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Autore: darkrin    23/06/2015    4 recensioni
- Devo andare a Londra. C’è una cosa che devo controllare. –
La luce chiara del primo mattino filtra dalle ampie finestre della sua casa di Brooklyn e se Alec è sorpreso di vederlo sveglio così presto, non lo dice.
- Quando pensi di stare fuori? – gli chiede, semplicemente, il ragazzo continuando ad imburrare con precisione certosina la sua fetta biscottata.
(Magnus/Alec | Jessamine)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jessamine Lovelace, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: - a mia discolpa, mi sembra sempre giusto dare ancora una volta la colpa a kuma_cla che mi ha fatto venir voglia di scrivere su Shadowhunters, senza aver bisogno di fare un bel niente, se non respirare. Spero che un giorno ammetterà di essere stata mandata sulla terra per portarci tutti sulla cattiva strada, ma fino ad allora ci illuderemo che non sia così.
- Il titolo è un verso di: "Peaceful, The World Lays Me Down", sempre di Noah and the Whale. 
- NO BETA quindi segnalatemi qualsiasi svista, strafalcione, errore.



 

'Till peaceful, the world lays me down.
 
 

 
« And my love surrounds you like an ether
In everything that you do »
(Give a little love, Noah and the Whale)
 
 
 
Dopo che tutto finisce, dopo che il mondo viene nuovamente salvato da una banda di ragazzini alle prime armi, dopo che Simon decide di voler ricordare e Isabelle piange senza dirlo a nessuno, piange nel silenzio di una stanza chiusa e del sollievo e nasconde gli occhi rossi sotto strati di trucco e al sorriso di chi non deve chiedere mai; dopo che chi si doveva sposare si sposa e Alec intreccia nuovamente le dita tra le sue e torna a dormirgli addosso ed è più caldo di qualsiasi coperta e sempre così piacevole stretto contro di lui, Magnus afferma:
- Devo andare a Londra. C’è una cosa che devo controllare. –
La luce chiara del primo mattino filtra dalle ampie finestre della sua casa di Brooklyn e se Alec è sorpreso di vederlo sveglio così presto, non lo dice.
- Quando pensi di stare fuori? – gli chiede, semplicemente, il ragazzo continuando ad imburrare con precisione certosina la sua fetta biscottata.
Magnus sente qualcosa, come un’immensa bolla d’aria e sapone, riempirgli il petto di sollievo e un sorriso spaccargli il volto a metà. Alec sceglie quel momento per rialzare il capo dal suo lavoro – nella piega delle spalle del ragazzo, Magnus legge la soddisfazione per aver imburrato tutti gli angoli in modo perfettamente omogeneo e simmetrico – e inarca un sopracciglio davanti all’espressione dipinta sul volto dello stregone.
- Cosa c’è? – gli chiede, più brusco e con le guance più rosse del necessario.
Magnus si limita a scuotere la testa e continuare a sorridere, prima di chinarsi con un ghigno verso il ragazzo seduto al suo tavolo.
- Stavo pensando a te e al burro – gli mormora all’orecchio. – E di quanti motivi potrei darti per arrossire. -
Con soddisfazione sente il rumore della fetta biscottata che si frantuma tra le dita di Alec e del gemito che gli sfugge dalle labbra socchiuse. Quando rialza il capo, il rossore ha raggiunto le orecchie del ragazzo e Magnus annuisce soddisfatto del suo operato.
 
 
 
L’istituto di Londra è sopravvissuto all’attacco di Sebastian, ma ne mostra comunque i segni: lunghe strie nere imbrattano le mura esterne dell’edificio e il portone è attraversato da profondi solchi, come se una versione gigante di Chairman Meow avesse deciso di usarlo per farsi le unghie.
- Il legno non sembra intenzionato a cedere e abbiamo deciso di tenerlo – gli spiega il Capo dell’Istituto. – Per ricordarci di cosa abbiamo rischiato e di come siamo stati graziati. –
Magnus annuisce, distrattamente. Sente nell’aria un profumo leggero che gli riporta alla mente memorie di una vita passata – gli pare di vederla con i capelli biondi e gli abiti di trine, intenta a roteare il suo ombrellino, sotto il sole di una Londra piena di polvere e fuliggine – e sa che non è lontana.
- Li hai salvati – mormora alle mura vuote della vecchia biblioteca, una volta solo. Da qualche parte gli pare di sentire l’eco di una risata che forse è quella di una Jessamine spensierata che lui non ha mai conosciuto o forse è quella di Sophie che sfugge dalle braccia di Gideon o quella dei figli di Charlotte o dei figli dei loro figli.
- Potresti trovare la pace, ora. Potresti andare oltre – afferma. – Lasciare questa vita da Shadowhunters che non hai mai desiderato. -
L’unica risposta che riceve è quella del silenzio che riempie quelle stanze vuote.
Mura spoglie e stanze vuote è tutto quello che rimane di loro. Il profumo si fa più intenso e Magnus sa che, voltandosi, la vedrebbe in piedi di fronte a lui, con la schiena ritta da signorina di buona famiglia e gli occhi più vecchi di decenni. Sa anche che, se Jessamine avesse voluto farsi vedere, gli sarebbe comparsa di fronte.
- Lo sei stata, sai? Un ottimo Shadowhunters. Disposta a tutto per proteggere il mondo dai demoni. Sarebbero stati tutti fieri di te – afferma. – Sono sicuro che lo siano – aggiunge dopo un istante e negli occhi ha il volto fiero di Charlotte e quello di Will. Immagina che Will avrebbe ghignato e le avrebbe dato una pacca sulla spalla e poi avrebbero trovato subito qualche altro argomento per tornare a discutere e odiarsi.
Vorrebbe posarle una mano sul capo e darle pace. Vorrebbe liberarla dal fardello di quell’eternità silenziosa, ma Jessamine non si fa vedere e lui non si volta.
Quando varca le soglie dell’Istituto, lasciandosi alle spalle quelle porte segnate e tenute a monito per chiunque tenti di attaccare l’Istituto - l’Istituto è protetto, sembrano dire, e lo sarà per sempre – gli sembra d’intravedere la figura di Jessamine, sulle scale dove è morta, gli sembra di vederla sorridere e salutarlo con un delicato movimento della mano. Nell’altra tiene il suo ombrellino e lo rotea piano tra le dita bianche, pronta ad aprirlo in caso di pioggia, in caso di un altro attacco. 
   
 
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