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Autore: santacroce_    24/06/2015    3 recensioni
Londra, 17 Gennaio 1914
Ciel , diventato ormai un demone, si sposta assieme al suo maggiordomo di residenza in residenza, sterminando i capifamiglia per continuare la vita lussuosa che entrambi ormai prediligono da tempo. Il giorno 28 Dicembre 1915,riceve inaspettatamente una lettera sigillata da David Lloyd George. Quello che non sa è cosa il suo maggiordomo è disposto a fare per lui.
AlternativeUniverse!Ciel AlternativeUniverse!Sebastian
SPOILER per chi non ha ancora visto Kuroshitstuji II!
Genere: Erotico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota dell’autrice: so che questa storia potrebbe sembrarvi abbastanza strana, dato che vede come protagonisti un Sebastian e un Ciel molto diversi dal solito. Spero possa piacervi ugualmente, ci rivediamo a fine capitolo. ^-^
N.B. Tutti i riferimenti storici sono reali e i fatti veramente accaduti.
 

Londra, 17 Gennaio 1914
Quello che una volta era il conte Ciel Phantomhive, adesso era un ragazzo alto poco più di un metro e sessantacinque, con alcuni lineamenti ancora da bambino –sebbene le braccia presentassero un lieve accenno di muscoli- gli occhi di un rosso scarlatto, e con un cognome diverso. Ciel era indubbiamente diventato più scontroso dopo l’incidente che lo aveva visto protagonista, sebbene, in qualche modo, lo avesse reso più forte. Dopo che Sebastian lo aveva recuperato dal mare, si erano giurati di stare sempre l’uno al fianco dell’altro, senza mai lasciarsi: e così fu. Il maggiordomo non si era mai separato dal suo Bocchan, né Ciel aveva desiderato che qualcuno glielo portasse via. Ogni 15 anni, i due vagavano di città in città, cambiando cognome e abitudini, impossessandosi di titoli nobiliari con una forza che solo due demoni potevano possedere. Dopo aver quasi decimato la popolazione di Dublino e Cambridge, i due avevano fatto ritorno a Londra, con il più piccolo che cresceva sempre di più, sebbene molto più lentamente rispetto agli umani.
 

Londra, 29 Dicembre 1915
Faceva freddo. Un freddo insolito per una città come Londra. Tanto insolito quanto poco piacevole. Il Big Ben svettava fiero sulla città, ricoperto di un candido e sottile strato di neve; il fiume era ormai del tutto ghiacciato, vista la neve incessante dei precedenti giorni, così come gli alberi e i prati delle case signorili rimaste. Quell’atmosfera sarebbe stata di sicuro gioviale, se solo non fosse stato per il contesto in cui era immersa: il 28 Luglio dello scorso anno, infatti, una terribile guerra era scoppiata, decimando i bassifondi di qualsiasi città colpita da questo enorme evento, permettendo solo ai più abbienti di poter rimanere in vita, se così si poteva chiamare.
-SEBASTIAN!- chiamò a voce alta Ciel, camminando nervosamente avanti e dietro per il suo lussuoso ufficio, con solo il ticchettio delle sue scarpe a fargli da sottofondo. Nella mano stringeva una lettera male impacchettata, giallognola, stropicciata. Non poteva crederci: non era quello il momento giusto per una cosa del genere… Anzi, il momento giusto non sarebbe mai arrivato, vista la gravità della situazione. Il solo pensiero che il suo amato Sebastian potess-
-Yes, my lord?- la voce profonda del maggiordomo interruppe il suo flusso di pensieri, così il più piccolo subito si fiondò a sventolare la lettera ricevuta davanti agli occhi confusi di Sebastian, stropicciandola ancora di più di quanto non lo fosse già. Si rimise a posto non appena si rese conto di essere stato troppo impetuoso: si diede una veloce sistemata e tese le due dita che tenevano la lettera verso l’uomo vestito di nero, voltando lui le spalle, con le braccia unite dietro la schiena.
 
Egregio Sig. Ciel Kelvin,
Alla vigilia della prima guerra mondiale la normativa è stata modificata dal R.D. il 24 dicembre 1911 n. 1497 (Atti  sul reclutamento del regio Esercito). Pertanto invitiamo la S.V. a prestare servizio militare di leva obbligatoria entro e non oltre il 30 Dicembre 1915. La S.V è pregata di presentarsi alle ore 20.00 presso la stazione principale di Londra con un bagaglio a mano e al massimo una valigia.
Tutti i trasgressori saranno severamente puniti in nome della Patria e della Regina.
I miei saluti,
David Lloyd George.
 
 
Gli occhi vitrei del maggiordomo si mossero velocemente tra le righe inchiostrate a mano sulla carta, ma non lasciò che alcuna emozione trasparisse dal suo viso, riponendo la lettera nella sua, ormai quasi inutilizzabile, busta di carta. Non proferì parola, si limitò a guardare il suo ‘’padroncino’’ immerso in chissà quali pensieri. Sebastian sapeva quanto fosse cagionevole di salute, quanta poca forza avesse nelle braccia, ma non dubitava di certo del fatto che fosse capace ad uccidere una persona senza alcun rimorso. Tante volte lo aveva visto conficcare pugnali nelle languide membra di qualsiasi essere umano, conosciuto o sconosciuto che fosse, e la sua anima rimaneva pura, intoccata e succulenta come quella di un bambino. I vetri lucidi della grande vetrata riflettevano lo sguardo di Ciel rivolto verso il basso, insolito per lui.
-Sebastian vedi di prepararmi le valigie quanto prima possibile.- disse con voce rotta, quasi rassegnata, voltandosi per uscire dalla stanza, senza degnare di uno sguardo il suo sottoposto. Sapeva, in cuor suo, che quella notte non avrebbe dormito. Come poteva in una situazione del genere? Certo, di sicuro era avvantaggiato rispetto alle altre persone mortali: ma il suo corpo, essendo ancora quello di un bambino, non era del tutto formato come quello di un demone adulto. Non poteva resistere al perforamento della carne, poiché non aveva ancora imparato a rigenerarla; poteva spostarsi ad una velocità ridotta rispetto a Sebastian e aveva bisogno di una quantità ingente di cibo e anime. Cercando di non pensarci, entrò nella sua camera e socchiuse la porta, gettandosi poi sul letto con un morbido tonfo e chiuse gli occhi, beandosi del buio e del silenzio.
La mattina dopo, 30 Dicembre
Il maggiordomo aveva come sempre passato la notte senza dormire, dedicandosi a preparare dei gustosi croissant con ripieno di confettura di ciliegie per la colazione del suo padroncino. Con uno scatto appoggiò due cornetti accanto alla tazza da tè finemente decorata nei toni del viola, sul vassoio che era solito portare sul letto regale di Ciel.
Il conte aveva chiuso gli occhi ed era scivolato in un sonno profondo senza sogni; puro e limpido sonno, così come il suo riflesso nel liquido giallognolo nella tazzina.
-New Moon Drop?- constatò il più piccolo sorseggiando piano, per evitare di scottarsi.
-Esatto, bocchan. Le valigie sono pronte, le ho poggiate ai piedi del suo letto così che potesse controllare che abbia tutto il necessario- il maggiordomo sollevò di istinto un angolo della bocca, trasformando le sue sottili labbra in un sorrisino, quasi un ghigno soddisfatto.
-Lo farò dopo.- poggiò la delicata tazzina di porcellana sul vassoio lucente di acciaio e fece ciondolare le gambe al lato del letto, come ad invogliare Sebastian a compiere il suo dovere mattutino. Prontamente gli rispose, piegandosi davanti al suo esile –per la sua età- corpicino per sfilargli i calzini di seta, per poi riporli ai lati del letto; si alzò in piedi, sfilando attentamente la camicia da notte del suo Bocchan, lasciandolo solo in biancheria. Ogni volta che Sebastian toccava Ciel, quest’ultimo si godeva appieno la sensazione che quelle dita affusolate gli facevano provare: nessuno, nemmeno sua madre lo aveva mai fatto sentire così…calmo, sereno, rilassato. Ma il giovane conte era fin troppo orgoglioso per anche dare un minimo segno di approvazione: non aveva mai voluto oltrepassare la linea di distacco sociale che vi era tra un suo servo e lui. Non ne aveva mai avuto il coraggio.
Con estrema calma e raffinatezza, Sebastian lo vestì con gli abiti migliori che il conte avesse nel suo armadio, poi si congedò, prendendo il vassoio e sparendo appena allo svicolo dell’immenso corridoio della residenza.
Ciel non riusciva a pensare ad altro: lui, in guerra, al fronte.
Lui, che non sapeva nemmeno vestirsi da solo.
Lui, che non sapeva gestire bene nemmeno una pistola.
Lui, un demone affamato di anime pure, non sporche di terreno e sangue come quelle che avrebbe trovato in trincea.
Non voleva andarci: si dava del codardo da solo, non si riconosceva più. Non aveva paura di morire, non aveva paura di perdere un arto. No, quelle cose non lo spaventavano affatto. Aveva il terrore di rimanere solo. Sebastian non lo avrebbe potuto seguire, dato che non era registrato all’anagrafe, quindi sarebbe rimasto solo, separato dalla sua unica ancora di salvezza. Anche quel pomeriggio passò relativamente in fretta, preso com’era dalla situazione.
-Dobbiamo andare, Bocchan.- la voce di Sebastian risuonò in quella stanza. Il conte deglutì, sotto lo sguardo impassibile del suo servitore, che subito lo seguì lungo il corridoio. –Si sente pronto?- chiese con un tono più malizioso del solito.
-Lo faccio solo per la patria e la Regina. Non mi sottrarrei mai ad un suo ordine.- replicò freddo Ciel, uscendo dalla residenza, mentre il maggiordomo lo accompagnava all'automobile con le due valigie in mano.
 

Nota dell'autrice: Ohayo! Dopo quasi due anni di inattività, eccomi ritornata a scrivere su EFP, questa volta con una serie del tutto diversa dalle solite trattate da me. So anche che vi ho messo un po' (troppa) suspence nell'ultima parte maa... io sono cattiva quindi dovevate aspettarvelo. Se la storia vi è piaciuta/ non vi è piaciuta/ volete darmi consigli/ volete stressarmi perchè io metta la prossima parte non esitate a recensire :3 
Baci e al prossimo capitolo!
santacroce_
   
 
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