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Autore: Lukeee    22/06/2015    1 recensioni
Se un fiore può crescere e sbocciare tra i sassi, può un amore sopravvivere a intrighi e guerre?
Dal testo:
“Sei pronta a seguirmi? Sarà una via oscura e…e molto difficile. Sei pronta a mettere in gioco tutta te stessa?”
Per un istante che durò millenni si fermò.
“Noi…noi danzeremo coi draghi”
Non sapeva se prenderla come un’affermazione o una domanda. Ma era sicura della scelta che aveva preso. E decise che era la seconda opzione.
Trovò la forza di parlare, mentre il cuore accelerava.
La notte era oramai scesa e le stelle assistevano a quello che forse sarebbe stato ricordato come il principio di una nuova era.
Lei gli sorrise sinceramente. E poi, lentamente, le sue labbra articolarono poche ma inequivocabili parole.
“Yes Trystane. We will dance with dragons”
- Myrcella Baratheon - Trystane Martell - Aegon VI Targaryen - Arianne Martell - Jon Snow - Cersei Lannister - Jaime Lannister - Tommen Baratheon - Howland Reed - Daenerys Targaryen - Mark Ramius (New) - Stone Temple/Jon Connington - Daario Naharis/Euron Greyjoy - Tyrion Lannister
Storia che rende giustizia a una delle tante inutili vittime del finale di stagione.
Ora e sempre, long live the lioness
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Myrcella Baratheon, Nuovo personaggio, Trystane Martell, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 2

Long live the lioness






“If there is a light you can't always see
And there is a world we can't always be
If there is a kiss I stole from your mouth
And there is a light, don't let it go out”

U2, Song for Someone




L'impazienza si era trasformata in frenesia appena avevano varcato le mura della Fortezza Rossa. Tutti gli schemi, tutto quello che si era preparata in mente, tutte quelle fatidiche frasi soppesate in quelle ore, giorni, mesi erano svanite dalla sua testa. Si era promessa cento, mille volte di non arrivare a trovarsi davanti a sua madre senza sapere cosa dire, con ogni parola che le moriva in gola nel tentativo di dirle tutto ciò che voleva dire.
Mentre percorreva quei corridoi così carichi di ricordi troppo a lungo dimenticati ogni idea precedente sembrava svanita come acqua al sole. Nulla di quei discorsi così lunghi ed esaustivi che aveva scritto mentalmente era rimasto.
Ma nonostante questo non si preoccupò. Ciò che sentiva dentro da giorni era troppo bello, troppo nuovo, troppo speciale per permetterle di preoccuparsi.
"Quello che le devo dire è importante e, essendo tale, mi verrà in mente."
Pensare questo rinforzò ulteriormente le sue sicurezze. Si potevano dire molte cose su di lei, positive o negative che fossero. Ma di certo non si poteva negare che avesse ereditato la fine intelligenza dei Lannister, che tanto era stata evidente in suo nonno.
Sorridendo leggermente continuò a seguire il leggero e svolazzante mantello dorato della guardia che la stava conducendo lungo quegli interminabili corridoi. Li conosceva così bene un tempo, eppure ora le parevano così estranei, diversi e quasi ostili.
Scalate le ultime ripide scale e passate le ultime svolte il soldato si arrestò in un istante, seguito da un tintinnio metallico. La cappa dorata la indicò al cavaliere dal mantello candido che sostava fuori dalla porta di legno massiccio e scuro. Non riuscì a riconoscere quella guardia reale, ma non era necessario. L’uomo bussò energicamente alla porta, la aprì con un gesto fluido ed elegante e, dopo aver guardato all’interno, le fece un cenno con il capo.
Prese un lungo respiro mentre il cuore accelerava e, guidata da una forza interiore inarrestabile, mosse pochi passi e varcò la soglia.
La luce accecante del sole di mezzogiorno entrava prepotentemente dalla finestra e la colpì in piena faccia. La stanza era calda, molto calda. A quell’ora non tirava un filo d’aria, eppure lei parve non accorgersene. Con gli occhi socchiusi per riuscire a sopportare una tale luce distinse a malapena una figura rossa di spalle al centro della stanza. Avanzò ancora, quanto bastava per riuscire a vedere con chiarezza.
Nel vederla finalmente le mancò il respiro. Il tempo sembrò arrestarsi, in un unico interminabile ed incredibile istante.
Non ci credeva, eppure era vero. Era lì per davvero, non stava sognando.
Ma non riuscì nemmeno a pensare cosa fare, se avvicinarsi, parlare, restare immobile, che lei si voltò.
La coppa di vino che teneva in mano finì a terra con uno schianto metallico.
Gli occhi si spalancarono.
Il viso si contrasse nella sorpresa più totale.
Rimase immobile per istanti che durarono secoli.
Il momento tanto a lungo sognato e aspettato era finalmente giunto.
Si guardarono negli occhi.
Occhi verdissimi e pronti a lasciar andare lacrime troppo a lungo trattenute.
La regina provò dire qualcosa, ma dalla sua bocca non fuoriuscì alcun suono.
Con il viso già rigato da un pianto liberatorio rimandato troppe volte Myrcella mosse pochi rapidi passi verso quelle braccia pronte, ora come sempre, ad accoglierla.
Si strinsero l'un altra, decise a dimenticare, anche se solo per poco, tutto il resto, tutti gli altri.
I loro capelli si mischiavano indistintamente nascondendo quei volti che erano finestre su ciò che stavano provando.
Rimasero così a lungo, senza bisogno di parlare. Abbracciarsi, dopo così tanto tempo, gli bastava. Ma poi, dopo aver trovato un briciolo di forza per parlare, poche smozzicate parole fuoriuscirono dalla bocca della madre.
"Non mi ero mai resa conto di quanto mi fossi veramente mancata fino a poco fa"
Dicendo questo, la strinse ancora più a sé.
"Ho avuto tanta, troppa paura di perderti. Quando è arrivata quella testa di vipera..."
Le lacrime continuavano a scendere lungo le sue guance, mentre accarezzava dolcemente la schiena della figlia.
Le idee che accompagnavano Cersei fin da quando era una ragazzina, quella che le donne fossero esseri deboli, completamente inermi e che lei fosse l'unica eccezione passò in secondo piano. I suoi figli erano la cosa più importante e qualsiasi altra cosa non contava nulla in confronto.
Myrcella giaceva silenziosa sulla spalla della madre, con la faccia affondata nel suo vestito e gli occhi lucidi di felicità ed emozione.
Quando era a Dorne, superati i primi difficili mesi, era riuscita a convivere con la separazione da sua madre. Si era sentita libera, senza qualcuno che la assillasse continuamente. E si era resa conto di tutti i difetti della regina, di quell’odio che si portava sempre dentro. Non la capiva e si era promessa che sarebbe stata diversa. Molto diversa.
Ma ora, stretta a lei, capiva di aver fatto molti errori. Sua madre di certo non era perfetta, ma di certo la amava con tutta sé stessa e sapeva benissimo quando fosse e sarebbe stata importante per lei.
“Eviterò di togliermi ancora quel ciondolo…” disse con una punta di ironia.
Riuscì a strappare un sorriso alla regina.
“Ma quello che conta è che ora sono qui. E sono felice di essere tornata”
Si staccarono lentamente. Ripresero a guardarsi negli occhi.
Sua madre la fissava con uno sguardo che lasciava trasparire tutta la sua incredulità, meraviglia, sconcerto. Probabilmente le sembrava di rivedere sé stessa vent’anni prima, come se un fantasma fosse tornato dal suo passato.
Le prese le mani, tornando a guardarla negli occhi. Inghiottì a fatica gli ultimi residui di quel lungo pianto liberatorio e trovò nuovamente la forza di parlare.
“Ho mandato a Dorne una bambina…”
Fece un lungo respiro, carico di nostalgia ma anche di felicità.
“E mi vedo tornare indietro una donna”
Myrcella abbassò lo sguardo e sorrise, cancellando così le lacrime che le avevano rigato il volto.
“Sei davvero bellissima”
La figlia rialzò lo sguardo e con quella sua unica e inimitabile voce carica di sottile ironia le rispose.
“Non ho proprio idea da chi io abbia preso…”
Cersei non colse ciò che lei aveva nascosto dietro quella battuta e si limitò a sorriderle.
“Sei tornata portandoti dietro anche qualcos’altro” aggiunse la regina, senza però dare nessun carico alle parole. Non sapeva nulla di quel giovane dorniano a cui suo fratello, quell’essere schifoso, aveva promesso Myrcella anni prima. E di certo non avrebbe voluto farsi fraintendere dando un tono polemico alla frase, non aveva ancora delle idee precise su quel ragazzo e di certo non voleva far credere di avere già dei pregiudizi su di lui.
Le condizioni per riaverla indietro le sapeva dalla lettera di Jaime, non le importava sapere cose del genere. Desiderava sapere da lei, da lei sola, chi e come era Trystane Martell, iniziare a conoscere quel giovane uomo, non solo perché da lui dipendeva la felicità della figlia e perché ben presto si sarebbe trovata imparentata con lui, ma anche perché se lo sarebbe trovato tra i piedi nel concilio ristretto. Voleva la felicità di Myrcella più di ogni altra cosa, ma la sua parte asseta di potere non dormiva mai e desiderava tutto fuorché un altro nemico in casa, qualcuno che si mettesse tra lei, Tommen e il regno. Bastava e avanzava la puttanella Tyrell come problema in famiglia, non ne voleva assolutamente un altro.
“Potrei dilungarmi ore a parlarti di lui. Ma direi solo una montagna inutile di formalità e cose senza importanza. Cose che saprai da altri o che vedrai tu stessa.”
Sospirò, passandosi una ciocca di capelli tra le mani e riprese a parlare.
“Fin dalla prima volta che lo vidi sentì cambiare qualcosa dentro di me.  Allora non avevo la minima idea di cosa fosse. Ci ho messo mesi, forse anni a capire cosa fosse. Non saprei dire quando mi sono resa conto di essermi innamorata di lui. Ma non importa. L’unica cosa che conta è che lo amo, lo amo più di ogni altra cosa al mondo. Quando siamo insieme…”
Si sforzò di trovare delle parole, ma non era affatto facile.
“Quando sono con lui sono…”
Non riusciva a descriverlo, ad esprimerlo. Abbassò la testa mordendosi il labbro.
“Felice…”
Aveva detto quella parola con un tono dubbioso, del resto non ne era affatto convinta. Felice era a dir poco riduttivo, ciò che provava quando erano insieme era unico, speciale ma soprattutto indescrivibile.
Osservò gli occhi della madre, in cerca di qualche reazione. E, contrariamente a quanto si sarebbe aspettata, non riuscì a cogliervi nulla. Lo sguardo della regina le sembrava stranamente privo di reazioni e distaccato. Come se non credesse a quello che aveva appena detto, come se non lo ritenesse possibile. “Forse non mi ritiene capace di una cosa del genere. Non mi ritiene capace di amare” pensò. Ma del resto erano passati anni e non poteva aspettarsi che lei cogliesse e accettasse tutti i suoi cambiamenti all’istante. Ed era proprio così. Cersei non credeva possibile ciò che aveva appena sentito. Le sembrò che quegli anni di lontananza fossero passati in pochi istanti. Sua figlia era cambiata, tanto, e lei si sarebbe dovuta adattare, anche se in quel momento non ci riusciva.
Myrcella decise di continuare, senza badare al fatto che lei la stesse ascoltando immobile.
"Una persona mi ha detto che sono stata molto fortunata. Mi sono innamorata dell’uomo a cui ero stata promessa."
Si fermò ancora per un istante. Cersei pendeva oramai dalle sue labbra.
Decise che il modo migliore per continuare era quello che lui le aveva detto.
We don't choose whom we love
Un lieve sorriso si allargò sulla faccia della regina. Quella frase le era molto familiare, forse troppo. E proprio per questa ragione un’agghiacciante sospetto cominciò a farsi strada dentro il suo animo. Ma non volle credere a quella voce che si insinuava tra i suoi pensieri, mettendole addosso un gelido terrore.
“Parole davvero bellissime…”
Ricacciò ancora indietro quell’orrendo sospetto e si sforzò di fare quella domanda.
“Chi te le ha dette?”
Myrcella sentiva che doveva dirle la verità, tutta la verità. Avrebbe passato il punto di non ritorno con le prossime parole. Poteva tranquillamente mentire e nascondersi dietro quella forte e sicura menzogna che l’aveva protetta così a lungo. Ma una voce imperiosa le rimbombò nella mente. “Non sei una bambina. Not more.” Voleva rinstaurare un rapporto forte e indistruttibile con sua madre e mentirle non sarebbe stato certo un grande inizio. E soprattutto l’idea che lei lo venisse a sapere da qualcun altro, magari da lui stesso, che lei era a conoscenza di tutto la terrorizzava, si sentiva gelare il sangue solo al pensiero.
La sincerità non era di sicuro una delle virtù per cui i Lannister erano famosi, anzi, ma sentiva che quella era la cosa giusta da fare.
Prese un lungo respiro, si morse leggermente il labbro e, in un attimo in cui si mischiavano sincerità, sollievo e terrore, parlò.
"Mio padre"
Cersei si pietrificò, rimase immobile, con gli occhi sbarrati di sconcerto e terrore nel vedere che quello che fino a pochi istanti prima era solo un sospetto si era trasformato in una sconvolgente realtà.
Si aspettava una reazione del genere di sua madre, ma rimase ugualmente impressionata; strinse i denti e andò avanti, del resto aveva oltrepassato il limite...
"Stavamo parlando e..."
Si morse ancora il labbro, sentendo la gola stringersi sempre di più, mentre gli occhi erano incapaci di mettere a fuoco.
"e siamo arrivati a questo"
La guardò, mentre sentiva gli occhi inumidirsi, e riprese a parlare.
"è come se una parte di me l'abbia sempre saputo... "
Prese un lungo respiro.
"E come ho già detto a lui...sono felice. "
Abbassò lo sguardo intrecciando le mani e salì quell'ultimo immaginario e decisivo gradino.
"Sono felice che lui sia mio padre"
Queste parole furono come un sasso lanciato in un lago piatto nell'animo di Cersei.
Troppe cose, troppi cambiamenti, troppo in fretta.
Era allo stesso tempo felice e confusa, terrorizzata e sollevata, sorpresa e sospettosa.
Non si era mai sentita così.
Sentì le mani della figlia stringerle la vita, la sua testa posarsi dolcemente sul suo seno, l'odore dei suoi capelli. Non poté trattenere le lacrime. Not longer.
La strinse a sé come da troppo non faceva. Il segreto che tanto a lungo aveva nascosto così abilmente era stato scoperto, proprio da chi lei aveva voluto proteggere con quel silenzio. Eppure, al contrario di quello che per anni aveva pensato nel terrore più nero, non era affatto preoccupata o sconvolta. Si sentiva libera. Non avrebbe più dovuto mentirle, avrebbe potuto finalmente amarla senza più segreti. Iniziò solo ora a rendersi conto di chi davvero aveva di fronte, di quanto fosse cambiata, di quanto lei la conoscesse poco. Ma avrebbe rimediato. Che si fottessero le alleanze, i sette regni, le casate, tutti gli altri. Tutti quelli che avevano provato a portargliela via. Sentì ancora la voce carica di commozione della sua bambina. Ormai non era più tale, ma per lei lo sarebbe stata per sempre.
"Non importa perché, quando, come...i'm just glad"
Le strinse la testa con le braccia.
"And i'm glad you're back"
E dopo queste parole non tacquero per ore. Avevano così tanto da dirsi. Anni di lontananza, di sofferenze, di felicità, di cambiamenti. Le parole fluirono per ore accompagnate da vino, sorrisi e lacrime. Ma alla fine, mentre il sole moriva sulla Baia delle Acque Nere il discorso volse al termine e rimasero una di fronte all’altra, in un magico silenzio.
La notte era oramai scesa. Cersei decise di interrompere quel silenzio. “Devo vedere Jaime”. Guardò la figlia. Le sorrideva spensierata e felice. Che lei fosse sempre così, ecco quello che voleva. Sapeva che non sarebbe stato possibile, eppure si illudeva che insieme ce l’avrebbero potuta fare. Si avvicinò a lei.
Si abbracciarono un’ultima volta. E poi, lentamente, lei fece per uscire.
La regina avrebbe voluto fermarla, dirle quanto era importante per lei, dirle che lei ci sarebbe sempre stata, che avrebbe sempre potuto fidarsi di lei. Avrebbe voluto dirle quanto l’amava.
Ma bastò un ultimo sguardo. Mentre passava dalla porta si girò. I loro occhi si incontrarono per un istante. E in quello sguardo erano racchiuse mille, diecimila, un milione di parole.

La giovane leonessa aveva capito che non poteva e non avrebbe mai potuto fare a meno del sostegno e della fiducia di sua madre.
E quest'ultima aveva capito di non dover più proteggerla, di aver di fronte una persona nuova e forte, e che poteva contare su di lei come contava su sé stessa.










Note dell’autore:

eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo, scusate l’attesa, di solito io pubblico con un alta frequenza ma questo incontro così delicato ha richiesto tutta la mia attenzione e impegno e per questo motivo esco dopo una settimana. Spero tanto di essere riuscito a trasmettere come volevo questo pazzesco ricongiungimento: una svolta per entrambe, una presa di coscienza di quanto il loro rapporto sia e allo stesso tempo debba cambiare. Da una parte abbiamo una Cersei che si rende conto di non aver di fronte più una bambina da proteggere con le unghie e con i denti, ma una giovane donna su cui può fare davvero affidamento. E dall’altra la giovane leonessa che trova una madre diversa da quella che ricordava, una persona che darebbe cento volte la vita per lei e di cui si può fidare ad occhi chiusi.
Ma non temete: questa storia non sarà esclusivamente su loro due. Di certo Myrcella ne è la protagonista indiscussa, ma questo non vuol dire che vedrete tutto dal suo punto di vista e che tutti gli eventi la coinvolgeranno in prima persona.
Ho intenzione di tirare in ballo personaggi che con gli intrighi di Approdo del Re fino ad ora non hanno avuto minimamente a che fare e di inserire eventi di cui da tempo pensavo di scrivere.
Ultima piccola nota stilistica: ditemi cosa pensate degli elementi in inglese che ho inserito. L’ho fatto un po’ per richiamare i dialoghi originali (l’adattamento italiano e soprattutto la doppiatrice di Myrcella sono a mio parere completamente sbagliati, non sono in linea con il personaggio e non rendono appieno l’originale) sia perché adoro molte potenzialità stilistiche di questa lingua. Fatemi sapere se li apprezzate oppure non li gradite, nel caso cercherò di trattenermi nel loro uso.
Che dire, stay tuned!










Long live the lioness



   

   
 
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