aveva appena detto Park, un ding dong li fece sobbalzare. Gli occhi verdi di lei si incontrarono con quelli azzurri di lui, poi Park disse: «Beh? Vai ad aprire o lo vuoi far aspettare così tanto da farlo andare via?»
Maggie parve prendere davvero in considerazione la seconda opzione, al ché Park alzò gli occhi al cielo e si avviò alla porta per aprire all’asiatico al posto della sorella.
«Ciao Minho» disse Park con una voce più formale del solito. Era davvero così eccitato di parlare con un membro del gruppo che il suo gruppetto di sfigati ammirava tanto?
Minho gli fece un cenno del capo e poi cercò con lo sguardo Maggie, superando suo fratello per raggiungerla in soggiorno. «Buongiorno» disse con un sorriso smagliante.
«Buongiorno» disse lei alzandosi.
«Bene, da dove cominciamo?»
Maggie parve non capire. «Intendo dire, dove tieni la droga?»
Maggie si sentì come terribilmente offesa da quella domanda così diretta che Minho sembrò accorgersene. «Scusa» si affrettò a dire. «Non intendevo...»
«Non importa» disse Maggie sospirando. «Di sopra, in camera mia» rispose poi. Si avviò verso le scale e fece strada all’asiatico, mentre la voce di un Park super-disponibile urlava: «Se avete bisogno di me non esitate a chiamarmi!»
Maggie mostrò a Minho i cassetti dove teneva la... roba e restò immobile in mezzo alla stanza a guardarlo mentre gettava siringhe, erba, pasticche e chi più ne ha più ne metta all’interno di un sacco che Park aveva gentilmente portato di sopra.
Minho si schiarì la voce e poi tirò fuori dai suoi jeans l’accendino che aveva requisito a Maggie la sera di Halloween. «Fase due» disse cominciando a trasportare il sacco giù dalle scale e poi in cortile. Scoccò con le dita e la fiamma si accese in un attimo. Maggie stava per vedere i soldi che aveva risparmiato per mesi buttati in un mare di fiamme. Ma prima che Minho potesse far scomparire tutto, si voltò verso la bionda, che era rimasta in silenzio per la maggior parte del tempo. «Dovresti farlo tu». Le porse l’accendino e le sorrise.
Maggie lo afferrò un po’ titubante e lo accese, poi guardò Minho in attesa di una conferma, un incitamento che le arrivò quando l’asiatico annuì con forza e la spinse leggermente verso il sacco. Maggie avvicinò allora l’accendino al sacco e questo cominciò a prendere fuoco, sciogliendo la plastica e ciò che vi era all’interno.
Maggie, che era rimasta a fissare la scena dispiaciuta, ma fiera di ciò che aveva fatto, sentì le mani di Minho accarezzarle le spalle, ed improvvisamente si ritrovò a sperare che l’amico si ricordasse del bacio che si erano dati al ritorno di Albuquerque. Lui la strinse appena e le scoccò un bacio sui capelli biondi in segno della sua felicità. «Sono fiero di te» disse mettendosi di fronte a lei.
Passarono il resto della giornata a liberarsi dei resti che erano rimasti del falò aiutati da Park, ed arrivati a metà del pomeriggio, Minho si alzò dal divano su cui si erano lanciati solo poco prima. «Forza, fase tre» disse prendendo Maggie per mano e costringendola ad alzarsi.
«Sarebbe?» chiese Maggie.
«Allenamento» disse Minho, mettendosi a correre sul posto. «Tutte le mattine alle sei andiamo a correre»
«Tu stai scherzando» disse Maggie scuotendo la testa.
«Certo che no»
«Sai che non sei un personal trainer, vero?»
Minho parve un po’ deluso e poi sorrise. «Si hai ragione, biondina» disse rinunciando a quell’idea assurda.
«Quindi? Qual è la nuova fase tre?»
Minho sembrò controllare che Park non fosse nei paraggi e avvicinò le labbra all’orecchio di Maggie. «La nuova fase tre è che ti invito ad uscire domani sera».


Ehilà pive!
Dunque, ecco il penultimo capitolo, un capitolo dove Minho mette un taglio netto alla dipendenza di Maggie e... la invita ad uscire.
Spero che sia di vostro gradimento, e vi prego di farmi sapere le vostre opinioni, critiche o apprezzamenti sono ben accetti, anche il minimo commento serve a migliorare!
Bene, a breve posterò l'ultimo capitolo.
A presto

 
   
 
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