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Autore: Zickie    12/01/2009    2 recensioni
Bill era Bill.
Bill era così suscettibile e fragile.
Bill era un bicchiere di cristallo, Bill era un sottile specchio.
Bastava poco a farlo andare in mille pezzi.
Si perse negli occhi del fratello così uguali ai suoi.
-Basta! Non ne posso più di te! Esci subito da questa casa!-
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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taste sweet snow

E' il 24 Dicembre a Loitsche, un piccolo paesino di soli 670 abitanti situato a nord-est della Germania, la neve cadeva silenziosa adagiandosi con morbidezza sull'asfalto, quasi fosse zucchero filato.
Incuriosito da quel soffice candore che scende a fiocchi dal cielo un bimbo biondo alzando la testa tirò fuori la lingua voglioso di scoprire se la neve è davvero dolce come lo zucchero filato.
-Bill, cosa stai facendo? Ti prenderai un mal di gola così!- una donna con lunghi e ricci capelli rossi prese per mano il figlio e lo portò vicino ad una vetrina sotto una pertica.
-Ma mamma, io volevo assaggiare lo zucchero filato!- reclamò Bill sbuffando e pensando che mancava tanto così poco al posarsi di un pò di quel bianco sulla sua lingua.
La donna aggrottò le sopracciglia interrogativa.
-Quale zucchero filato?-
-Anche io voglio lo zucchero filato mamma, anche io!- esclamò un bambino, gemello del precedente, tirando la madre dal cappotto.
Bill puntò un dito in alto, tra le nuvole.
-Guarda Tom, cade dappertutto!- rispose al fratello, e i bimbi si misero ad osservare la notte.
Una risata cristallina uscì dalle labbra di Simone, la loro madre.
-Ma bimbi miei, quello non è zucchero filato, quella è neve! E' fatta di ghiaccio sapete?-
I due distolsero lo sguardo e guardarono la madre delusi.
-Ma il ghiaccio è brutto! Noi vogliamo lo zucchero filato!- ribattè Tom.
La donna si chinò su di loro per aggiustarli i cappotti e le sciarpe evitando di farli prendere freddo.
-E allora sapete che facciamo? Andiamo al chioschetto e prendiamo due belle stecche ricoperte di zucchero filato!-
I bambini esultarono di gioia e facendosi prendere per mano dalla mamma continuarono a girare per i negozi.
Dovettero attraversare tutto il paese per arrivare al chiosco che vendeva zucchero filato, ma Simone fu ripagata di tutta la fatica quando vide i suoi due bambini abbufarsi e ridere come pazzi.
Come avrebbe fatto senza di loro?
I sue due angioletti.
In quella serata avevano preso i regali che ancora mancavano all'appello, come quello per Jorge, suo marito.
Gli aveva comprato un profumo Armani, non che gli interessasse molto fargli un regalo.
In quel periodo le cose tra di loro andavano malissimo.
Non facevano altro che litigare, ormai erano diventati separati in casa.
Si portò nervosamente una ciocca ribelle di capelli dietro l'orecchio.
Sperava solo che i piccoli non se ne fossero accorti.
-Mamma, perchè sei triste?- chiese unodei due biondini, più precisamente Bill.
La giovane madre sorrise notando l'innocenza di quella domanda.
-Non sono triste, sono... pensierosa-
-Pensierosa?- domandò Tom, nato 10 minuti dopo il fratello.
-Si, Tom, pensierosa, vuol dire che...che ho la testa piena di pensieri!-
Il piccolo chinò la testa dandosi dei pugni sulla fronte, come per verificare che anche la sua testa fosse piena, e questo scaturì un'altra risata da parte di Simone.
Il fratello invece lo guardò male.
-Tom, tanto la tua testa è vuota!-
L'altro lo guardò offeso.
-Anche la tua testa è vuota Bill!-
-No, non è vero, la mia è piena, senti!- e avvicinò la testa al fratello, l'altro diede dei colpi ad essa e ci appoggiò l'orecchio.
-No, Bill, è vuota! Anzi è più vuota della mia!-
-Non è vero!-
-Si che è vero!-
-No!-
-Si!-
-No!-
-Si!-
-Bambini, non litigate! E' Natale e nessuno deve litigare- li ammonì la madre.
-Allora perchè tu e papà litigate anche se è Natale?- chiese Bill con una purezza degna solo di un bambino di 6 anni.
A Simone mancò il respiro per un momento, ed anche il battito cardiaco accellerò.
Sentiva che da un momento all'altro sarebbe scoppiata a piangere.
Maledetto, maledetto Jorge, maledetto il giorno in cui sei entrato nella mia vita.
Tom diede  una gomitata al fratello.
-Hai visto? Hai fatto diventare mamma triste!-
Bill guardò la donna e gli vennero gli occhi lucidi.
-Mamma, scusami...-
Lei si sforzò di sorridere, seppur con una velo di malinconia.
-Non ti preoccupare tesoro, non è colpa tua-
Tornarono a casa.
Loro non usavano festeggiare la vigilia, bensì il giorno dopo, così quella sera fecero solo una cena in famiglia, loro quattro.
Sembrava andare tutto per il meglio finchè per un motivo stupido i coniugi iniziarono a litigare, stavolta però le cose sembravano più serie.
-Ma ti sembra il modo!- urlò Jorge sbattendo il bicchiere sul tavolo.
Quel gesto provocò a Bill una scossa improvvisa di terrore.
Tom lo guardava preoccupato, lui si era abituato alle continue liti dei genitori ma Bill era Bill.
Bill era così suscettibile e fragile.
Bill era un bicchiere di cristallo, Bill era un sottile specchio.
Bastava poco a farlo andare in mille pezzi.
Si perse negli occhi del fratello così uguali ai suoi.
 -Basta! Non ne posso più di te! Esci subito da questa casa!- le urla di Simone si sentirono dalla cucina dove i genitori si erano spostati a litigare.
Il padre furioso salì le scale e dopo una ventina di minuti scese con una valigia nella mano destra, guardò silenziosamente i figli, sembrava che i suoi occhi dicessero "Mi dispiace", si diresse alla porta e se ne andò.
La donna intanto non era ancora uscita dalla cucina.
Tom guardò ancora il gemello, quest'ultimo tirava su con il naso e combatteva per non far scendere le lacrime sulle guance.
-Bill- sussurrò tentando di prendergli la mano.
Ma l'altro si alzò e scappò piangendo.
Aspettò qualche minuto, sperava che sua madre venisse da lui e lo tranquillizzasse con la sua voce dolce, come faceva di solito, ma non avvenne nulla.
Anche a lui iniziarono silenziosamente a sgorgare le lacrime.
Decise di andare da Bill.
Lo cercò in tutta la casa fino a trovarlo sul giardino innevato del retro.
Bill piangeva.

I suoi singhiozzi erano talmente forti da arrivare al cuore del fratello e inondarlo di tristezza.

Si sedette sull’erba accanto a lui.

-Bill- mormorò ancora mettendogli una mano sul braccio.

L’altro senza neanche guardarlo si gettò tra le sue braccia.

Tom strinse il suo corpo scosso da lievi singulti.

Non si dissero niente, rimasero abbracciati a piangere, insieme.

Non riuscivano a comprendere perché i loro genitori si urlassero contro, perché erano sempre tristi, perché non si volevano bene?

In fondo erano pur sempre due bambini.

Si stesero sul prato innevato e tenendosi per mano fissarono il cielo.

Dopo vari minuti che Bill era perso nei suoi pensieri, sentì qualcosa di gelido sciogliersi sul suo naso.

Si concentrò sul manto stellato che lo sovrastava e vide che stava di nuovo nevicando.

Istintivamente aprì ancora la bocca come aveva fatto ore prima tra le vie del centro.

Finalmente un piccolo fiocco di neve si posò sulla sua lingua e il bimbo credette che il sogno della sua vita si fosse realizzato.

Ma quando ingoiò il ghiaccio e sentì solo un’orribile sensazione infondo alla gola e le lacrime ricominciarono a bagnargli le guance seguite quasi subito dai consueti gemiti.

Perché almeno per una notte la neve non può essere dolce?

 

 

 

Sera ^^

Questa l’ho scritta il giorno di Natale ma non ho mai avuto tempo per pubblicarla.

Premetto che fra un po’ ultimerò anche le altre mie fanfic e ne inizierò una nuova.

Spero che questa vi sia piaciuta.

Bye

  
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