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Autore: Alise13    23/06/2015    1 recensioni
Quando l'amicizia va oltre le apparenze, quando due persone così lontane, si ritrovano ad essere, allo stesso tempo, così vicine da sostenersi e aiutarsi, nel bene e nel male.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Nathaniel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                    RED E TOBY




Come d’abitudine, il rosso sedeva svogliato sulla sua panchina preferita, nel cortile della scuola. Era autunno e le foglie cominciavano a cadere con una certa regolarità. Il terreno si era ricoperto di un morbido tappeto di fogliame, una coperta sfumata di colori che andavano dal marrone chiaro, al giallo. La temperatura era perfetta, l’aria era fresca e la brezza pre invernale era temperata dai raggi solari che, riscaldavano dolcemente la pelle. Le lezioni erano una noia mortale, ma il tempo del cambio dell’ora, quello si, che era tempo ben speso: tra pensieri musicali e una sigaretta che accompagnava i suoi monologhi interiori. 
"Ehi, non sei in ritardo per la lezione?" Esclamò una voce familiare. La sagoma dell’intruso si parò davanti al riflesso del sole. Castiel alzò lo sguardo per scrutare il volto di chi, aveva interrotto il suo momento di relax.
"E a te che importa delegato dei miei stivali ?" Fece una smorfia divertita.
" Niente a dire la verità." Fece spallucce Nathaniel.
"Hai adempiuto ai tuoi doveri con quella frase?" Rise curioso il Rosso che, nel mentre, era tornato a stravaccarsi, a braccia larghe, sulla panchina.
"Suppongo di si." Convenne il biondo.
"Sigaretta?"
" Perché no?!" Esclamò l’altro lanciando la pila si scartoffie a terra e sedendosi sulla panchina. Con una mano allentò la presa della cravatta sul suo collo e con due dita si sbottonò i primi due bottoni della camicia. Prese la sigaretta offertagli e portando la mano dentro la tasca dei pantaloni, cercò l'accendino. Inspirò a fondo e dopo essersi gustato quel primo tiro di sigaretta buttò fuori il fumo che si addensò in una nuvola grigia.
"Qualche idea per la prossima canzone?" Chiese il biondo guardando fisso davanti a sé, come se qualcosa lo ipnotizzasse.
"Ci sto lavorando." Castiel rimase vago, ma sicuro di ciò che stava dicendo, le sue parole ispiravano sempre fiducia, come se realmente avesse sempre tutto sotto controllo.
"Stando seduto qua a fumare e saltando le lezioni?” Chiese divertito Nathaniel che, ormai, conosceva fin troppo bene il rosso.
"Tu non lo sai, ma mentre parliamo il mio cervello elabora, crea, è un pozzo infinito di idee, devo solo decidere quale pescare, e il gioco è fatto." Buttò il mozzicone a terra per poi pesticciarlo con la suola della scarpa.
"È tutto così facile per te.” Sospirò il biondo perso nei suoi pensieri. Castiel alzò un sopracciglio incuriosito da quell'affermazione.
 "Da quando la mia vita è diventata così facile?" Voleva vedere dove andare a parare l’amico, perché sapeva benissimo che non stavano parlando di quanto fosse facile per Castiel, ma di quanto fosse difficile per Nathaniel.
 "Non la tua vita, il modo in cui la affronti, sei impulsivo, ti butti. A volte ti invidio, vorrei essere più Castiel e meno Nathaniel. Non so se mi capisci. Lascia stare sto sparlando." Il biondo buttò la testa indietro scrutando il cielo limpido, e l’ondeggiare delle foglie che inesorabili cadevano a terra.
" Ti capisco più di quanto pensi. Anch'io delle volte penso la stessa cosa, più Nathaniel meno Castiel, tutti lo pensano, perché non dovrei farlo pure io?" Il discorso si stava facendo più serio di quanto in realtà volessero.
 "Da quando ciò che dice la gente ti interessa?" Nathaniel era curioso, curioso di capire come facesse Castiel a fregarsene. Perché lui ne era ossessionato invece? Perché voleva piacere a tutti?
" Da sempre.” Quella frase fu una secchiata d’acqua per Nathaniel che era pronto ad incassare una nuova battuta sarcastica del rosso.
 “ E’ solo che preferisco che la gente pensi che non me ne freghi nulla.” Fece un respiro profondo.
“ Alla fine ti autoconvinci, ed esorcizzi quelle chiacchiere da parrucchiere.” Castiel parlava in modo molto tranquillo come se fosse un discorso che aveva affrontato tante di quelle volte nella sua testa da non aver difficoltà a trovare le parole per spiegare, come viva lui, il peso delle chiacchiere sul suo conto.
“E’ buffo, sei il mio più caro amico, eppure, tu ed io, siamo diversi come il giorno e la notte.”
“Penso che la frase ‘gli opposti si attraggono’ sia vera allora, ne siamo la prova.” Gli sorrise, quasi per tranquillizzarlo.
“Vorrei che tutti ti vedessero come ti vedo io.” Disse speranzoso il biondo.
“Una persona che rifugge le proprie responsabilità?” Scherzò.
“No, una persona con un grande talento, ma più che altro un amico vero.” Castiel si mise a ridere, cercando di smorzare quell'aria tesa.
“Mi sopravvaluti.”
“Sei te che ti sottovaluti.” Nathaniel era serio, i suoi occhi ambrati si scontrarono con quelli grigi dell’amico che, li spostò su di una foglia che vorticava nell'aria.
“Cosa vuoi che ti dica?”
“Ammetti che non sei quello sbruffone che fai vedere a tutti.”
“Ma lo sono.” Disse con tono innocente.
“Allora mettiamola così, non sei solo quello.” Dopo una piccola pausa, Castiel si arrese.
“Posso accettare il compromesso.”
“Grazie.” Disse soddisfatto il biondo che tornò a rilassarsi sulla panchina.
I due rimasero in silenzio ad ascoltare il suono del vento che soffiava dolcemente tra le fronde degli alberi, consapevoli di essere l’uno l’antitesi dell’altro, ma si volevano bene, si stimavano, erano amici, amici per la pelle e questo non sarebbe cambiato mai. Si sarebbero sempre sostenuti, nel bene e nel male.
   
 
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