Ti sarà di certo capitato, almeno una volta nella vita, di sentire dei brividi lungo la schiena.
Il freddo, potresti dire. No. Quei brividi che ti scuotono fin dentro l’anima e che ti portano a guardarti affannosamente attorno. Ti è capitato, vero? Ero io che ti alitavo sul collo.
Sono sicuro che ti sarà anche capitato di inciampare, a volte. No, non intendo nelle radici degli alberi o per gli sgambetti dei tuoi amici in terza elementare. Sei lì che cammini tranquillamente e, all’improvviso, incespichi. Non negarlo, ti è successo. Come faccio a saperlo? Beh, ma ero io, ovviamente.
Oh, e quella volta che eri a casa da solo e nel corridoio buio vedevi passare un’ombra? Allora ti alzavi e accendevi gli interruttori di tutte le stanze. Con il chiarore delle lampadine ti senti più sicuro, la luce scaccia l’oscurità, è cosa nota a tutti. Ma non puoi mandarmi via così, non me e sotto sotto ne sei consapevole.
E che mi dici di quella volta che il tuo gatto si è messo a fissare il vuoto accanto a te? Poi è schizzato via, scappando dalla stanza, non è vero? E tu probabilmente hai sorriso, reputando divertente il comportamento del tuo animaletto. Ma se tu vedessi ciò che vede lui probabilmente non rideresti. Nient’affatto. Perché lui vede me.
Io sono sempre accanto a te. Anche in questo momento, mentre stai leggendo queste righe e pensi “È solo una storia, di cosa dovrei mai preoccuparmi?” io sono qui. Ti guardo. E aspetto. Cosa aspetto, mi chiedi? Oh, mio caro. Ma aspetto che il tempo finisca. Il TUO tempo.
Ora ti stai chiedendo chi sono. Ti guardi intorno con aria spaventata.
La tua espressione mi fa sorridere, mi piaci. Credo che per sta sera ti lascerò stare.
Ma non sei salvo. Guardati sempre le spalle, perché la Morte ti accompagnerà sempre.
Io ti accompagnerò sempre.