Disclaimer!: Astrid
e Alex disgraziatamente non sono di
mia proprietà,
bensì appartengono ad AxXx {http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=218778}
e Water_Wolf {http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=283022}
Grazie per l’attenzione, ci si vede infondo!
Sweater Weather
« 'Cause it's too cold
For you here and now
So let me hold
Both your hands in the holes of my sweater. »
–Sweater Weather; The Neighbourhood
“Ehi Astr–”
“No.”
Inarcai le sopracciglia.
“No cosa?” chiesi cauto.
“No.” ribadì Astrid.
Rivolsi uno sguardo supplicante a mia cugina affinché mi aiutasse a capire
quali problemi affliggevano la mia compagna di banco.
Annabeth scosse la testa e mi passò la sua agenda. In
mezzo alle sue pagine vi era un'orecchietta. La aprii ed in bella vista sulla
carta bianca, scritte con il pennarello rosso sangue che Annabeth
riservava alle cose importanti, vi erano le seguenti parole:
10 MAGGIO
RICERCA DI STORIA/ITALIANO
“Io odio le ricerche!” ringhiò la bruna, facendo crollare
il capo sugli avambracci incrociati.
Annabeth sospirò.
“No, Astrid. Tu odi unicamente la ricerca.”
Percy, che si era unito a noi solo da poco ma che
aveva già intuito il resto della conversazione, ghignò. “Andiamo, zecchetta: ancora te la prendi per quel brutto voto?”
Il pugno che Astrid gli tirò sul braccio dovette fare
piuttosto male.
“Ouch...” gemette Percy “Diventi
più violenta ogni secondo che passa.”
“Ti ho già ripetuto un miliardo di volte di non chiamarmi in quel modo!”
“Non me lo dire.” Annabeth roteò gli occhi. “È da
quando ha imparato a parlare che mi chiama Betta.”
“Non puoi farmene una colpa! Tutto in italiano è più divertente.”
Non potei fare a meno di ridere e Annabeth roteò gli
occhi.
Mi passai una mano fra i riccioli mente mi sedevo accanto ad Astrid e tiravo fuori il libro di algebra dallo zaino.
“Le coppie?”
Annabeth emise un verso di disapprovazione.
“Compagni di banco.” mi informò Percy, girandosi e
ponendo il viso all'altezza di quello di Astrid per
poterle fare la linguaccia.
Lei si concesse un mezzo sorriso e spinse con il palmo della mano il volto di Percy lontano da lei.
“Sia maledetto il giorno in cui mi avete convinto ad invertire le postazioni!”
sbuffò la bionda guardando Percy, che era intento ad
infastidire Astrid.
“Ma che, scherzi?” Feci un cenno verso la bruna. “Con lei eviterò di prendere
il solito sei stentato e di dovermi giocare il tutto per tutto all'ultima
interrogazione.”
Percy annuì vigorosamente.
“Sì.” borbottò Astrid. “Sempre che non vada come il
primo anno.”
“Ma no.” Le passai un braccio intorno alle spalle “Vedrai che andrà tutto
bene.”
Lei sembrò ancora più agitata e Annabeth sospirò
platealmente.
Aggrottai le sopracciglia, confuso, e lei mi rivolse il suo tipico sguardo alla
Non capisci un emerito cazzo, Alex.
Astrid aveva passato il resto della giornata pestando
i piedi quando camminava, sbuffando e maledicendo il mondo in generale e
legandosi e sciogliendosi i capelli continuamente.
Si aggrappò di malavoglia alla maniglia dell’autobus
mentre Percy e Annabeth sistemavano
gli zaini sul sedile accanto al mio. Seguivamo questo metodo da quattro anni,
stando in piedi a turni. Però quel giorno non mi andava giù che Astrid dovesse stare in piedi dato che era già di pessimo
umore.
“Se vuoi posso stare in piedi io.” le proposi.
Lei si voltò verso di me, appoggiando la testa sul braccio destro che in quel
momento era teso verso l’alto. Mi fece un sorriso stanco e scosse il capo. Astrid aveva la tendenza di svenarsi con lo studio per
tutto l’anno e di arrivare a fine aprile/inizio maggio stremata. Continuando
imperterrita ad ammazzarsi sui libri.
Fece uno sbadiglio e chiuse gli occhi.
“Andiamo da Starbucks?”
Annabeth e Percy sbuffarono
quasi contemporaneamente.
“Astrid, tu hai una dipendenza seria da quel posto.”
“Ma io ho voglia di Frappuccino al caramello!” Si
voltò verso di me con aria supplicante. “Per favore!”
Se Astrid aveva la tendenza a studiare in maniera
ossessiva, io tendevo a tentare di accontentarla praticamente sempre. Avevo
verso di lei quell’istinto protettivo che con mia sorella Nora e con Annabeth non avevo mai avuto.
Una volta avevo spiegato a Percy
questo mio concetto aggiungendo che la viziavo neanche fossi suo padre, e lui
mi aveva risposto che più che suo padre sembravo il suo ragazzo. Gli avevo
mollato un pugno sul braccio senza un motivo ben preciso.
“Va bene.” acconsentii “Ma ad una condizione.”
“Quale?” mi incalzò lei.
“Tu ti siedi e io sto in piedi.”
“Io mi siedo in braccio a te e stiamo seduti tutti e due!” rilanciò.
Non ebbi neanche il tempo di replicare che lei si era già sistemata sulle mia
ginocchia.
From: AnnChase62
To: A s t r I d_Jen
Tanto di cappello
per oggi in autobus.
From: A s t r i d_Jen
To:
AnnChase62
Oh, sta zitta.
From: AnnChase62
To: A s
t r i d_Jen
Era imbarazzatissimo, poveretto.
From: A s t r i d_Jen
To: AnnChase62
Non è vero!
From: AnnChase62
To: A s
t r i d_Jen
Sì che è vero.
Sbuffai e rimisi il telefono in tasca. Alex in quel momento si trovava dietro
di me. Sentivo distintamente la mia schiena sfiorare il suo petto.Trattenni
il fiato quando si sporse in avanti per leggere il cartellone con i vari
prodotti. Ora il suo viso era praticamente accanto al mio e le sue spalle toccavano
le mie.
Era stato un trauma sia per me che per Annabeth
constatare che mi ero presa una cotta non indifferente per suo cugino. Forse ce
l’avevo sempre avuta, ma me ne ero
accorta solo ora che avevamo legato di più.
E poi... Dio mio, era bellissimo. Non c’era nulla da fare. Da capo giro.
Mi maledissi mentalmente. Che pensieri idioti.
“Tu cosa prendi?” mi chiese rimettendosi dritto. Un po’ mi dispiacque.
“Un Frappucino al caramello e un cookie, tu?” risposi,
voltandomi per poterlo guardare in faccia.
Lui annuì come se avesse scelto in quel preciso istante.
“Ti seguo.”
Sorrisi.
“Un ragazzo di classe.” commentai porgendogli il pugno.
Lui rise e me lo batté.
Solo ultimamente riuscivo a comportarmi normalmente con Alex. I primi mesi
vicina a lui erano stati tremendi. Belli ma tremendi.
“Mangiamo qui o a casa?” domandò.
“A casa.” affermai sicura.
“Sul divano.” aggiunse.
“Con i libri.” lo ammonii.
“Con i libri.” rimarcò con uno sbuffo.
Annabeth era stata categorica: Ognuno a casa sua. Non che ci fosse una
grande lontananza. Annabeth e Alex erano cugini
rispettivamente da parte di madre e di padre.
Athena e Odino Dahl avevano
creato una delle aziende edili più famose degli Stati Uniti. E da questo
scaturivano le due mega villone, in mezzo a due giardini ben curati, che però
distavano si e no dieci metri l’una dell’altra.
Una volta sorpassato il cancello afferrai la bionda per la manica della giacca.
“Annabeth, non puoi lasciarmi
da sola con Alex!” sibilai.
Non era la prima volta che rimanevamo da soli: dopo le feste, quando Percy era troppo ubriaco per riaccompagnarmi a casa (cosa
che accadeva abbastanza spesso), mi dava
lui un passaggio; capitavano volte in cui sia Annabeth
che Percy erano assenti e trascorrevamo tutte le ore
scolastiche noi due soli.
Ma mai ero stata a casa sua senza la presenza degli altri due membri della
nostra cricca.
Ed in quel momento ero leggermente nel panico.
Lei mi fece un sorriso degno dello Stregatto.
“Oh, vuoi scommettere?”
Assottigliai gli occhi.
“Piccola bast–”
“ANNABETH” urlò Percy
“Si?” gli rispose lei.
“Spicciati, prima cominciamo prima finiamo questo strazio!”
“Evviva la delicatezza…” commentò con un’alta dose di sarcasmo.
Senza dire altro mi piantò in asso e si diresse insieme a Percy
verso casa sua.
Alex in tanto si trovava sull'uscio e stava evidentemente aspettando che io mi
dessi una mossa.
E così non mi rimase che percorrere il vialetto di casa Dahl
nella speranza di uscirne viva.
“Elena di Troia?”
Alex inarcò un sopracciglio.
Deglutii. Mio malgrado lo sguardo scettico del ragazzo stravaccato accanto a me
mi face arrossire.
“No?” chiesi.
Lui si strinse nelle spalle.
“Non è che ci sia molto da dire… Era solo una tr–”
“Non lo dire!” lo aggredii, puntando il dito contro di lui con fare minaccioso.
Alex sgranò gli occhi e si rimise dritto, poi con delicatezza mi prese il polso
e lo abbassò.
“Non ti scaldare.” Ridacchiò. “Ciò che la signorina vuole, la signorina
ottiene.”
Lo guardai male mentre rimettevo la mia copia dell’Iliade nello zaino.
“Come hai intenzione di svolgere la ricerca?” chiese Alex sporgendosi verso di
me.
Quando parlava con qualcuno aveva la maledetta tendenza ad avvicinare sempre il
volto a quello del suo interlocutore. E così ogni volta che mi rivolgeva la
parola ero costretta a sentire il suo fiato sul mio orecchio.
Non che mi dispiacesse.
Strinsi leggermente la tracolla della borsa.
“In tre punti: il primo è il compito su cui si basa il lavoro, ovvero un tema su
un personaggio a scelta dell’Iliade.
Il secondo consiste nel trovare un buon numero di opere dedicate ad Elena e
informazioni relative. Ed infine, per il terzo dobbiamo riportare ed analizzare
tutti i passi dell’Iliade in cui
compare Elena.” spiegai mentre continuavo a raccogliere la mia roba.
Alex annuì vigorosamente.
“Mi sembra un buon piano. Solo una cosa…” Fece una smorfia. “Il tema lo scrivi
tu, vero? Io sono completamente negato.”
Risi, coprendomi la bocca con la mano.
“Certo che sì!” esclamai sghignazzando.
Lui per tutta risposta mi fece la linguaccia.
A fine giornata mi trovavo a sonnecchiare sul divano di
casa Dahl con i piedi allungati sul ventre di Alex. Mentre
mangiavamo il cibo preso da Starbucks avevamo iniziato a vedere un film, ma
quel giorno la scuola era stata così pesante che ci eravamo addormentati tutti
e due, con la sola differenza che, mentre Alex era letteralmente caduto in coma, io avevo fatto dei pisolini ad intermittenza.
Quando dormiva, Alex perdeva la sua
espressione perennemente corrucciata e pensierosa: aveva la testa buttata all’indietro
e la bocca semi aperta, ad ogni suo respiro le mie gambe si sollevavano
leggermente insieme al suo addome.
Sarei potuta rimanere ad osservarlo per sempre, ma guardando il mio orologio
constatai che erano già le otto e mezza. Inoltre ricominciavo ad avere fame.
Mi sporsi verso di lui e lo scossi leggermente, ma dato che non dava segni di
vita ritenni opportuno soffiargli nell’orecchio.
Lui aprì gli occhi di scatto e mi afferrò energicamente per la vita.
Emisi un’esclamazione di sorpresa.
Con gli occhi ancora spalancati, Alex raddrizzò il capo.
“Stavo facendo un sogno meraviglioso.” soffiò senza un appetente filo logico.
Sarà stata la vicinanza del suo volto o le sue mani ancora strette sulla mia
vita, ma non ebbi la forza di rispondergli.
Appena si riprese lasciò la presa sui miei fianchi e mi scoccò un’occhiataccia.
“Non provare mai più a svegliarmi in questo modo.”
“Uhm... sì… v-vedremo.” balbettai faticando a connettere.
Alex si passò una mano fra i riccioli bruni e, mentre poggiava le mani sulle
ginocchia, sospirò. Anche lui sembrava leggermente scosso.
“Ho bisogno di pizza.”
Annuii.
“Mai stata più d’accordo.”
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Graeca’s corner:
Ragazzi sul serio non lo so.
Poi la gente mi chiede perché non sto mai ferma: se sto ferma succede questo.
Ed è male, molto male. Come ho già detto su Astrid e
Alex non sono di mia proprietà, ma appartengono ad AxXx
e Water_Wolf. Allo stesso modo Annabeth
e Percy sono unicamente di Rick Riordan.
Un giorno riuscirò a scrivere
una storia con dei personaggi miei giuro.
Onestamente non so dirvi se
continuerò questa cosa, ma si spera di si!
Il titolo fondamentalmente
non c’azzecca molto con la storia, ma Sweater Weather è la canzone che mi ha dato l’ispirazione per il
primo capitolo so..
Ringrazio i due autori per
avermi ceduto i loro bellissimi personaggi e in particolare Wolfie
per il betaggio più gratuito sulla faccia della
terra. Love ya <3
E niente, grazie in anticipo
a chi recensirà/leggerà :D
*Graeca
scompare nel fumo*