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Autore: Potteriana121    20/06/2015    0 recensioni
Bianca Jackson vive con i suoi genitori ignara di quello che hanno fatto e di quello che sono. Fino a quando i suoi genitori vengono rapiti. Se vi ho incuriosito leggete la mia storia
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, I sette della Profezia
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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 CHAPTER ONE


Mi trovavo in una caverna. C’era una gigantesca voragine che dava su un mare di lava. Aggrappati a una sponda di roccia c’erano due ragazzi che assomigliavano molto ai miei genitori.  Sopra di loro c’era un ragazzino dai capelli neri e la pelle cadaverica che pregava disperatamente il ragazzo di prendere la sua mano. A quel punto il “ sosia” di mio padre dice
“ Nico, portali dall’altra parte”
prima di lasciarsi cadere nella lava sottostante. Il ragazzino ( che da quanto ho capito si chiamava Nico) disse
 “ Lo giuro sullo Stinge”.
 Non potei vedere oltre perché il sogno iniziò a cambiare. Ora mi trovavo su una montagna dove riuscivo a vedere i volto di una donna fatta di terra alta quasi 12 metri con due stupefacenti occhi verdi dello stesso colore di un prato in primavera. Sotto di essa impennava una battaglia fra giovani ragazzi armati fino ai denti e mostri fatti di terra.Prima che io potessi dire a , il sogno cambiò di nuovo e adesso mi mostrava un uomo alto 10 metri che assomigliava spaventosamente alla donna di prima a parte per il fatto che non era fatto di terra. A quel punto il sogno si fece molto confuso : vidi varie immagini di me che combattevo contro vari nemici e l’ultimo fotogramma che osservai fu io che mi buttavo nella stessa voragine dei due ragazzi di prima.

Mi svegliai di soprassalto. Ogni santa notte, lo stesso maledettissimo sogno. Mi voltai per controllare l’orario. Erano solamente le 5 di mattina. Un sospiro di rassegnazione mi uscì involontariamente dalle labbra. C’era un’unica cosa da fare: andare ad allenarmi. Io sinceramente non sapevo perché  i miei genitori tenessero una palestra completa di attrezzature da combattimento. Mi misi un semplice leggings nero,una canotta anch’essa nera e legai i miei capelli biondi da me tanto  odiati. Scesi le scale e mi ritrovai in una gigantesca palestra interamente costruita in legno dove passavo la maggior parte del mio tempo. Iniziai a prendere a pugni un povero manichino indifeso sfogando tutta la rabbia repressa in me, accumulata dalle varie litigate fatte a scuola ( dove tutti mi prendevano in giro perché ero diversa), alcune con mia madre e altre con il mio nemico mortale: Josh la persona più odiosa sulla faccia della Terra che si crede chi sa che solamente perché i suoi genitori sono famosi. A quest’ultimo pensiero iniziai a colpire più forte il manichino che cadde rovinosamente a terra provocando un rumore che avrebbe fatto svegliare perfino i morti( meno male che i miei genitori avevano il sonno pesante). 
Stavo per iniziare a combattere con un altro manichino quando sentii la voce assonnata di mio padre che diceva
“ Bianca, sei tu? Perché se non sei tu vado a prendere la mazza!”
“ Ma no sono solamente un mostro a tre teste!”
Sentii dei passi dietro di me molto accelerati come se papà stesse correndo ,all’improvviso me lo ritrovo dietro che mi urla con una mazza in mano
“ Cerbero dove sei? Annabeth c’è il tuo cane! Dagli una calmata!”
“ Papà, papà. Tranquillo sono solo io”
Papà parve tranquillizzarsi un po’. Un sospiro di esasperazione mi portò a pensare a quanto fosse idiota e allo stesso tempo adorabile mio padre. Era la persona a cui volevo più bene al mondo. Persa com’ero in quella specie di trance ,in cui ero entrata pensando a lui, non mi ero accorta che mi aveva posto una domanda.
“ Che ci fai qui? A quest’ora di mattina quando tutti gli adolescenti normali e anche i loro poveri genitori dovrebbero dormire?”
“ Scusa Pa’. Ho fatto il mio solito incubo così non riuscivo più a dormire perciò sono venuta ad allenarmi. Questa volta pero il sogno era molto più vivido.”
Dalla faccia giocosa e divertita che aveva prima passò alla faccia seria che raramente usava. Lo vidi mentre cercava nelle tasche e dopo un paio di minuti di trepida attesa tira fuori * rullo di tamburi*: una penna!! Non riuscii più a trattenermi dal ridere così gli scoppiai letteralmente in faccia e caddi a terra per la troppa ilarità. Il colmo delle risate fu quando lo vidi avvicinarsi a me e porgermi la penna dicendo
“ Questo è un oggetto molto pericoloso fanne buon uso”
A quel punto, fra i vari singhiozzi, formai una frase di senso compiuto
“ Questo è uno scherzo vero? Cosa c’ha di pericoloso una penna?”
Con una faccia  estremamente severa disse
“ A tempo debito lo saprai.”
  Rimanemmo a chiacchierare fino alle sette del più e del meno come se quella strana conversazione  precedente non fosse mai avvenuta.Salii sopra in camera per mettermi una grossissima felpa da maschio ( prima era di mio padre) grigia che lui si ostinava a voler tenere. Scesi giù in cucina con passo felpato ( questa cosa, diceva mio padre, che l’avevo presa da lui) e rimasi un po in attesa sulle scale per sentire cos’avevano da parlare così sottovoce i miei genitori. Mio padre disse
“ Te lo dico io Sapientona, i suoi sogni si sono fatti più nitidi è per questo che le ho dato la penna e perché dovremmo dirle la verità”
“ Non se ne parla, Testa d’alghe. è ancora troppo giovane per entrare in questo mondo, anzi ti dico di più , vorrei che non ci entrasse mai.”
“ Andiamooo” Disse mio padre con la sua solita faccia da cucciolo irresistibile,  infondo chi poteva resistere a due giganteschi occhi verde mare che per fortuna io avevo ereditato?
Mamma gli rispose così
“ NO.”
Papà continuò con la sua faccia e la sua preghiera, dopo una decina di minuti la mamma disse
“ NO. Pero io potrei darle la collana magica regalatole da tuo padre”
A queste parole il volto di mio padre si illuminò come quello di un bambino davanti all’albero di Natale. Fu allora che entrai interrompendo la loro discussione . Con i miei soliti modi molto gentili mi buttai in modo scomposto sulla sedia acconto a quella di papà e misi i piedi sul tavolo mostrando a tutti loro la visione dei miei anfibi neri. Dissi
“ Forza donna! Sono in ritardo mi vuoi preparare questa colazione?”
La cosa che mi faceva ridere di più al mondo era far arrabbiare  Annabeth Chase ( ovvero mia madre). Iniziò a diventare tutta rossa in viso e a gonfiare le guance prima di iniziare ad urlarmi contro dicendo che ero una scansafatiche come mio padre e che ero anche una buona a nulla. Come dice sempre d’altronde. Dopo la piccola sfuriata del mercoledì mattina si costrinse a calmarsi e mi diede una piccola scatoletta dicendo
“ Mettitela “
“ Se io non me la mettessi cosa mi succederebbe?”
“ Che ti decapito e te la metto da sola al collo ormai senza vita”
Disse con un sorriso da far invidia a Satana in persona per la paura che incuteva.Dopo un sospiro di rassegnazione presi la collana e me la misi al collo. Per un secondo non sentii niente poi fu come se un fuoco si fosse acceso dentro di me. Era una sensazione fantastica. Sentivo tutte le mie abilità triplicate e il mondo all’improvviso mi sembrava un posto migliore pronto per accogliermi. Sconvolta da queste nuove sensazioni, presi il mio skate, salutai i miei genitori, mi tirai su il cappuccio e mi diressi a scuola.Purtroppo non sapevo che quella giornata iniziata nel modo più normale possibile avrebbe cambiato drasticamente la mia vita
   
 
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