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Autore: Cannellina    25/06/2015    1 recensioni
La verità era che lo amava come non aveva mai amato nessuno, e sarebbe sempre stato così, questo lo sapeva, come sapeva che non sarebbe riuscito ad allontanarsi da lui, anche se Ian fosse cambiato a tal punto da diventare per lui irriconoscibile, perchè sarebbe sempre stato il suo Ian, quello che gli aveva intimato titubante di ridargli la pistola che Mickey gli aveva sottratto, cercando di mostrarsi coraggioso quando invece sembrava un cucciolo smarrito, quello che non aveva ribattuto quando lo aveva picchiato pur di non dover ammettere quanto lo amasse, quello che gli aveva chiesto con le lacrime agli occhi di non sposarsi con Svetlana, quello che lo aveva costretto a scegliere tra l’amore per lui e la paura per suo padre, quello per il quale aveva ammesso al mondo intero di apprezzare gli uomini e non le donne.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mickey attese in linea per l’ennesima volta quella giornata, aspettando solo di sentire la voce di Ian rispondergli attraverso quello stramaledetto telefono. Inutile, anche quella volta il solo rumore che sentì fu il familiare bip, segno che Ian non voleva più avere niente a che fare con lui.
“Fanculo” grugnì a denti stretti, mentre espirava un po’ di fumo dalle labbra e lo osservava salire lento in cielo, lasciando una scia grigia.
Ian era stato rilasciato dall’esercito da due giorni ed era partito insieme a Monica, quella stronza di sua madre, bipolare come il figlio, e non gli aveva fatto sapere nulla. Nessuna telefonata, nessuno stupido messaggio, anche solo per avvisarlo che stava bene, per farlo smettere di preoccuparsi per lui, come Mickey stava facendo già da troppo tempo.
Il ragazzo moro sbuffò, riponendo nella tasca il telefono, convinto che Ian non lo avrebbe mai richiamato, e si avvicinò ad un biondino seduto su una panchina di fronte a lui, dai lineamenti delicati e dall’espressione dolce, come un tempo era quella di Ian, e gli fece cenno di seguirlo nel vicolo dietro quel locale per gay dove si trovavano, affermando con un sorriso che non prometteva nulla se non quello per il quale si era diretto in quel posto: “Andiamo, dolcezza.”
Il ragazzo si alzò titubante e lo seguì fino al vicolo appartato dove nessuno si sarebbe interessato di guardare, e subito si slacciò i pantaloni, calandoseli fino alle ginocchia, e si appoggiò con il petto al muro, appoggiandovi le mani per sostenersi, in attesa di essere preso.
Mickey si abbassò i pantaloni quanto bastava per liberare il proprio membro, e preparò il ragazzo velocemente, senza dolcezza, per poi penetrarlo rudemente.
Era di quello che aveva bisogno adesso, aveva solo bisogno di un corpo sotto di lui che gli facesse dimenticare i gemiti di Ian, coprendoli con i suoi, il corpo di Ian, forte e muscoloso, che ormai Mickey conosceva a memoria per tutte le volte che si era concesso di esplorarlo e marchiarlo come se fosse suo, e che ogni volta lo sovrastava, facendolo sentire protetto, prezioso e amato, giusto, libero di essere quello che era.
Stava tradendo Ian quella sera, lo stava facendo per rabbia, per ripicca, perché voleva dimenticare tutto l’amore che provava per lui, voleva dimenticare il dolore che aveva provato e stava provando ogni giorno, quando osservava Ian e lo vedeva sgretolarsi sotto il peso della sua malattia, quella brutta stronza che lo aveva afferrato e non voleva più lasciarlo andare, e che lo stava cambiando completamente.
Voleva dimenticare il groppo in gola che aveva sentito quando era andato a trovare Ian alla base militare in cui i soldati lo avevano portato, quando aveva visto gli occhi del ragazzo che amava spegnersi sempre di più mentre ascoltava le parole di sua sorella Fiona, che lo giudicava malato e incapace di poter badare a se stesso.
Aveva voluto stringerlo in quel momento, sussurrargli che lui ci sarebbe sempre stato per lui, che si sarebbe preso cura di lui e che lo avrebbe aiutato passo dopo passo a superare tutto quello, ma l’unica cosa che si era limitato a fare era stata guardarlo distruggersi e cadere sempre di più in un oblio che non aveva fine, senza poter fare assolutamente niente per salvarlo.
Aveva voluto portarlo via con sé quando lo avevano rinchiuso per tre giorni in quella stupida struttura che somigliava tanto ad un manicomio e che di certo non avrebbe aiutato Ian a guarire, perché glielo aveva visto negli occhi, aveva visto quanta paura aveva avuto nel varcare la soglia di quella specie di prigione, e aveva colto il suo ultimo sguardo disperato, rivolto a lui e a lui soltanto, che gli chiedeva solo di portarlo via da tutto quello, ma lui non lo poteva fare.
Non poteva salvare Ian, non ci era riuscito quando aveva deciso di non ascoltare le proteste dei Gallagher che lo intimavano a fare rinchiudere loro fratello per poterlo aiutare, mentre lui si era ostinato a sottovalutare il problema, perché pensava che lui e il suo amore sarebbe riusciti ad “aggiustare” Ian, a farlo tornare quello di un tempo, quello che aveva lottato per la loro relazione e che lo aveva messo alle strette, facendolo uscire allo scoperto con suo padre.
Aveva scelto Ian quella volta, e si era dichiarato davanti a tutti pur di non perderlo, affrontando la paura che provava per suo padre, e lo avrebbe scelto ancora altre mille volte, perché lui era l’unico che voleva e l’unico per il quale avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Per questo quando con un rantolo venne  dentro quel ragazzino scialbo e insignificante si maledisse per quello che aveva appena fatto e strinse con forza i fianchi del biondino, che mugolò per il fastidio, allontanandosi subito da lui, per rivestirsi e andarsene, non prima di avergli sorriso.
Mickey si odiò per quello che era successo quella stramaledetta sera, perché per tutto il tempo non aveva fatto altro che sperare che quei capelli biondicci prendessero subito fuoco, accendendosi come quelli rossi di Ian. Si era aspettato di sentirsi sussurrare all’orecchio “Sei mio”, in quel modo che aveva solo Ian, con quel tono che faceva sciogliere Mickey tra quelle braccia forti che ogni volta coprivano le sue, mentre le mani del rosso stringevano quelle del moro, quasi volessero fondersi insieme.
Quella sera Mickey aveva fatto l’attivo, come aveva fatto quando era stato in prigione e nel riformatorio, perché mai a nessuno avrebbe permesso di scoprire che in realtà amava prenderlo ed essere posseduto. Solo a Ian aveva permesso di scoprire quella sua debolezza, perché verso il mondo intero si era sempre mostrato freddo, aggressivo e prepotente, ma quando rimaneva solo con Ian riusciva a mostrarsi per quello che era, senza la sua corazza che lo proteggeva, perché quel ragazzo era riuscito a penetrare nel suo cuore, insinuandosi sotto la pelle, non volendosene più andare via, non arrendendosi al primo rifiuto.
La verità era che Ian gli mancava ogni giorno di più, e lo odiava per essere sparito come aveva già fatto un’altra volta, e si odiava, perché avrebbe tanto voluto dimenticarlo per sempre, per non dover più preoccuparsi per quello stupido ragazzino che in quegli ultimi mesi lo aveva fatto soffrire, perché vederlo cambiare e trasformarsi in qualcun altro che pian piano stava sopprimendo l’Ian del quale era innamorato lo stava uccidendo.
La verità era che lo amava come non aveva mai amato nessuno, e sarebbe sempre stato così, questo lo sapeva, come sapeva che non sarebbe riuscito ad allontanarsi da lui, anche se Ian fosse cambiato a tal punto da diventare per lui irriconoscibile, perchè sarebbe sempre stato il suo Ian, quello che gli aveva intimato titubante di ridargli la pistola che Mickey gli aveva sottratto, cercando di mostrarsi coraggioso quando invece sembrava un cucciolo smarrito, quello che non aveva ribattuto quando lo aveva picchiato pur di non dover ammettere quanto lo amasse, quello che gli aveva chiesto con le lacrime agli occhi di non sposarsi con Svetlana, quello che lo aveva costretto a scegliere tra l’amore per lui e la paura per suo padre, quello per il quale aveva ammesso al mondo intero di apprezzare gli uomini e non le donne.
Lo amava, anche con quella dannata malattia che lo stava corrodendo, e non poterlo avere lì, in quel momento, per stringerlo e sentirlo comunque suo lo stava facendo impazzire.



Note dell'autrice
Hm, in realtà non ho molto da dire :/ avevo da poco finito di guardare la quinta stagione di Shameless e ho dovuto scrivere questa Gallavich, penso più per sfogo personale che per altro.
Avrei voluto fare finire questa oneshot in altro modo, visto che amo il lieto fine ma non riuscivo a continuare e questa storia alla fine mi è sembrava giusta e finita così.
Probabilmente scriverò un seguito, magari raccontando di una riconciliazione tra Mickey e Ian ambientata dopo la loro rottura alla fine della quinta stagione, ma non so quando mi verrà qualche ispirazione divina ahah
Come al solito se avete voglia recensite e fatemi sapere cosa ne pensate :3 baci!
 
  
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