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Autore: Graeca    23/06/2015    2 recensioni
{Percy Jackson&Cronache Del Nord Modern!AU}
“Io odio le ricerche!” ringhiò la bruna, facendo crollare il capo sugli avambracci incrociati.
Annabeth sospirò.
“No, Astrid. Tu odi unicamente la ricerca.”
Percy, che si era unito a noi solo da poco ma che aveva già intuito il resto della conversazione, ghignò. “Andiamo, zecchetta: ancora te la prendi per quel brutto voto?”
Il pugno che Astrid gli tirò sul braccio dovette fare piuttosto male.
“Ouch...” gemette Percy “Diventi più violenta ogni secondo che passa.”
“Ti ho già ripetuto un miliardo di volte di non chiamarmi in quel modo!”
“Non me lo dire.” Annabeth roteò gli occhi. “È da quando ha imparato a parlare che mi chiama Betta.”
“Non puoi farmene una colpa! Tutto in italiano è più divertente.”
Non potei fare a meno di ridere e Annabeth roteò gli occhi
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer!: Astrid e Alex disgraziatamente non sono di mia proprietà,
bensì appartengono ad AxXx {http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=218778}
e Water_Wolf {http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=283022}
Grazie per l’attenzione, ci si vede infondo!

 

Sweater Weather

« 'Cause it's too cold
For you here and now
So let me hold
Both your hands in the holes of my sweater.
»

Sweater Weather; The Neighbourhood

 

Ehi Astr–”
“No.”
Inarcai le sopracciglia.
“No cosa?” chiesi cauto.
“No.” ribadì Astrid.
Rivolsi uno sguardo supplicante a mia cugina affinché mi aiutasse a capire quali problemi affliggevano la mia compagna di banco.
Annabeth scosse la testa e mi passò la sua agenda. In mezzo alle sue pagine vi era un'orecchietta. La aprii ed in bella vista sulla carta bianca, scritte con il pennarello rosso sangue che Annabeth riservava alle cose importanti, vi erano le seguenti parole:

10 MAGGIO

RICERCA DI STORIA/ITALIANO

 

“Io odio le ricerche!” ringhiò la bruna, facendo crollare il capo sugli avambracci incrociati.
Annabeth sospirò.
“No, Astrid. Tu odi unicamente la ricerca.”
Percy, che si era unito a noi solo da poco ma che aveva già intuito il resto della conversazione, ghignò. “Andiamo, zecchetta: ancora te la prendi per quel brutto voto?”
Il pugno che Astrid gli tirò sul braccio dovette fare piuttosto male.
Ouch...” gemette Percy “Diventi più violenta ogni secondo che passa.”
“Ti ho già ripetuto un miliardo di volte di non chiamarmi in quel modo!”
“Non me lo dire.” Annabeth roteò gli occhi. “È da quando ha imparato a parlare che mi chiama Betta.”
“Non puoi farmene una colpa! Tutto in italiano è più divertente.”
Non potei fare a meno di ridere e Annabeth roteò gli occhi.
Mi passai una mano fra i riccioli mente mi sedevo accanto ad Astrid e tiravo fuori il libro di algebra dallo zaino.

“Le coppie?”
Annabeth emise un verso di disapprovazione.
“Compagni di banco.” mi informò Percy, girandosi e ponendo il viso all'altezza di quello di Astrid per poterle fare la linguaccia.
Lei si concesse un mezzo sorriso e spinse con il palmo della mano il volto di Percy lontano da lei.
“Sia maledetto il giorno in cui mi avete convinto ad invertire le postazioni!” sbuffò la bionda guardando Percy, che era intento ad infastidire Astrid.
“Ma che, scherzi?” Feci un cenno verso la bruna. “Con lei eviterò di prendere il solito sei stentato e di dovermi giocare il tutto per tutto all'ultima interrogazione.”
Percy annuì vigorosamente.
“Sì.” borbottò Astrid. “Sempre che non vada come il primo anno.”
“Ma no.” Le passai un braccio intorno alle spalle “Vedrai che andrà tutto bene.”
Lei sembrò ancora più agitata e Annabeth sospirò platealmente.
Aggrottai le sopracciglia, confuso, e lei mi rivolse il suo tipico sguardo alla Non capisci un emerito cazzo, Alex.


Astrid aveva passato il resto della giornata pestando i piedi quando camminava, sbuffando e maledicendo il mondo in generale e legandosi e sciogliendosi i capelli continuamente.

Si aggrappò di malavoglia alla maniglia dell’autobus mentre Percy e Annabeth sistemavano gli zaini sul sedile accanto al mio. Seguivamo questo metodo da quattro anni, stando in piedi a turni. Però quel giorno non mi andava giù che Astrid dovesse stare in piedi dato che era già di pessimo umore.
“Se vuoi posso stare in piedi io.” le proposi.
Lei si voltò verso di me, appoggiando la testa sul braccio destro che in quel momento era teso verso l’alto. Mi fece un sorriso stanco e scosse il capo. Astrid aveva la tendenza di svenarsi con lo studio per tutto l’anno e di arrivare a fine aprile/inizio maggio stremata. Continuando imperterrita ad ammazzarsi sui libri.

Fece uno sbadiglio e chiuse gli occhi.
“Andiamo da Starbucks?”
Annabeth e Percy sbuffarono quasi contemporaneamente.
Astrid, tu hai una dipendenza seria da quel posto.”
“Ma io ho voglia di Frappuccino al caramello!” Si voltò verso di me con aria supplicante. “Per favore!”
Se Astrid aveva la tendenza a studiare in maniera ossessiva, io tendevo a tentare di accontentarla praticamente sempre. Avevo verso di lei quell’istinto protettivo che con mia sorella Nora e con Annabeth non avevo mai avuto.

Una volta avevo spiegato a Percy questo mio concetto aggiungendo che la viziavo neanche fossi suo padre, e lui mi aveva risposto che più che suo padre sembravo il suo ragazzo. Gli avevo mollato un pugno sul braccio senza un motivo ben preciso.
“Va bene.” acconsentii “Ma ad una condizione.”
“Quale?” mi incalzò lei.
“Tu ti siedi e io sto in piedi.”
“Io mi siedo in braccio a te e stiamo seduti tutti e due!” rilanciò.
Non ebbi neanche il tempo di replicare che lei si era già sistemata sulle mia ginocchia.


From: AnnChase62

To: A s t r I d_Jen

Tanto di cappello per oggi in autobus.


From: A s t r i d_Jen

To: AnnChase62

Oh, sta zitta.


From: AnnChase62

To: A s t r i d_Jen

Era imbarazzatissimo, poveretto.


From: A s t r i d_Jen

To: AnnChase62

Non è vero!

From: AnnChase62

To: A s t r i d_Jen

Sì che è vero.


Sbuffai e rimisi il telefono in tasca. Alex in quel momento si trovava dietro di me. Sentivo distintamente la mia schiena sfiorare il suo petto.Trattenni il fiato quando si sporse in avanti per leggere il cartellone con i vari prodotti. Ora il suo viso era praticamente accanto al mio e le sue spalle toccavano le mie.
Era stato un trauma sia per me che per Annabeth constatare che mi ero presa una cotta non indifferente per suo cugino. Forse ce l’avevo sempre avuta,  ma me ne ero accorta solo ora che avevamo legato di più.
E poi... Dio mio, era bellissimo. Non c’era nulla da fare. Da capo giro.
Mi maledissi mentalmente. Che pensieri idioti.
“Tu cosa prendi?” mi chiese rimettendosi dritto. Un po’ mi dispiacque.
“Un Frappucino al caramello e un cookie, tu?” risposi, voltandomi per poterlo guardare in faccia.
Lui annuì come se avesse scelto in quel preciso istante.
“Ti seguo.”
Sorrisi.
“Un ragazzo di classe.” commentai porgendogli il pugno.
Lui rise e me lo batté.
Solo ultimamente riuscivo a comportarmi normalmente con Alex. I primi mesi vicina a lui erano stati tremendi. Belli ma tremendi.
“Mangiamo qui o a casa?” domandò.
“A casa.” affermai sicura.
“Sul divano.” aggiunse.
“Con i libri.” lo ammonii.
“Con i libri.” rimarcò con uno sbuffo.

 

Annabeth era stata categorica: Ognuno a casa sua. Non che ci fosse una grande lontananza. Annabeth e Alex erano cugini rispettivamente da parte di madre e di padre.
Athena e Odino Dahl avevano creato una delle aziende edili più famose degli Stati Uniti. E da questo scaturivano le due mega villone, in mezzo a due giardini ben curati, che però distavano si e no dieci metri l’una dell’altra.

Una volta sorpassato il cancello afferrai la bionda per la manica della giacca.

Annabeth, non puoi lasciarmi da sola con Alex!” sibilai.
Non era la prima volta che rimanevamo da soli: dopo le feste, quando Percy era troppo ubriaco per riaccompagnarmi a casa (cosa che accadeva abbastanza spesso),  mi dava lui un passaggio; capitavano volte in cui sia Annabeth che Percy erano assenti e trascorrevamo tutte le ore scolastiche noi due soli.
Ma mai ero stata a casa sua senza la presenza degli altri due membri della nostra cricca.
Ed in quel momento ero leggermente nel panico.
Lei mi fece un sorriso degno dello Stregatto.
“Oh, vuoi scommettere?”
Assottigliai gli occhi.
“Piccola bast–”
ANNABETH” urlò Percy
“Si?” gli rispose lei.
“Spicciati, prima cominciamo prima finiamo questo strazio!”
“Evviva la delicatezza…” commentò con un’alta dose di sarcasmo.
Senza dire altro mi piantò in asso e si diresse insieme a Percy verso casa sua.
Alex in tanto si trovava sull'uscio e stava evidentemente aspettando che io mi dessi una mossa.
E così non mi rimase che percorrere il vialetto di casa Dahl nella speranza di uscirne viva.

 

 

“Elena di Troia?”

Alex inarcò un sopracciglio.
Deglutii. Mio malgrado lo sguardo scettico del ragazzo stravaccato accanto a me mi face arrossire.
“No?” chiesi.
Lui si strinse nelle spalle.

“Non è che ci sia molto da dire… Era solo una tr–”
“Non lo dire!” lo aggredii, puntando il dito contro di lui con fare minaccioso.
Alex sgranò gli occhi e si rimise dritto, poi con delicatezza mi prese il polso e lo abbassò.
“Non ti scaldare.” Ridacchiò. “Ciò che la signorina vuole, la signorina ottiene.”
Lo guardai male mentre rimettevo la mia copia dell’Iliade nello zaino.
“Come hai intenzione di svolgere la ricerca?” chiese Alex sporgendosi verso di me.
Quando parlava con qualcuno aveva la maledetta tendenza ad avvicinare sempre il volto a quello del suo interlocutore. E così ogni volta che mi rivolgeva la parola ero costretta a sentire il suo fiato sul mio orecchio.
Non che mi dispiacesse.
Strinsi leggermente la tracolla della borsa.
“In tre punti: il primo è il compito su cui si basa il lavoro, ovvero un tema su un personaggio a scelta dell’Iliade. Il secondo consiste nel trovare un buon numero di opere dedicate ad Elena e informazioni relative. Ed infine, per il terzo dobbiamo riportare ed analizzare tutti i passi dell’Iliade in cui compare Elena.” spiegai mentre continuavo a raccogliere la mia roba.
Alex annuì vigorosamente.
“Mi sembra un buon piano. Solo una cosa…” Fece una smorfia. “Il tema lo scrivi tu, vero? Io sono completamente negato.”
Risi, coprendomi la bocca con la mano.
“Certo che sì!” esclamai sghignazzando.
Lui per tutta risposta mi fece la linguaccia.

A fine giornata mi trovavo a sonnecchiare sul divano di casa Dahl con i piedi allungati sul ventre di Alex. Mentre mangiavamo il cibo preso da Starbucks avevamo iniziato a vedere un film, ma quel giorno la scuola era stata così pesante che ci eravamo addormentati tutti e due, con la sola differenza che,  mentre Alex era letteralmente caduto in coma,  io avevo fatto dei pisolini ad intermittenza.
Quando dormiva,  Alex perdeva la sua espressione perennemente corrucciata e pensierosa: aveva la testa buttata all’indietro e la bocca semi aperta, ad ogni suo respiro le mie gambe si sollevavano leggermente insieme al suo addome.
Sarei potuta rimanere ad osservarlo per sempre, ma guardando il mio orologio constatai che erano già le otto e mezza. Inoltre ricominciavo ad avere fame.
Mi sporsi verso di lui e lo scossi leggermente, ma dato che non dava segni di vita ritenni opportuno soffiargli nell’orecchio.
Lui aprì gli occhi di scatto e mi afferrò energicamente per la vita.
Emisi un’esclamazione di sorpresa.
Con gli occhi ancora spalancati, Alex raddrizzò il capo.
“Stavo facendo un sogno meraviglioso.” soffiò senza un appetente filo logico.
Sarà stata la vicinanza del suo volto o le sue mani ancora strette sulla mia vita, ma non ebbi la forza di rispondergli.
Appena si riprese lasciò la presa sui miei fianchi e mi scoccò un’occhiataccia.
“Non provare mai più a svegliarmi in questo modo.”
“Uhm... sì… v-vedremo.” balbettai faticando a connettere.
Alex si passò una mano fra i riccioli bruni e, mentre poggiava le mani sulle ginocchia, sospirò. Anche lui sembrava leggermente scosso.
“Ho bisogno di pizza.”
Annuii.
“Mai stata più d’accordo.”

 

 

 

 

 

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Graeca’s corner:

Ragazzi sul serio non lo so. Poi la gente mi chiede perché non sto mai ferma: se sto ferma succede questo. Ed è male, molto male. Come ho già detto su Astrid e Alex non sono di mia proprietà, ma appartengono ad AxXx e Water_Wolf. Allo stesso modo Annabeth e Percy sono unicamente di Rick Riordan.

Un giorno riuscirò a scrivere una storia con dei personaggi miei giuro.

Onestamente non so dirvi se continuerò questa cosa, ma si spera di si!

Il titolo fondamentalmente non c’azzecca molto con la storia, ma Sweater Weather è la canzone che mi ha dato l’ispirazione per il primo capitolo so..

Ringrazio i due autori per avermi ceduto i loro bellissimi personaggi e in particolare Wolfie per il betaggio più gratuito sulla faccia della terra. Love ya <3

E niente, grazie in anticipo a chi recensirà/leggerà :D

 

*Graeca scompare nel fumo*

  
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