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Autore: Internettuale    22/06/2015    2 recensioni
Dal testo: "Nelle ultime settimane si discuteva molto di un saggio, pubblicato sul New York Times, sulla possibilità di creare intimità e senso di vicinanza tra sconosciuti o conoscenti. Questo saggio faceva riferimento ad un esame condotto dal professor Arthur Aron e dai suoi assistenti. Aron aveva intenzione di scoprire se fosse possibile, creando un contesto propedeutico in laboratorio, indurre un rapporto di profonda amicizia o amore fra due completi estranei, o amici superficiali, in meno di un'ora.
Procedeva così: i due volontari entravano in una stanza vuota e si sedevano uno di fronte all’altro, iniziando a porsi reciprocamente una lista di trentasei domande, fornita da Aron. Arrivati in fondo alla lista, i volontari dovevano guardarsi negli occhi per quattro minuti.
Il test divenne popolare perché due dei partecipanti selezionati si sposarono dopo avervi preso parte e soprattutto perché recentemente lo misero in pratica, sostenendo che questa sperimentazione funzionava.
Will era così elettrizzato ed esaltato per questo esperimento, tanto da pensare di metterlo in pratica; ovviamente non puntava a trovare l’amore, voleva solo soddisfare la sua curiosità."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Ognuno dica tre frasi con il “noi”. Per esempio: “Siamo entrambi in questa stanza e ci sentiamo …”», disse Nico, con un accenno di disappunto.
Will tamburellò le dita sottili sulla superficie di legno. « Entrambi ci sentiamo elettrizzati, meravigliati e affascinati.»
«Affascinati?», domandò, sorpreso, il figlio di Ade.
Il ragazzo farfugliò qualche scusa racimolata in un istante nella sua mente: « Affascinati dall'esperimento
Il ché era in parte attendibile e credibile, giacché il figlio di Apollo era realmente attratto da Nico Di Angelo, e ciò voleva significare che l’esperimento funzionava per davvero.
« Siamo entrambi in questa stanza e ci sentiamo …», Nico cercò di spingere e incoraggiare i propri sentimenti, « emozionati, appagati e spensierati.»
Will strabuzzò gli occhi, colto alla sprovvista dalle affermazioni del giovane. «Tu sei felice
Nico velò il suo sorriso, coprendosi il volto con le mani. « Solace, credo possa bastare...»
Il figlio di Apollo afferrò le sue mani, liberando il volto del ragazzo dal timore del rivelare il proprio ego.
« Guardami, Nico!», gli ordinò il giovane con un sorriso raggiante, « È stupefacente!».
Egli abbassò lo sguardo, si accomodò i capelli e si morse un labbro; come se fosse in conflitto con ciò che provava intimamente e ciò che voleva sembrare all'esterno.
« Non pensavo che anche tu possedessi il dono del sarcasmo», bofonchiò contrariato.
Will osservò con perplessità Nico. « Non ero affatto ironico.»
Il figlio di Ade non volle proseguire quella conversazione, così lesse senza indugio la seconda domanda: «Completa questa frase: “Vorrei avere qualcuno con cui poter condividere…”».
Will si morse un labbro, indeciso. « Ho tante passioni.»
«Credo che tu possa riferirle quasi tutte, non c’è un limite.»
«Alcune sono imbarazzanti.», replicò ridacchiando Will.
«Mai quanto te.»
Il giovane si finse offeso, mettendo la mano sul cuore e assumendo un’espressione dolente. «Pensavo che entrambi potessimo rientrare nella stessa categoria di persone disagiate e imbarazzanti per la società!»
Nico cercò di non ridere dinanzi  a quello spettacolino mal allestito. « Solace! Abbiamo pochi minuti a disposizione! Non perdere tempo.»
«Ti adoro quando t’impegni per non sorridere.»
 
Il figlio di Apollo cercò di mettere tutto se stesso in quelle parole, in quelle passioni che non aveva mai rivelato a nessuno, ma che si potevano estrarre dalla sua personalità vivace e colorata. Non voleva mentire, né sembrare interessante agli occhi di quel ragazzo – anche se lo desiderava ardentemente-, voleva semplicemente essere Will Solace.
« Vorrei qualcuno con cui ascoltare tutti i vinili dei Beatles che ho collezionato, qualcuno con cui fotografare le spiagge al tramonto o all'alba. Mi piacerebbe suonargli delle canzoni con la mia chitarra, parlare con lui di poesia e di letteratura, oppure guardare con lui i programmi sulle malattie misteriose e sulle deformazioni del corpo. Sarebbe fantastico disegnare il suo volto e regalargli tutti i vasi di ceramica che ho modellato in questi anni, anche se so che li utilizzerà per darmeli in testa quando si arrabbierà con me. Vorrei cantare con lui, ad alta voce, tutte le canzoni della Disney e dei miei musical preferiti. Sarebbe bello anche leggere le stesse fan fiction, mentre viaggiamo verso mete sconosciute.»
Nico non era il tipo di ragazzo stupido che si sarebbe seduto su una sedia e avrebbe cantato alla sua cotta canzoni sulle stelle*; ma c’era qualcosa nel magnetismo di Will che lo avrebbe costretto a farlo.
Era, sorprendentemente, attratto da lui in quel particolare momento: nessuna spiegazione logica, nessuna frase che lo aveva illuminato sulla vera natura dei suoi sentimenti. Solo irrazionalità e attrazione.
O qualcosa che superava l’ordinaria attrazione.
Will non era i suoi sedici anni, né i suoi capelli biondi né la taglia della sua maglia.
Will non era Will Solace, né le fossette sulle guance né le sue rughe di espressione.
Will era un insieme di tutte le frasi che aveva letto nelle poesie e nei libri, era le parole che recitava, la voce che cantava il suo vero io senza problemi, senza vergogna.
Will era la dolcezza sconfinata della sua risata ed era anche le lacrime versate per sua madre e per il suo cane.
Era le canzoni che voleva urlare forte, i posti in cui voleva viaggiare o in cui era già stato.
Era ciò in cui credeva, ciò per cui lottava. Era tutte le persone che amava, le foto nella sua camera, l’arte che creava.
Non era bellezza, né ricchezza né intelligenza. Era molto di più.
Will Solace era questo: un insieme di luci, colori e sfumature diverse.
Era ciò che Nico aveva imparato a conoscere e ad amare.
Lo capì in quel momento, nulla di speciale. Niente fuochi di artificio, nessun coro angelico che gli annunciasse la notizia.
 Nico vide con la mente se stesso, disteso sul letto di Will, mentre entrambi si tenevano per mano e ascoltavano Here Comes the Sun, dei Beatles.  Vide la sua immagine ritratta nelle fotografie che Will aveva appena scattato sulla spiaggia di Long Island, il sole che tramontava. Concepì con la fantasia l’immagine del ragazzo che gli cantava e suonava canzoni d’amore. Desiderò che Will gli parlasse animatamente delle sue poesie e dei suoi romanzi preferiti. Sognò il momento in cui i due si sarebbero accoccolati su un divano mentre in TV trasmettevano “Malattie Misteriose”. Vide tutte queste cose e si sentì diverso.
Aveva appena immaginato se stesso felice.
E poi scivolò, trasportato dall'entusiasmo e da un velato interesse, nella più totale sincerità.
« Vorrei qualcuno che assaggiasse i gelati che preparo. È una mia passione che ho tenuto nascosta quasi da sempre, perché me ne vergognavo. Mi piacerebbe condividere la mia passione con l’arte, andare con questo qualcuno a una mostra d’arte. Desidererei partecipare ad aventi culturali e imparare insieme a parlare una nuova lingua. M’interesserebbe discutere di filosofia, dei classici del cinema e dei romanzi storici che ho letto. Sarebbe grandioso poter condividere l’esperienza dell’andare a un concerto di hard rock. Un altro mio segreto è questo: dipingo. Non sono eccezionale, ma mi rilassa farlo … Bene, mi piacerebbe mostrare i miei dipinti a quel qualcuno.»
«Mi piacerebbe condividere tutte queste cose con te.», dichiarò schietto Will.
«Davvero?». Nico si sentiva entusiasmato e sorpreso.
«Perché non dovrei? Magari un giorno mi mostrerai qualcosa, no?»
Il figlio di Ade arrossì e mille farfalle scheletriche presero il volo nel suo stomaco**. «Certo.»
 
«Spiega al tuo partner le cose di te che sarebbe importante che sapesse, se diventaste molto amici»
«In Inverno sono quasi sempre depresso.»
Nico sollevò le sopracciglia, interessato. «Per quale assurdo motivo?»
«Le giornate si accorciano e subito fa buio. Freddo, neve, pioggia, grigiore. Tutti questi fenomeni spenti e sconfortati mi demoralizzano.»
Will ammirò il cielo dalla finestra del caffè: il sole era alto in cielo, qualche nuvola lattea lo accerchiava. A volte il semidio credeva che il cielo rispecchiasse il suo stato d’animo.
«A me piace l’inverno. I temporali estivi mi rendono felice. », affermò sereno Nico.
«A te piace la malinconia, è diverso.»
Il figlio di Ade curvò le labbra in una smorfia terrificante. «Non sopporto quando le persone iniziano a sparare cazzate in italiano.»
«Non riesco a fingere, la mia mimica facciale non me lo permette.»
« A volte disegno persone … svestite.»
Will irruppe in una risata che irradiò calore al volto di Nico. « Nutro il forte bisogno di piacere a tutti.»
«Egocentrico …», sibilò il figlio di Ade, sprezzante.
«Depresso.», replicò il ragazzo, sorridente.
 
«Di’ al tuo partner che cosa ti piace di lui; sii molto onesto, e di’ anche cose che in genere non diresti a una persona che hai appena conosciuto.» Il figlio di Apollo ridacchiò. «Le cose si fanno imbarazzanti.»
« Adoro i tuoi occhi e il tuo sguardo, soprattutto quando mi guardi fisso negli occhi e cerchi di creare un legame con me, sei naturalmente portato a comprendermi. Adoro il tuo entusiasmo, la tua energia. Tu riesci ad accendermi.», dichiarò con rapidità e pudore il ragazzo.
«Grazie.», ribatté, in un soffio, il figlio di Apollo.
Nico alzò le spalle, come se quelle parole, pronunciate con così tanta impazienza e urgenza, non contassero nulla per lui.
In realtà, in quel preciso istante, la sua lucidità era appena andata a donne di facili costumi, il sangue pulsava in maniera inadeguata, scorrendo velocemente in tutti quei capillari che ricoprivano le sue orecchie e le sue gote, e il sudore rivestiva il suo volto emaciato.
«Sono affascinato dalle curve delle tue labbra. Le tue labbra sono voluttuose, ingannevoli, serrate, screpolate, smorte. Mi piace il tuo accento, il tuo modo di sussurrare ciò in cui credi. Adoro le tue mani nervose e impazienti. Mi piace il tuo collo affusolato, la tua pelle morbida e cerea. Adoro il modo in cui credi di avere sempre ragione, ignorando le opinioni altrui. Ma ciò che più mi piace è la tua rarità. Sei raro, Nico Di Angelo.»
In quel preciso istante gli occhi di Will si appoggiarono su tutto il volto di Nico di Angelo, gridandogli il vero desiderio delle sue labbra.
I suoi occhi non si facevano paranoie, lo dichiararono senza porsi alcuno scrupolo.
Quei suoi occhi colsero all’improvviso Nico, lo aprirono a metà e poi pretesero di rammendarlo, di guarirlo.
Tutto perdeva energia per amplificare le emozioni di quel momento, una sensazione fuori da ogni concetto logico.
Ma la paura, la timidezza, il timore di essere rifiutato, di rovinare il loro rapporto e di correre troppo interferirono quel bacio, ponendo fine a quell'attimo che lo precede.
Per Will Solace era semplice amare: gli bastava lasciarsi andare e procedere con naturalezza.
Ma per Nico non era così.
Il figlio di Ade desiderava rimanere il più distaccato possibile dalla sua unica fonte di felicità, o dolore.
Nico aveva paura che la gioia potesse durare un attimo e poi svanire completamente; per questo motivo non voleva essere trasportato dalla bellezza di quel sentimento effimero.
Nico aveva paura di essere abbandonato, allontanarsi lo tutelava dal coinvolgimento emotivo e dalle sofferenze.
Nico aveva paura di essere stato illuso in quei pochi minuti da Will, aveva paura che egli fosse diverso dall’idea iniziale che si era prestabilito.
Nico aveva paura di sbagliare, di non essere all’altezza.
Nico aveva paura del proprio corpo, della propria sessualità.
Nico aveva paura di perdere i propri spazi e la propria individualità.
Nico aveva paura di non saper gestire le proprie emozioni.
Nico aveva paura, era terrorizzato, minacciato, sconvolto, intimidito da quell’impulso.
Terrori, angosce, timori che attanagliavano la mente del ragazzo e la imprigionavano nella loro stretta mortale.
 
«Parla di un tuo problema personale e chiedi al partner un consiglio su come lui o lei affronterebbe questo problema. Chiedigli anche di descriverti come gli sembra che tu ti senta rispetto al problema di cui hai scelto di parlare.»
Eccola, l’ultima domanda.
Will era in uno stato di agitazione che minacciava il suo stato di equilibrio.
Una forte apprensione -dovuta al timore, all’incertezza, all’attesa del risultato finale- lo consumava; un peso gravava sul suo stomaco, che accresceva il suo senso di accoramento e dispiacere.
Il ragazzo nutriva il desiderio ardente e tormentoso di ritornare all’inizio di tutto; e ripensava, con uno stato d’animo melanconico, a quando credeva che non ci si potesse innamorare nell’arco temporaneo di quarantacinque minuti.
Il figlio di Apollo voleva parlare di questo: dell’ansia, del dolore improvviso e della consapevolezza che tutto stava per concludersi.
Ma Will decise che non era opportuno.
«Sono bravo ad aiutare gli altri, ma non riesco a chiedere aiuto per me stesso. »
«Lo avevo capito.», disse Nico, esprimendosi con calma. « Non credi che per aiutare gli altri, prima di tutto dovresti aiutare te stesso? Credo che tu vada avanti col pilota automatico: ti svegli, aiuti i semidei feriti, vai a lezione al campo, ritorni in infermeria, affronti delle missioni suicide, pensi a come aiutare i tuoi amici, e poi speri che tutto vada per il meglio. Tutte queste azioni sono incapaci di lasciare alcuno spazio alla tua coscienza. A volte siediti con te stesso e pensa. Incomincia ad avere fiducia nelle tue capacità e smettila di nutrire il bisogno di essere amato da tutti. Non è possibile, sarai sempre antipatico relativamente a qualcuno. Sebbene tu non voglia deludere chi ti sta accanto, rammenta che chi ti vuole bene dovrebbe desiderare di vederti raggiante. Fino a quando la tua intera esistenza sarà basata sull’accontentare i desideri degli altri, e sull'essere quello che gli altri vogliano che tu sia, non saprai mai chi sei veramente. Fai quello che vuoi fare. Riprendi in mano i tuoi acquarelli, organizza un viaggio, pianifica una cena con qualcuno. Questo non vuol dire negare il tuo aiuto agli altri. Servire gli altri, e il Campo, è il modo migliore per trovare, e dare, un valore al nostro posto nel mondo. Ma soprattutto: cerca una persona di cui ti fidi e che abbia un profondo senso di sé, qualcuno che sia sempre disposto ad aiutarti, anche se tu non gli hai domandato nulla.»
Ed ecco che quel senso dolce di tristezza riavvolse Will, imbozzolato in un passato che non ritorna.
Nico aprì la bocca per ammettere il suo problema, quando il figlio di Apollo lo interruppe.
«Nico, conosco perfettamente il tuo problema.» Il figlio di Ade ammutolì.
« Quando hai un pensiero negativo, bloccalo. Sostituiscilo con un pensiero felice, per quanto questo possa sembrarti stupido. Annota tutti i tuoi pensieri cattivi, così potrai avere il controllo della tua mente. Complimentati con te stesso per le tue capacità e non sottovalutarti, non hai idea di quanto tu possa essere fantastico. Sostituisci gli aspetti belli con quelli brutti, non viceversa. Non permettere agli eventi negativi di affliggerti: ricorda che si tratta solo di un singolo episodio in una catena di eventi, molti dei quali sono stati sicuramente migliori di quanti non fossero peggiori. Vai all’aperto, porca puttana! È stato dimostrato che la luce del sole svolge un ruolo importante nel ridurre la malinconia e può aiutare a superarla. Trascorri almeno trenta minuti ogni giorno sotto il sole, senza occhiali, e godi dei benefici offerti gratuitamente dalla vitamina D. Cerca di andare a dormire ogni sera allo stesso orario. Dedica del tempo da trascorrere con persone che ti trasmettono positività. Prenditi cura di un essere vivente – la pet-therapy funziona - e recupera la passione per un vecchio hobby. Rilassati e concediti dei momenti di tenerezza: Il contatto fisico, comprese le coccole e il sesso, rilasciano dei prodotti chimici nel cervello che aumentano la felicità e riducono l'ansia. E ricorda: trova delle persone nella tua vita, che siano amici o amanti, che hanno un impatto positivo su di te. Tutti questi sono ordini del dottore.»
Con queste parole, Will rispose all’ultima domanda del quesito.
 
Terminarono l’esperimento con una gravità solenne, poiché avevano condiviso emozioni, parole, immagini, suoni, qualcosa d’importante, con qualcuno con cui, molto probabilmente, tutto si era concluso lì, in quel bar alternativo.
Entrambi si guardarono negli occhi per completare l’esperimento, facendo riaffiorare l’imbarazzo che entrambi avevano condiviso nell’attimo che precede il bacio.
Nico s’immerse negli occhi blu di Will, che trafissero la mente del ragazzo: erano profondi come il cielo e la loro intensità era quasi tangibile.
I suoi occhi trattenevano le lacrime e il dolore, e il figlio di Ade desiderò che il tempo scadesse il prima possibile, che quei quattro minuti interminabili e ostici non gli facessero cambiare idea.
 
 
 
Will sapeva che l’esperimento aveva funzionato, almeno su di sé. Ma questo maledetto esperimento aveva anche lasciato rimpianto nel cuore di Will e la consapevolezza che le dinamiche amorose, che allestiamo e simuliamo arduamente, sono riassunte in trentasei domande uniformate.
Non capiva, però, perché su Nico non avesse avuto effetto l’esperimento.
Eppure a Will sembrava che qualcosa fosse cambiato per quel ragazzo in quei quarantacinque minuti, il figlio di Apollo sperava che anche Nico potesse essersi innamorato.
Uno stato di avvilimento, di profondo abbattimento morale, lo travolgeva del tutto, soffocando le trepidazioni che, fino a poco tempo fa, egli aveva ardentemente nutrito.
La sua mente si muoveva a un ritmo frenetico, eppure il suo corpo era immobilizzato da quello che era accaduto in quei quarantacinque minuti: quel ragazzo era riuscito, sorprendentemente, ad anestetizzare l’emisfero sinistro del suo cervello, e questo fu una rivelazione di sentimenti sconosciuti prima di allora.
Trattenuto dalla paura di commettere un errore, rimase fisso nella sua postazione, nel parcheggio di uno di quei bar alternativi dall’esistenza temporanea mentre osservava andar via, forse per sempre, Nico Di Angelo, che lo salutava con un cenno del capo indifferente.
 Il cielo plumbeo e minaccioso aggravava sempre più la sua sensibilità ed egli riusciva a distinguere l’odore pungente e agliaceo dell’acquazzone; una percezione morbida, pacata e umida lo rivestiva ma non lo attraversava.
Will si domandava come fosse stato possibile pensare che tutto sarebbe stato solo un esperimento sociale quando c’era di mezzo l’amore.
 
* Tratto da Stuck on the puzzle, di Alex Turner.
** Tratto da Il Sangue dell’olimpo, pagina 459.
 
 
Piccola nota dell’autrice:
La storia non si è conclusa, ovviamente.
Quindi pubblicherò un ultimo capitolo in cui scriverò l’epilogo finale.
Vi ringrazio per il supporto e vi chiedo scusa per avervi fatto aspettare tanto.
Baci,
Internettuale. 
  
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