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Autore: never_say_forever    19/06/2015    4 recensioni
Storia che parla dei pensieri di Rue prima di incominciare gli humger games. Ho sempre creduto che il suo personaggio e il suo parere siano davvero importanti. É solo una bambina che viene condannata a morire o a uccidere in un'arena. Buona lettura.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Rue, Thresh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era l’alba. Aprii gli occhi. Era iniziata un’altra giornata. Ero veramente stanca dopo ieri, non avevo mangiato niente, perché Edwin stava male, non potevo lasciarlo così debole. Avrò anche solo 12 anni, ma sono cresciuta molto in fretta; so cosa è la fame, la malattia e la povertà; perché io convivo con loro ogni giorno. Le vedo negli occhi della mamma e ho visto la malattia ieri negli occhi di mio fratello.
-Rue! Vai a svegliare i tuoi fratelli!- urla mia madre, interrompendo i miei pensieri.
- Si, sto andando!- le rispondo. Sono la più grande e devo prendermi cura di loro. Io divido la camera con Aaron, Chile e Edwin; gli altri nel letto matrimoniale con la mamma. È una stanza piccolissima, c è solo un letto, spesso facciamo i turni, ma il mio non arriva mai. Ieri, ho ceduto il mio turno ad Edwin, dormire  a terra non avrebbe giovato alla sua salute. Così, dopo essermi alzata il mio primo pensiero fu andare a controllare come stava. Mi avvicinai piano piano al letto e gli misi una mano sulla fronte; era meno calda di ieri, ma si vedeva che non stava bene. Non potevo svegliarlo, non ci riuscivo.
- Chile! Aaron! Forza svegliatevi!- dissi, stando attenta a non alzare la voce. Mentre loro si alzavano gli ricordai che non dovevano fare rumore. Poi andai dalla mamma. Con le mani stava raccogliendo quello che trovava dalle dispensa. Anche un singolo cereale avrebbe fatto la differenza. Sentivo le sue unghie sul legno, che cercavano disperate qualcosa da mettere in bocca.
- Mamma, Edwin non si è ripreso- dissi interrompendola e socchiusi gli occhi, felice di non sentire ancora quel terribile rumore delle sue unghie sul legno.
- Rue, devi farlo alzare, sai che anche solo una persona è importante. Non riusciamo a mangiare già così, con una persona in meno, cosa pensi che succederebbe?- la mamma era triste, nemmeno lei voleva che Edwin uscisse, ma ne avevamo davvero bisogno. Mi accarezzo dolcemente la guancia con la sua mano stanca e consumata dagli anni, dalla fatica e dalla fame. Tornai nella stanza e scossi leggermente il corpo di mio fratello.
- Edwin dobbiamo andare … Se ti alzi avrai anche la mia colazione- dissi. Subito sollevò la testa e, anche se debole si mise in piedi.
 
 
Il mio stomaco brontolava, ma non volevo farlo notare ad Edwin; anche se ha solo 9 anni è un bambino molto sveglio. Chile era ancora assonnato, mentre solo Aaron era allegro come al solito. Aaron aveva un anno in meno di me, spesso facevamo una gara a chi si arrampicava più in alto; lui è più veloce di me e spesso vinceva. Aaron camminava tranquillamente fischiando qualche canzoncina che aveva sentito.
 
Il lavoro era iniziato. Spesso, anzi, sempre, controllavo Edwin, ma a quanto pare dopo essersi mangiato anche la mia di colazione, stava già meglio. Mentre cercavo di prendere una mela, che si trovava in un punto abbastanza difficile da arrivare, sentì la voce di Edwin:
-Rue! Sono stanco-
- riposati un attimo- gli risposi. Decisi di salire ancora più su, dove potevo osservarlo meglio. Quando lo vidi il mio cuore si fermò. Era come se tutto si muovesse lentamente. Edwin scendeva da un ramo, il suo piccolo piede scivola e si sbilancia all’indietro. Vedo il suo debole corpo cadere, senza cercare di aggrapparsi. Istintivamente mi muovo per raggiungerlo, ma il mio piede si lancia nel vuoto, sto per cadere anche io, ma afferrò il primo ramo che mi capita. Tutto torna normale quando stringo con tutta la mia forza quel ramo. Non riesco a guardare sotto, aspetto di sentire un rumore violento, ma non si sente niente, solo la splendida voce delle ghiandaie imitatrici, che intonano un motivetto familiare. Lo stesso che cantava Aaron questa mattina. Sto per intonare il segnale di aiuto, dovevo assolutamente far venire qualcuno per Edwin. Ma sento un’altra voce, che non conosco, rispondere al motivetto di Aaron, per confermare che va tutto bene. Tutto bene? Mio fratello è appena caduto da diversi metri di altezza, non va tutto bene! Per quanto ne so potrebbe essere morto. Mi calmo un attimo e muovo i piedi cercando di raggiungere l’altro ramo. Scendo dall’albero in fretta e vado a controllare il punto in cui è caduto Edwin. Corro sull’erba fresca senza pensare più a niente, né il lavoro, né il cibo né la stanchezza; solo mio fratello. Vedo un ragazzo muscoloso e alto tenere tra le mani l’esile corpicino di Edwin. Conoscevo quel ragazzo. Tutti lo conoscevano nel distretto. Thrash. È tra i ragazzi più forti del distretto. Spesso solleva casse molto pesanti. Teneva delicatamente mio fratello. Quando mi vede si avvicina.
- Non si è fatto niente, l’ho preso prima che cadesse a terra- posa Edwin a terra, che lentamente si stava riprendendo.
- è dura essere i più grandi vero?- chiede senza voler sapere la risposta. Mi scombina i capelli con la mano e se ne va con un sorriso.
 
 
 
-Rue…- mi chiamò la mamma. Eravamo tornati a casa e finalmente avevo mangiato qualcosa. Posai il pane duro nella dispensa e la guardai.
- Lo sai che domani è il tuo primo giorno?- e come scordarlo; domani era la mia prima mietitura e un foglietto aveva il mio nome. 
   
 
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