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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    24/06/2015    4 recensioni
Minosse ha sempre trovato sublime lo spettacolo offerto dalla morte della bellezza.
Come avrà quindi vissuto il suo incontro con il Cavaliere d'Oro dei Pesci?
Ammaliato da cotanta magnificenza,
il Giudice Infernale non potrà certo sottrarsi alla prospettiva di sradicare anche quel bel fiore...
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grifon Minos, Pisces Albafica
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Innocent, perfect and letal beauty'
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Morire per mano di una rosa di fatale incanto



Fin da quando lo aveva visto per la prima volta, Minosse del Grifone, Secondo Giudice Demoniaco, non aveva potuto fare a meno di notarne l'avvenenza.
Il Cavaliere d'Oro dei Pesci era un'autentica gemma, e il suo fulgore poteva solo eclissare quello del sole e del suo giardino, così come quello della sua stessa armatura, che su di lui non faceva che da contorno a un quadro già perfetto di suo. Pareva che quella creatura, tanto letale a dispetto del suo fascino innato, fosse stata partorita dalla Dea Afrodite in persona. I capelli erano una cascata di lucenti e soffici boccoli azzurro cielo, gli occhi due pozze color lapislazzuli, profondi e pregni di una sofferenza inespressa che li permeava di una luce carica di malinconia e tristezza, la carnagione pareva avorio, perfettamente liscia e delicata, quasi femminea, così come lo era il viso dai tratti dolci e statuari, e il piccolo neo vicino all'occhio sinistro, il fisico era quello di un guerriero, scultoreo, ricco di potenti fasci muscolari eppure la vita era sottile e i fianchi quasi femminili.
Minosse era ansioso di tastare la forza di quel gioiello della natura, chissà perchè l'idea di uno scontro con lui lo allettava: voleva vederlo in azione, provare sulla sua pelle il veleno letale per cui era tanto rinomato. E, più di qualsiasi altra cosa, voleva vederlo cadere. C'è un fascino intrinseco e quasi sublime nell'osservare la morte della bellezza, un fascino che sin da piccolo aveva attratto Minosse come una calamita, amava vedere i fiori sfiorire, perdere i petali, sbriciolarsi tra le fiamme, era una sensazione magnifica. Con gli anni, e specialmente dopo aver conosciuto il Sommo Hades, il suo gusto per quel tipo di sublime si era affinato, al punto che non scendeva mai in battaglia se non contro avversari che reputava degni delle sue attenzioni in termini di fascino e bellezza. Ma in tutti quegli anni di scontri e morti, mai aveva avuto l'occasione di incontrare una gemma di quel calibro, Albafica era un autentico fenomeno della natura, e per lui sarebbe stato magnifico tanto distruggerlo quanto, qualora non fosse stato abbastanza forte, essere distrutto da lui.
Chiuse gli occhi: decisamente, non gli sarebbe affatto dispiaciuto morire per mano di una meraviglia simile.
Osservò i suoi sottoposti. Quei moscerini, indegni della presenza di cotanta bellezza, erano stati annientati come un niente: sorrise, gli dispiaceva per il pesciolino, ma con lui non sarebbe stato altrettanto facile! Si sgranchì gli arti ancora addormentati, poi con un balzo agile atterrò in mezzo a quei boccioli venefici che era l'habitat naturale della sua nuova preda.
Albafica lo fissava serio: era evidente quanto non fosse minimamente intenzionato a farlo passare.
Lo scontro fu violento, eppure fu subito chiaro a entrambi il divario che li separava: Minosse giocherellava con quel suo nuovo burattino come un niente, e si divertiva incredibilmente a sentirlo urlare di dolore mentre gli spezzava le ossa, tagliava i muscoli e distruggeva le articolazioni. Il sangue scorreva da quel corpo magnifico come una cascata tetra e purpurea, mentre il suo candido mantello si screziava di rosso e le sue grida riempivano la Dodicesima Casa. Uno spettacolo senza prezzo, Minosse rideva divertito, affascinato da quella tetra esibizione che gli si presentava di fronte.

Fu con immenso piacere che, mentre tentava di distruggere il villaggio, LUI ricomparve: testardo come sempre, dopotutto.
Minosse era divertito: gli piaceva la sua ostinazione, il suo modo di rimanere in piedi nonostante le centinaia di ferite che gli ricoprivano il magnifico corpo. I suoi occhi lo fissavano con determinazione, e per qualche istante il Giudice Infernale pensò che, quella volta, gli sarebbe proprio toccato fare sul serio.
Albafica, dal canto suo, era visibilmente prostrato, eppure non ne voleva proprio sapere di darla vinta a quel mostro. Si preparò per quell'ultimo, disperato attacco, conscio che un altro Crimson Thorne lo avrebbe privato anche delle ultime forze rimastegli.
Minosse sorrise, proteggendosi con le ali dell'armatura e pensando che ormai era inutile: era stato divertente giocare con quel pupazzetto, ma vi era troppa differenza tra loro due.
Sgranò gli occhi stupito, mentre un dolore gelido gli perforava impietoso il petto. Abbassò lo sguardo, mentre dal labbro un leggero rivolo di sangue colava sulla Surplice splendente d'oscurità: dal petto, una rossa a chiazze rosse e bianche sporgeva letale, pregna del sangue venefico di Pisces, che ormai era penetrato nel suo organismo. Sentì il liquido letale percorrergli bollente le membra, attraversargli gli arti possenti e dilaniargli i muscoli da guerriero: tossì forte, sputando a terra un grumolo di sangue. Rise divertito: a quanto pareva aveva sottovalutato un po troppo il pesciolino.
Cadde a terra, osservando il cielo pregno di petali di rosa. Il dolore iniziava a diminuire, sostituito da un dolce torpore che sapeva di casa e fiori: un modo davvero niente male per morire. Minosse non era affatto pentito. Voltandosi, vide il proprio magnifico assassino cadere a terra stremato: chissà, forse si sarebbero reincontrati, una volta negli Inferi. Non gli sarebbe dispiaciuto combattere di nuovo con lui. Sospirò, era stato un bello spettacolo, ma come ogni spettacolo era ormai giunto al termine.
Chiuse gli occhi: non era male morire per mano di una rosa di fatale incanto.
   
 
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