Note: Attuale fissa della Maki? La DeNor. Mi mancava solo questa, credo. Clau,
lo sai che è colpa tua vero?
Den
lille Havfrue
«Alle sirene
giungerai da prima,
che affascinan
chiunque i lidi loro
con la sua prora veleggiando tocca. »
L’uomo si era
appena seduto al suo tavolo pronto a scrivere un nuovo pezzo del suo ultimo
lavoro, quando la porta di casa sua si aprì e un potentissimo urlo squarciò il
silenzio e la quiete della dimora facendo quasi cadere a terra il pover’uomo.
-SIGNOR HANS! L’ho
vista! L’ho vista, signor Hans!- urlava Danimarca correndo verso di lui e
incespicando nei libri e nei fogli che lo scrittore lasciava in giro sul
pavimento.
Passato lo spavento
iniziale, Hans sorrise all’esagitato Danimarca.
-Cosa hai visto,
ragazzo?-
-Lei! Ho visto Lei, signor Hans!- si sbracciava e saltava per la gioia, neanche
fosse un bambino in un negozio di giocattoli.
-Lei chi, ragazzo?- chiese ancora,
cercando di non ridere di fronte ai gesti infantili del biondo.
-La sirena! L’ho
vista, signor Hans! Al porto!-
Hans sgranò gli
occhi, un sorriso si disegnò sulle sue labbra.
-Oh, ragazzo mio! È
fantastico! Forza, forza: recupera una sedia e vieni vicino al tavolo!- corse
verso il tavolo pieno zeppo di fogli e libri e fece un po’ spazio, spostò la
macchina da scrivere e afferrò foglio e penna.
Appena Danimarca
tornò da lui trascinando sul pavimento uno sgabello, lo scrittore esclamò: –Forza, ragazzo! Descrivila, nei minimi
dettagli!-
E mentre Danimarca
raccontava allo scrittore della sirena, questi prendeva appunti scrivendo
velocemente tutte le caratteristiche descritte dal giovane.
*
-Eccoti qui, Nor! Ti ho cercato ovunque!-
Norvegia alzò
stancamente gli occhi dallo spesso tomo di magia che stava leggendo, fissando
il danese: sorrideva felice.
-Cosa ti è
successo? Sembra che tu abbia visto qualcosa di spettacolare.- mormorò il
norvegese.
Se possibile, il
danese sorrise ancora di più.
-E infatti è così!-
esclamò. –L’ho vista, sai? La sirena, dico.-
Norvegia si sforzò
di restare impassibile.
-Ah, davvero? Beh:
che fortuna. Sono pochi quelli che possono dire di aver visto una sirena ed
essere ancora vivi per raccontarlo.- sentenziò, tornando a leggere accoccolato
in un angolo del divano.
Danimarca si
sedette vicino a lui, appoggiando la testa sulla spalla del norvegese e
sbirciando di tanto in tanto il libro che l’altro leggeva.
Sorrise.
-Grazie, Nor.-
-Non l’ho fatto per
te, sappilo.-
-Sei libera, ora.-
Gettando la rete tagliata alle
sue spalle, Norvegia osservava la creatura che gli si era avvicinata dopo
essere stata liberata con un piccolo sorriso sulle labbra.
La creatura sorrise e fece una
piccola riverenza, muovendo velocemente la coda di pesce e schizzando il
giovane con qualche spruzzo d’acqua.
Norvegia ridacchiò, proteggendosi
il viso con le braccia per evitare che gli spruzzi gli entrassero negli occhi.
-Immagino la tua felicità... -
parlò ancora, mentre la sirena continuava a manifestare la propria gioia
esibendosi in piccoli tuffi . –Ora però vai, prima che tu finisca di nuovo in
qualche rete per i pesci.-
La sirena annuì, si immerse e con
qualche movimento della coda era già lontana.
Norvegia la vide fare ancora
qualche evoluzione prima che sparisse tra i flutti.
*
-Nor, cosa leggi?-
Norvegia alzò gli occhi verso Danimarca.
-L’ultimo racconto del tuo amico scrittore… - rispose, e Danimarca sorrise entusiasta.
-E com’è? Com’è? Com’è? Com’è?- incalzò l’altro.
Norvegia restò in silenzio, mentre leggeva le ultime parole della fiaba.
-…poteva scegliere un finale meno tragico. Povera creatura… -
Danimarca lo fissò sbalordito.
-Che c’è? Ho qualcosa in viso, per caso?-
-…non pensavo potessi essere così romantico, Nor!- e gli saltò addosso, abbracciandolo.
-No. Mollami subito. Danimarca, togli le tue manacce da… DANIMARCA!-
D.P.P.: Deliri Post Partum
Yes: appena mi sono ricordata che a scrivere La Sirenetta è stato un danese, è partita ‘sta cosa.
Non so perché ma la DeNor mi ispira
tenerezza, quindi almeno con loro vi salvate dall’angst
EVVIVA
Ribadisco che la colpa di tutto è di Clau, come sempre.
Prendetevela con lei. Ma non fatele troppo male, per favore.
Maki