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Autore: HOPE87    11/01/2009    12 recensioni
Capricorn no Shura compie gli anni il 12 gennaio. E se l'autrice stessa volesse fargli gli auguri di persona, trovandosi costretta ad attraversare le dodici case in piena notte, quando tutti - com'è ovvio che sia - stanno dormendo o facendo altro? XD ALTO CONTENUTO DEMENZIALE, siete avvertiti u__ù
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy Birthday, Capricorn

AVVERTENZE:    Questa fic è ad alto contenuto demenziale.

                                    Se ne consiglia la lettura solo a persone che abbiano una sana voglia di schiaffeggiarsi e                 riempire fogli con scritte simili a “Hope è un’idiota”.

                                    Tra gli effetti collaterali, fino ad ora, è riscontrato un basso tasso di stima nei confronti dell’autrice e nei confronti di se stessi per aver, nonostante le avvertenze, letto la fic.

                                    Per quanto l’autrice apprezzi che tutti si avvicinino alle sue storie, si riserba di avvertire che, in quanto contenente dei riferimenti alla ficSomebody”, la lettura di questa storia è indicata per tutti coloro che abbiano letto e/o stiano continuando a leggere suddetta storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Happy Birthday, Capricorn!

 

 

 

Giunse al Santuario in un batter d’occhio, trattenendo una risata al pensiero della “velocità della luce” che possedevano loro, e cominciò a guardarsi intorno, sistemandosi poi la tracolla che si era trascinata da casa e prendendo ad addentrarsi in quel luogo misterioso e pieno di fascino… trovandosi subito di fronte la casa dell’ariete.

Un sorriso ebete le si dipinse in viso al pensiero del cavaliere che presiedeva quella casa e presto degli angioletti cominciarono a girarle attorno, suonando una dolce sinfonia, facendole diventare le iridi simili a due cuoricini.

L’incanto si dissolse quando udì un rumore provenire dalla casa. Qualcuno aveva aperto la porta… ma riuscì solo a intravederne la sagoma, poiché l’oscurità della notte non permetteva una visuale migliore.

Lei sorrise nel riconoscere il bambino, cominciando ad agitare animatamente la mano in segno di saluto, sotto lo sguardo perplesso e incredulo di Kiki, che si limitò a risponderle con un lungo e sonoro sbadiglio, stropicciandosi poi un occhio.

Incurante della reazione del ragazzino, decise di salire gli ultimi gradini che la separavano dall’uscio.

-         Che ci fai qui? – le chiese il ragazzino, con la voce roca per via della bocca ancora impastata dal sonno.

-         Shhh!!! – lo ammonì lei, avvicinandosi di soppiatto di più a lui, ricevendo in risposta un suo allontanamento. – Vieni qui! Fatti dare un bacio! – disse al ragazzino, allungando entrambe le braccia verso di lui per invitarlo a fare quello che gli aveva chiesto.

-         No – fu la risposta secca di Kiki, che si mise a guardarla con sufficienza, mentre una gocciolina di sudore cominciò a scendere lungo la tempia di lei. – Devi finirla di farmi trattare come un moccioso. Sono un guerriero anch’io, ho visto combattimenti e spargimenti di sangue a sufficienza… sono stufo di essere baciato e abbracciato in continuazione… va a sfogare le tue voglie represse su mio fratello! - .

Rimase a dir poco scioccata per l’inaspettata reazione del bambino che aveva sempre considerato ingenuo e adorabilmente – a sua detta - paffottoloso, ma lo sguardo le si illuminò non appena riportò l’attenzione sull’ultima parola uscita dalla bocca di quell’adorabile creatura.

-         Dov’è tuo fratello? – gli chiese quindi, ignorando il rimprovero e prendendo a sorridere a trentadue denti nuovamente.

Il ragazzino fece un passo indietro, inarcando un sopracciglio, prendendo a guardarla dalla testa ai piedi come se fosse uno strano esemplare animale.

-         Sei senza speranze… - le disse infine, aprendo tutto l’uscio e scostandosi di lato per farla passare, per poi richiudersi la porta alle spalle.

-         Kiki, chi è? - . Una voce si levò dalla fine del corridoio, facendo voltarla con occhi lucidi.

Una ragazza dai capelli ricci scuri avanzò lungo il corridoio, fermandosi poi di fronte a lei, con uno sguardo di pura seccatura dipinta sul volto.

-         Tu… - pronunciò la ragazza, cercando di celare la rabbia come suo solito e prendendo a guardarla come l’aveva guardata prima Kiki.

Lei si portò entrambe le mani alla bocca, trattenendo un grido di sorpresa, cercando di frenare le lacrime che le si erano accumulate ai lati degli occhi.

-         Reiko… - la chiamò, non nascondendo il tremolìo della voce.

-         Eh… - si limitò a risponderle Reiko, mentre cercava di non perdere la pazienza.

-         Reiko Nonomura… - la chiamò nuovamente, mentre allungava una mano verso la ragazza che aveva di fronte, volendo verificare che fosse realmente in carne ed ossa, sotto lo sguardo sbigottito della ragazza.

-         Che diavolo ci fai qui, Hope… - .

-         REEEEEEEEEIKOOOOOOO…! – esclamò Hope, lanciandosi direttamente addosso a lei, agendo come in una classica scena a rallentatore, venendo poi sbattuta contro il muro alle sue spalle, creando una crepa.

-         Non-provare-a-toccarmi! – le sibilò Reiko, non appena fu certa di aver guadagnato distanza dall’autrice.

-         Su Reiko… non essere timida… abbraccia tua madre! – esclamò Hope, incurante della minaccia che rappresentava la ragazza in quelle condizioni.

-         Che io ricordi sono orfana… e l’unico appiglio che poteva rappresentare per me un legame di parentela mi è stato fatto trovare morto senza troppi complimenti da un’autrice sadica… - rispose velenosa la ragazza, indietreggiando di un passo non appena vide l’autrice staccarsi un po’ dalla sagoma che aveva creato all’impatto col muro.

-         Dettagli – rispose infine Hope, dopo aver soppesato a lungo le parole e lo sguardo omicida della ragazza. – Ti ho creata io! Quindi puoi considerarmi una mamma! – aggiunse, vedendo Reiko chiudere una mano a pugno e avventarsi pericolosamente su di lei, ma prima che potesse realmente colpirla, una voce armoniosa distrasse entrambe.

-         Cosa sta succedendo? – sentì chiedere dalla voce celestiale Hope, staccandosi definitivamente e velocemente dalla sagoma che aveva creato nel muro e prendendo ad avanzare estasiata verso la fonte.

-         Non ci provare… - le ringhiò Reiko, paratasi davanti, creando una sorta di limite tra lei e il cavaliere della prima casa.

-         Oh… - pronunciò appena Mu non appena si accorse dell’autrice. – Che sorpresa… - aggiunse coi suoi soliti modi garbati e diplomatici di sempre, senza riuscire a far comprendere bene se per lui si fosse trattata di una piacevole o spiacevole sorpresa.

-         Ciao Mu… - cantilenò, completamente andata, l’autrice, prendendo a fargli gli occhi dolci, sotto lo sguardo omicida di Reiko.

Il Grande Mu si limitò a sorriderle, imbarazzato, prendendo poi velocemente a sbarazzarsi di lei.

-         Sei qui per Shura, vero? – le chiese il cavaliere, facendola riavere dallo stato di trance/coglionaggine, riferendosi al compagno della decima casa, per distrarla – parzialmente – dall’osservazione accurata che stava facendo al suo corpo.

Hope annuì, trattenendo il fiato quando il ragazzo le si avvicinò, appoggiandole una mano sulla spalla per condurla all’uscita del tempio.

-         Prosegui pure, sono certo che Aldaberan non vede l’ora di vederti – le disse con la sua voce dolce e conciliante, ricevendo in risposta uno sguardo tra il tonto e il sognante.

Prima di proseguire, Hope sollevò la manina, prendendo a salutare il cavaliere della prima casa.

-         Ciao figliola!!! A presto! – urlò in direzione di Reiko, chiedendosi, quando fu a circa metà della scalinata che la separava dalla casa del toro, se la ragazza le avesse alzato il medio in risposta, anziché il pollice, come aveva cercato di convincersi.

 

      - AAAAAAAAAL! – urlò, arrivata alla sommità del secondo tempio.
Un borbottìo indistinto le giunse dall’altra parte della porta, poi il silenzio avvolse il luogo.

      -   Dai Al, lo so che sei in casa!!! Apri!!! – insistette Hope, portandosi le mani ai lati della bocca per amplificare la voce a mò di microfono.

      -   AAAAAAAAAL! – urlò nuovamente.

      -   E PIANTALA!!! – sentì urlare dalla quarta casa, udendo paroline poco ripetibili di sottofondo.

Come chiunque avrebbe immaginato, la porta della seconda casa si aprì, rivelando un cavaliere del toro piuttosto seccato e assonnato, dalla cera amichevole poco promettente.

-         Ciao!! – esclamò Hope, facendosi largo attraverso la massa di muscoli del cavaliere, riuscendo – quasi al costo di morire soffocata – a passare e a intrufolarsi in casa.

La porta si richiuse alle sue spalle con un cigolìo sinistro, convincendola a chiedere a Saori – quando, e soprattutto SE fosse arrivata da lei - a rimediare un po’ d’olio per i cardini, oltre che spendere tutta la sua eredità per comprare stupidi vestiti di cattivo gusto i cui colori spaziavano dal rosa al viola.

-         Ciao! – ripetè con poca convinzione al cavaliere del toro, quando vide il suo sguardo farsi funereo. Non ricevendo nessun suono in risposta, l’autrice decise d’indagare:

-         C’è qualche problema, Aldebaran…? - .

-         ena. – sentì a stento mugugnare al cavaliere.

-         Che? – gli chiese quindi, avvicinandosi di un po’ a lui, portandosi una mano all’orecchio, fungendone da amplificatore.

-         La mia cena… - rispose infine il cavaliere, senza mutare la sua espressione funerea.

“Oh, cavolo” pensò l’autrice, prendendo ad arretrare, con una nonchalance pessima.

-         Capisco… - si limitò a rispondergli, rivolgendogli un sorriso forzato. – Allora… ci vediamo! – esclamò, poco prima di mettersi a correre a più non posso verso l’uscita, e solo prima di riuscire a toccare le scale che conducevano alla terza casa, lo sentì urlare.

-         CI AVEVO MESSO TANTO AMORE! E POI NON POTEVI OMETTERE IL DETTAGLIO DEL GREMBIULE??? - .

 

L’eco prodotto dalla voce di Aldebaran svegliò l’intero Santuario, tanto che Hope trovò Kanon e Saga ad “accoglierla” all’esterno della terza casa, senza che lei ricorresse a subdoli modi persuasivi molto vicini all’inquinamento acustico, di cui si era servita col cavaliere precedente.

-         Sbrigati – le rivolse la parola Saga, indicandole la terza casa alle sue spalle, cercando di dissimulare il sonno incombente che cercava ogni secondo di calargli le palpebre, mentre Kanon sbadigliava come un orso e si passava continuamente una mano sulla faccia, senza degnare di attenzione entrambi.

Hope si fermò un istante, incurante dello pseudo consiglio di Saga e delle minacce riguardanti un certo “modo per fargliela pagare non appena avesse concluso la storia” proveniente da Aldebaran, prendendo a guardare i gemelli con soddisfazione.

Sotto quegli sguardi languidi, Kanon sollevò lo sguardo, cominciando a riflettere sul modo migliore per disfarsene, ovvero se rimandarla giù, avvertendo Al e Mu di tenere le porte di entrata e uscita aperte, in modo da farla rotolare per tutte le scale fino a farla uscire completamente dal Santuario, o farle fare un volo fino al tredicesimo tempio.

-         Certo che siete spettacolari anche in pigiama! – urlò infine Hope, soddisfatta della conclusione scontata a cui era giunta, vedendo comparire due enormi goccioloni ai lati della testa di entrambi i ragazzi.

-         CHE MINCHIA URLATEEEEEEE!!! – si sentì dalla quarta casa, mentre un gruppo di inservienti, con addosso solo pigiami, scappava terrorizzato, disperdendosi e chiedendo asilo ai colleghi delle case vicine.

-         ANGELOOOOOOOO – si sentì urlare, in rimprovero, ma in modo più soffuso - considerando la lontananza - il cavaliere della dodicesima casa, spargendo un’eco per tutta la scalinata, provocando il risveglio dei cavaliere che precedentemente avevano cercato di tollerare l’urlo di Aldebaran.

-         Ops – si limitò a pronunciare Hope, volgendo infine lo sguardo sui due gemelli, che, dopo essersi guardati negli occhi con aria complice, si avvicinarono all’autrice, l’afferrarono per le spalle e l’orlo dei pantaloni, e la lanciarono, sotto consiglio di Kanon, fino alla quarta casa, godendosi l’urlo – questa volta di terrore – che uscì dalla gola della ragazza.

Quando Saga cominciò a sghignazzare in modo sinistro, Kanon lo guardò sottecchi, cominciando a sospettare che un certo ex Grande sacerdote non fosse ancora morto.

 

Nel frattempo, l’autrice stava cercando disperatamente di scappare da Death Mask, che, da quando era atterrata violentemente sul suolo del suo tempio, l’aveva inseguita lungo le scale che conducevano alla quinta casa, sghignazzando e incutendole timore, godendosi la sua corsa – inutile, nel caso in cui avesse deciso di usare l’alta velocità - .

 

Arrivata stremata alla casa del leone, Hope strisciò fino all’uscio della casa, cominciando a chiamare a gran voce il custode.

-         Aioria! – esclamò sul punto di piangere, prendendo a battere i pugni sulla porta. – Death Mask vuole uccidermiiiiiiiiiiiii! - .

Ma dall’interno della casa regnava ancora il silenzio.

Quando sentì Cancer ancora sghignazzare, si voltò verso di lui, con le spalle alla porta.

-         Lo dico a Saori! – piagnucolò, tentando di minacciare il cavaliere del cancro, che di tutta risposta le rise in faccia.

Solo allora la porta della quinta casa si aprì, mostrando un Aioria alquanto irritato, pronto a riempire di epiteti poco carini chi lo avesse interrotto dalle sue “occupazioni”.

Così parve di capire, per lo meno, a Death Mask, dando una rapida occhiata ai capelli spettinati del compagno e alla maglia del pigiama messa alla rovescia, che gli fece allargare notevolmente il ghigno che gli adornava già il viso.  Conclusioni alle quali giunse anche l’autrice, quando, costretta dallo spalancare improvviso della porta, toccato con le spalle il suolo, le parve di vedere una figura femminile dalla capigliatura rossa fuggire verso l’esterno della casa avvolta solo da un lenzuolo.

-         Ri-ops – sfuggì ad Hope, prendendo coscienza del fatto che, di quel passo, non sarebbe arrivata mai tutta intera da Shura. O probabilmente non ci sarebbe mai arrivata, e basta.

-         Mi offro di ucciderla e nascondere il cadavere nel giardino di Shaka – si offrì Cancer, rivolgendosi ad Aioria, che parve soppesare seriamente le parole di Death Mask.

-         Ovviamente con tutta la testa – si affrettò ad aggiungere non appena il pensiero che il compagno potesse solo lontanamente pensare che avesse reindossato le vesti di serial killer psicopatico si affacciò nella sua mente.

-         AIUTOOOOOOOOOOOOOOOO! – urlò l’autrice con tutto il fiato che aveva in gola, facendo tappare le orecchie ad Aioria e Death Mask, infastiditi da quel tono acuto.

-         E poi tu ti spacci pure per servo bigotto d’Athena ! – esclamò l’autrice, redarguendo Aioria, prendendo a correre verso il sesto tempio, nel quale – credeva – sarebbe stata al sicuro.

 

Arrivò alla sesta casa esausta, trovando - fortunatamente - la porta aperta, riuscendo ad intravedere in lontananza un bagliore dorato provenire da una delle sale che costeggiavano il corridoio.

Ripresasi, con l’intero corpo madido di sudore e la gola secca, prese ad avanzare verso la fonte di quella luce, scorgendo Shaka sospeso a mezz’aria su un tappeto tibetano dai colori vivaci, nella classica posizione del loto e ad occhi chiusi.

Stette immobile, ad osservare estasiata quei lineamenti candidi concentrati in un esercizio di meditazione, decidendo, improvvisamente, di rompere quell’incantesimo.

-         Shakuccio! – esclamò, assistendo ad uno sbilanciamento del corpo di Shaka che, aperti gli occhi, dovette far ricorso a tutto il suo sangue freddo per non porre fine all’istante alla vita della giovane ospite, mentre cercava di cadere – almeno – dignitosamente al suolo.

-         Ri-ri-ops – pronunciò Hope, prima di dileguarsi anche da quella casa, sentendo per la prima volta delle imprecazioni provenire da quella bocca candida.

 

      -   D-Dohko! – si azzardò a chiamare, arrivando alla conclusione che, in quanto pluricentenario, il cavaliere di Libra sarebbe stato sicuramente più saggio degli altri, prendendo quindi ad avanzare senza permesso alcuno, nella sua casa, che aveva la porta aperta come quella di Virgo.

      -   DOHKO! – urlò, non riuscendo a sentire alcun rumore.

      -  DOHKOOOOOOOOO! – urlò infine, vedendo finalmente uscire il cavaliere della bilancia da una delle stanze attigue al corridoio e avviarsi, senza dar conto alla sua presenza, verso un’altra stanza, posta di fronte a quella dalla quale era uscito.

Hope, a quel punto, punta sul vivo da quell’indifferenza riscontrata nel cavaliere, decise di seguirlo, affacciandosi nella sala in cui era scomparso e vedendolo armeggiare, di spalle, con un guantale della sua armatura.

-         Dohko? – lo chiamo nuovamente, ricevendo in risposta altra – apparente – indifferenza, decidendo, così, di avvicinarglisi ancora di più, poggiando una mano sulla sua spalla per attirare la sua attenzione.

-         Chi è?!? – chiese, colto alla sprovvista – nonostante si presumesse che i cavalieri d’Athena dovessero avere sempre i sensi all’erta - , il cavaliere, girandosi di scatto, mostrando di indossare un paio di occhiali doppi quanto un fondo di bottiglia.

-         Oh… Hope – aggiunse, resosi conto di chi si trovava davanti solo dopo aver analizzato la figura dell’ospite coi suoi occhiali, togliendoseli poi subito dopo, consapevole di spaventare l’autrice continuando a indossarli.

-         Non mi hai sentita entrare? – gli chiese dunque Hope, guardandolo perplesso.

-         Barare? Di che stai parlando, non ricordo di aver mai giocato con te a nulla! - rispose – senza senso alcuno – il cavaliere di Libra, mostrando il suo solito sorriso canzonatorio.

Hope inarcò un sopracciglio in un chiaro segno di scetticismo, cercando di riformulare la domanda, questa volta, però, alzando di un tono la voce.

-         NON MI HAI SENTITA ENTRARE??? – gli chiese ancora, vedendo Dohko tendere un orecchio verso di lei, mostrandole – scioccandola – un apparecchio acustico.

-         Ah… eheheh… scusami… - rispose imbarazzato all’ospite. – Ero distratto – concluse, sfuggendo allo sguardo allucinato della ragazza, che stava cominciando a chiedersi perché, tra tutt’è dodici i custodi dei dodici templi, Dohko dovesse rappresentare proprio il suo segno zodiacale.

-         Ok… posso passare? – gli chiese Hope, più per educazione che per altro, vedendo il cavaliere ignorarla nuovamente. Gli si avvicinò, quindi, accostandosi verso l’orecchio in cui aveva parlato prima.

-         POSSO PASSARE??? – gli chiese nuovamente, ricevendo in risposta uno sguardo allucinato, vedendo le iridi verdi del – presunto – ragazzo, squadrarla da capo a piedi.

-         Vuoi mangiare a quest’ora? – le chiese, avendo totalmente mal interpretato le parole di Hope, portandola sull’orlo di una crisi di nervi, convincendola, però, a comunicare con lui col mimo.

Sventolò quindi una mano prima di uscire dalla casa, ricevendo in risposta lo stesso gesto dal cavaliere e sospirando non appena si fu allontanata, pensando a quanto potesse essere “fortunato” chi poteva vantare un corpo ancora giovane pur avendo gli organi e i sensi intorpiditi da qualche secolo.

 

Arrivò quindi alla casa dello scorpione, pregustando già l’arrivo successivo alla casa di Shura. Si tastò con una mano la tracolla, verificando che il contenuto fosse ancora intatto nonostante i voli e le corse a cui l’avevano sottoposta, sorridendo e immaginandosi la reazione di Shura. Oh, se l’avrebbe perdonata per avergli giocato quel tiro mancino!

Avanzò quindi allegramente, facendo assumere ai suoi occhi la forma di due cuoricini non appena il pensiero di trovarsi davanti a Milo la raggiunse.

-         Milooooooo – cinguettò allegramente, mentre dall’interno della casa il cavaliere dello scorpione stava ben attento a non farsi vedere, scrutando l’esterno da una finestra e spalmandosi letteralmente contro il muro per diventare con esso un tutt’uno.

-         Scorpioncinooooooooo… dove sei?? - .

-         Oh… Athena… - pregò la sua divinità il cavaliere, prendendo poi ad allontanarsi dalla finestra con passo felpato, quasi come se l’autrice, da quella distanza, potesse sentirlo.

-         Ti ho visto! Indossi un paio di boxer rossi con uno scorpione in un punto a dir poco allettante! – sentì urlare la ragazza, mentre il suo volto assumeva lo stesso colore dei sopra citati boxer.

-         Daaaaaaai! – continuò l’autrice, incurante della reazione del ragazzo. – Perché non vieni a salutarmi?? EH??? – insistette, fino a quando la figura elegante di Scorpio non apparve sulla soglia della porta, vestito, con suo sommo disappunto.

-         Ciao! – esclamò Hope, saltandogli letteralmente addosso e dandogli un bacio su una guancia, nonostante l’espressione contrariata del cavaliere.

-         Ciao Hope – rispose educatamente, cercando di staccarsela da dosso, ma senza successo. – Puoi passare… - disse, provando quindi a convincerla in quel modo.

-         Oh, ma posso anche restare! – replicò l’autrice come se fosse un dato di fatto, facendo roteare gli occhi del cavaliere che la teneva in braccio.

-         Ma anche no! – esclamò, capendo le intenzioni ambigue di lei, dando uno slancio al suo corpo e facendola volare oltre la sua casa, incurante del punto in cui sarebbe caduta, ritirandosi poi nuovamente nella sua casa e sbarrando la porta d’ingresso e d’uscita, temendo il suo ritorno.

 

Come se le avventure spiacevoli appena vissute non fossero state sufficienti a far rimpiangere ad Hope di essere andata direttamente al Santuario, invece di spedire il regalo a Shura tramite posta, l’autrice non ebbe la “fortuna” di cadere davanti alla decima casa, ma davanti alla dodicesima, dove un curatissimo Aphrodite, vestito con un pigiama turchese in organza e una vestaglia di seta dello stesso colore, a gambe incrociate, sembrava stesse aspettandola.

-         Tesoro! – esclamò il cavaliere, non appena l’autrice ebbe estratto con uno strattone la testa dalla crepa che aveva provocato la sua caduta, vedendola poi sbarrare gli occhi in preda al panico.

-         Aphrodite… - balbettò Hope, cercando di allontanarsi, prendendo a scendere le scale come la bambina posseduta nel film dell’esorcista, vedendo comunque il cavaliere – per niente impressionato – avvicinarsi a lei, porgendole poi una mano per aiutarla ad alzarsi.

-         Mia cara… - si rivolse a lei il cavaliere dei pesci, una volta che la ebbe davanti, ignorando il suo sguardo intimorito, e prendendo a guardarla con dolcezza.

-         Non volevo… - cominciò a piagnucolare Hope, temendo un’ennesima reazione di repulsione che aveva già sopportato dagli altri cavalieri. – Non volevo disturbarti… - .

-         Tesoro! – ripetè nuovamente il cavaliere, quasi come se il suo vocabolario non contenesse sinonimi. – Ma tu non disturbi mai! -. E allora l’autrice cominciò seriamente a pensare che qualcosa non andasse, e il come mai tutti, eccetto nessuno, l’avessero trattata male, mentre Aphrodite sembrava sinceramente adorarla.

-         Sei qui per il compleanno di Shura, vero? – le chiese allora, intrecciando le sue dita a quelle della ragazza, cercando di comprenderne i timori, vedendola poi annuire appena, quasi come se si fosse ingoiata la lingua.

-         Ma che cosa carina… ti lascio andare allora – continuò, sollevando le mani che stringevano quelle della ragazza e portandosele alle labbra per baciarle. A quel punto la curiosità di Hope strabordò.

-         Aphrodite… - sussurrò appena, ricevendo in risposta uno sguardo d’attenzione del ragazzo. – Perché… tu sei l’unico qui, tra tutti, che sembra non detestrami? – gli chiese, vedendo gli occhi turchesi del ragazzo sorridere alla sua constatazione.

-         Oh… tesoro – le rispose, ripetendosi per l’ennesima volta. – Ma perché tu sei stata l’unica, nella tua storia, a non avermi spacciato per un trans o un gay – e detto questo, mentre la mente di Hope stava cominciando a elaborare a un modo per modificare il prossimo capitolo che – sicuramente – avrebbe finito col deludere il cavaliere della dodicesima casa, sentì le labbra dal cavaliere, cosparse minuziosamente di lucidalabbra, toccare le sue. Trattenendo un moto di disgusto, si rese conto di quanto potesse essere stato – probabilmente – sgradevole per un ragazzo baciarla ogni qual volta si fosse truccata allo stesso modo di chi adesso stava attentando alla sua stabilità psicologica.

 

Arrivò all’undicesima casa ancora in stato di shock, bussando alla porta con la testa, cercando – invano – di riprendersi. E benedì all’istante Camus quando le aprì la porta, lasciando che le energie fredde condensate nella sua casa la raggiungessero appena, donandole sollievo.

E quando il cavaliere fu sul punto di dire qualcosa, Hope riaprì gli occhi – chiusi al contatto col freddo che l’aveva raggiunta – e lo precedette.

      -   Aphrodite mi ha baciata. Non infierire oltre. - .

Giurò di aver visto gli occhi blu del cavaliere dell’acquario spalancarsi a dismisura, prima che la portasse dentro come un peso morto, facendola stendere su una coltre di ghiaccio e soccorrendola ulteriormente con un bicchiere d’acqua, anch’esso ghiacciato, che stava quasi per congestionarle lo stomaco.

Lo abbracciò, prima di intraprendere la discesa che avrebbe dovuto – questa volta forse senza imprevisti – condurla alla decima casa, non tanto per ringraziarlo del gesto, quanto per godere ancora del freddo che emanava quel corpo, perché lì ad Atene, nonostante fosse pieno inverno, si moriva di caldo lo stesso.

 

Cominciò a piangere alla vista della casa del capricorno, prendendo ad abbracciare tutte le colonne di marmo che ne sorreggevano la struttura esterna, quasi per sincerarsi che non fosse tutto un sogno, e solo dopo essersi resa conto che poteva bastare, decise di bussare alla porta.

Fu solo dopo un po’ di tempo che Shura venne ad aprirla, passandosi una mano sul viso – sia per disperazione che per vergogna – quando lei attaccò con la classica canzoncina.

-         Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Shuraaaaaaaaa! – s’interruppe, riprendendo fiato, mentre il cavaliere del capricorno chiudeva gli occhi, impaziente che finisse l’ultima strofa. – TANTI AUGURI AAAAAAAA TEEEEEEEEE! - . Ne seguì un rapido e frenetico battito di mani, procurato dalla stessa Hope, che più che festeggiare Shura, applaudiva a se stessa per la – dubbia – splendida performance.

-         Buon compleanno! – aggiunse, come se non si fosse capito, avvolgendo il collo del cavaliere e abbracciandolo stretto, mentre lui, roteando gli occhi, decise comunque di trascinarla dentro e chiudere la porta, avendo avvertito i cosmi minacciosi dei suoi compagni.

Stette in silenzio, mentre l’autrice sembrava maneggiare con cura la tracolla che si era portata dietro, estraendone poi, subito dopo, un oggetto dalla forma cilindrica – molto somigliante ad una bottiglia di grosse dimensioni, osservò subito il cavaliere – impacchettata, maldestramente, da una carta regalo verde con su scritto a caratteri cubitali “Happy Birthday, Capricorn!”.

Prese con cautela il regalo dalle mani della ragazza, rivolgendole un sorriso forzato, cominciando ad agitarlo un po’ per verificare se effettivamente contenesse liquido e si trattasse, quindi, di un contenitore.

-         Dai, scarta la carta! – lo invogliò Hope, prendendo a guardarlo ansiosa, sorridendo come una bambina che sa di aver avuto una grande idea e che non vede l’ora che gliene venga riconosciuto il merito.

Capricorn guardò un’ultima volta la carta, prima di mettersi a stracciarla, rivelando una grossa bottiglia di vetro doppio contenente del liquido rossastro.

-         Sangria? – chiese retoricamente, sorpreso, sollevando poi gli occhi su Hope, che sembrava essere contenta e soddisfatta.

-         Insomma… - prese poi a spiegarsi l’autrice, vedendo lo sguardo perplesso del cavaliere della decima casa. – Ti eri così rammaricato di dover buttare quella preparata per la cena di Al che ho pensato… ecco… insomma, capito no? – concluse, lasciando Capricorn ancora più perplesso.

-         Grazie… - le disse infine, conducendola ad un tavolo e invitandola a sedersi, poggiando poi la bevanda sul tavolo e allontanandosi per andare a prendere due bicchieri dalla cucina.

-         Alla tua! – augurò Hope, sollevando il bicchiere e facendolo scontrare appena con quello di Shura, dopo che questo ebbe portato i bicchieri ed ebbe versato la sangria ad entrambi.

-         Sai… - disse l’autrice, dopo aver bevuto un sorso del liquido rosso. – Non è stato facile arrivare qua - .

-         Le scale sono tante… tu non sei abituata – le rispose, vedendo la ragazza scuotere la testa in senso di diniego.

-         I tuoi compagni. – aggiunse Hope, cercando di rendere più chiaro il suo concetto. – Non so… ma ho avuto come la sensazione… che mi evitassero. Per non parlare dell’inseguimento di Death Mask e del bacio di Aphrodite… - continuò, mentre gli occhi di Shura si spalancavano ad ogni nuova. – Certo che tu hai degli amici strani, eh – concluse, bevendo un altro sorso di sangria.

-         Vabbè, è abbastanza tardi, ora è meglio che vada! – esclamò, dopo aver bevuto gli ultimi sorsi di sangria, alzandosi dalla sedia e dirigendosi pienamente soddisfatta verso la porta, seguita da Shura.

-         Grazie… per la visita – si sforzò di dirle Capricorn, sperando di non ricevere un altro abbraccio degno di Octopus dall’autrice, ricevendo in risposta, invece, un sorriso smagliante.

-         Ma di nulla, caro! – gli rispose. – Sai… è stato divertente… chissà che non ripeta l’esperienza con gli altri! – aggiunse, sentendo, improvvisamente, sollevarsi un boato di protesta, che solo più tardi avrebbe interpretato come un “NO!” da parte degli altri cavalieri.

Abbandonato il Santuario, Hope pensò che probabilmente, per i successivi compleanni,  l’invio del regalo tramite posta sarebbe stato di gran lunga più sicuro di una visita al diretto cavaliere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Demenziale. Assolutamente demenziale.

Lo so. Lo so. Fate pure partire il linciaggio… non muoverò un muscolo per sottrarmi ç__ç

Però, a dispetto di tutto, mi sono divertita a immaginare e a rendere su carta una scena simile XD

Shura è nato il 12 gennaio… ma io non avrei avuto tempo di pubblicarla il giorno stesso, quindi ho deciso di anticiparne la pubblicazione.

Ah, non so se a gennaio il clima di Atene è caldo. Mi è venuta fuori questa cosa tentando di giustificare l’abbraccio con Camus, rendendo la cosa assurda, dal momento che un abbraccio sincero all’unico cavaliere che ha tentato di aiutarmi, sarebbe stato più che dovuto XD Quindi perdonate quest’ennesima idiozia.

Assolutamente demenziale… chiedo venia, deve essere l’esaurimento scaturito dagli esami imminenti.

Naturalmente questo augurio per il custode della decima casa non ha niente a che fare con “Somebody”… mi sono solo divertita a fare un augurio un po’ particolare al capricornetto, visto che nell’ultimo capitolo molti di voi sembravano più dispiaciuti per Shura e la sua sangria che per Reiko e Mu XD

Quindi consideratelo uno sclero e basta.

Se “Happy Birthday, Capricorn!” è nato facendo un leggero riferimento a “Somebody”, dal momento che compare anche Reiko e vengono ricordate varie scene della storia, “Somebody” riprenderà senza che vengano aggiunti riferimenti a questa fic demenziale XD

Quindi, per concludere, nel caso in cui Shura non ne avesse ancora abbastanza:

 

BUON COMPLEANNO CAPRICORN!

 

 

 

 

Un saluto particolare a tutti coloro che leggeranno e che – forse – commenteranno XD

 

HOPE87

 

 

 

 

   
 
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