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Autore: lanuvoladismog    24/06/2015    1 recensioni
Quando Gwen scopre nuovi colori nella sua vita decide di tingersi i capelli di blu.
Duncan vuole affermarsi e impone la sua cresta verde.
Il nero è la metamorfosi.
Gwen lo comprende ma non vuole accettarlo; Duncan ha giurato di non cambiare mai.
Il nero è il rifiuto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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                                                                                                                                                                                    Estate 1979

Su quella panchina scomoda e a dirla tutta anche un po’ umida Gwen capì che non sarebbe mai riuscita a conciliare la realtà dei fatti con ciò che Duncan si ostinava a prometterle: probabilmente la loro relazione non avrebbe resistito agli anni e sicuramente l’integrità e l’orgoglio sarebbero venuti meno; le manifestazioni, l’importanza delle lotte e dei diritti che tanto decantava sarebbero diventati niente più che un ricordo giovanile, svanendo insieme ai piercing, la cresta verde e quelle cazzo di borchie che si incastravano nelle catene della gonna di lei. Magari avrebbe sposato una ragazza di buona famiglia e con lei avrebbe avuto tanti bambini da spedire in una scuola privata, perché una come Courtney non avrebbe mai permesso che la sua preziosa prole si mischiasse a quelle zecche.
Duncan le aveva giurato che non sarebbero mai cambiati: lui avrebbe continuato a lavorare nell’officina del vecchio Chef, arrotondando con le serate da Geoff; Gwen invece non si sarebbe laureata con il massimo dei voti per colpa di quei vecchi bigotti bastardi, come li chiamava lui, che non avrebbero mai accettato una ragazza indipendente, dalle idee forti e ribelli e il trucco pesante. Ma una volta uscita da quell’ambiente Duncan era sicuro che la sua ragazza avrebbe tenuto mostre su mostre, infinite conferenze da cui le nuove generazioni avrebbero potuto prendere esempio e cambiare finalmente una società corrotta basata sul compromesso e la menzogna. Non avrebbero mai rinnegato un passato privo di rimorsi.

«Ma ciao, raggio di luna.» A Gwen la panchina parve improvvisamente accogliente, con Duncan accanto. Non glielo disse. «Se Chef scopre che hai lasciato l’officina incustodita ti tocca fare gli straordinari stasera.»
«Mah, l’ho lasciato con Chris, penso non lo rivedrò fino a domattina. Piuttosto, ci sei da Geoff oggi? Suoniamo e se gli gira offre anche da bere.»  «Domani ho lezione presto, non dovrei…» tentennò. «Ti sveglio io.. o non ci addormentiamo, decidi tu.» Duncan ghignò, e Gwen seppe di non avere scelta. Si accesero una sigaretta e la questione fu chiusa.


                                                                                                                                                                                                Gennaio 1977

Quando Duncan, appena maggiorenne, trovò quell’appartamento in centro, non molto distante dal campus dell’università di Gwen, i due colsero l’occasione al volo: con i soldi appena sufficienti per l’affitto del primo mese ebbero le chiavi.
Gwen aveva appena compiuto diciannove anni quando iniziò a dipingere i muri della loro casa; elettrizzata da tutti quei colori nella sua vita, si tinse i capelli di blu, «ma non tutti», come specificò euforica a un Duncan alquanto sorpreso, «solo qualche ciocca». «Il resto l’ho lasciato nero». «E perché? Se vuoi spaventare per bene gli sbarbatelli del college non lasciare le cose a metà» chiese, sinceramente curioso. «Il nero è il colore del rifiuto.» ribatté lei. «È il caos, la catastrofe; esprime dissenso verso i dogmi e le costrizioni. Io voglio lanciare un messaggio!» «Ma è geniale… Streghetta, tu il mondo lo cambi sul serio, te lo dico io!» disse prendendola in braccio.
«E senti, io che colore sono?»
«Verde?» propose. «Verde speranza? Melenso e direi addirittura riduttivo per un uomo dalle mille qualità come il sottoscritto, non trovi?» La ragazza sembrò rifletterci per un attimo. «Autostima, affermazione, una fiducia in se stessi.. per un ego spropositato come il tuo, il verde è davvero perfetto, caro» lo apostrofò. Duncan fece una smorfia, contrariato.
Una settimana dopo Gwen lo vide tornare con un flacone di tinta. Verde.





                                                                                                        Heeeeilà! Non so cosa sia questa.. cosa, né come si evolverà, maaaa va bene così. Il titolo della storia è una frase da una canzone di Lucio Battisti, La collina dei ciliegi. E niente, anche se è un brevissimo prologo spero vi piaccia, e mi piacerebbe anche sapere cosa ne pensate. A presto! (spero............)
  
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