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Autore: Naxi_4ever    23/06/2015    4 recensioni
Paring: Falba, Sande, Lodoggero, Jortini
"Valore e coraggio"
Il motto di Darkness parlava chiaro, era questo che il regno si aspettava dai suoi abitanti. Che importava a loro se un soldato moriva in una simulazione di guerra?
Intanto una nuova erede scopre il mondo nascosto che il regno nasconde dietro alle mille cose belle che si vedono alla prima occhiata. Sembra che qualcosa stia per cambiare, ma tutto si ribalta di nuovo con l'attacco dei Cryptic, che causerà in lei e nel regno una grande crisi.
In più qualcuno ha iniziato a farsi strada nel suo cuore come ben più che un amico.
Cosa accadrà al regno di Darkness?
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maxi, Naty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 
 
-Scappa, ci stanno raggiungendo, scappa Alba!-
Facundo continua ad urlare, ma non capisco cosa voglia dirmi, non lo sento, la sua voce é coperta dal rumore degli spari, uno dietro l'altro, senza mai interrompersi. 
Nel regno di Darkness ormai é guerra.
Corro agile nella mia tuta nera, mi abbasso dietro ad un muro, controllo che non ci sia nessuno dietro di me, poi alzo e sparo. Potrei aver ucciso chiunque, magari anche uno dei miei, non lo so. Non sono pratica di queste cose, ma da ora in poi dovró esserlo, se voglio smettere di vivere al castello. Mi riabbasso e prendo fiato, poi di colpo mi viene in mente una cosa -Facundo!- scatto in piedi, mossa sicuramente sbagliata se volevo proteggermi, ma in questo momento non mi interessa. Torno in piazza, dove l'ho visto la prima volta, ma non c'é nessuno -Facundo!- continuo ad urlare spaventata, sconsolata. Arrabbiata. 
Da quando i Cryptic hanno attaccato, qualche giorno fa, la cittá é stata distrutta completamente. I piú deboli sono giá morti, forse qualcuno é nascosto in qualche bosco sperduto. 
Mi giro verso il negozio di dolci, anch'esso ormai ridotto in polvere, ma non vedo nessuno. Giro su me stessa in cerca di un'anima, una presenza, di Facundo, ma nulla. Sembra che la popolazione sia scomparsa. Mi sento quasi sollevata, finché mi accorgo nemmeno che a terra c'é qualcuno; morti, feriti, tutti dispersi nel nulla, quasi fossero stati risucchiati. 
Mi accovaccio su una pietra, distendendo la gamba ferita. Nel silenzio sento ancora gli spari, ma sono lontani. Ad un certo punto delle voci, sembrano stiano minacciando qualcuno. Improvvisamente mi alzo e mi nascondo dietro alla pietra, sperando di non essere scoperta. 
-A terra! Ora!- un uomo urla, mi sporgo un pó e lo riconosco, é il capo dei Cryptic. Accanto a lui ci sono i suoi soldati, tutti incappucciati e vestiti di grigio, il viso mai allo scoperto. Temo che non abbiano nemmeno un viso, quelli. Non riesco a capire chi sia la vittima in mezzo a loro, perció mi alzo leggermente e lo vedo: Facundo.
É inginocchiato a terra, la tuta nera é sgualcita in piú parti, le scarpe hanno le suole consumate, una é quasi del tutto staccata. Un soldato gli punta una pistola alla fronte, mentre il capo dei Cryptic gli sussurra qualcosa che non riesco a sentire. 
Mi alzo in piedi incapace di sopportare tutto ció, urlo il suo nome sperando di essere un diversivo e impedire che i soldati lo colpiscano, ma non faccio in tempo ad essere notata, che un colpo netto lo uccide. Urlo, urlo fino a che la gola mi fa male, corro da lui senza prestare attenzione ai soldati che probabilmente mi circondano, grido e sento che le membrane che mi rivestono la gola sono raschiate dalla mia stessa voce. 
Gli spari tornano vicini, la piazza si popola di nuovo di soldati e di feriti. Ma a me non importa, non presto attenzione al mio popolo. Prendo tra le mani la testa di Facundo, ma si spacca, si stacca dal corpo. Urlo di nuovo, gli occhi pieni di terrore e
 
-No! No, no! Facundo!- 
Mi siedo sul letto, tutta sudata e terrorizzata. Mi guardo intorno; la mia camera a palazzo é la stessa, bianco panna e celeste, di sempre. Afferro forte le coperte color tiffany, come per convincermi che siano reali, poi tiro un sospiro di sollievo e mi lascio cadere all'indietro. Sorrido. 
Era tutto un sogno allora. Certamente, il sogno piú terribile che io abbia mai fatto. 
Ad un tratto sento la porta aprirsi veloce e richiudersi ancora piú in fretta dopo aver fatto entrare qualcuno, che non riconosco bene nella penombra della notte. Inizialmente credo sia Candelaria, la mia migliore amica, ma credo che riconoscerei i suoi capelli rossi anche nel buio piú pesto. Accendo la lampada poggiata sul comodino accanto al letto e lo vedo: Facundo. 
-Facu!- urlo lanciando chissá dove le coperte e correndo da lui. -Facundo oddio- lo travolgo in un abbraccio, gli accarezzo i capelli castani e lo stringo forte, quasi strozzandolo. 
Facundo é il mio migliore amico dall'infanzia. Vive a palazzo perché suo padre é capo delle guardie. O forse del loro addestramento, non so. Sono solo sicura che abbia a che fare con l'esercito, ma non mi sono mai informata piú di tanto su di lui. Facundo invece segue l'addestramento per diventare soldato. Beh, quí a Darkness non c'é molta scelta, o diventi uno di quei colti e noiosissimi professori per ricchi, o sei destinato ad essere un soldato di valore e coraggio. Valore e coraggio non ne vedo molto, piú che altro noto nelle persone dell'esercito tanta voglia di fama e ricchezza. 
Torno a concentrarmi su Facundo, sul suo profumo che ancora non capisco dove si procuri, tanto é buono. 
Allento la presa e vedo che mi sta guardando quasi spaventato. -Alba, stai bene?- mi domanda facendomi sedere sul mio letto. Alzo le spalle -Era solo un incubo. Uno dei soliti, sai che mi succede, solo... Era piú realistico- abbasso lo sguardo concentrandomi sul tessuto complicato del tappetino color panna sotto ai miei piedi. Facundo mi si avvicina e si siede titubante sul bordo del letto, poi mi stringe forte una mano -Alba, é fredda!- esclama prendendo anche l'altra e massaggiandole per riscaldarle. Alzo gli occhi al cielo -Facundo, ho fatto un incubo e probabilmente avró lanciato le coperte chissá dove, non iniziare con le tue storie da padre premuroso!- dico liberando le mani dalla stretta. -Come vuoi, ma guarda che volevo solo aiutarti- risponde seccato alzandosi e dirigendosi verso la porta. -Io vado, sicura di stare bene?- mi chiede mentre appoggia la mano sulla maniglia. Annuisco mentre mi infilo di nuovo sotto alle coperte, poi alzo il pollice per fargli capire che puó tornare a letto. 
Chiudo gli occhi, ma nell'oscuritá vedo ancora l'immagine del proiettile che colpisce il mio migliore amico, sembra si sia impressa nella mia mente per farmi raggelare i muscoli fino a non riuscire piú a muovermi. Scosto lentamente la coperta, poi pian piano raggiungo la porta e la apro senza fare troppo rumore. Infilo la testa nel corridoio e guardo a destra, ma mentre sto per girarmi dall'altra parte sento qualcuno stringermi il busto e trascinarmi di nuovo in camera. Quando sento la porta chiudersi scoppio a ridere, aggrappandomi alle spalle di Facundo e lasciando cadere all'indietro la testa. Facundo si mette a ridere con me -Sapevo che avresti cambiato idea e saresti tornata a cercare questo meraviglioso ragazzo, l'unico in grado di aiutarti in queste notti terribili- dice muovendo le dita contro la mia faccia, probabilmente imitando qualche strano mostro. 
Non rispondo, ma gli afferro forte una mano e lo spingo verso il mio letto, poi insieme ci infiliamo sotto alle coperte. Io mi sdraio a pancia in su, mentre lui si lascia cadere su un fianco, verso di me. Mi osserva, non capisco il perché. 
Dopo un pó mi giro anche io e mi metto a giocare con il suo braccio -Nel sogno- inizio -Tu... Morivi- sussurro continuando a disegnare cerchi sulla sua pelle. 
Facundo mi alza il viso, ancora una volta trovo il suo sorriso a scrutarmi attentamente -E che perdita sarebbe stata? Suvvia, so che la presenza di un figo come me potrebbe far disperare il mondo, ma, dai, si sa che presto arriverá qualcuno che potrá tranquillamente prendere il mio posto. Certo, non sará mai al mio livello, ma questi sono solo dettagli.- 
-Facundo!- esclamo dandogli un pugno sul petto. Scoppia a ridere e io lo seguo. 
Riesce sempre a farmi nascere un sorriso, in ogni situazione. Sa capire quando sto male solo guardandomi, e lo adoro per questo.
-No dai, davvero, non devi preoccuparti per sogni del genere, so stare attento, soprattutto ora che sono una guardia. E poi, quella che deve stare attenta quí sei tu, sei l'erede di Darkness, i tuoi genitori si aspettano molto da te- mi dice mentre mi accarezza lentamente i capelli. -E se io non volessi fare quello che loro si aspettano?- Facundo mi guarda perplesso. -Dico, se io volessi prendere un'altra strada, non essere la regina che tutti vorrebbero?- 
Questa volta lo guardo negli occhi, ma vedo solo confusione. Le sue sopracciglia folte sono agrottate, sembra uno di quei professori seri in cerca di una soluzione al teorema piú complicato del mondo. Poi un lucicchio, mi arruffa i capelli e ride -Dai, non scherzare, sappiamo tutti qual'é il tuo destino. Ora dormi, domani sará una lunga giornata- mi da un bacio sulla fronte e si allontana un pó, voltandosi dall'altra parte. 
Ma io non voglio dormire cosí, perció mi avvicino a lui e lo abbraccio, poi chiudo gli occhi. 
Non dormo, penso. 
"Sappiamo tutti qual'é il tuo destino."
Perché? Perché non sono come gli altri, che possono prendere qualsiasi decisione vogliano? Perché io non posso scegliere il cammino da seguire? Non ho scelto io di essere la figlia di un re e di una regina, non voglio governare una città che nemmeno conosco, prendere lezioni di politica e informatica, perchè dovrei? 
Sospiro, pensando solo al profumo di Facundo, e mi addormento. 
 
Quando apro gli occhi la luce fioca del sole che entra dalla tendina in bambú mi accoglie ad un nuovo giorno. Mi stendo a pancia in su mentre stiro braccia e gambe, poi mi avvolgo di nuovo nella coperta e guardo il cielo attraverso le fessure della tenda. Da quanto riesco a vedere, non è macchiato da nessuna nuvola, è limpido e pulito, il che preannuncia una buona giornata. Di solito quando piove, o c'è vento, o più in generale fa freddo, va tutto male. Credo che il mio umore dipenda dal tempo, e lo stesso vale per quello che farò durante la giornata.
Dopo qualche minuto mi decido ad alzarmi; oggi non ho lezioni con il maestro Rodrigo, i miei genitori hanno deciso che avrei dovuto fare un giro per il paese e tra le varie associazioni in collaborazione con il castello. Inizialmente non ero molto d'accordo con tutto ciò, perché significa prepararsi per essere regina, ed è quello che meno desidero, ma ora, con questo sole brillante e la sensazione di pace dentro di me, sono decisa a non rovinarmi questa giornata per niente al mondo. 
Mi metto a sedere con i piedi che dondolano sopra al tappeto bianco e raccolgo i miei ricci neri in una coda di cavallo. Sento la porta aprirsi, mi volto e vedo un Facundo sorridente che mi da il buongiorno. Tiene nella mano destra un vassoio con la colazione, invece con la sinistra chiude la porta. 
-Buongiorno!- dico alzandomi per aiutarlo. Lui mi fa cenno di no con la testa e appoggia il vassoio sulla mia scrivania bianca. -Mi sono alzato presto stamattina e sono tornato nella mia stanza. Non ti sei svegliata nemmeno quando ho accidentalmente fatto cadere i tuoi orecchini di perle. Hai il sonno pesante tu!- esclama sedendosi sulla mia sedia in legno chiaro. Afferro uno dei croissant dal vassoio e scavo con le dita fino a trovare la crema, sulla quale mi avvento all'istante. -Aspetta, stanotte- inizio con la bocca piena. Poi ad un tratto mi ricordo: -Ah, hai ragione! Non ricordavo avessi dormito da me. Non ricordo nemmeno il motivo a dire la verità- dico cercando di non far cadere la crema sul pavimento. Facundo apre la bocca per parlare, ma lo fermo subito con una mano -Non dirmelo! Sicuramente sarà uno dei soliti incubi, ma io non voglio ricordarlo, quindi cambiamo discorso. Hai il vestito da soldato, hai addestramento?- chiedo mentre appoggio il croissant avanzato (senza la crema) nel vassoio e ne prendo un altro. 
Facundo ride -Si chiama uniforme, Alba!-. Alzo gli occhi. -Comunque si, ho addestramento, e so che oggi qualcuno verrà a trovarci- mi dice picchiettando con l'indice sulla mia spalla. 
-Purtroppo si, ma come ho deciso poco prima che tu entrassi, niente rovinerà la mia giornata, quindi mi divertirò a vedervi armeggiare con quelle spade strane e gli oggetti da cartone animato- rispondo sfogliando un libro che mi aveva regalato mio padre da piccola. Quando trovo la pagina che mi interessa lo appoggio sopra agli altri libri posati sulla scrivania, davanti a Facundo. -So che oggi combatterete con loro- dico indicando un'illustrazione. 
C'erano rappresentati quattro manichini, forse robotici, che indossavano un'armatura simile a quella di Facundo. Non ho mai capito perché la indossino, dato che non sono persone reali.
Facundo infila una mano tra i capelli -Non farmici pensare, ti prego! Questi manichini robotici sono la più grande e realistica imitazione dei Cryptic, tre volte all'anno abbiamo un combattimento vero e proprio contro di loro, come in una vera guerra. Sai, in caso attaccassero, non vorremmo rimanere impreparati.- 
Aggrotto le sopracciglia -In che senso "Come in una vera guerra"?- domando. 
-Come in una vera guerra, nel vero senso della frase. Chi vince sarà l'eroe trionfante, chi perde muore. Non c'è giustizia per nessuno. E fidati, la maggior parte delle volte non molti di noi ne escono vivi. E morire contro dei manichini è imbarazzante- spiega continuando a fissare le sue dita, che si intrecciano nervose l'una all'altra. 
Non mi ero mai informata sul l'addestramento, non sapevo tutte queste cose. Non avrei mai nemmeno lontanamente immaginato che molti dei ragazzi presenti all'addestramento morissero per queste cose. Non mi sembra affatto corretto. Chi sarebbe rimasto a difenderci in caso di un attacco vero, se metà dei soldati morivano per una prova? 
-Davvero tu pensi al fatto che sia imbarazzante essere battuto da un manichino-robot, quando la questione è: vivere o morire IN UN ADDESTRAMENTO?- domando marcando bene le ultime parole. Facundo alza le spalle -Dai Alba, non dirmi che non lo sapevi, è sempre stato così. Più si avanza con l'addestramento, più le prove con i Cryptic clonizzati diventano difficili.-
Rimango in silenzio. Non voglio aprire una discussione con Facundo, non voglio nemmeno pensare a queste ingiustizie. Beh, oggi dovrò assistere ad una, ma per ora non ci voglio pensare. La mia visita all'addestramento sarà l'ultima di questa giornata, magari arriverò quando la battaglia già sarà finita.
Appoggio i tovaglioli che ho usato per pulirmi dai croissant sul vassoio e lo sollevo davanti alla faccia di Facundo, in attesa che lo prenda. Dapprima mi guarda confuso, poi alzo le sopracciglia e indico la porta, perciò capisce e afferra il vassoio. 
Corro fino all'entrata della stanza e appoggio una mano sulla maniglia. -Scusa Facu, ma devo cambiarmi, non posso arrivare in ritardo- dico sollecitandolo ad uscire mentre apro la porta. Lui si ferma davanti a me e mostra uno dei suoi sorrisi più sexy, a detta sua (a me non sembra molto sexy) -Potevi cambiarti comunque, non mi sarei sentito in imbarazzo- dice alzando e abbassando le sopracciglia. Gli do un pugno nello stomaco, mettendo a rischio l'equilibrio del vassoio e di ciò che ci era appoggiato sopra -Ma mi sarei sentita in imbarazzo io. Su, esci- 
Questa volta sorride davvero e mi da un bacio sulla guancia, poi esce.
Richiudo la porta e mi posiziono davanti all'armadio, indecisa su cosa indossare. Devo fare un giro per il paese, la parte povera del regno, di certo non posso indossare un abito di diamanti. Opto per una gonna a ruota nera corta fin poco sopra alle ginocchia, sopra indosso una canotta bianca con uno scialle nero e argento, regalo di Candelaria. Indosso un paio di ballerine nere e corro in bagno. Lavo velocemente il viso e le mani, poi applico un pò di matita nera sugli occhi, accompagnata da poco mascara. Lascio le labbra al naturale. Sorrido, per una volta mi vedo bella, così semplice, con gli occhi grandi liberi e le labbra carnose che si notano poco. Quasi ogni giorno devo indossare costosi vestiti tempestati di perle e pietre preziose, trucchi sgargianti e appariscenti che cambiano totalmente il mio viso, tutto per le apparizioni alla televisione o le conferenze con mio padre. La gente è convinta che, se una persona è bella, il regno avrà più successo, riuscirà a fare più affari e tutte queste cose. Cazzate. Sicuramente ai poveri che abitano nella valle non importa nulla del trucco o dei vestiti firmati, anzi, secondo me da loro fastidio. Sicuramente non torneranno ad apprezzare il lavoro del castello come una volta solo perché la erede è così bella e stupenda. 
Sento bussare alla porta, tre colpi di fila e poi uno singolo: è Candelaria, la mia migliore amica dall'infanzia. È una paesana, ma vive da sempre a palazzo perché i suoi genitori sono morti quando era molto piccola, perciò i miei genitori le avevano dato rifugio quì insieme a Ruggero, un ragazzo pressapoco della sua età. Ovviamente però non erano davvero ragazzi di corte, perciò appena avevano compiuto i sedici anni, erano stati assunti come aiutanti. Candelaria era la mia aiutante. 
-Entra!- dico uscendo dal bagno, ma lei è già nella mia camera ad osservare il disordine presente. Alzo le mani in segno di difesa -Giuro che anche io l'ho notato solo ora!-
In effetti è vero, quella mattina era successo tutto molto in fretta, neanche avevo fatto caso alla mia camera. Candelaria alza gli occhi e mi da una spinta leggera -Quando imparerai a non mentire alla tua migliore amica!- dice sorridendo. Cande sorride sempre. Anche quando è triste trova il modo per sorridere, non so come faccia. E la cosa bella è che riesce a trasmettere a qualsiasi persona la sua gioia e la voglia di vivere. Saranno i suoi capelli di un rame così intenso, o forse i suoi occhi da cerbiatta che ti introducono nel suo modo, ma accanto a lei nessuno è di malumore. 
-Giuro su quello che vuoi che non sono stata io!- dico portandomi una mano sul cuore. Poi ci penso e scopro il colpevole -Facundo- dico. 
Candelaria aggrotta un sopracciglio -Facundo che?- domanda mentre raccoglie i miei orecchini da terra. -È stato lui- rispondo aiutandola ad alzare il mio beauty dei gioielli. 
Candelaria appoggia tutto sulla scrivania e si avvicina a me -Ho sistemato prima che tu venissi a dormire, ieri sera, quando è stato quì?- 
Mi siedo sul letto ancora disfatto e invito lei a fare lo stesso -Stanotte- dico lasciandomi cadere all'indietro. Cande mi rialza -E come mai?- 
Candelaria è una tipa molto curiosa, ma come biasimarla, ogni giorno succede qualcosa a palazzo, è normale voler sapere ogni scoop. 
-Ho fatto un incubo, mi ha sentita urlare ed è arrivato, niente di che- 
Cande spalanca gli occhi -Niente di che? Niente di che sarebbe stato se avesse controllato come stavi e poi se ne fosse andato. Alba, ha dormito quì! Con te! Questo non è niente di che!- esclama gesticolando con fin troppo entusiasmo. 
Mi metto a ridere e scuoto la testa -E chi ti ha detto che è rimasto a dormire?- non so come faccia, ma riesce sempre a scoprire le cose prima ancora che io le racconti. 
Candelaria mi lancia uno sguardo seccato -Alba, è ovvio. Tu hai detto 'stanotte', c'è caos per terra, non penso sia stato quì soltanto un minuto per una visita della buonanotte!- 
Scoppio a ridere di nuovo -Okay, okay hai vinto, ha dormito quì. Devo dire che mi ha fatto bene. Dico, avere qualcuno vicino- 
Candelaria questa volta sorride, è quasi inquietante -E? Cos'è successo?- mi chiede dandomi una gomitata sul braccio. Alzo gli occhi al cielo -Nulla, Candelaria! Ha solo dormito quì per rassicurarmi, nulla più!- mi alzo -Bene, ora devo andare o farò tardi, a dopo- le do un bacio sulla guancia, afferro la mia borsa dalla scrivania e corro fuori. Mentre chiudo la porta riesco a vedere il suo sorrisetto malizioso seguito da una risata. 
Sorriso anche io e corro giù dalle scale, saluto le guardie ed esco in cortile, dove un gruppo di soldati sono radunati davanti al chiosco vicino alla sala di addestramento. Saluto tutti e mi dirigo verso la carrozza posteggiata davanti al portone. Mi viene da ridere a vedere quell'aggeggio così vecchio a palazzo. Insomma, ormai è tutto computerizzato, dotato delle più grandi innovazioni tecnologiche del ventunesimo secolo, ma i miei genitori non si decidono a togliere la carrozza. L'autista mi aiuta a salire, poi chiude la portiera. Mia madre è già seduta davanti a me. -Dov'è papà?- le chiedo. -È dovuto rimanere a palazzo per degli affari, oggi pomeriggio ci spiegherà. Tu piuttosto, sei pronta?- 
Annuisco con la testa e sporgo una mano fuori dal finestrino aperto, ma mia madre la sposta di nuovo all'interno. -Mamma! Si soffre di claustrofobia quì dentro, guarda la mia testa!- e la indico -Quasi non ci sta!- esclamo cercando una posizione comoda. I cavalli iniziano a muovere gli zoccoli, per sgrachirli, penso, poi la carrozza parte. Facciamo il giro di tutto il cortile per girarci dalla parte giusta e quando passiamo davanti al bar, vedo Facundo che alza il pollice e mi sorride. Ricambio e torno a guardare la strada. 
Appena usciamo la puzza di smog mi riempie le narici. Quì in città ormai è normale, ma per fortuna tra le mura del palazzo non ci sono macchine, tranne quella di papà e del padre di Facundo, le maggiori autorità di Darkness.
Non è che il padre di Facundo fosse tanto importante per il suo lavoro, più che altro era il braccio destro del mio e tutti gli davano quasi la stessa importanza.
Mi sento a disagio su questa carrozza traballante che si muove a rilento, tutti mi guardano, dai passanti alla gente spazientita in auto. Questi ultimi sembra che mi vogliano sparare un colpo di fucile in testa, sicuramente staranno ritardando ad uno dei loro noiosissimi lavori. 
Non è che Darkness sia così grande, ma ora che guardo la strada sembra che la fila di macchine non finisca mai. 
Canticchio una canzone finchè non vengo interrotta da mia madre sull'acuto più bello, alzo la testa -Che c'è?- 
-Tesoro, hai preparato il discorso?- 
Ecco. Avevo intuito che qualcosa non andava da quel 'tesoro'. -Quale discorso?- 
Mia madre spalanca la braccia -Come quale discorso, Alba! Oh, scommetto che tuo padre ancora una volta non si è ricordato!- scrolla le spalle, sconsolata -Quando arriveremo in paese dovrai dire qualcosa a quei poveri della valle, insomma, rassicurarli, dirgli che presto nuovi professori, cibo e denaro verranno mandati giù. Sai, quelle cose che a loro tanto piacciono e che li portano ad avvicinarsi a noi- 
-Quelle cose in qui loro tanto sperano e non non gli daremo mai veramente, visto che siamo tutti dei fasulli che vogliono solo stare al centro delle attenzioni di tutti- replico. 
Mia madre mi squadra malissimo -Spero solo non dirai loro niente di tutto questo, almeno- poi sta zitta e io posso tornare a canticchiare la canzone. 
Dopo circa mezz'ora di tornanti entriamo nella valle e quindi nel paese. Quì mi sento più a mio agio in carrozza. Non perchè tutti ne abbiano una, ma perchè quì non mi sembra più tanto antica. 
Darkness città e Darkness valle sono due mondi completamente opposti, anche se fanno parte delo stesso regno. 
A Darkness valle c'è solo un paesino (che poi non è nemmeno tanto piccolo, forse supera le dimensioni della città, che invece è davvero un buco) pieno di gente che sfortunatamente è nata lì, povera, affamata. Ma assolutamente non cattiva. 
Di solito le persone così messe male diventano assassine o mafiose, attaccano i ricchi e tutte queste cose, ma loro no. Si limitano ad odiare noi della città a bassa voce, quando nessuno li ascolta, ma non hanno mai commesso nessun reato. 
Passiamo nella via principale, dove donne in gonne lunghe e marroni ci salutano mentre trasportano sacchi in stoffa con la spesa o ceste colme di acqua. Quando arriviamo in piazza i cavalli smettono di camminare e l'autista viene ad aprirci. 
Appena poggio i piedi sulle piastrelle di pietra cammino lungo il perimetro della piazza, osservando le vetrine delle piccole botteghe. Mi soffermo sulla vetrina dei dolci, che ha un foro nel vetro. Porto le mani alla testa: ho un dejavu. 
La vetrina rotta, urla e spari. Non ricordo più nulla, ma è angosciante. 
Cerco di non pensarci e passo alla prossima vetrina, questa volta un negozio di giocattoli. Burattini inquietanti e bambole con occhi così azzurri che mai potrebbero assomigliare a quelli di una persona si susseguono su vari scaffali. Schiaccio il viso contro il vetro e scopro che anche all'interno ci sono gli stessi giocattoli, ma in versione più grande. 
Una mano si posa sulla mia spalla -Ti piacciono?- un signore anziano con più buchi che denti mi osserva con aria quasi speranzosa. Annuisco e gli sorrido, poi senza farmi notare accellero il passo. È sempre tutto cosi inquietante quì?  
Mia madre e un signore, che presumo sia il sindaco della città, mi fanno segno di salire su un palco improvvisato in mezzo alla piazza. Intorno si sono radunate alcune persone, forse curiose, forse in attesa di sentire quali altre cazzate Darkness città ha in serbo per loro. 
Concordo con il secondo gruppo. 
Salgo sugli scalini e cammino fino al centro del palco, sperando che non cada in quei pochi minuti dove parlerò. Prima di iniziare, ricordo al mio cervello di non avvicinarsi mai alla trave che miracolosamente è ancora unita alle altre solo da un chiodo. 
Mi schiarisco la voce e sorrido. -Buongiorno, popolo di Darkness- che frase banale. 
-Sono contenta di essere finalmente quì! Ringrazio tutti voi per essere quì ad ascoltarmi, prometto che sarò breve- abbasso lo sguardo in cerca di qualcosa da dire, ma lo rialzo subito, sempre continuando a sorridere -So che avete passato un anno difficile, a causa dell'alluvione di qualche mese fa, so che non avete abbastanza denaro per ricostruire tutto e la maggior parte del raccolto è andato distrutto. So anche che non avete abbastanza case, c'è solo una scuola ma manca un professore, so che i vostri figli non stanno crescendo nel miglior modo a causa delle poche risorse. So che non c'è lavoro, perchè le terre su cui lavorate purtroppo sono diventate infertili.- guardo mia madre, che mi fissa attenta, poi le lancio un'occhiata di sfida -Ed è per questo che noi, autorità del regno di Darkness, abbiamo deciso di aumentare il denaro e le risorse già dal prossimo mese- degli urli di approvazione si alzano dalla folla -Faremo arrivare i professori meglio qualificati per i vostri bambini, costruiremo una nuova scuola e delle nuove abitazioni, vi daremo il materiale necessario per le riparazioni e provvederemo al miglioramento dei campi!- mi accorgo che sto alzando la voce, mentre le grida del popolo sembrano ormai indomabili. Mia madre mi fissa furiosa, mentre il sindaco accanto a lei sorride fino alle orecchie.
-Di tutto questo provvederò io stessa, perciò non vi preoccupate, popolo di Darkness, presto riavrete una nuova vita, quì a valle!- 
Altre urla ergono dalla gente mentre io scendo dal palco. Supero mia madre senza nemmeno guardarla, stringo la mano al sindaco che mi ringrazia di cuore e torno alla carrozza, pronta a tornare in città. 
Durante tutto il viaggio mia madre non mi parla nemmeno, ma non mi importa. So di aver fato una cosa giusta. D'altronde, non volevano una buona erede? 
 
Dopo una giornata passata tra sorrisi, discorsi e le mille frivolezze di Darkness città, è arrivato il momento di assistere all'addestramento. Sono le 17.00, perciò ci saranno i soldati dell'ultimo corso, quelli che da quì a poco diventeranno soldati veri e propri. Vedrò Facundo, quindi. 
Attraverso il cortile fino al chiosco accanto al portone del castello, aspettando che arrivi mia madre. -Questa volta non devi sorridere nè fare discorsi. Guarda e basta- 
Non so se lo dica per il disastro (a detta sua) combinato stamattina, o perché con il resto delle autorità sono stata troppo impacciata, ma annuisco ed entro nell'aula. I banchi sono vuoti, quindi suppongo che i ragazzi si trovino nell'arena. 
Attraverso la classe e apro la porta in vetro dietro alla lavagna; il padre di Facundo mi indica di sedermi sulle gradinate al margine dell'arena. 
Vedo Facundo allenarsi con uno strano aggeggio e rimango ad osservarlo. Quando alza la testa e mi vede corre subito da me. Lo abbraccio -Cosa fate ora?- gli chiedo, sperando che ciò che ho in mente non sia la cosa corretta. -Quello che ti ho detto stamattina. La guerra- risponde impassivo. Mi chiedo come faccia, io morirei dalla paura al suo posto. 
-Facundo, ma davvero si può morire? Insomma, il vostro addestratore è tuo padre! Cosa direbbe se ti vedesse morire?- domando. Temo di essere più in ansia di lui, che invece alza le spalle -Valore e coraggio- dice semplicemente, citando le parole del motto di Darkness.
-Mi chiamano, devo andare- lo saluto con una mano e torno agli spalti accanto a mia madre. Siamo le uniche spettatrici. 
Tra noi e l'arena si alza una spessa barriera bianco opaco, ma abbastanza trasparente da riuscire a vedere cosa succede al suo interno. 
Non faccio in tempo a sbattere le palpebre che alcuni robot entrano. Sono molto più grandi e imponenti di come li avevo immaginati guardando il libretto di mio padre. 
Si sistemano in una fila orizzontale sul lato destro dell'arena, mentre i soldati fanno lo stesso sull'altro lato. Al "via" del padre di Facundo, la battaglia ha inizio. 
I robot iniziano a correre in modo così veloce da sembrare irreale. Schivano ogni colpo che gli viene lanciato dai ragazzi, che colpiscono invece in modo fin troppo preciso. Per essere una simulazione di una reale guerra, quei manichini sono fin troppo bravi.
Punto gli occhi solo su Facundo, che sta sparando alla testa di alcuni nemici. Ne colpisce uno che cade a terra. Si avventa su di lui e lo colpisce nel punto in cui ci dovrebbe essere il cuore; il terreno lo inghiotte. Facundo si sposta sull'altro lato dell'arena e colpisce un robot insieme ad un altro soldato. Questo probabilmente deve essere più bravo perchè non riescono a batterlo. 
Vedo aprirsi un angolo della barriera ed altri cloni entrano. Ora sono più del doppio dei soldati. 
Tre manichini si avventano contro un ragazzo magro e piccolo, che cerca di difendersi come meglio può. Un suo compagno si avvicina per aiutarlo, ma un altro robot lo afferra dalla gola. Vedo sangue cadere dappertutto, poi il ragazzo cade a terra e viene inghiottito come l'altro robot. Smetto di guardare. È insopportabile vedere persone morire così. 
Quando torno a girarmi verso l'arena, un robot mi sta fissando, immobile, in mezzo al campo di battaglia. 
Lo fisso anche io, ma forse è la mossa sbagliata, perchè questo inizia a correre verso di me sbattendo contro la barriera. La prende a pugni finchè ne frantuma una parte, poi corre all'impazzata per romperla ancora. Mi guardo intorno ma non vedo il padre di Facundo. Mi alzo sugli spalti, presa dal panico, ma questo serve solo per far arrabbiare di piú il robot. Voglio urlare, ma non riesco. Non mi sento piú le braccia, le gambe tremano, non vedo piú nulla intorno a me, solo gli occhi magnetici di quel manichino, circondati da un cappuccio grigio. 
Vedo il robot correr verso di me, mi sento avvampare. Cerco di correre verso la porta, ma inciampo nei miei stessi piedi e cado a terra. So di avere il robot sopra di me, poi sento uno sparo. Piú forte degli altri, piú vicino. Alzo la testa e non vedo nulla. Guardo qualche scalinata piú in basso, il robot é morto. 
  
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